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Autore: Jiyu_no_yume    24/06/2015    3 recensioni
Tratto dal testo:
"Portò lo sguardo all’orizzonte accorgendosi di come la pioggia su di lei non calasse più così frequentemente, sicuramente le fronde dell’albero ne stavano limitando di molto il suo volere, nonostante riuscisse a sentirne ancora qualcuna caderle sul capo."
Storia partecipante al contest: Un prompt per le Mew Mew indetto da Freya_Crescent_(Merion Selene)
http://freeforumzone.leonardo.it/d/11058880/Un-prompt-per-le-Mew-Mew/discussione.aspx
Spero possa piacervi^^
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick su Efp: Jiyu_no_yume85
Titolo: Qualcosa di me, qualcosa di te: una parte di noi.
Protagonista/i: Ryou Shirogane, Retasu Midorikawa, Nuovo Personaggio
Prompt scelto: #10 Ciliegio
Altri personaggi: Un po’ tutti
Coppie: RyouxRetasu
Generi: Sentimentale, Fluff, Slice of Life
Rating: Verde
Avvertimenti: What if?
Eventuali note: One-shot (3014 parole)
 
 Qualcosa di me, qualcosa di te: una parte di noi
 
- Magari un nome francese. Che ne pensi di Michelle?- propose Minto mentre sorseggiava tranquilla la sua tazza di the.
- Forse è meglio uno americano come il papà. Megan?- s’intromise Ichigo
- Un nome italiano! Lucrezia. Bello no?- esclamò entusiasta Purin sorridendole raggiante
- Sono tutti indubbiamente belli, ma…- iniziò tentennante non sapendo cosa dire
- Ma vorresti qualcosa che rappresentasse te e Ryou in tutto per tutto.- venne in suo soccorso Zakuro avvicinandosi ad un Keiichiro appena uscito dalla cucina per assistere a quella discussione portata avanti da fin troppo tempo ormai.
Erano passati dieci anni dalla battaglia contro Profondo Blu eppure loro non avevano mai smesso di frequentare quel posto, ognuno per un motivo diverso. E nonostante i vari impegni tutti erano sempre felici di trovare un po’ di tempo da dedicare a quei brevi incontri in memoria dei vecchi tempi. Col tempo non si erano mai persi di vista tranne qualche eccezione fatta per Minto e Zakuro e i loro impegni lavorativi. Tutti si erano affermati nel mondo del lavoro tranne Purin ancora troppo piccola e impegnata negli studi scolastici.
E nonostante quel pensiero l’avesse sempre fatta sorridere, grata di quel rapporto così forte che li univa, Retasu si accasciò sul tavolino nascondendo la testa fra le braccia sconfitta.
- Non lo troveremo mai.- mormorò sconsolata mentre Ichigo le accarezzava docilmente la chioma di un verde brillante come a rassicurarla e Purin le sorrideva incoraggiante.
Erano settimane che pensavano e ripensavano a più e più nomi, ma nessuno sembrava soddisfare i due futuri genitori.
A quella notizia così inaspettata tutti erano rimasti piacevolmente sorpresi ed elettrizzati all’idea di un nuovo piccolo componente in quell’allargata famiglia. Ognuno nel suo piccolo, cercava in più e più modi di aiutarla anche nelle cose più banali per assicurarsi che non facesse troppi sforzi, ma nessuno aveva riflettuto su una cosa così semplice eppure importante come il nome, che da un mese a quella parte aveva creato non pochi problemi al gruppo Mew.
La verde sospirò non sapendo più dove sbattere la testa.
- Vediamo cosa ne pensa il papà- proruppe il moro volgendo lo sguardo verso il ragazzo in questione.
Retasu si decise ad alzare il volto solo per specchiarsi in quei occhi che non avevano mai smesso d’osservarla. Sussultò arrossendo appena per l’intensità del suo sguardo.
Nonostante fosse passato molto tempo quelle vecchie abitudini non erano del tutto scomparse, non con lui e il suo sguardo magnetico quanto meno.
Incatenò i suoi grandi occhioni azzurri, ormai privi di lenti, ai suoi immergendosi in quelle pozze blu come il limpido cielo d’estate e il burrascoso mare d’inverno, con la mera sensazione di navigarci dentro trovando in ogni sfumatura un pezzo nuovo di lui, lasciando che anche lui scoprisse una parte di lei in quella piccola magia che li univa indissolubilmente.
E in poco tempo, si ritrovarono, l’uno nello sguardo dell’altra, e sentirsi stupidi fu inevitabile quando quel suono rimbombò forte e chiaro nelle loro menti facendo vibrare i loro cuori.
Si sorrisero nonostante tutto, mentre lasciavano che i ricordi di un passato non molto lontano tornassero a galla riportandoli all’origine del loro forte ed inscindibile legame.
 
