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Autore: Appleeatyou    24/06/2015    3 recensioni
Dum Dum Dugan ha dovuto arrivare alla veneranda età di cento anni per vedere il suo primo fantasma.
Seconda classificata al contest ' Ciò che non ci hanno detto' di vibs88 indetto sul forum di EFP
[Hints of Stucky] [Missing moment!What..if]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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here come a lullaby Titolo: Ricorda chi sei ~ Here comes a Lullaby

Autore: Erena-chan (appleeatyou su efp )

Pacchetto: Metallo

Fandom: Captain America

Introduzione: Dum Dum Dugan ha dovuto arrivare alla veneranda età di cento anni per vedere il suo primo fantasma.

Personaggi: Dum Dum Dugan, James Buchanan Barnes, Steve Rogers (citato)

Rating: Arancione

Generi: Introspettivo

Avvertimenti: Linguaggio scurrile, omofobia caratteristica del periodo, hints of Stucky, procedure psichiatriche non consensuali.

Note (opzionali): l'ispirazione per questa fiction è da ricondurre al video dell'inizio alternativo di Captain America: The Winter Soldier. In questo frame disegnato, Steve legge della morte di Dugan sul giornale. Io ho immaginato un missing moment ambientato nei giorni prima della morte di Dum Dum ( che si ricollega ad un momento successivo al film, cioè la seconda scena post - credit)

Ho un paio di appunti da fare: il primo è che niente e nessuno potrà mai convincermi che Dugan potesse avere meno di trentacinque anni per come è presentato in The First Avenger. Facendomi due calcoli ho pensato che sinceramente fosse stato il primo dei Commando a morire, invece quella scena iniziale alternativa ci mostra che Dugan è morto circa tre anni dopo che Steve si è svegliato dai ghiacci, dato che la notizia compare sul giornale . Allora ho pensato che potesse avere circa dieci anni più di Steve, e che sia morto ad almeno più di cento anni. Prendetevela col film, lol ;D

La seconda cosa, è che la seconda fonte di ispirazione per questa fiction è stata la canzone Lullaby dei Nickelback. Se non l'avessi scovata, questa fiction probabilmente non avrebbe visto la luce perché avevo in mente la trama, ma non dove volessi andare a parare. Quella canzone mi ha illuminata!

La terza cosa si ricollega sempre alla scena iniziale alternativa: perché Steve apprende dal giornale che Dugan è morto? Possibile che se avesse saputo che uno dei Commando era ancora vivo, non sarebbe andato almeno al suo funerale? L'unica spiegazione che mi viene in mente è che lo SHIELD si sia un tantino dimenticato di fargli sapere chi era vivo. Sì, dimenticato (sarcasm).

La quarta cosa, è che ho scelto quel particolare font e stile di scrittura (con sottolineature, parole evidenziate...) proprio per rendere l'impaginazione il più simile possibile a quella di una lettera. Quindi è tutto voluto, anche i numeri talvolta scritti in cifre e talvolta discorsivi.

L'ultima cosa è che i pensieri di Dugan sono comunque quelli di un uomo cresciuto in un periodo storico in cui essere omosessuali era talmente tanto grave da portare ad un congedo con infamia dall'esercito. In piena guerra. Quindi c'è un po' di omofobia latente, ma nemmeno tanta per gli standard del periodo. Vi ho avvisati!

《  Obbligo: il protagonista ha dimenticato qualcosa del suo passato.

Divieto: il protagonista non deve avere un carattere facile.  》

Enjoy!



 Well, i know the feeling/ to finding yourself stuck out on the ledge

And there ain't no healing / from cutting yourself with the jagged edge

I'm telling you that/ is never that bad

Take it from someone that were been where you're at

Laid out on the floor

And you're not sure / that you can take this anymore[1]



Quando diventi vecchio e la strada che è alle tue spalle è più lunga di quella che hai davanti a te, pensi che sia normale guardare dietro e non riuscire a vedere tutto il sentiero. Un tratto è cancellato, un altro è coperto dagli arbusti, quello svincolo è immerso in una nebbia biancastra e non ricordi di aver girato a destra o sinistra. Non rammenti facce, non ricordi atteggiamenti, episodi o pensieri, e quello che pensi è che sia normale perché Cristo, sei vecchio - e tutti quanti non fanno che guardarti accondiscendenti con le loro facce di cazzo. Ti guardano, quando gli dici che se non fosse per la data incisa nell'anello di nozze non ricorderesti se hai sposato tua moglie nell'aprile del '46 o nel giugno del '48, e tutto quello che sanno dirti, che tutti ti dicono, è che è normale.


