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Autore: FairySweet    23/06/2015    0 recensioni
È stata una scelta impulsiva, una scelta figlia della paura, della rabbia, della voglia matta di oltrepassare i limiti perché se nemmeno uno stupido incidente aereo era riuscita a trascinarla via, allora nemmeno il fuoco del deserto poteva farlo.
Oh certo, scegliere una vita del genere era sbagliato sotto tanti di quegli aspetti da poterci riempire un libro ma aveva bisogno di ritrovare sé stessa, di tornare ad essere quel chirurgo fenomenale che salvava vite e quel posto le dava la possibilità di mettere alla prova sé stessa ...
Genere: Guerra, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cristina Yang, Meredith Grey, Nuovo Personaggio, Owen Hunt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                            Il mare racconta Segreti





“Ehi!” esclamò allegra abbracciando la bambina “Come stai piccola?” Nadira sollevò lo sguardo senza staccare le braccia dai suoi fianchi “Hai fatto un buon viaggio?” le sorrise scostandole dagli occhi una ciocca di capelli scuri “Si” sussurrò la piccola abbozzando un leggerissimo sorriso “Si? Davvero?” Mason alle sue spalle scoppiò a ridere “Ha dormito un po’ ma il resto del viaggio l’ha passato a studiare le nuvole” abbracciò la ragazza ridacchiando “Come stai?” “Bene, l’aria di casa caccia via gli incubi” l’altro annuì deciso posando la borsa della bambina per terra “Come vanno le cose laggiù?” “Come sempre, il generale di stato maggiore ha scoperto il nostro infiltrato” “Ma che ...” “Ha scoperto che le forze speciali operative hanno un medico donna e ha chiesto di trasferirti di nuovo nella tua unità” “Cavolo” mormorò ironica, la bambina sospirò posando la testolina sul suo ventre, la strinse più forte sorridendo “Il colonnello come ...” “Male, a dire la verità era piuttosto incazzato, ha chiamato il colonnello Darrell, ci rimanderà nella sua unità ma credo stia studiando qualcosa” “Ehi!” esclamò Kevin interrompendo di colpo quel discorso “Ciao amico mio!” si abbracciarono ridendo come dei matti mentre lo sguardo di Cristina si riempiva di allegria “Com’è andato il viaggio?” “Tutto bene, almeno abbiamo dormito un po’” “Ciao bambolina” mormorò divertito inginocchiandosi di fianco alla bambina “Come stai?” Nadira socchiuse gli occhi cercando di ricordare il viso di Kevin, il suo sorriso, pochi secondi per rivedere nei ricordi il suo volto e poi le braccina strette attorno al suo collo “Brava piccola” sussurrò stringendola “Ora andrà tutto bene”  “Come facciamo con lei?” domandò preoccupata Cristina passandosi una mano tra i capelli “Il colonnello Darrell ha ottenuto il permesso per l’espatrio. È un’orfana, è senza genitori e in zona di guerra morirebbe. Mi ha dato l’ordine di portarla qui per darle la possibilità di avere una vita, dobbiamo solo aspettare gli ordini” “E quando arriveranno?” Mason sospirò alzando leggermente le spalle “Oggi pomeriggio o domani o tra qualche giorno” “La teniamo con noi” “Cosa?” domandarono confusi voltandosi verso Kevin “La teniamo con noi fino a quando il comando non ci dirà cosa fare” “È pericoloso Kev, ha passato tutto il viaggio a chiedermi quando arrivava dalla mamma. Se la teniamo qui non riusciremo più a staccarla da lei” Cristina sospirò giocherellando con la mano della piccola “È sola e senza mamma, chiunque avrebbe paura. Si è attaccata a me perché l’ho aiutata quando il caos si è trascinato via il suo mondo e ora non ha nessuno” “Questo è un si?” domandò confuso Kevin “Si maggiore, direi che è un si. La teniamo con noi finché non avremo degli ordini precisi. Il colonnello troverà sicuramente qualcuno in grado di prendersene cura” Mason scoppiò a ridere annuendo appena “D’accordo, va bene facciamo così, però ora andiamo a mangiare qualcosa perché sto morendo di fame” Nadira sorrise stringendosi più forte a Kevin mentre quel gruppetto folle si avviava lentamente verso una nuova vita.



