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Autore: Agapanto Blu    23/06/2015    2 recensioni
“Tetsuya, cosa stai facendo?” chiede, aggrottando la fronte.
[...]“Akashi-kun, ti vergogni di essere il passivo?”

***
“E poi,” dice con un briciolo d’entusiasmo nella voce solitamente atona, “tu non sembravi sentire tanto dolore durante la nostra prima volta.”
Il problema è che Akashi non risponde.

***
KUROAKA
***
Scritta per dixie175, per richiesta da Tumblr ;)
Genere: Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dal Tumblr di Agap'
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Dolcezza di prime volte
 

Akashi ha ventitré anni e si avvicina alla sua laurea con tutta la grazia e l’eleganza del mondo nel palmo della sua mano. Ha i capelli rossi addirittura un poco più lunghi delle medie, non sul viso perché mostra orgogliosamente le sue iridi di nuovo entrambe scarlatte però sulla nuca, e i tratti del suo volto si sono fatti più fini, il viso appena più allungato per incorniciare meglio i suoi occhi tipicamente orientali, dal taglio allungato eppure un po’ affilato. In questo momento, le palpebre chiuse fanno sì che le lunghe ciglia carezzino gli zigomi pallidi, quasi nivei, e le sue labbra sottili sono schiuse non per un ghigno malizioso o divertito ma per lasciar uscire il sospiro pesante eppure silenzioso del sonno. È senza maglietta e i muscoli delineati da tutti gli anni di duro allenamento sono visibili anche nella sua posa rilassata, supino nel suo letto occidentale con le lenzuola poco sopra la vita e la testa un po’ girata verso sinistra, inconsciamente esposta agli occhi del suo osservatore.
Kuroko pensa che potrebbe morire lì e ora e non avrebbe comunque alcun rimpianto.
Stando attento a non svegliare il compagno, gli sposta una ciocca fuggitiva dalla tempia e poi torna alla sua posizione, sdraiato prono accanto al rosso ma con i gomiti piantati a terra e la testa sorretta dai palmi per avere una migliore visuale dello spettacolo offertogli da una pigra domenica mattina.
Alla fine, dopo altri cinque minuti di contemplazione estatica, decide di alzarsi e andare a preparare la colazione – uova sode, chissà per quanto ancora Akashi potrà fingere che gli vada bene mangiare sempre solo e soltanto quelle, quando dorme da lui, prima di scattare e ordinargli di imparare a cucinare qualcos’altro; forse dovrebbe chiedere a Kagami lezioni prima di allora, ma a Seijuro l’ex-asso della Seirin non è mai piaciuto e Tetsuya sa che sarebbe come gettare benzina sul fuoco, cosa che proprio vorrebbe risparmiarsi -. Ha appena posato una mano sul pavimento quando certe dita scattano e gli avvolgono il polso, proibendogli di scappare.
Si volta, sul viso sempre la sua espressione apatica, ma dentro di sé si maledice per non avere una macchina fotografica a portata di mano: Akashi solleva una sola palpebra e lo sbircia con il viso ancora per metà affondato nel cuscino, sfoderando il suo miglior ghigno e abbagliandolo con lo splendore dei suoi denti da pubblicità di spazzolini e il guizzo rapido del muscolo dell’avambraccio sottopelle. A volte, Kuroko trova irritante la sua perfezione assoluta.
“Buongiorno, Tetsuya.” Seijuro non aspetta neanche di finire il saluto prima di usare la sua presa per tirare l’azzurro verso il basso e far incontrare le loro bocche. E Kuroko pensa che forse la sua perfezione non è poi così tanto irritante, giusto un po’.
 
 
 
Tetsuya vive da solo. In teoria, vive ancora con i suoi, ma loro sono oltreoceano undici mesi l’anno per lavoro. Lui non se ne è mai lamentato, ma certo ci soffre molto meno da quando lui e Seijuro hanno iniziato a uscire assieme dopo la finale di Winter Cup del primo anno di scuola superiore, ormai quasi due anni prima. In effetti, durante il torneo del loro secondo e terzo anno non è stato facile, ma alla fine avevano imparato a tenere un equilibrio che aveva permesso loro di essere rivali sul campo e amanti fuori e le loro squadre lo avevano accettato senza problemi – con enorme stupore di Akashi e inquietudine di Kuroko, Aida Riko ha avuto una perdita di sangue dal naso quando hanno annunciato ufficialmente la loro relazione –.
Mentre distribuisce il riso nelle ciotole e sente Seijuro chiudere l’acqua della doccia, Kuroko arrossisce un po’. In momenti come quello, quando Akashi passa da lui la notte e a volte si ferma più giorni, durante le vacanze, è come se fossero sposati e a Tetsuya piace. Gli piace svegliarsi al mattino e restare a fissare il fidanzato che invece di alzarsi non ne vuole mai sapere, gli piace preparare la colazione mentre lui è in bagno o viceversa, gli piace mangiare assieme e aiutarsi a vestirsi e vedere Seijuro muoversi nel suo piccolo appartamento come fosse casa sua, conoscendone ogni angolo e senza menzionare minimamente il fatto che la sua vera sia una mansione di cinquecento metri quadrati o più. Sono tutte cose piccole, quotidiane, ma lo fanno sentire bene.
Akashi entra in cucina e tutta la tenerezza svanisce.
“Sei-kun.”
“Sì, Tetsuya?”
“Perché hai addosso solo l’accappatoio?”
 
