Una mano grande che ne tiene una più piccola, la piccola è la mia, la grande è quella di mia sorella, sottili le nocche, unico anello è la fede nuziale,  si chiama Catherine, è bella ma è tanto buffa .
 

Osservo, sgranando gli occhi, la distillazione delle essenze, i vari attrezzi, mia sorella declina dei nomi, storte, alambicchi e bruciatori, fornelli,  i nomi delle erbe, indicando ogni oggetto, le eerbe e i fiori no, li abbiamo raccolti insieme, quindi li conosco.
 

Ho compiuto da poco cinque anni, mi chiamo Oscar François de Jarjayes, mio padre è un generale dell’esercito, mia madre una dama di corte, alla maison vi è poco come il generale, mentre mia sorella mi fa compagnia.

Non sempre, eh, però è buffa, ripeto, è spuntata da un giorno all’altro di fine estate con il marito, uno spagnolo, che si chiama Xavier ed è un marchese.
 

Comunque, dopo avere raccolto i petali di rosa, li mescola assieme alla scorza d’arancia, al limone e non so cosa altro, pare un laboratorio di magia, ma non credo sappia distillare l’oro e l’incenso e la mirra, non è un alchimista-

A te piaceva più l’Odissea che l’Iliade, tuo eroe era il sapiente Ulisse, piuttosto che Achille, il semidio figlio di una ninfa e di un mortale, che correva e non avanzava …

Ora chiudo gli occhi, mi imbarco sulla nave del re di Itaca, nuova pelle sulle cicatrici, la stella polare come riferimento, varcheremo le Colonne di Ercole, finché, come diceva Dante, il mare si richiuderà su di noi.