Ricorda chi sei ~ Here comes a Lullaby


Non sono mai stato l'idiota del villaggio e, fin dal 1988 - quando mi sono ufficialmente ritirato dalla vita militare e mi hanno consegnato la pensione dallo SHIELD  ( con una maggiorazione del 15% netto rispetto a quella base del governo come incentivo per accettarla, che era un interesse non male per la fine degli anni '80), a patto che rimanessi in contatto con i terapisti dell'organizzazione e restassi disponibile per consulenze, non mi illusi che Fury stesse distribuendo ricchi premi e cotillon a noi poveri bastardi della Seconda Guerra Mondiale. No.  

 Non era una pura formalità, nè tantomeno un mero aiuto terapeutico disinteressato se restavo chiuso due ore a settimana con un loro terapista, non era per per la mia PTSD o per una recondita paura di entrare in modalità  omicida in un supermercato; sapevo quanto fosse poco normale uscire da quelle rinunioni con la testa veramente più leggera, incapace di ripercorrere esattamente cosa fosse successo durante la seduta. Quei momenti erano sfocati, come immersi sotto un velo d'acqua, e ogni volta che provavo a tendere la mano per afferrali scivolavano un po' più sotto, fuori dalla mia portata.

Ma riuscivo finalmente a dormire la notte dopo quasi un ventennio di incubi, quindi a chi cazzo interessava se il prezzo da pagare era un buco di un paio di ore nella mia settimana? Il gioco valeva la candela.

In seguito, falle sempre più ampie hanno iniziato a formarsi nella mia memoria: al solo pensare al periodo sotto le armi mi veniva l'emicrania, e non riuscivo a soffermarmi sull'argomento per più di pochi minuti alla volta. Ero convinto che Cap si chiamasse Steve Barnes finquando mia moglie non mi ha giurato sulla Bibbia che il suo nome era Steve Rogers e mi ha trovato la sua pagina su Wikipedia. Per quanto mi sforzassi di riportare alla mente gli indirizzi o almeno le città dove si erano stabiliti gli altri Commando, erano informazioni che avevo sempre sulla punta della lingua, inaccessibili.

Capivo che ci fosse qualcosa di strano, di assurdo. Quando facevo domande ai miei terapisti, la risposta che mi sentivo dire era fatta di ipotesi su ipotesi: poteva essere Alzhaimer o Parkinson o un cazzo di tumore al cervello, e che se non fosse stato niente di tutto questo era ancora perfettamente normale perché prima di ogni altra cosa stavo invecchiando.

Ora capisco, col senno di poi, quanto fosse maledettamente studiata e subdola l'azione dello SHIELD, un lento lavaggio del cervello durato decenni, un'ipnosi così profonda da essere radicata nei miei neuroni. Le sessioni di terapia, quando mi facevano stendere sul lettino e mi dicevano di chiudere gli occhi e di non ascoltare altro che la voce del terapista, servivano a smantellare i miei ricordi, uno dopo l'altro - per il bene mio e del mondo, ha detto quel bastardo patentato di Fury ( che si è degnato di presentarsi alla mia porta quando ho minacciato fuoco e fiamme al mio 'terapista' se non mi avesse fatto parlare col responsabile di quella stronzata). Ci sono segreti che non possono essere divulgati al mondo, e ricordi che non ti hanno fatto dormire la notte finquando non li abbiamo portati via, ha asserito, puoi onestamente negarlo?

Gli ho risposto di sloggiare il culo dalla mia poltrona. Chi diavolo gli aveva dato il diritto di decidere del MIO passato in quel modo? Non poteva fottere la sua testa se proprio voleva giocare al piccolo psichiatra psicopatico? E il fatto che nonostante tutto avesse ragione, che davvero avessi iniziato ad avere una vita molto più felice dopo aver seppellito nelle stanze più recondite della mia mente la maggior parte di ciò che avessi visto durante la Guerra e il resto del mio servizio, mi fa stringere i denti ancora adesso.

Eppure, dovrebbe essere nei miei fottuti diritti costituzionali avere voce in capitolo su quando dimenticare cosa e come. Nessuno, per nessuna ragione può fottermi quel diritto da sotto i piedi - per questo sto scrivendo ora quelle che dovrebbero essere l'equivalente delle mie confessioni, tutto quello che mi è tornato in mente dopo il piccolo trauma 'Vedo camminare i morti', e se volessero portarmi via anche queste lettere dovranno strapparle dal mio gelido pugno morto.

C'è una sola persona che dovrebbe leggerle, anzi, due.

Avrei potuto rivolgermi a Cap molto tempo fa se non fossi stato condizionato ad ignorare Cap , nonostante la sua foto fosse stata in prima pagina anche qui nel Texas quando l'hanno trovato nel Mar Glaciale Artico. Ho avuto per due settimane le foto di Rogers sotto gli occhi, titoloni strillati in prima pagina non appena il povero cristo metteva il naso fuori di casa, e la mia testa non riusciva a catalogare quelle notizie. Era come se andasse alla deriva da sola, impedendo di concentrarmi sul mo ex comandante: gettavo metodicamente via tutti i giornali con le sue informazioni, come un riflesso condizionato.