 
 
Kuroko detesta essere provocato e Akashi adora vederlo in difficoltà, dilaniato tra il dovere di padrone di casa che gli dice che saltare addosso al suo ospite non è una cosa carina e il languido calore che sta scivolando dal suo ventre sempre più in basso ad ogni volta che Akashi fa scorrere la lingua sulle bacchette o deglutisce facendo alzare e abbassare il pomo d’Adamo. È tutto normale, ma l’azzurro sa che c’è un doppio-senso dietro ogni azione.
“Kyoshi-senpai e Izuki-senpai ci aspettano al campetto tra due ore e io devo ancora lavarmi.” dice con finta casualità, ma il monito ‘Non possiamo farlo adesso quindi fai il bravo’ è alquanto palese nella sua voce.
Akashi ha un adorabile espressione irritata sul viso – se Kuroko non lo conoscesse così bene da sapere che dare voce ai suoi pensieri potrebbe portarlo alla morte, direbbe che sta mettendo il broncio –, ma dopo un attimo ghigna di nuovo.
“Ci metti meno di trenta minuti a farti la doccia.” ribatte, senza nemmeno tentare di nascondere le sue intenzioni.
“Se nessuno mi distrae.”
“Se sei bravo prima, non dovrei essere in grado di distrarti, no?”
Kuroko non risponde ma infila in bocca un pezzo d’alga di mare con cattiveria, tenendo gli occhi puntati in quelli rossi del fidanzato e la sfida è palese nel modo in cui Akashi fa una smorfia all’idea del gusto tanto odiato.
“Dobbiamo ancora trovare un regalo per Hyuuga-senpai e Aida-senpai.” ricorda l’azzurro e suo malgrado c’è una nota di depressione in quelle parole. Cosa possono regalare al suo ex-capitano e alla sua ex-coach per festeggiare il loro fidanzamento?
“Propongo un libro di cucina.” Kuroko scocca un’occhiataccia che rimbalza tristemente contro il ghigno di Seijuro. “Ammetti che il tuo senpai ne sarebbe contento.”
Tetsuya ne è certo, ma Riko lo ucciderebbe perciò scuote la testa.
Seijuro riprende a mangiare e il fantasma lo imita in silenzio.
 
 
 
Kuroko sta sciacquando le tazze nel lavello quando Akashi lo abbraccia da dietro e strofina il volto nel suo collo.
Non è tanto strano. Soprattutto vivendo in due città lontane come Tokyo e Kyoto, capita che o lui o Seijuro abbiano dei momenti di carenza d’affetto e finiscano per cercare un po’ di più il contatto fisico con l’altro. Tetsuya lo capisce e anche lui sente il bisogno di voltarsi, infilare la lingua in gola al fidanzato e poi spingerlo sul ripiano cucina accanto ai fornelli, ma non sarebbe carino nei confronti dei suoi genitori che condividono quella casa per un mese all’anno e poi dei suoi senpai che li aspettano quindi si limita ad accarezzare le ciocche rosse del fidanzato senza cercarne le labbra.
Seijuro sospira, ma si raddrizza. Alla fine, si è vestito e indossa una camicia bianca con un paio di jeans neri e un gilet dello stesso colore.
Kuroko ha scelto una maglietta azzurro chiaro con linee orizzontali blu di diverso spessore sulla fascia dei pettorali, anche lui jeans neri ma con una felpa dello stesso colore con il ricamo azzurro di un pallone da basket all’altezza del cuore.
Sono diversi, ma carini assieme.
Il fantasma lascia le ciotole sul lavello, si asciuga le mani e poi si volta nell’abbraccio del fidanzato.
“Andiamo?” chiede.
Akashi finge di sbuffare, ma poi sorride e annuisce.
 
 
 
Non è una festa in grande stile, ma l’atmosfera di calore e amicizia la rende divertente e piacevole. Ci sono tutti i ragazzi del Seirin con in più i membri della Generazione dei Miracoli – perché Riko e Satsuki sono diventate immediatamente amiche appena la prima ha trovato un uomo che non fosse interessato alla seconda e Aomine si è unito alla brigata di conseguenza, Midorima e Hyuuga sono arrivati al rispetto reciproco in quanto giocatori della stessa posizione, Kise fa la parte dell’amico della sposa alla perfezione e Kiyoshi ha chiesto di non lasciar fuori Murasakibara dal momento che Taiga avrebbe portato Himuro – e Mibuchi Reo, che Kuroko ancora non capisce come abbia fatto a diventare amico di Riko dopo averci provato spudoratamente con Junpei, ma va bene lo stesso.
Akashi non sembra più un pesce fuor d’acqua come alle loro prime uscite con la Seirin. Lui e Aida vanno in particolare molto d’accordo, finiscono sempre a parlare di allenamenti e esercizi demoniaci e sembrano imparare molto l’uno dal sadismo dell’altro. Le squadre non ne erano molto felici, all’inizio. È anche molto legato a Kiyoshi, che rispetta profondamente per aver avuto il coraggio di fronteggiarlo e minacciarlo se mai avesse fatto soffrire il suo kohai, e con Izuki, con il quale condivide anche se in modo diverso l’incapacità di far ridere le persone. Trova conforto, dice sempre, nel pensare che almeno lui non è ancora ai livelli del giocatore con l’occhio d’aquila.
Kuroko lo osserva da lontano parlare con Mibuchi e Takao, presente in quanto fidanzato di Midorima, e si sente contento che il rosso non sia più isolato come un tempo.
Poi, accanto a lui, Aomine apre bocca, Kise gli va dietro, Midorima si offende e Tetsuya si ritrova pieno di dubbi.