Flashback
 
Pioveva quel giorno mentre una minuta figura camminava con passo lento per quelle strade stranamente deserte per essere solo il primo pomeriggio di quella capricciosa giornata di Marzo. Non aveva ombrello con sé, né cercava riparo. Non si curava della pioggia che la bagnava né del vento gelido che le procurava quei fastidiosi brividi lungo la spina dorsale. Semplicemente non le importava. Stava bene sotto la pioggia, con essa non riusciva ad identificare le lacrime che le scivolavano silenziose lungo le guance, complici di quel peso che aveva sul cuore. E sorrise quando, alzando il volto, scorse quel cielo oscurato dalle nuvole, così tetro da sembrare lo specchio di quel che aveva dentro. Un’altra lacrima le solcò le gote appena arrossate dal clima fin troppo freddo per quel corpo minuto.
Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma per tutto quel tempo aveva fatto finta di nulla standogli accanto come sempre, cieca di fronte all’evidenza. Doveva allontanarsi quando poteva, quando quei comportamenti strani erano diventati più frequenti e fastidiosi fino a farla sentire a disagio. Sapeva che avrebbe sofferto tanto una volta che tutto sarebbe venuto a galla, ma mai avrebbe immaginato che quel dolore la travolgesse in quel modo così violento da non farle sentire più nulla per la sua intensità.
Col tempo aveva imparato a mettere più barriere possibili ma accanto a lui ogni cosa sembrava perdere il suo valore. Contro le sue labbra, nuda di fronte ai suoi occhi, non poteva nascondere quel sentimento che per anni aveva coltivato con cura dentro di sé. E mai avrebbe immaginato, neanche nei suoi sogni più belli, che lui ricambiasse. E invece era successo e lei si era cullata in quella magica illusione senza mai prestare attenzione a quella parte razionale ed insicura di sé che cercava di farla rinsavire. Quel sentimento era così forte da renderla cieca e sorda ad ogni campanello d’allarme. E ora si ritrovava impreparata di fronte a quella situazione così dannatamente familiare e diversa al tempo stesso.
Si sentiva spezzata, vuota, fragile.
Stupida ad averci creduto, un’illusa ad averci sperato fino alla fine.
Stupida. Debole. Illusa.
Quelle parole le rimbombavano nelle orecchie così forte da chiedersi se fossero davvero solo pensieri e senza rendersene conto le sue gambe si mossero da sole aumentando l’andatura fino ad intraprendere una corsa contro il tempo o più inverosimile contro se stessa.
Corse a per di fiato fino a sentir le gambe tremare per lo sforzo e il respiro corto e affaticato. Si fermò poco dopo, giunta al limite, mentre la pioggia si abbatteva più prepotentemente contro al suolo e la frangetta le si appiccicò fastidiosa alla fronte, come i vestiti sulla pelle, ormai fradici. Non si era neanche cambiata e la divisa da maid era ormai del tutto rovinata.
Sospirò, era stupida davvero.
Col cuore ancora in subbuglio per la corsa, si appoggiò al tronco di un grande albero dalle foglie verdi e i fiori di un delicato bianco tenue tendente al rosato e attraverso esso si fece scivolare accasciandosi mollemente sul terreno portandosi le ginocchia al petto per poi avvolgerle con le esili braccia in un chiaro segno di protezione. E sorrise amaramente nel sentirlo battere, fino a qualche minuto prima le sembrava essersi fermato completamente. Si strinse maggiormente in quell’abbraccio conscia di starsi richiudendo nuovamente in se stessa. Ma quella volta si ripromise che sarebbe stata l’ultima. Si sarebbe difesa e avrebbe lottato con le unghie e con i denti pur di non risentirsi in quel modo.
Portò lo sguardo all’orizzonte accorgendosi di come la pioggia su di lei non calasse più così frequentemente, sicuramente le fronde dell’albero ne stavano limitando di molto il suo volere, nonostante riuscisse a sentirne ancora qualcuna caderle sul capo.
E rimase così, per un tempo indefinito forse a guardare come la pioggia scivolasse via fino ad abbattersi sul terreno e la invidiò. Perché lei non era in grado di farlo. Non sapeva come liberarsi di quel peso opprimente, di quella morsa soffocante sul petto. Le sembrava qualcosa di impossibile, qualcosa che avrebbe sopportato per tutta la vita e per questo la invidiava, perché guardandola le sembrava tutto così semplice, facile, naturale. E si sentiva ancora più stupida e inutile di quanto già non fosse.
Il silenzio faceva da padrone in quel piccolo angolo nascosto a tutti e quasi sussultò quando una voce fin troppo familiare lo spezzò.
- Se continui così ti ammalerai.-
Retasu non rispose, non sapeva cosa dire. Si limitò solo a tenere il capo chino mentre le mani si congiungevano al ventre massacrandosi fra loro per il nervosismo.