Forse ora non è troppo tardi per contattarlo, fargli sapere che sono vivo: chissà cosa hanno fatto credere quei bastardi dello SHIELD ad un uomo confuso da un salto di settant'anni nel futuro. Beh, Cap dovrà farsi un viaggetto qui, perché  a cento e rotti anni non penso mi facciano salire su di un aereo ( temono che gli schioppi in cabina? Mammolette), e l'inferno dovrà gelare prima che mi azzardi a fare un viaggio simile in autobus.

Eppure ho qualcosa di un po' più importante da fare, prima di chiamare Cap. Ed è la ragione per la quale sto scrivendo questa lettera in particolare, prima di tutte le altre. Ho solo una occasione per fare le cose perbene, solo un tentativo, perché se ci ho visto giusto - e che Dio mi perdoni, so di averci visto giusto - io non sono stato l'unico col quale hanno giocato.

Non mi spiego come non mi sia accorto prima di essere stato pedinato; e pensare che faccio ogni santa volta lo steso tragitto: mezzo chilometro fino al Wal Mart a piedi per non darla vinta all'artrite, sempre le solite corsie - prima quella del pane bianco, poi quella del latte, se mi sento particolarmente avventuroso qualcosa in scatola come ramen istantaneo - e infine soliti mugugni alla cassiera di mezz'età che non fa che complimentarsi per l'autosufficienza che ho perfino nei miei novant'anni.

Mi chiedo cosa farebbe se le dicessi la verità sul secolo e due lustri che mi porto sulle spalle, o se le dicessi che del '43, in una base nazista, hanno giocato un po' col mio dna in maniera tale da farmi invecchiare un po' più lentamente.

No, in realtà mi chiedo quale combinazione di eventi mi abbia portato ad accorgere di essere seguito proprio quel giorno e noi i trecentosessantaquattro precedenti che si erano svolti nella stessa, incessante routine. Eppure non mi sembra di aver fatto qualcosa di diverso - no, lanciai solo un'occhiata distratta nella corsia di fronte alla mia mentre sceglievo la marca di pane, e vidi un anonimo compratore con un cappello in testa, annoiato quanto me. I suoi occhi mi avevano accarezzato solo per un attimo, prima di tornare fiaccamente sulle salse.

In quell'istante avevo sentito un leggero dolore, un chiodo nel mio cranio, proprio dietro agli occhi - conoscevo quella linea della mascella, e quella consapevolezza stava lottando per un posto nella mia mente che era stata istruita a seppellire pensieri di quel tipo. Allora ancora non sapevo di essere stato addestrato come il cane di Pavlov al rifiuto, e strinsi i denti mentre fingevo di concentrarmi sull'importante decisione tra il pane di segale o quello integrale, rifiutando di darla vinta a quella che pensavo fosse l'ennesima emicrania.

Poi passai alla corsia del latte.  Lui scivolò nela corsia dei latticini in brick. Passai alla corsia del ramen, e lui apparve nella sezione dedicata ai sapori dal mondo, tutti punti dove era strategicamente lontano da me ma poteva continuare a tenermi d'occhio. Non lo stavo puntando consapevolmente, ma il mio subconscio era già in allarme rosso: quel tizio col cappello mi stava inevitabilmente seguendo.

Pensai che potesse essere semplicemente una guardia del corpo dello SHIELD incaricata di assicurarsi che tornassi a casa intero e mi rilassai un poco, perché ancora non sapevo che proprio da loro mi sarei dovuto riguardare maggiormente.

Ma la cagna americana che mi ha generato non ha tirato su un imbecille; quel ragazzo poteva avere al massimo trent'anni, ed era stato bravo fino ad allora - chissà da quanto mi spiava. Eppure l'avevo beccato, quindi era meglio che tagliasse corto e mi dicesse per conto di chi mi stesse ronzando intorno, se non voleva ritrovarsi il mio bastone giù per la gola.

Decisi di agire quando il marmocchio si fermò davanti alle confezioni di biscotti, perché era la corsia più vicina alle casse, quella dove se l'avessi affrontato a muso duro non avrebbe potuto avere troppo vantaggio: se fosse fuggito avrebbe attirato l'attenzione di cassiere e guardie del Wal Mart, e l'avrebbero rallentato.

Mi avvicinai a lui fingendo di studiare una confezione di biscotti che era particolarmente in alto; avevo sulla punta della lingua quello che avrei dovuto dirgli: ragazzo, prendi gli Oreo lassù a questo povero vecchio, sì?, ma quando mi girai verso di lui e ne vidi chiaramente il profilo, le parole mi morirono sulle labbra.