 
Quella sera, Akashi in pantaloni del pigiama neri e senza maglietta è sdraiato a pancia in giù sul loro letto occidentale intento a leggere un romanzo che lui stesso gli ha prestato, perciò Tetsuya semplicemente si siede e rimane a osservarlo. Punto è, si siede per terra.
Seijuro è preso dal libro e sul momento non lo nota, ma poi con la coda dell’occhio trova il suo fidanzato a gambe incrociate sul pavimento e solleva la testa per voltarla verso di lui.
“Tetsuya, cosa stai facendo?” chiede, aggrottando la fronte.
Kuroko, nei suoi pantaloni della tuta blu e nella sua maglietta azzurra, continua a fissarlo senza battere ciglio, ma la sua mente resta ancora per un po’ alla festa di quel pomeriggio. È contento che Akashi resti per la notte, non gli sarebbe piaciuto separarsi prima di poter risolvere quella questione.
“Akashi-kun, ti vergogni di essere il passivo?”
Per un momento, Seijuro lo fissa. Sembra veramente confuso dalla domanda e Kuroko si chiede se abbia detto qualcosa di strano, quindi il rosso piega un po’ la testa da un lato.
“Da dove viene questa domanda?” chiede e sembra sinceramente curioso perciò Kuroko si limita a piegare le ginocchia al petto e a cingerle con le braccia, pensoso.
Le voci allegre e spensierate dei loro ex-compagni delle medie rimbombano nella testa come echi di un sogno lontano, eppure punzecchiano qualcosa dentro di lui rendendolo inqueto e nervoso. Non si è trattato di una lite e sa che tutti loro hanno parlato senza nemmeno pensare che qualcuno potesse offendersi, neanche una parola era stata detta per ferire alcuno, eppure… Tetsuya decide che probabilmente è solo lui che pensa troppo.
“Oggi alla festa ho sentito Aomine-kun prendere in giro Kise-kun e poi entrambi si sono messi a ridere quando Midorima-kun quando ha detto che lui e Takao fanno a turno quindi stavo pensando…” Scrolla le spalle, è molto più difficile mettere in chiaro i suoi pensieri a voce alta, “Non ci ho mai fatto molto caso, ma se a te dà fastidio, possiamo fare a cambio.”
A lui non fa differenza in fondo, semplicemente non ci ha mai pensato prima. Sin da quando si sono messi insieme, lui è sempre stato l’attivo e Akashi lo ha sempre lasciato fare, quindi non si è mai posto il problema. Almeno, non fino a quando Aomine e Kise non gli hanno fatto venire il dubbio su come potesse sentirsi il suo fidanzato. Seijuro ha una personalità molto forte, Kuroko lo sa, quindi forse fare il passivo non è proprio da lui? Magari preferirebbe avere il comando anche a letto, come in ogni altra cosa? Effettivamente, il sesso è l’unico ambito in cui il suo ex-capitano non prenda le redini a colpo sicuro.
Tetsuya è ancora perso nei suoi pensieri quando il sospiro profondo del suo fidanzato lo raggiunge, facendogli sbattere le palpebre per un attimo.
Akashi chiude il libro segnando la pagina e lo posa sul comodino mentre si volta. Resta sdraiato sul letto ma si mette a pancia in su e sospira pesantemente.
“Tetsuya, Daiki e Ryouta sono due idioti.” ricorda, voltando solo la testa verso l’amante e il fatto che abbia usato i nomi propri dei due può solo voler dire che è serissimo. “Non dovresti preoccuparti troppo di ciò che dicono.”
“Non è ciò che dicono.” si difende immediatamente Kuroko sospirando, “È ciò che pensano. Non mi piace che riferiscano certi commenti che hanno fatto anche a Sei-kun.”
“Sono sicuro che non intendevano offendere nessuno, lo sai che hanno bisogno di punzecchiarsi ogni tanto.” rassicura Akashi, sorridendo all’azzurro, ma quando vede che l’altro sembra determinato nei suoi dubbi, sospira e volta il capo verso il soffitto. “Inoltre” aggiunge, ma senza cambiare tono di voce, mantenendo quello calmo e gentile che gli è proprio quando sono da soli, “è opinione abbastanza comune che il passivo sia meno mascolino dell’attivo dal momento che ‘recita’ il ruolo della donna nel rapporto sessuale, ma niente di più. È un’idea ignorante e limitata, senza un vero fondamento valido, che non vale la pena di tenere da conto.”
Kuroko osserva Akashi sbattendo le palpebre un paio di volte, anche se l’altro non ricambia lo sguardo. Se Aomine gli ha fatto venire tutti quei dubbi per una cosa così stupida, gli infilerà un ghiacciolo nella maglietta. Di nuovo.
Seijuro guarda il soffitto e sorride un po’, nella mente ha l’immagine dell’espressione apatica di Kuroko mentre gli pone quell’ingenua domanda e si sente felice della sua premura. Voltandosi sul fianco, si tira a sedere e poi in ginocchio quindi si allunga verso l’orlo del materasso e con una mano arriva a toccare la guancia morbida del fantasma che continua a fissarlo senza alcuna espressione.
Pensa che venderebbe l’anima per rimanere a fissare quegli occhi azzurri per il resto dell’eternità.
“Per me, non fa differenza quale ruolo tengo a letto fintanto che tu sei la persona con cui lo condivido.” Il suo sorriso rimane, ma c’è una dolcezza nuova nello sguardo, tanto immensa che Kuroko pensa di affogarvi, “Se questo fosse ciò di cui hai bisogno, reciterei ben volentieri la parte della moglie che sostiene suo marito. Perché dovrei sentirmi a disagio per una cosa del genere?”
Tetsuya non è che abbia una vera risposta a quella domanda. Le poche che gli vengono in mente, suonano molto stupide a paragone con la determinata devozione nella voce del suo amante.
“Akashi-kun lo fa sembrare anche più intrigante dell’essere attivo.” commenta comunque, affascinato dalle abilità di persuasione dell’altro.
E Seijuro ride, con la mano ancora sulla guancia del fidanzato e il corpo inginocchiato sul materasso eppure tutto piegato in avanti, verso quello dell’altro.
Kuroko sorride di quella spensieratezza nei tocchi fra loro e si mette a sua volta in ginocchio per potersi raddrizzare e sfregare la fronte contro quella di Akashi.
Il contatto fisico tra loro era sempre stato limitato prima che si mettessero insieme, entrambi erano troppo legati alla rigida etichetta giapponese per permettersi gesti casuali come quelli di Kise o Aomine, e per questo nel primissimo periodo in cui avevano iniziato ad uscire c’erano lunghi momenti di…non imbarazzo, ma confusione. Nessuno dei due era certo di quale fosse la linea da non superare, la propria come quella dell’altro, e così magari per un intero appuntamento ridevano e parlavano ma non si sfioravano nemmeno.
Kuroko infila le mani nei capelli di Akashi, tirandosi su il più possibile per non costringerlo in una posizione scomoda. Sa che sarebbe più semplice se solo salisse sul materasso anche lui, ma vuole restare così, sentire il rosso più alto di lui e sapere che, sì, lo ha raggiunto.
Un po’ di rimasugli del discorso di Aomine restano nella sua mente, ma questa volta danno il via ad una nuova catena di pensieri.
Kuroko ricorda la loro prima volta.
 