Non aveva ne la voglia, né la forza di affrontare un discorso con lui. Ma non fece nulla quando lo sentì sbuffare e sedersi accanto a lei. Alzò d’istinto il volto incontrando quei occhi magnetici che si era ritrovata a sognare tante e più volte e che si era illusa la guardassero come lei guardava lui. E si ritrovò ad arrossire per forza di cose, nel ritrovarsi il suo viso così vicino da riuscire a vedersi riflessa in quegli occhi blu che tanto amava.
Si permise di scrutarne ogni più piccola sfumatura e il tempo per lei parve rallentarsi. Il fruscio degli alberi si arrestò e la pioggia smise di scrosciare sul terreno. Il cuore si fermò recuperando i battiti persi in un colpo solo iniziando a martellarle nel petto pompando sangue al tutto il corpo fino a farlo concentrare sulle guance ormai completamente arrossate. E si odiò per quel controllo così naturale che aveva su di lei. Aprì la bocca per dire qualcosa richiudendola un attimo dopo. Sentiva un groppo in gola che le impediva di parlare e lo stomaco in subbuglio non aiutava il suo autocontrollo. Sentiva il suo respiro calmo sul viso e le labbra a pochi centimetri dalle sue e si ritrovò a dover  lottare contro se stessa pur di non sfiorarle con le proprie. Scostò lo sguardo dal suo mentre tutto riprendeva il corso degli eventi. Ancora ferma nella sua decisione non poté che abbassare il viso.
- Perché sei qui?- mormorò mentre il cuore rallentava di poco i battiti
- Potrei chiederti la stessa cosa.- rispose lui passando una mano nei biondi capelli ormai bagnati.
- Immagino non risponderai- sospirò la verde cercando di mettere più distanza fra i loro corpi
- Non mi sembra importante- rispose lui. Retasu sussultò appena, piccata da quella risposta. Ma non disse nulla.
- La cosa che mi preme maggiormente.- continuò
- È il perché sei scappata in quel modo.- disse infine
Retasu rimase paralizzata. Presa in contropiede. Alzò nuovamente il volto scorgendo nel suo viso un accenno di sorriso.
- Io..- iniziò fermandosi subito dopo. Aggrottò leggermente le sopracciglia specchiandosi nuovamente in quegli occhi blu.
- Perché ti interessa tanto?-  mormorò scrutandolo inquisitoria.
Ryou rimase a guardarla in quegli occhi ingenui e vivaci che gli avevano fatto battere il cuore e che ora lo osservavano curiosi e confusi, quegli occhi così simili ai suoi ma dalle sfumature di un azzurro più delicato quasi quanto lei e la sua innata goffaggine che tanto l’aveva intenerito nel corso del tempo. Quegli occhi ora lucidi reduci da un pianto.
Senza rendersene conto si ritrovò ad accarezzarle il volto asciugandole una lacrima ancora impigliata fra le lunghe ciglia nere.
- Perché hai pianto.- le rispose osservando come le sue gote assunsero una sfumatura di rosso più intensa e quasi se ne compiacque nell’avere quell’effetto su di lei. La verde si portò una mano ad asciugare velocemente gli occhi subito fermata da quella del biondo che intrecciò le dita fra le sue sotto il suo sguardo confuso ed interdetto.
- Vi ho visti.- ammise dopo un po’
- Pensavo ti fossi stancato di me.- mormorò con gli occhi nuovamente lucidi e la voce tremula
- Ichigo era strana in questi giorni. E tu più freddo, distante.- continuò
- Poi oggi, non ce l’ho più fatta a far finta di nulla.- rivelò guardandolo ferita. La scrutò vagamente divertito sbuffando appena, sorridendo sotto il suo sguardo stralunato. Con delicatezza le asciugò il volto abbassandosi appena  fermandosi ad un passo dalle sua bocca.
- Sei una stupida ad averlo pensato.- le sussurrò lambendole le labbra rosee in un bacio fugace, appena percettibile. Una leggera pressione sulle sue labbra, così breve da essere appena percepita eppure grande nella sua intensità da lasciarla stordita.
- E io ho sbagliato a chiedere ad Ichigo.- mormorò con un sorriso
- Tutto era dovuto a questo.- continuò mostrandole un cofanetto rettangolare di velluto blu. Lo guardò confusa mentre lo apriva lentamente scorgendone il contenuto: un piccolo braccialetto con le loro iniziali.
- So che è ancora presto, ma volevo essere preparato. Tra un mese sarà il tuo compleanno, volevo fare qualcosa in grande ed ho chiesto a lei qualcosa che possa piacerti. Immagino non sia stata una buona scelta considerando la sua grande boccaccia.- aggiunse e Retasu non poté che ridacchiare di fronte quello sguardo sconsolato, sentendosi una stupida completa ad aver frainteso il tutto. Gli si avvicinò baciandolo con dolcezza stringendo la presa sulle loro dita ancora intrecciate e lo sentì sorridere sulle sue labbra, un sorriso che riservava solo a lei e si pentì nel non aver creduto ai suoi sentimenti, nell’aver pensato al peggio, ma non se ne curò in quel momento stretta tra quelle braccia che aveva sempre considerato come casa. E  sorrise serena e leggera come ogni volta che lui le era accanto, passando la giornata così, l’una fra le braccia dell’altro, sotto quel ciliegio che aveva assistito a quel magico momento di riconciliazione. 
 