Qualcosa stava spingendo nel retro della mia mente - non solo perché  quella faccia mi era familiare, ma soprattutto perché c'era qualcosa di strano che non riuscivo a capire, un senso di... errore. Rimasi a fissarlo troppo a lungo perché lui potesse ignorarmi, a bocca aperta come un pesce... la mia mente si era completamente svuotata, lasciando al posto dei miei pensieri il rombo di un vento gelido nelle orecchie. I miei occhi nuotavano dentro e fuori dalla visione mentre cercavo di spiccicare parola davanti al ragazzo, e quando mi guardò... Dio, quando mi guardò, fu come tornare indietro di settant'anni - e capii cosa mi prudeva nel cranio: era la prima volta in altrettanto tempo che vedevo la sua faccia a colori.

Quell'uomo era morto quando le foto delle lapidi erano ancora in bianco e nero.

Desidera? Mi chiese, mostruosamente impersonale, e tutto quello che riuscii a dire fu Cristo, Sarge, dovresti essere morto.

Fu la prima volta in cui svenni in un secolo di vita.

Quando tornai cosciente, trovai attorno a me un nugolo di cassiere preoccupate e un tizio rubicondo che sbraitava di essere un paramedico e di aver bisogno di una barella dove stendermi per fare un massaggio cardiaco; tutto il sangue drenò via dalla sua faccia quando mi alzai - a fatica, maledetta artrite - e gli intimai di piantarla di fare l'uccello di sventura, 'che ero probabilmente più in forma di lui.

Sarge era, ovviamente, sparito senza lasciare traccia come il fantasma che avrebbe dovuto essere ma che non era.

Fu probabilmente lo shock di vedere un cadavere ambulante a spalancare il vaso di Pandora dei miei ricordi. Non  so perché rivedere la faccia di James Buchanan Barnes avesse avuto quell'effetto e non avessi avuto la stessa reazione quando, appena due anni prima, c'erano stati titoloni in prima pagina del ritorno di Cap. Forse perché Rogers era solo una foto in prima pagina sul giornale, una notizia sulla quale ciarlare nei talk show, mentre Sarge era stato davanti ai miei occhi, l'avevo toccato... era reale.

Era reale e allo stesso tempo impossibile che lo fosse; Barnes era giovane, poteva avere al massimo qualche anno in più rispetto alla foto che c'era sulla sua lapide... tranne per i suoi occhi. Li vedo nei miei incubi, perché da quando mi è tornata la memoria sono ripiombati indietro anche loro, che culo - erano gli occhi che mi sarei aspettato di trovare sul suo cadavere congelato, incastrato in una frattura tra le rocce, ma non sul volto di un uomo vivo. Nessuno poteva morire così tanto dentro e tuttavia camminare ancora su questa terra.

Non riesco ad immaginare cosa gli abbiano fatto, o come sia arrivato nel fottuto 2015 - spero che sia un cyborg, o un clone magari. Prego che non sia davvero l'uomo col quale ho dormito schiena contro schiena in Austria, lo stesso uomo dal quale mi facevo coprire le spalle quando distruggevamo gli avamposti HYDRA.

È per lui che scrivo questa lettera. È per te, James Buchanan Barnes, perché so cosa significa essere usato da chi pensavi fossero i buoni, so cosa vuol dire sentirsi traditi, essere traditi. Se è la vendetta che stai cercando, se mi stai tenendo d'occhio per capire quando colpire per farmela pagare, non ti biasimo.

Che cazzo, vivo o morto, nel '43 nessuno si è scomodato a recuperare il tuo cadavere dai ghiacci, già solo per questo  meriteremmo tutti quanti una strigliata dal tuo fantasma. Non ti offrirò nessuna cazzo di giustificazione, non cercherò di addolcirti la pillola, mentendo su cosa davvero è successo dopo che Cap è sceso da quel treno da solo. No, non ti abbiamo cercato, nessuno di noi l'ha fatto - non abbiamo voluto farlo.

Perdere un compagno era già abbastanza devastante, soprattutto perché ci eravamo convinti di essere invincibili dopo aver messo decine di bastoni tra le ruote del carretto del Teschio Rosso; ci eravamo convinti non di essere i migliori, ma di essere gli intoccabili della guerra.

Gli Howling Commandos erano rinati dopo essere passati attraverso l'inferno dell'HYDRA, ed erano tornati indietro per fargliela pagare con gli interessi.

Ma la verità, era che avevamo paura. Avevamo tutti una paura fottuta di venirti a cercare e non trovare solo un cadavere congelato, ma anche i resti ancora pulsanti del cuore di Cap sparsi intorno alla tua carne morta. Era impossibile negare che una parte di Rogers, una parte importante di lui, fosse volata giù con te, giacesse al tuo fianco nella neve. Il modo in cui aveva reagito alla perdita era stato il fottuto migliore auspicabile: era furioso. Era furioso, era vendicativo, era determinato a bruciare l'HYDRA dalle fondamenta - e avevamo visto tutti cosa accadesse a chi si metteva tra voi... figurarsi cosa avrebbe fatto a chi avesse avuto l'onore di strapparti via da lui.