È programmato e forse suonerebbe squallido, ma non hanno altra scelta.
Il padre di Akashi non sa di loro due e questa è la loro ultima occasione di vedersi prima che lui torni da un viaggio in Europa e resti a Kyoto per chissà quanto, ovviamente pretendendo tutto il possibile dal figlio di cui solitamente sembra non ricordare nemmeno l’esistenza. Ne hanno parlato, sanno che non potranno vedersi per tutto il tempo in cui l’uomo terrà sotto controllo il rosso, e hanno deciso che non vogliono aspettare più.
È il loro ultimo anno di scuole superiori, hanno diciotto anni – Kuroko, almeno, li ha; ad Akashi mancano ancora quattro mesi prima di raggiungerli – e fuori dalla finestra si vedono già le foglie stingersi nel giallo e nell’oro e nel rosso. Mentre si stagliano contro il cielo azzurro, sembrano un incitamento ai due amanti.
Akashi arriva ma Kuroko non lo fa entrare. Non si scambiano nemmeno un bacio, praticamente non osano guardarsi in viso. Sono entrambi confusi e preoccupati, esitanti, mentre anche il fantasma prende la sua giacca e insieme si dirigono in farmacia.
Comprano i profilattici e il lubrificante e Akashi arrossisce appena nel porgere il tutto alla cassiera che li fissa con tanto d’occhi, la gomma che stava masticando ferma sulla lingua e ben visibile dalla sua bocca aperta. Se Kuroko non diventa della stessa tonalità del fidanzato è solo perché ormai è un maestro dell’apatia e perché si sente più irritato dalla ragazza che imbarazzato dalla situazione.
Arrivano a casa e il fantasma pensa di fare il tè per entrambi, ma poi realizza che sarebbe stupido. Il rosso non è lì per bere e lui certo non vuole dover interrompere a metà perché la teiera ha iniziato a fischiare in cucina. Vanno in silenzio nella camera da letto dell’azzurro, spengono le luci e abbassano le tapparelle perché la luce li imbarazza e infine, nella penombra che rende i loro corpi a malapena distinguibili, siedono sul suo letto occidentale – a due piazze, perché sua madre gli affari suoi proprio non sa farseli – entrambi a gambe incrociate, uno di fronte all’altro.
A questo punto, si fissano.
Kuroko non sa bene cosa dovrebbe fare. Si aspettava che Akashi prendesse l’iniziativa, ma il rosso semplicemente lo guarda, come in attesa. Al fantasma occorre un attimo per capire che è spaesato quanto lui e quando lo fa è come se un’onda di sangue nuovo, puro, fosse appena stata rilasciata dal suo cuore in tutto il corpo, un’onda calda che in un attimo lo pervade fino alle punte dei piedi.
È arrossito, lo sa, ma Akashi lo imita poco dopo e sono di nuovo da capo, nessuno che osi iniziare.
Forse non è il modo giusto, forse certe cose non possono essere programmate tra un impegno e l’altro, ma Kuroko…lui non vuole lasciar andare il suo ragazzo così, con il ricordo di come non siano stati in grado di farlo perché entrambi sono due diciottenni ben più imbranati di quanto la loro età e i loro caratteri farebbero pensare.
Akashi non abbassa lo sguardo, ma è rigido nelle spalle e nella schiena. In un certo senso, tutta la situazione ricorda il giorno in cui Kuroko si è confessato: anche allora sedevano l’uno di fronte all’altro, ma sul tetto della scuola; parlavano e ad un tratto l’azzurro non è più riuscito a trattenersi, si è piegato in avanti e ha posato le labbra su quelle del rosso, che poi ha reso il bacio ben più profondo e appassionato.
Forse bisogna fare così.
Il fantasma si piega in avanti, si sente strano a prendere l’iniziativa a mente fredda e non nello slancio di un attimo di disperazione, e lentamente, così tanto da fargli tremare i muscoli della schiena per lo sforzo, avvicina il volto a quello del compagno, che invece non si muove di un millimetro. Piega un po’ la testa di lato e lo bacia.
No, non è vero, quello è molto meno di un bacio. A malapena si sfiorano con le labbra, eppure c’è tutto un nuovo significato dietro quel gesto, una consapevolezza diversa, e nessun bacio alla francese potrebbe valere tanto.
Tetsuya si stacca un attimo prima di baciare di nuovo e questa volta Seijuro schiude le labbra, come un fiore, e lo accoglie. È la prima volta che il fantasma ha tanto potere e la sensazione è strana; è inebriato e allo stesso tempo si sente come incaricato di un’enorme responsabilità perciò esplora con attenzione la bocca del rosso, come non l’avesse mai fatto prima. Colpisce appena la lingua dell’altro con la propria.
Seijuro geme e il brivido che quel suono fa correre lungo la schiena di Tetsuya sembra svegliarne ogni nervo, ogni muscolo, ogni centimetro di carne fino ad allora congelato.
Si sposta in ginocchio e le sue mani salgono alle guance del rosso che continua a non muoversi. È troppo rigido e Tetsuya sente che sotto le sue dita a volte abbozza un movimento ma poi si ferma, incerto su cosa fare, e allora agisce lui per primo, di nuovo.
Sposta la presa sulle sue spalle e con tutto il proprio peso lo spinge delicatamente all’indietro. Akashi obbedisce docile, scioglie le gambe intrecciate per posare i piedi sul materasso e tenerle aperte così che il corpo di Kuroko si sdrai tra esse nell’accompagnare il suo sul letto e finalmente allunga le braccia verso la sua schiena, stringendosi sulle sue scapole quasi.
È Kuroko che geme adesso nel sentire il fidanzato aggrapparsi così a lui.
Non smette di baciarlo neanche un attimo mentre slaccia i bottoni della sua camicia e solo una piccola parte di lui realizza che entrambi hanno indossato abiti facili da rimuovere. Quando Akashi si tira un po’ su per sfilare via l’indumento da sotto la propria schiena, le sue dita fanno un po’ presa nella carne dell’azzurro, lasciandovi piccoli segni rossi.
Tetsuya si stacca un po’ per togliersi frettolosamente la propria maglietta e quando si piega di nuovo sul rosso, dopo averla gettata chissà dove nella stanza, porta le labbra immediatamente ad uno dei suoi capezzoli.
Akashi si morde il labbro inferiore su una mezza esclamazione sorpresa e Kuroko si complimenta da solo.
Ha studiato molto per oggi, in fondo. Per essere onesti, su internet ha visto cose che non avrebbe mai voluto vedere, ma si trattava di Seijuro e voleva essere certo di sapere almeno cosa fare per cercare di compiacerlo il più possibile. Certo, aveva pensato il rosso sarebbe stato diverso, non si era immaginato di essere lui l’intraprendente, ma andava bene lo stesso.
Nel giocare con i denti sul bottone di carne del rosso, pensa che in fondo non importi che non si sia ancora mosso molto: i gemiti che Akashi lascia uscire dalle labbra sono ben più che sufficienti per portarlo sull’orlo del baratro.
 