Fine Flashback

 
Un sussurro. Un piccolo suono che aveva scatenato le urla generali. Tutti erano felici di aver trovato il nome adatto. Proprio tutti. Anche quella piccola creaturina di otto mesi che calciava allegra nel grembo della madre sembrava entusiasta del suo nome. E i due si sorrisero aspettando con ansia il momento in cui la piccola Shirogane avrebbe aperto gli occhi al mondo.
 
Un mese e due settimane più tardi…

Tutti erano nervosi, riuniti in quella piccola sala d’aspetto che sembrava volesse soffocarli. Era da ore che Retasu era rinchiusa lì dentro e nessun dottore che usciva ed entrava sembrava voler dare spiegazioni ai presenti accorsi alla chiamata di Keiichiro a sua volta chiamato da Ryou. Quello stesso biondino che se ne stava seduto in un angolino in attesa. Non aveva aperto bocca da quando tutti erano arrivati e anche se non sembrava, sapevano che era molto nervoso e preoccupato, era facile da notare se lo si conosceva bene. Quel movimento repentino del piede sul pavimento, quel viso tenuto ostinatamente basso come a cercare una soluzione a quella complicazione avuta durante il parto. Perché era questo il problema. Retasu aveva avuto un parto ritardato di due settimane e sembrava che la bambina non volesse venire al mondo anche ora che le si erano rotte le acque e le contrazioni la facevano urlare da più di quindici ore.
Più dottori erano entrati in quella sala, pochi erano rimasti lì dentro e ogni tanto si potevano sentire le sue urla di dolore. Nessuno riusciva a capire come il biondo potesse essere così tranquillo nonostante tutto, mentre la sua ragazza lottava per mettere al mondo la loro primogenita. Fra questi vi era Ichigo che stretta tra le braccia del suo Masaya lo guardava con un cipiglio accigliato cercando un valido motivo del perché non stesse dando in escandescenze. Sbuffò appena, stanca della nottata passata in bianco ad attendere quella nipotina acquisita. Ma sorrise quando la stretta sulla sua vita aumentò e i suoi occhi nocciola incontrarono quelli dell’amato cui baciò teneramente una guancia come a rassicurarlo. Un dottore uscì all’improvviso e quasi si spaventò quando Ryou scattò in piedi come una molla avvicinandoglisi, visibilmente nervoso e irritato nel non aver avuto aggiornamenti sulla situazione della sua fidanzata. Loro invece, rimasero indietro guardando come pian piano le sue spalle si rilassarono e un sorriso appena accennato si fece largo sulle sue labbra. Lo videro seguire il dottore all’interno della sala parto mentre un’infermiera gli si avvicinava per avvertirli che per ora la verde non poteva ricevere visite.
Dal canto suo Retasu, stesa su quel letto da più di mezza giornata, sorrise vedendolo entrare e Ryou si spaventò nel vederla così pallida e stanca, ma si tranquillizzò quando lo rassicurarono che tutto era andato a buon fine. Le si sedette accanto prendendole la mano mentre le baciava dolcemente il capo. Entrambi trepidanti di poterla tenere tra le braccia. E si lasciò scappare una lacrima quando l’infermiera gliela mise fra le braccia. Sorrise verso di lui guardandolo con tutto l’amore di cui disponeva.