Era la sola speranza per mettere fine all'operato del Teschio. Ma se gli avessimo consegnato un cadavere su cui piangere forse ti avrebbe semplicemente voluto riportare a casa e sparire per sempre - non sembrava una cosa da lui, sicuramente, ma per recuperare anche solo il tuo cadavere aveva disubbidito a degli ordini diretti rischiando la corte marziale, e aveva dato fuoco e fiamme ad una base HYDRA rischiando di morire e vanificare il Progetto Rinascita di cui era l'unico esperimento riuscito. Nemmeno questo sembrava da lui, eppure l'aveva fatto.

Non potevamo permetterci errori, non allora, quando eravamo così vicini a togliere la terra da sotto i piedi di Hitler e di Hirohito, ma soprattutto di Schmidt. E se il prezzo da pagare era una bara vuota, eravamo disposti a pagarlo - no, togli i se, quello era il prezzo che Philips ci chiese di pagare e tutti noi acconsentimmo, all'insaputa di Steve. Lui sarebbe dovuto riemergere il più tardi possibile dalla sua trance omicida.

Questo credevamo allora, e questo credo tutt'ora, anche se Cap ti ha seguito nella morte dopo due sole settimane e abbiamo visto comunque la fine della guerra. Sono sicuro che l'affondamento del Valkyrie abbia fatto tremare un po' di poltrone, là al Rastenburg.

Mi chiedo quanto di tutto questo tu sappia. Quanto e se ricordi.

Mi chiedo se ricordi ancora che io fui il primo di tutti gli Howling Commandos a capire la portata di quello che c'era tra te e Cap.

È stata sicuramente una delle notte più sconvolgenti della mia vita - scoprire che il mio capitano e il suo secondo se la intendevano. Allora non si parlava di gay od omosessuali, quelli come voi erano deviati o pervertiti. Può sembrare una presa di posizione estremamente retrograda, ma nell'ottica del tempo due come voi sarebbero stati sbattuti fuori dall'esercito alla velocità della luce. O, peggio, ti avrebbero giustiziato per alto tradimento ed insabbiato le malefatte di Cap.

Come si suol dire non ero il pennarello più brillante della scatola, ma al fatto che sarebbe stata una condanna solo per te ci arrivavo senza doverci pensare su mezz'ora.

Dire che fossi stato colto alla sprovvista era un eufemismo: ora, col senno di poi, capisco perché  Cap era sempre così entusiasta di finire in qualche club pieno di liquore gratis per i soldati, anche se non poteva ubriacarsi. Eravate sempre stati abbastanza furbi da sparire molto tardi, quando eravamo tutti troppo su di giri per accorgerci che vi isolavate.

Quella particolare sera era stata la triste conclusione di una giornata stressante passata a marciare nel fango, e avevo un mal di testa da spaccare le pietre. Se qualcuno mi chiedesse quali erano i momenti peggiori della guerra, la mia risposta lo lascerebbe a bocca aperta: non sono stati i combattimenti, il sangue dei miei nemici sulle mani... sono stati i periodi di stasi, quelli passati a sguazzare nelle fottute paludi nel bel mezzo del gigantesco Niente Bombardato che era diventata l'Europa centrale. Ho odiato con tutto me stesso quelle marce silenziose nella distruzione lasciata dagli scontri, chilometri e chilometri di paesaggi sempre uguali, contornati dal grigio dell'onnipresente nebbia che rendeva tutto irreale. Ogni tanto mi capitava di alzarmi prima degli altri, e in quel silenzio ovattato fumavo una sigaretta ( quasi sempre rubata dalle scorte di Morita, hah), chiedendomi se davvero il mondo reale potesse essere così indistinto, grigio, insignificante. Se fosse per quella landa devastata che stessi combattendo ancora, se fosse rimasto qualcosa per la quale valesse la pena combattere.

Il pensiero di impedire che quel teatro di morte spostasse il suo palcoscenico in America era l'unica cosa che mi spingeva a calzare gli stivali ogni mattina e ricominciare ad annaspare nel guano. Quel pensiero, e ovviamente Cap - che era un'ispirazione per chiunque lo incrociasse; ti spingeva a dare il meglio di te perché lui era convinto che ci fosse qualcosa di meglio che potessi dare, e quando qualcuno ti dimostra una tale fiducia, o fai di tutto per tradirlo oppure fai di tutto per essere all'altezza.

Quella sera mi sentivo molto poco all'altezza, di tutto. Non riuscivo nemmeno a godere del liquore in quella particolare bettola, che era una delle più graziose in cui fossimo mai capitati: la sala non puzzava di fumo stantio e sudore, per una volta i bicchieri erano puliti, e al bancone c'erano delle deliziose fanciulle che erano più che bendisposte a ringraziare noi soldati del nostro operato.

Tutto quel ben di Dio, e proprio allora il mio cranio doveva cercare di dividersi a metà. Dio, che culo.