Kuroko non arrossisce più pensando a quella sera, ma lo ha fatto per mesi, dopo. Soprattutto perché il padre di Akashi si è fermato a Kyoto a malapena tre giorni prima di ripartire per Los Angeles. Se possibile, l’imbarazzo tra lui e il rosso era maggiore a quella notizia che quando si erano accordati per quando e dove avere la loro prima volta.
Nemmeno Seijuro arrossisce più eppure una tempo, agli inizi, lo faceva – cercando ovviamente di non farsi notare – e Kuroko adorava ogni istante di quei momenti.
Riapre gli occhi, chiusi chissà quando, per cercare quelli rossi di Akashi, anche se con i visi così vicini cercare di metterli a fuoco gli fa venire mal di testa, e sorride nel riconoscere una scintilla maliziosa eppure tenera in essi. È così preso da Akashi che la sua bocca agisce da sola.
“Penso che mi piacerebbe se mi facessi da attivo.”
Certo, non voleva dire quelle parole ad alta voce, tantomeno a quel modo, ma quando Seijuro sgrana un po’ gli occhi e perde il sorriso non può fare a meno di sentirsi un po’ deluso. Addirittura, Akashi stacca le loro fronti e indietreggia, scivolando via dalle sue mani.
Tetsuya lo lascia andare e si riporta le braccia in grembo, ma non stacca mai gli occhi dal viso incerto di Seijuro anche quando questi torna a sedersi sui propri polpacci.
“…Davvero?” mormora, ma non suona nemmeno come una domanda. È come se fosse implicito un ordine a rispondere di no. Non che Kuroko sia mai stato uno da obbedire senza fare domande.
“Sei-kun, cosa c’è?” chiede infatti e per mostrare la sua confusione arriva a tanto da piegare la testa un po’ da un lato, “Non vuoi farlo?”
Seijuro scuote la testa, ma non lo guarda in viso, osserva le coperte sotto di lui e Kuroko non è sicuro di capire.
“Non è questo, Tetsuya.” lo rassicura il rosso, azzardando anche un mezzo sorriso, “Mi piacerebbe, molto, ma…non credo di essere ancora pronto.”
Se il fantasma prima credeva di non capire, ora è certo di non farlo.
“…Pronto?” ripete, come se dubitasse di ciò che aveva sentito. Effettivamente, quelle non erano proprio parole da Akashi.
Seijuro annuisce, ma finalmente lo cerca con gli occhi.
“Intendo dire… Tetsuya, quella sarebbe la tua prima volta, vero?” Kuroko annuisce e sulle labbra di Akashi nasce un sorriso strano, malinconico. “È questo il punto,” spiega, “le prime volte fanno male e di solito non c’è praticamente alcun piacere.” Gli occhi scarlatti diventano più scuri, “Non mi sento pronto a fare del male a Tetsuya di proposito, soprattutto dopo quello che è successo alle medie.” Seijuro sospira, come sconfitto o deluso da sé stesso, “Immagino di non sentirmi ancora abbastanza sicuro per rischiare di perderti di nuovo.”
Kuroko sbatte le palpebre. È incredulo e allo stesso tempo sente che ogni cosa dentro di lui al di sotto dello strato più esterno della pelle si è sciolto in un qualcosa di liquido e caldo che pretende di abbracciare il suo fidanzato. Come rare volte si concede di fare, lascia che un piccolo sorriso intenerito nasca sulle sue labbra mentre si raddrizza sulle ginocchia e con le mani va di nuovo in cerca del viso di Seijuro, che si piega immediatamente per tornare ad appoggiarsi al suo tocco.
Sembra un cucciolo e Tetsuya si sente ancora più intenerito nell’alzarsi in piedi solo per sedersi sul bordo del materasso, quasi di fronte a lui.
“Non ti lascerei mai per una cosa del genere, lo sai.” dichiara, poi arriva un altro flash della loro prima volta assieme a tante cose diverse lette in varie occasioni e scrolla le spalle nel tentativo di incoraggiare il fidanzato. “E poi,” dice con un briciolo d’entusiasmo nella voce solitamente atona, “tu non sembravi sentire tanto dolore durante la nostra prima volta.”
Il problema è che Akashi non risponde.
Kuroko lo fissa, continua a fissarlo anche quando Seijuro si sdraia di nuovo sul materasso a pancia in su e riprende a guardare il soffitto come perso in chissà che altro pensiero, anche quando le sue iridi diventano malinconiche e quasi colpevoli. Anche quando la consapevolezza delle parole in quel silenzio si appoggia lieve sul fondo della sua coscienza, come timorosa di spezzarlo, e lui capisce.
“… Non era la tua prima volta.”
Ma non è una domanda, è solo una constatazione.
 