Ci aveva provato, ci aveva provato con ogni dannata cellula del corpo a lasciarla andare ma più si allontanava da lei e più il cuore spingeva nella direzione opposta.
“Non siamo mai stati qui” sorrise chiudendo la portiera “Non ti piace il mare?” “Certo che mi piace il mare” esclamò indispettita Karen seguendolo.
Era una bella giornata, il sole donava all’acqua riflessi che fino ad ora aveva solo immaginato “È un bel posto” sussurrò Karen sorridendo al ragazzo dietro al bar “Come posso esservi d’aiuto?” “Puoi prepararci due cocktail e portarli laggiù?” il giovane annuì seguendo lo sguardo di Owen fino a quelle due sdraio bianche decorate da teli rossi e un tavolo pieno di dolcetti e frutta che un ragazzo sistemava con meticolosa attenzione “Bentornato dottore” sussurrò il giovane facendogli l’occhiolino.
Il calore di quei raggi dorati restituivano aria pura, sapeva perché era arrivato fino a lì, nell’intimo di sé stesso sapeva come mai il cervello l’aveva spinto ad essere lì e sapeva anche che la ragazza addormentata al suo fianco non aveva alcuna colpa.
Continuava a spiare il mare sorridendo di tanto in tanto perché un bambino disobbediente correva avanti e indietro trascinando un secchiello o scavando lunghi solchi nella sabbia.
Si portò il bicchiere alle labbra cercando di coprire gli occhi da quel sole accecante “Perché non mi hai svegliato?” domandò Karen sfregandosi dolcemente gli occhi “Dormivi così bene che non ho voluto ...” “Oh andiamo” i piedi scivolarono di lato incontrando la sabbia calda “Andiamo in acqua?” “Ti sei appena svegliata” “E allora? Non devo aspettare un’ora prima di entrare in acqua” esclamò divertita prendendolo per mano.
Sorrise lasciandosi guidare fino all’acqua fresca, a quel brivido piacevole e leggero che saliva lungo la schiena, Karen si strinse a lui nascondendosi dal dolcissimo tocco delle onde poi quegli schizzi improvvisi e il viso di un uomo sconosciuto davanti agli occhi “Scusi” esclamò divertito riprendendosi il pallone “Spero di non averla colpita” “Niente di grave, solo un po’ di schizzi” “Meno male” mormorò passandosi una mano tra i capelli bagnati poi un altro sorriso prima di tornare sui propri passi.
“Hai fatto centro Yale! Ancora due centimetri e le staccavi la testa” si paralizzò di colpo stringendo più forte la mano di Karen “Che c’è?” “Stai bene davvero? Non ... non ti ha colpita vero?” continuava a guardarsi intorno terrorizzato, massacrato da quella pericolosissima assonanza “No, non è successo niente” ma non era nemmeno sicuro di ascoltarla.
Si portò una mano davanti agli occhi cercando di distinguere qualcosa, qualcuno, poi una risata cristallina che conosceva fin troppo bene.
Trattenne il respiro mentre il corpo delicato e dannatamente perfetto di una ragazza si stagliava contro l’orizzonte nascondendosi dietro a quel rassicurante sprazzo di sole “Oh andiamo! Non riesci a prenderne nessuno!” “Stai giocando a pallavolo o prendendo la mira per farmi saltare la testa?” continuava ad osservarla, gli occhi socchiusi nel tentativo vano di distinguerne i lineamenti poi quel gesto improvviso, la testa leggermente inclinata di lato e dolcissimi boccoli scuri che disegnavano sulle spalle e sulla schiena disegni contorti e strani, disegni bagnati dall’acqua del mare che rendeva tutto più bello “Ho vinto io Yale!” “Cosa?” urlò avvicinandosi al ragazzo “Oh andiamo Kev!” “No” la tirò tra le braccia sollevandola di colpo dall’acqua “Ho vinto io e tu sei in debito ragazzina! Mi hai quasi staccato la testa!” “Owen?” si voltò di colpo incontrando lo sguardo confuso di Karen “Si può sapere cosa stai ...” “Credevo di aver visto una persona ma non ... mi sono sbagliato” sorrise cercando di mascherare ogni fottuto sentimento dietro ad una maschera di cera “Mettimi giù!” “Se ti lascio cadere finisci con la testa in acqua” “E per questo mi tieni così? A testa in giù?” “Se vuoi finire in acqua basta chiederlo, tanto sei già fradicia cosa ti cambierebbe sguazzare un altro po’?” di nuovo quello scoppio improvviso di risate.
