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Autore: nals    24/06/2015    1 recensioni
C'è quest'immagine qui, sì, quest'immagine che mi dà il tormento. Mi scusi, eh, ma debbo sottolinearlo per l'ennesima volta. Dannazione. Mi creda.
È di un'infamia pazzesca.
Genere: Commedia, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è quest'immagine qui, sì, quest'immagine che mi dà il tormento. Mi scusi, eh, ma debbo sottolinearlo per l'ennesima volta. Dannazione. Mi creda.
È di un'infamia pazzesca.
Mi si para all'improvviso davanti, come se un deficiente mi stesse schiaffando le sue untuose dita da campagnolo in piena faccia. E diomio che tanfo.
Oh, certo. Perché non è una faccenda circoscritta alla sola componente visiva. Magari lo fosse. Un pugno in pancia. Ecco. Sa, di quelli belli forti e studiati. Di quelli che non si scordano, e non si scorderanno manco ad ottant'anni, quando sarà fortunato ad avercelo un figlio disposto a farle da stampella, ché, sicuro, avrà un piede nella fossa e l'altro piantato per una buona metà sulla soglia d'una qualche malattia fetente. Sì, di quelle che potrebbe svegliarsi e voler defecare in giardino assieme al suo cane o pretendere di riempirsi un bicchierino di vino da solo e finire a lasciarsi asciugare il cavallo dei pantaloni fradici dalla sua donna. Se ce l'avrà una donna. Chissà, magari scambierà il suo cane per una donna e le lascio immaginare il resto. Non preferirebbe un infartino improvviso, eh? Io decisamente. Che di pisciarmi addosso non m'andava nemmeno a due anni.

Quante stronzate. Uhm. Sì, dicevo del pugno. Di quelli che non scorderà mai, esatto.
Ché continuerà a sentirlo il sibilo d'aria all'avvicinarsi del gancio. E la durezza delle nocche contro la pelle bianca del ventre. La faccia del bastardo tesa in una smorfia rabbiosa. Il saporaccio della bile sulla lingua. Il puzzo insostenibile di sconfitta ad impregnarle l'impermeabile per anni ed anni ed anni.
L'ha mai provato lei? Io sì.
Ero uno stronzetto senza scrupoli. Fare a botte rientrava nelle mie mansioni di bullo dichiarato.
Naturalmente, in nome dei tanto detestati cliché narrativi, un giorno le presi da un rachitico smilzo con gli occhiali. Ma andiamo al sodo.
Mi perdoni, davvero. Le costerà parecchio star qui ad ascoltare il blaterare divagante d'un coglione, ma a ben pensarci credo che almeno le avrò dato un motivo per passare il tempo. Sa, le tratte così lunghe in treno son iniezioni massicce di tristezza. Quale fortuna poter accantonare la propria per far felice il prossimo, non crede? Il prossimo in questione sarei io. Così per esser chiari.
Uhm. Dicevo... sì: è di un'infamia pazzesca. L'immagine.
Mi si para all'improvviso davanti, porco cane. Un paio d'occhi così grandi. E quelle ciglia.
Sì, nere e lunghe e... cazzo. No, mi scusi. Perché diamine sto qui a scusarmi?! Persino un cieco perderebbe la testa per quel paio d'occhi lì. E sa... poi è l'ora del martello. Cerco di spiegarle come si deve, non si preoccupi. È una sorta di pressione sorda poco più su del naso, al limitare della fronte, nello spazio tra le arcate sopraccigliari. Una pressione sorda che, concretizzata, somiglia al profumo di lei. Capisce? La vedo e la sento. Il peggio arriva di notte, però. Dio santo. Ché, mi creda, mi creda... a sentirle, quelle maledette dita, rimarcarti la linea delle clavicole è un inferno. E il suo sapore. E la ling... oh, cosa c'è? Dove sta andando? Scusi. Mi spiace. Non volevo imbarazzarla. Resti qui! Mi scusi!
Signore?
Signore?! Mi disp... oh! Ma vada affanculo, pure lei. Che maleducato. Andarsene così a metà conversazione. Che poi quale gusto troverete nell'andarvene, maledetti bastardi. Era sicuro un terrone di merda, lei. Chissà, magari non avrà capito una mezza parola di quello che le ho raccontato. Ma vada al diavolo. Lei e Maria. Che la sogno pure di notte.
Fanculo. Fanculo tutti. Stronzi egoisti. Fanculo!
E quando cazzo è che portano il cibo su questa carretta di merda?!























Una terrona fiera. Justsayin'.

   
 
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