Seijuro si morde il labbro inferiore e porta un braccio a coprirsi la bocca e Tetsuya sorride un po’, intenerito, ma smette di muoversi.
Delicato, stringe il polso del compagno con la mano libera, lasciando l’altra a sostegno della gamba che il fidanzato gli ha piegato sulla spalla, per posizionarsi meglio e permettergli un migliore ingresso. Appena fa una piccola pressione, il rosso sposta l’arto, chiaramente per capire cosa abbia spinto il suo amante a fermarsi, e lo spettacolo che si para di fronte agli occhi azzurri di Tetsuya è tale che per poco non viene immediatamente, solo per quella vista.
Seijuro è tutto rosso, la pelle accaldata e sudata, e respira pesantemente dal naso. I denti sul labbro inferiore trattengono poco i gemiti nella sua gola e il suo sguardo è lucido e affamato, sensuale. Kuroko sente tutto il suo corpo rovente aggrovigliato al proprio e stringe appena la mano quasi sul suo ginocchio, raddrizzandosi un po’ per aggiustarsi meglio dentro di lui.
Seijuro chiude immediatamente gli occhi e geme di nuovo contro i propri denti stretti.
Tetsuya sorride sfilandosi da lui quasi fino alla punta.
“Sei-kun,” soffia, caldo come l’aria della stanza chiusa, quasi oscura, in cui sono rinchiusi senza sapere da quanto, perché il tempo come tutto il mondo fuori da quelle quattro pareti non ha più senso né valore, “lasciami sentire, per favore.”
E Seijuro schiude le labbra e forse vorrebbe dirgli che quella non è proprio la situazione per concentrarsi sulle buone maniere, che è sleale attaccarlo così di sorpresa e chissà cos’altro, ma lui è malefico e calcolatore e tutto quello che vuole e ne approfitta per spingersi di nuovo dentro, colpendo dritto il punto che ha capito essere il centro del piacere del fidanzato.
L’onnipotente Akashi riesce appena a gettare la testa indietro e a gemere con forza il nome del fidanzato, forse come un’imprecazione o come un ammonimento – Kuroko sinceramente non lo sa – ma che comunque suona quasi come una supplica e raggiunge una corda, dentro il petto dell’azzurro, che si strappa bruscamente.
Una lacrima strana cade da un occhio color cielo e si posa subito sotto un’iride rossa che viene subito mangiata da una pupilla sorpresa.
“T-Tetsuya?” chiede Seijuro, nei suoi respiri pesanti, ma Tetsuya scuote la testa.
“Sono felice…” sussurra, lasciandosi andare ad un enorme sorriso, luminoso quanto la luna nel cielo notturno della camera, “Sono così felice…”
Le braccia di Seijuro lo sanno, per questo si allungano verso di lui. Lo sanno le mani di Seijuro che gli carezzano il collo e si infilano tra i suoi capelli, così come lo sanno i suoi muscoli che lo forzano a piegarsi in avanti e ad abbassarsi e al diavolo la posizione scomoda in cui loro sono i primi a finire. Lo sanno le labbra di Seijuro che abbracciano le sue, le avvolgono in un petalo di rosa che sa di limonata e gli sussurrano rassicurazioni in un bacio così casto eppure così giusto in quella situazione carnale. Lo sa tutto Seijuro mentre inizia a spingerglisi incontro e a imitare le sue lacrime.
È programmato e forse è squallido, non è ‘normale’ e forse è contro natura, è incerto e esitante e goffo e forse avrebbe potuto essere meglio. Forse non è nemmeno giusto, ma intanto nessun altro errore al mondo è così dolce.
 
Kuroko quasi sobbalza quando il tocco sottile di due dita sul polso del braccio che sta usando per reggersi lo riporta al presente, strappandolo ai suoi ricordi e facendogli abbassare il proprio sguardo apatico sul compagno.
Akashi lo fissa per un attimo, cercando qualcosa che probabilmente, a giudicare dal minuscolo guizzo del muscolo nella sua mascella, non riesce a trovare. Continua a sfiorargli la mano, ma è quasi esitante, come in attesa di scacciato.
“Sei arrabbiato?” si arrende infine a chiedere, incapace di leggere oltre la maschera incredibilmente spessa messa improvvisamente su dal fantasma.
Tetsuya non allontana il suo tocco. Sbatte le palpebre una volta.
“Per favore, dimmi che non è stato Mayuzumi-san.” dice solo.
Akashi vorrebbe ridere per il sollievo, ma sa che il suo permaloso fantasma non glielo permette quindi si limita ad un sorriso carico di gratitudine e con la mano si fa un po’ più audace, superando il braccio per cercare il fianco del compagno.
“No, non era lui.” risponde e la risata che ha trattenuto risuona come un eco nelle sue parole.
Kuroko pensa di mettere su un piccolo broncio, ma invece mantiene la sua facciata.
Sarebbe inutile fingere di non essere ancora geloso della sua più alta, più forte, più grande, più…tutto…copia. Quando ha parlato per la prima volta del suo complesso nei confronti di Chihiro ad Akashi, il suo fidanzato ha iniziato con una lista di cose che in lui erano migliori che nel nuovo modello e sono finiti a letto per sei ore consecutive, però comunque Tetsuya non si fida nel grigio.
Così come sarebbe inutile negare che ha bisogno di sapere per mettersi il cuore in pace. O mettere a riposare in pace qualcun altro.
Non è arrabbiato con il fidanzato, per nulla. Non può certo incolparlo per aver avuto qualcuno prima di lui e ormai stanno insieme da otto anni, non vale la pena farsi paranoie per una cosa di così tanto tempo fa. Però. Vuole solo sapere per questioni di…vigilanza, ecco.
“Chi?” chiede e Akashi nota la sua aura minacciosa, tale che neppure la sua maschera riesce a nasconderla, ma il sorriso che gli nasce è un po’ troppo malinconico.
Non è quello di qualcuno che ama ancora la persona del pensiero né quello di qualcuno che la ricorda con un affetto nuovo, stemperato dalla distanza e da nuovi sentimenti per altri eppure ancora deciso. È quello di qualcuno che rimpiange ciò che ha fatto.
Solo da quegli occhi, Kuroko azzarda la risposta nella propria mente prima ancora che questa lasci le labbra del fidanzato.
“Nijimura-senpai.”
 
“Ehi, Akashicchi è di nuovo con Nijimuracchi?! Ma non fanno mai una pausa?!”
“Stanno discutendo le strategie di gioco per la prossima partita, nanodayo.”
“Tu dici, Midorimacchi? Secondo me invece c’è del tenero! Tu che ne pensi, Momoicchi?! Non sarebbero carini?! Neh?! Neh?!”
Kuroko distoglie lo sguardo dall’espressione sorpresa e allo stesso tempo estatica di Momoi mentre questa si vedeva aperte di fronte le porte del paradiso delle fujoshi e ignora il continui brontolare di Aomine e il masticare di Murasakibara.
Sono tutti a pranzo, ma Akashi non è venuto. Aveva da fare con Nijimura.
Il fantasma pensa che sia un bene che nessuno lo noti molto, almeno può evitare di rispondere a domande sul perché stia fissando con insistenza una sedia vuota.
Fa male e non sa perché.
 