Quel ragazzo alto e sorridente che camminava lentamente verso di loro era l’angelo custode per cui aveva pregato Dio.
Un angelo che in un inferno di sabbia e fuoco, aveva tenuto al sicuro il suo ricordo.
Ma ora, adesso, davanti agli occhi aveva qualcosa di terribilmente doloroso, il suo sorriso, la voce di una ragazza aggrappata a lui, incatenata alle sue spalle da un braccio muscoloso e abbronzato che impediva ogni stupido movimento, ogni caduta “Oh ti giuro che quando mi metterai giù io ...” “Ti voglio bene anche io” esclamò divertito passandogli accanto “Le chiedo scusa di nuovo, colpa della mia ragazza” per qualche secondo il cuore ritornò a battere.
L’aveva chiamata “mia ragazza” le aveva dato un nome, un posto accanto a sé allontanando di colpo il ricordo di sua moglie dal cuore “Gli incidenti capitano” “Si, ma lei l’ha fatto apposta” la ragazza sbuffò posando il gomito alla sua schiena nel tentativo folle di trovare un punto d’appoggio “Non fa niente” esclamò divertita Karen stringendosi nelle spalle “Non è un problema davvero, forse non è molto piacevole restare a testa in giù per ...” “Yale ha scelto la sua punizione” “Tu hai scelto la tua?” sbottò d’improvviso sollevando il volto “Ciao Owen” sussurrò gelida colorando l’espressione di ironia “Ma che ...” trasalì indietreggiando di un passo ma Kevin scoppiò a ridere aiutandola a scivolare giù dalla sua spalla “Potevi dirmelo Yale, sarei stato un po’ più educato” “E come facevo a saperlo? Me ne sono accorta due minuti fa, non sono nemmeno certa che lui respiri ancora” mormorò divertita appoggiando la schiena al suo petto “Lei è la dottoressa Wilson?” Karen annuì confusa cercando di ricordare chi fosse quella ragazza dal sorriso raggiante e gli occhi impreziositi dal taglio orientale “Oh non si sforzi di ricordare, non ci siamo mai conosciute” allungò una mano verso di lei sorridendo “Lei ha preso il mio posto in ospedale” “Oh” esclamò allegra “Lei è la dottoressa Yang vero?” annuì appena inchiodando gli occhi a Owen.
Sentiva il suo respiro accelerato e rapido, la sua paura, la sua rabbia e poi c’era Kevin, immobile, inchiodato lì dietro di lei a supportarla, a mostrarle che tutto il passato e i ricordi non avevano più alcun potere “Quando è tornata?” “Due settimane fa” “E resterà per ...” “No” mormorò Kevin avvolgendo la ragazza con le braccia “Partiremo di nuovo tra due settimane” “Ancora?” “È il nostro lavoro. Salviamo vite e siamo orgogliosi di farlo” “Personalmente sono grata al cielo perché esistono persone come voi. Tutti i nostri ragazzi al fronte non avrebbero alcuna speranza senza di voi” “E lei?” Owen trasalì riportato alla realtà dalla voce di un ricordo “Lei cosa ne pensa maggiore Hunt?” “Cosa?” balbettò confuso ma Cristina sorrise rendendo lo sguardo ancora più tagliente “Non è fiero dei suoi ragazzi al fronte?” “Vorrei che lavori come il vostro non esistessero”  “Il nostro lavoro permette a voi di dormire tranquilli dottore” “Si” esclamò allegra Karen prendendo per mano Owen “Direi che questo ha senso” “Direi proprio di si” ripeté sorridendo “È stato un piacere rivederla signore, spero che la sua vacanza continui nel migliore dei modi e ...” “Come stai?” le parole uscirono di colpo dalla bocca senza nemmeno dare al cervello il tempo di elaborare un piano preciso “Sto bene signore, parlo, respiro, mi faccio prendere il giro da lui” “Ehi!” mormorò Kevin “Come vede me la passo piuttosto bene” “Smettila di darmi del lei!” la mano di Karen lo riportò di colpo alla realtà “È un mio diretto superiore signore, mi hanno insegnato a portare il dovuto rispetto” “Che strano” sbottò Kevin voltandola di colpo “Credevo di essere un tuo diretto superiore anche io!” poi di colpo quel cambiamento improvviso.