Fu per noia che uscii dall'atmosfera festosa del locale per fare una passeggiata, sperando di non schioppare a terra contorcendomi per l'emicrania. Non ricordo esattamente se fossi uscito anche per cercare te e Cap, che non eravate presenti: non sono nemmeno certo di essermi accorto che non stavate festeggiando con gli altri Commando. Eppure, una strana coincidenza astrale spinse i miei piedi a scegliere quel particolare percorso, tra decine di altri, che mi portò davanti ad una chiesa sconsacrata.

Era una grossa costruzione in pietra, con delle vetrate enormi di cui era rimasta solo l'intelaiatura - doveva essere caduta una bomba nelle vicinanze, perché tutti i vetri erano implosi. Era quasi completamente divorata dall'edera rampicante, macchie di verde in ogni piccolo anfratto delle mura, ma conservava ancora una vena di maestosità ed eleganza... nonostante gli scalini che portavano all'entrata fossero più dei semplici mattoni impilati l'uno sull'altro, e stesse in generale cadendo a pezzi.

Non sono mai stato un fervido credente, ed ero libero dal terrore ancestrale che incutevano in un cattolico le chiese senza Dio. Avevo sentito molte storie sui demoni che abitavano quei luoghi ma non avevano mai attecchito nel mio immaginario: forse perché la guerra mi portava ogni giorno ad un passo più vicino all'aldilà, risucchiando tutto quello che era ancora vivo in me. Forse perché stavo diventando io stesso un fantasma, e dove potevano chiudersi le anime dannate se non in un luogo sconsacrato?

Mi sarei aspettato di trovare chiunque, chiunque, tranne te e Cap.

Eravate seduti nel silenzio della navata, su una delle panche più vicine all'altare, due sagome appena visibili nella luce flebile della luna; stavate parlando a bassa voce,  seduti semplicemente l'uno accanto all'altro con le teste vicine per poter parlare senza alzare i toni. Non c'era nulla di sconveniente in quello che stavate facendo:  Dio solo sa se un soldato non abbia bisogno, qualche volta, di nascondersi da qualche parte con un fratello in armi; ma fu l'aria intorno a voi a farmi sudare freddo, non appena vi vidi. Mi sentii accapponare la pelle senza nessun motivo particolare: mi sentii come se fossi inciampato per caso in una camera d'albergo occupata. C'era un silenzio così tranquillo, solo dei sussurri morbidi appena percettibili e un sentore di sigaretta nell'aria.

 Percepii Cap abbassare la testa, e fui preso dal terrore di cosa stesse per fare - era una situazione così privata, così intima, che l'unica cosa alla quale riuscivo a pensare era cosa succedeva quando una donna scendeva col volto sul grembo di un uomo; ma lui non scese, si sedette solo più comodamente appoggiando la fronte sulla pelle della tua gola, e ti rubò la sigaretta dalle labbra: fu quel gesto così semplice a distruggere completamente ogni ragionevole dubbio di innocenza di quella situazione.

Si dice che quando ti arruoli nell'esercito, entri in una seconda famiglia; non accade perché l'esercito sia un posto rose e fiori, anzi, per contare i bastardi che ho incontrato durante la mia carriera non basterebbero tutte le mani di questo mondo. La ragione, è che non esistono più confini di proprietà. Nell'esercito non esiste qualcosa che appartenga solo a te: se risparmi due sigarette dalla razione, ciò che naturalmente fai è trovare qualcuno che sia disposto a fumare con te, non ti passa nemmeno per l'anticamera del cervello di conservare una cicca per consumarla in solitudine in un secondo momento. O, almeno, era così che funzionava nella Seconda Grande Guerra.

No, il gesto di Cap non era così scandaloso: denotava familiarità, ma voi due eravate la definizione stessa di fratelli non di sangue. Nessuno di noi avrebbe mai visto nulla di strano se gli avessi passato una sigaretta - il solo motivo per cui non ce le scambiavamo spesso tra di noi era che ciascuno aveva il suo modo ( irritante) di fumare: a Morita piaceva inzuppare il filtro di saliva, Dernier fumava una sigaretta finquando il mozzicone non diventava così piccolo che finiva per bruciarsi le dita... e tu, Sarge, avevi la pessima abitudine di tenere il filtro tra i denti, deformandolo tutto.

Eppure non avevo mai, mai una volta, visto fumare Cap.

Tutti noi sapevamo dello stato della sua salute prima del siero, della sua asma cronica. Era ovvio che non bastasse un anno come emblema della salute fisica per cancellarne ventiquattro passati a tossire fuori un polmone al primo accenno di fumo.

Eppure, lui ti rubò quella sigaretta. Non ne aveva mai toccata una tranne che con te, chissà quante volte prima di quel momento. Nel lasso di mezzo secondo pensai a mia moglie, alla passione che aveva per il vino bianco e a quanto io lo odiassi per il suo sapore scialbo... e le uniche occasioni in cui lo bevevo era quando ero a letto con lei, perché sapevo che le piaceva rincorrere il sapore nella mia bocca.