Akashi non chiude gli occhi, ma li sposta di nuovo sul soffitto senza metterli a fuoco.
Tetsuya lo fissa, si chiede cosa fare, ma alla fine l’espressione sul volto di Seijuro lo sconfigge e finisce per sdraiarsi a sua volta sul letto, su un fianco a lato del fidanzato. Posa la testa nell’incavo della spalla dell’altro e gli porta una mano sul petto, cerca con le dita il battito del cuore e si ferma su di esso. Chiude gli occhi, lasciandosi cullare, e pensa che in fondo non è importante.
Un’altra mano, calda, scivola sulla sua e il braccio che sta usando come cuscino gli si piega attorno protettivo. Sente la guancia di Akashi posarsi sulla sua fronte e alla fine si lascia sfuggire un sospiro soddisfatto. Quel dannato di Seijuro potrebbe fare qualsiasi cosa e riuscirebbe comunque a farsi perdonare.
“È stato quando Nijimura ha detto al coach che rinunciava al suo ruolo di capitano.” Kuroko riapre gli occhi, sorpreso che l’argomento venga riaperto, ma Akashi gli tiene la testa contro il proprio petto e gli impedisce di scoprire quale emozione sia sul suo viso. Nella voce c’è un misto di pervinca e miele, una malinconia dolce eppure quasi…colpevole? “Aveva appena ricevuto bruttissime notizie sulla salute di suo padre. Ci siamo incontrati nel corridoio e mi ha detto che mi affidava la squadra, ma si vedeva che era strano. Ho fatto finta di niente, ma quando è uscito da scuola l’ho seguito. È entrato in un locale e io sono rimasto fuori ad aspettarlo perché sembrava un posto…poco raccomandabile, non so come spiegarlo.” C’è una piccola risata nel respiro che Akashi prende, ma per qualche motivo Kuroko non la trova divertente. “Sono rimasto due ore in piedi in mezzo alla strada ad aspettarlo, prima di capire che qualcosa non andava.”
Tetsuya sgrana gli occhi. Fa appena un po’ più forza e sfugge alla presa di Seijuro per tirarsi quasi a sedere ed osservarlo, ma quando il suo amante ricambia lo sguardo i suoi occhi sono strani, hanno un’ombra scura che preannuncia qualcosa di non piacevole.
Kuroko non parla, non saprebbe cosa dire, e Akashi finge di ridere di nuovo, scuotendo la testa come con bonaria commiserazione.
“Sono entrato a prenderlo ed era un locale di…punk alternativi o qualcosa del genere. Era così chiaro che non c’entrassi nulla che tutti mi guardavano come mi fossero spuntate corna sulla testa.” Smise di ridere, ma non di parlare. “Nijimura era al bancone. Praticamente ubriaco.”
 
Akashi sa che non c’entra niente, sa che lo stanno tutti guardando, sa che qualcuno ha pietà di lui – un ragazzino delle medie chiaramente fuori luogo, in locale, a quell’ora di sera – ma non stacca gli occhi dalla schiena curva del senpai sdraiato sul bancone fino a che non lo raggiunge e non gli mette una mano sulla scapola che sporge appena.
“Uh?” Nijimura ha gli occhi lucidi ma forse non solo per l’alcool, la cravatta della divisa della scuola larga e ormai quasi sciolta, la camicia un po’ aperta e la giacca chissà dov’è finita. In quella sola sillaba Seijuro annusa la birra che ha bevuto fino a quel punto e una parte di lui si chiede come abbia fatto a farsela servire, ma alla fine vince quella che gli fa stringere un po’ la presa sulla stoffa della sua camicia. “Akashi? Che ci fai tu qui?!”
“Senpai, andiamo a casa.”
 
“L’ho convinto a lasciar perdere e l’ho accompagnato fino al suo appartamento. Riusciva a camminare, ma sbandava un po’. L’ho aiutato ad aprire la porta perché non riusciva a infilare la chiave nella serratura, continuava a mancare il buco. Immagino che quello avrebbe dovuto essere un segno molto palese.” Sorride, Seijuro, della sua stessa squallida battuta, ma non sembra divertito. Per niente. Kuroko sta zitto, ma allunga una mano a cercare quella che si tiene sul ventre, con cui prima gli aveva stretto le spalle, e lo lascia continuare. “Non gli ho neanche chiesto se potevo entrare, l’ho fatto e basta.”
 
Nijimura si lascia cadere sul divano. A casa sua non c’è nessuno perché sua madre passerà la notte in ospedale e lui non ha fratelli.
Akashi lo guarda, a pancia in su con la cravatta ormai slacciata e la camicia con i primi due bottoni aperti. Il moro sembra ancora abbastanza lucido quando si posa un braccio sugli occhi e Seijuro non sa cosa gli prenda: si avvicina in silenzio e sbottona il terzo.
Shuuzou sposta il braccio dal viso e Akashi è piegato su di lui. Ha…quanto? Tredici anni, forse quattordici? Lui ne ha solo quindici, dopotutto, ma il fatto che il rosso sia nato a Dicembre scombussola le cose e lui non è sicuro di sapere in che mese siano. Il più giovane ha i capelli rossi che sembrano bordeaux nella stanza buia, gli occhi grandi che lo fissano con confusione e un po’ di vergogna per il gesto appena compiuto, le labbra schiuse e un’espressione così adorabilmente smarrita che Nijimura non resiste, gli afferra la cravatta e lo tira alla propria bocca.
Il primo bacio di Akashi sa di birra, ma è magistrale.
Gli fa tremare le ginocchia al punto che queste cedono e lui si trova a cadere sul pavimento accanto al divano. Shuuzou è rapido a tirarsi su, a malapena staccandosi, e a passargli un braccio dietro la schiena per sollevarlo e tirarselo in grembo. È così piccolo e leggero che il moro a malapena fa fatica.
Akashi allarga le cosce ai fianchi del senpai, siede su di lui e intreccia le dita ai suoi capelli lasciando che l’altro esplori la sua schiena con le mani, anche se fredde. Si fa accarezzare, baciare, leccare, anche spogliare, e quando riesce a staccarsi abbastanza a lungo da prendere quel minimo di ossigeno necessario a riaccendere il cervello è nudo e a quattro zampe sul divano.
Volta la testa per cercare il più grande e lo trova in ginocchio dietro di lui, ansimante, con la zip dei pantaloni – l’ultimo indumento che indossi – già abbassata eppure sembra esitante.
Ha uno sguardo confuso, come se la metà lucida di lui stesse lottando con quella disinibita dall’alcool per capire quale sia il migliore corso d’azione, e quando la presa delle sue mani sui fianchi del più piccolo si allenta un po’, Seijuro capisce che sta per tirarsi indietro.
“Nijimura-san.”
È sbagliatissimo e lui lo sa così come sa che non può nascere nulla di buono da una cosa del genere. Si sta approfittando del suo senpai; ancora peggio, si sta approfittando del dolore del suo senpai! Dovrebbe fermare tutto, lo sa, eppure…
“Va’ avanti.”
No, no, no, non farlo, Seijuro, fermati prima che…!
“Sai che sono più forte di quanto sembri.”
No!
“Posso farlo.”
Salta fuori che invece, no, non può.