Per qualche secondo rivide in quegli occhi la tenerezza e la dolcezza di sua moglie “Tu sei solo tu” ma il ragazzo scoppiò a ridere tirandola tra le braccia “Maggiore Hunt è un piacere averla conosciuta. Ci piacerebbe restare di più ma abbiamo degli impegni e una bambina da recuperare dal parco acquatico perché sono abbastanza sicuro che Mason sia impazzito” portò una mano alla fronte salutandolo quasi come se fossero uno di fronte all’altro in mezzo al deserto.
Pochi secondi per capire, per comprendere che quel ragazzo dagli occhi chiari si stava portando via la sua unica possibilità di rivivere il futuro.
Sapeva di sbagliare, sapeva che lasciarla andare era un errore di dimensioni colossali “Owen ma cosa ...” “Scusa” sussurrò passandosi una mano in viso “Va tutto bene?” “Lei è ...” “È la dottoressa Yang” sorrise annuendo appena mentre il cervello urlava solo “No! Lei è la mia vita!”.


“Non è divertente?” annuì allegra stringendosi nell’asciugamano “Hai visto che i cattivi pensieri se ne vanno?” “Ho rivisto il mio ex marito, forse è il mare che fa questi scherzi” ridacchiò passandogli un asciugamano pulito “Generalmente il mare parla, a volte canta però credo sia troppo stanco per farlo” “Davvero?” domandò confuso abbracciandola “E cosa canta?” “Quello che gli passa per la testa” “Come il colonnello Gomez?” ci pensò qualche secondo poi quella smorfia strana sul suo viso e la risata fresca di Kevin “Si, direi che è più o meno come il colonnello” sollevò lo sguardo trovando i suoi occhi.
Un azzurro violento che la stordiva lasciandola senza fiato, sentiva le mani del ragazzo suoi fianchi, il suo respiro e la pelle bagnata delle spalle sotto le dita.
Un respiro diverso, attimi lenti come ore intere, le labbra si sfiorarono dolcemente unendo i loro respiri.
Non era sicura di ragionare ancora, a malapena controllava il respiro poi d’improvviso un secondo di lucidità a stordirli entrambi “Aspetta” sussurrò Kevin staccandosi dolcemente da lei “Oddio” mormorò stringendosi la testa tra le mani, i capelli scuri le disegnavano sulle spalle e sul collo teneri riccioli, così belli da invogliare perfino gli angeli a giocarci “Yale cosa ... che è appena successo?” “Oddio” ripeté confusa cercando di riprendere fiato “Mi hai baciato” “Ti ho baciato” “Yale mi ... mi hai baciato” “Si, lo so, non hai bisogno di ripetermelo ancora, sono già abbastanza confusa così e non ... Oddio ... ti ho baciato, l’ho fatto e non so nemmeno se tu ... se sei ...” ma le mani del ragazzo la tirarono di nuovo verso di lui, verso le sue labbra e verso quel bacio bollente che sembrava la cosa più naturale del mondo “Sei una calamita per i baci ragazza” “La smetti?” sussurrò posando la fronte contro la sua “Ok, d’accordo, mi hai baciato e devo ammettere che sei anche piuttosto brava a ... insomma mi hai ...” ma Cristina scoppiò a ridere lasciando cadere le mani nel vuoto “Ti ho baciato maggiore, sono brava anzi, sono molto brava ma non so perché l’ho fatto e soprattutto ...” gli fece l’occhiolino sistemando i capelli “ ... non so quando mi è venuto in mente” “Beh, lo scopriremo” asserì divertito prendendo la borsa dalla sdraio “E nel frattempo, sentiti pure libera di baciarmi ogni volta che hai dei dubbi perché se non lo fai tu e siamo ancora a pochi centimetri uno dall’altra giuro che lo faccio io” ma lei scoppiò a ridere prendendolo per mano “Andiamo maggiore, smetta di fare pensieri folli su di me” pochi secondi di silenzio per comprendere, per capire che in realtà, quel gesto improvviso e carico di emozione era qualcosa che da tempo spingeva nell’intimo della propria anima e che ora, in quell’attimo di pace rubato all’inferno, aveva trovato un modo per fuggire dai vincoli che pesanti catene creavano senza tregua.


 
  
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