Fu allora che capii.

Gesù Cristo, si amano.

Fu una certezza assoluta, che mi fece annaspare all'indietro e inciampare su un frammento di vetro, facendo un rumore forte come uno sparo in quel silenzio.

Vi giraste entrambi con le pistole in mano, ma poi Cap si accorse che ero solo io e sbuffò di sollievo, passandosi una mano sulla faccia. Gesù, Dum Dum, stavi per farti sparare. Lo disse così, come se fosse quello il problema - anche se, in quell'istante, una pallottola in corpo sarebbe stata meno imprevista.

Che cazzo era? Dissi invece io, ignorandolo completamente. Spostavo lo sguardo tra voi due, cercando di captare qualsiasi possibile segnale di colpa o occhiata complice sulla cazzata da rifilarmi - mi aspettavo una giustificazione annaspata e falsa, che facesse acqua da tutte le parti. Aspettavo qualcosa che mi avrebbe dato la conferma di averci visto giusto.

Eppure, l'espressione sul volto di Cap era di autentica sorpresa, si guardò perfino alle spalle nel caso in cui fosse stato un movimento dietro di lui ad attirare la mia attenzione. Quando vide solo buio anonimo e l'altare in pezzi, si girò verso di me. Sei ubriaco? Mi chiese divertito, sorridendo.

Ma tu, Sarge, non stavi sorridendo, proprio per niente. La tua espressione era attenta, calcolatoria, di ghiaccio. Mi guardavi con la testa leggermente reclinata verso il basso e gli occhi in su, e in quello guardo serio trovai le mie risposte.

Ubriaco il cazzo, ricordo che sputai, e continuai a ringhiare sulla falsariga di quel concetto mentre Cap continuava a guardarmi prima sinceramente scioccato, poi sempre più divertito. Lui era convinto che semplicemente fossi piombato in una sbornia paranoica, glielo si leggeva in faccia, e quella sicurezza mi dava sempre più il nervoso; come poteva non rendersi conto di come dovevate sembrare visti da occhi estranei? Come poteva non rendersi conto che, una volta fattoci caso, la natura del vostro legame era palese? Come faceva a non avere una coda di paglia lunga un chilometro?

Dai, dicesti ad un certo punto per sedare la discussione unilaterale che stavamo avendo. Lo accompagno al suo hotel.

Non mi accompagni da nessuna parte, borbottai, anche se praticamente mi afferrasti per le spalle con fare cameratesco e iniziasti a condurmi verso l'uscita. Cap ci seguiva, sempre perfettamente tranquillo, e quando ci separammo scherzò perfino sulle allucinazioni da sbornia.

Avrei potuto urlare per la frustrazione. Più probabile, avrei potuto dare un pugno sul grugno di quel cretino cieco, ma tu sorridesti - un sorriso finto, per Steve, per fingere che fosse tutto a posto quando non era assolutamente così - e proseguimmo per la strada dell'hotel.

Ricordo chiaramente di essere stato ad un passo dal colpire qualcosa, qualsiasi cosa - ci avevi raccontato di come l'immacolato involucro di Capitan America contenesse quel piccolo diavolo rognoso di Steve Rogers, un metro e sessantacinque di pura insolenza sepolta sotto la patina brillante dell'uomo d'oro d'America... e ne avevamo avuto qualche scorcio durante le missioni, ma ora capivo davvero cosa intendessi.

Ora mi crederai quando dico che Dio ha dato a Steve un naso solo per darti un punto in cui colpirlo e fargli male?, mi chiedesti come se avessi letto nella mia mente - beh, no, probabilmente avevi solo lanciato un'occhiata alle mie orecchie fumanti.

Ringhiai qualcosa di incoerente, ma ripiombai subito nel sospetto che stessi cercando di sviare la conversazione su un terreno sicuro. Non te l'avrei permesso, perché sapevo quello che avevo visto e non avrei accettato di passare per visionario.

Mi sbagliai. Non volevi sviare.

Lui non se ne rende conto, iniziasti prima che potessi aprire la bocca per protestare. Anche io ci ho messo un po' per capire quali atteggiamenti possono essere fraintesi. Siamo cresciuti praticamente l'uno delle tasche dell'altro, e qualche volta quello che per noi è normale, non lo è davvero, spiegasti scuotendo la testa.

Che diamine era quello, Sarge?, chiesi. Hai idea di cosa significa?

Mi regalasti un sorriso strano. Sì, ho una stramaledetta idea di cosa significa.

Tacemmo entrambi per un po'. Ci stavamo dirigendo verso la piccola piazza del paese, col suo monumento ai caduti della Prima Grande Guerra in lontananza; la serata era molto tranquilla, come lo era stato l'interno della chiesa, c'era solo qualche luce accesa in pochi locali. Per il resto, il paese era silenzioso.