- Signori…- iniziò l’infermiera non sapendo come continuare
- Shirogane- le venne in suo soccorso il biondo non staccando gli occhi dalla figlia ora stretta tra le braccia della madre intenta a tirarle qualche ciocca con le manine paffute ridendo giocosa. L’infermiera sorrise.
- Signori Shirogane, dobbiamo compilare la scheda della piccola, potete dirmi come si chiama?- chiese dolcemente
- Sakura. Sakura Shirogane.- risposero i due volgendo lo sguardo verso di lei che sorrise cordiale
- Bellissima scelta, Sakura. Simbolo di eleganza, onestà, purezza, forza e coraggio.- affermò
- Benvenuta al mondo Sakura-chan.- sussurrò prima di uscire seguita dalla risate della bambina.
 
Qualche anno dopo…

I coniugi Shirogane, ormai in attesa del secondogenito, osservarono quella minuta bambina di cinque anni dormire placidamente sul terreno.
Il sole le illuminava il viso dalla pelle candida mentre i grandi occhi blu erano dolcemente chiusi e le labbra rosee appena aperte. Il vestitino lilla si smuoveva leggermente seguendo la volontà di quella brezza leggera mentre le fronde di quel grande albero la proteggeva dall’afa di quella domenica di metà Luglio lasciandole un posticino all’ombra. Piccoli petali di quei fiori in piena fioritura le caddero sulle codine di un verde brillante mentre la piccola sorrideva nel sonno appoggiandosi maggiormente a quel tronco scuro.
I due si scambiarono uno sguardo e in cuor loro sperarono che la loro piccola bimba sarebbe cresciuta proprio in quel modo. Seguendo gli ideali che il loro popolo associavano a quel maestoso albero. E per loro non paragonarla ad esso fu impossibile.
Non poterono non pensare che un giorno sarebbe diventata:
Forte e testarda quanto la corteccia dura e robusta di quel ciliegio.
Bella e semplice come i fiori che ne sbocciavano in primavera.
Dolce e leggiadra come il vento che in autunno distaccava le foglie dai suoi rami cedevoli.
Sapevano che sarebbe successo.
Perché Sakura era qualcosa di lei, qualcosa di lui: una parte di loro.
 
Angolo autrice:
Salve a tutti^^
Mi presento, sono Jiyu_no_yume85 un amante di questo meraviglioso anime che mi ha accompagnato nella mia infanzia. È la prima volta che pubblico qualcosa su questo fandom, spero solo di non aver combinato un casinoxD
Come avrete ben capito questa one-shot partecipa al contest indetto da Merion Selene, è il primo contest in effetti, spero solo che la shot possa piacervi:3
E ora che vada, ringrazio in anticipo coloro che passeranno a dare un’occhiata^^
Un bacione, a presto
Jiyu<3 


 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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