Kuroko non sa cosa pensare e Akashi continua a far finta che non sia niente di importante, mentre guarda il soffitto.
“Ha fatto male?” è tutto ciò che il fantasma vuole sapere.
Seijuro sorride e lo sorprende indicandosi il labbro inferiore.
“Credo mi sia rimasta la cicatrice, dentro, per quanto forte ho morso.” ammette, però poi sospira, “Pensavo di morire, ho stretto tanto i pugni da lasciarmi i segni e di piacere non ne ho provato affatto, però continuavo a dirmi che ne valeva la pena, per il senpai.”
Tetsuya sente un briciolo di gelosia, ma la soffoca brutalmente. È preoccupato per Akashi, per questo ricordo che sperava non avesse, e così si muove e torna a sdraiarsi, però sul rosso, impedendogli di guardare il soffitto come ha fatto fino ad allora.
“Come mai non siete rimasti insieme?” chiede.
“La mattina dopo, si è scusato mille volte per avermi fatto del male, è una brava persona in fondo, semplicemente non era molto lucido in quell’occasione.” Scrolla le spalle, “Poi mi ha chiesto di andarmene prima che tornasse sua madre. Si è scusato ancora, mi ha spiegato che appena sua madre fosse riuscita a mettere da parte i soldi necessari si sarebbero trasferiti in America per le cure di suo padre e che quindi non voleva iniziare nulla con me, sapendo di dovervi poi porre fine.” Akashi scuote la testa, “Non potevo certo dirgli che ero innamorato di lui, così gli risposi che non doveva preoccuparsi perché lo avevo fatto solo per consolarlo e che non c’era nulla di più. E poi me ne sono andato.”
C’è un attimo di silenzio mentre quelle parole affondano e Akashi lo assapora accarezzando la testa del suo amante, che invece sembra ormai incapace di fare qualsiasi cosa se non sbattere le palpebre in modo un po’ troppo veloce per essere naturale.
Seijuro inizia a preoccuparsi dopo trenta secondi di incessante apertura e chiusura degli occhi, ma appena apre la bocca per chiedere qualcosa Kuroko vi preme sopra la propria.
C’è tanto in quel bacio. Così tanto che lascia Seijuro completamente senza fiato, vittima della lingua del compagno e della propria saliva che aumenta. Soprattutto, c’è anche la mano di Tetsuya che scivola a tradimento sul cavallo dei suoi pantaloni e stringe – e certo non per far male –.
Akashi quasi si strozza con l’esclamazione che cerca di scappargli, ma Tetsuya non sembra curarsene e passa all’elastico dei suoi pantaloni per iniziare a sfilarglieli.
“Tetsuya?” prova a chiedere Seijuro, ma l’altro si abbassa a lasciargli baci sul collo, sul petto, sullo stomaco, ovunque, e lo costringe a concentrarsi su altro.
Akashi diventa rosso in viso appena quello di Kuroko si ferma di fronte ai suoi boxer per rivolgergli un’occhiata seria dal basso.
“La prima volta,” sussurra sfilandogli anche quell’ultima resistenza, “è solo una. Farò in modo che tu ne abbia talmente tante altre assolutamente perfette, che quella si perderà tra esse.”
E Akashi si perde, in effetti, prima nel nero degli occhi chiusi, poi nel bianco dell’orgasmo e infine nel rosa pallido della pelle di Tetsuya quando questi se lo stringe al petto per lasciarlo dormire.
Ora come ora, non rimpiange niente.
 
 
 
Nijimura sbadiglia e impreca allo stesso tempo quando il vibrare del suo cellulare lo sveglia, ma allunga comunque un braccio per prenderlo.
Aggrotta la fronte quando legge ‘Ragazzino Irritante N.6’ come mittente del messaggio che ha appena ricevuto.
Cosa vuole Kuroko?, pensa, aprendolo.
 
Da: Ragazzino Irritante N.6
Testo: Stai attento alle ombre, senpai, perché io sarò nascosto in una di quelle per prenderti quando meno te lo aspetti.
 
Nijimura sgrana gli occhi. Ma che cazzo…?!
 
A: Ragazzino Irritante N.6
Testo: Tu sei in Giappone e io in America, Kuroko, come cazzo faresti a prendermi?! E perché diavolo sei incazzato, dannato kohai irrispettoso?!
 
La risposta non si fa attendere.
 
Da: Ragazzino Irritante N.6
Testo: Hanno inventato gli aerei esattamente per permettere ai fidanzati di andare in altri Stati a dare la caccia ai senpai che hanno ferito le loro persone speciali facendo sesso da ubriachi con loro e dimenticandosi come farlo nel modo giusto, Nijimura-san.
 
A: Ragazzino Irritante N.6
Testo: Te l’ha detto?!
 
Da: Ragazzino Irritante N.6
Testo: Decisamente sì.
 
A: Ragazzino Irritante N.6
Testo: … Fuck.
 
Da: Ragazzino Irritante N.6
Testo: No, grazie, senpai. Lo hai già fatto fin troppo per i miei gusti.
 
Da: Ragazzino Irritante N.6
Testo: Stai solo attento alle ombre. Per il tuo bene.


 
FINE

 
Come già detto, scritta su richiesta di dixie175, sperando che mi perdoni per il mostruoso ritardo ^^"
Se volete lasciarmi richieste o prompt, vi ricordo che l'account Tumblr è QUESTO (per motivi di tempo sono raramente su EFP ormai ^^").
A presto!


Agapanto Blu
  
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