Eravamo completamente soli, e non riuscii a trattenere un brivido di disgusto. Oh, okay. Lo so che sembra terribile adesso, ma allora erano completamente altri tempi, avevamo tutti subito un lento lavaggio del cervello sui valori e la famiglia e il patriottismo e tutte quelle altre stronzate cristiane e moraliste che non ci avevano impedito di cascare con tutte le scarpe in un'altra Guerra Mondiale. Non eravamo di certo istruiti, se lo fossimo stati non ci saremmo fatti inscatolare nelle trincee, no? Magari all'insaputa di noi borghesi per ogni città americana esisteva una gay metropoli nascosta[2], ma se esisteva era di certo appannaggio degli uomini di cultura e degli artisti, non di noi soldati.

Non riuscivo a capire come fosse possibile per due giovani come voi rischiare di perdere tutto, di diventare due reietti, essere congedati dall'esercito con disonore o rischiare la corte marziale pur di... infilarvelo a vicenda nel culo, detto nudo e crudo. Non era necessità, visto che eravate entrambi giovani e sani e non avevate problemi a trovare una dama, quindi cos'era? Una sfida verso Dio? Una perversione?

Non rispondesti subito alla mia sfuriata. Pensai che fosse perché non sapessi quale risposta darmi, e una parte di me si sentì sollevata: se non riuscivi a darmi un motivo, voleva dire che era solo uno sfizio e non eravate davvero due deviati.

Ma non esitasti a rispondere perché non sapevi cosa dire, no; volevi capire se valesse o meno la pena parlarne. Mi sentii sotto esame quando ti appoggiasti ad un muretto, fissandomi mentre fumavi pigramente una sigaretta.

Dasti un leggerlo colpo al pacchetto per farne uscire una e me la passasti, sempre guardandomi, valutandomi con quello sguardo calcolatore, da cecchino; ti aspettavi che la buttassi a terra urlando come se mi avessi passato un cobra? Era questo che avevi in mente? Beh, il vecchio Dum Dum qui presente ha palle grosse come barili adesso e le aveva anche allora. Ero ignorante come un mulo, ma perfino io arrivavo a capire che non mi avresti passato la voglia di cazzo condividendo una sigaretta.

Quando l'accettai,  vidi il tuo primo vero sorriso della serata - e tutt'ora mi chiedo se non ti fosse già successo un confronto simile, quante volte ti fosse già capitato di finire in prima linea per togliere la patata bollente dalle mani di Rogers, e quante di quelle volte fossi finito col sangue di qualcuno sulla tua camicia e le nocche spaccate.

Sai la risposta alla tua domanda, dicesti finalmente a bassa voce. Vogliamo dare un nome all'elefante nella stanza?

Gesù. Non potei dire altro.

Gesù è amore, ci siamo, scherzasti con un occhiolino nella mia direzione. Mi dispiace che tu l'abbia scoperto così... no, mi dispiace che tu l'abbia scoperto e basta, ma la colpa è nostra. Siamo sempre attenti a non andare mai oltre, e poi ci facciamo infinocchiare dagli atteggiamenti. Scuotesti perfino il capo come se non riuscissi a capacitarti della situazione

Cercai di ignorare le implicazioni di quell'andare oltre, cose che davvero non volevo immaginare, e chiesi seccamente come fosse possibile che nessuno se ne fosse accorto prima. O sono io l'ultimo che ci è arrivato?

Oh, no. Oh, Dio, no. Tu sei stato l'unico ad arrivarci, te l'assicuro, o io sarei già stato spedito dall'altro lato del Pacifico a fare da bersaglio mobile per i giapponesi. No, te l'ho detto, siamo più che attenti, però Steve non sa cosa sia la malizia e non pensa molto a come devono sembrare all'esterno alcune azioni. E io ne approfitto, dicesti, e il sorriso impertiente che avevi avuto fino a quel momento sparì. Diventasti serio, cauto, ombroso, e quello che lessi nei tuoi occhi fu la tristezza, e passione imbrigliata in catene di ferro. Diventa... difficile... dopo un po'. Controllarsi, intendo. Deglutisti aria, inciampando sulle parole: non ti avevo mai visto essere meno che sicuro di te, ma ora capivo quanto tutto quel peso che portavi sulle spalle ti rendesse fragile; avevo pensato che spariste per i porci comodi, invece rubavate momenti anche solo per poter restare vicini, Dio. Non possiamo mai abbassare la guardia, e nemmeno quando, sai, siamo soli possiamo... uh. Non nelle tende. Non nelle trincee, sicuramente. E gli hotel si reggono in piedi per opera di Cristo con quei muri di carta velina, quindi non possiamo... nemmeno là.

Mai avrei immaginato di arrivare a provare pietà, ma le tue parole mi fecero immedesimare più di quanto desiderassi. Come ero stato io a venticinque anni? Beh, con meno baffi, ma ricordo di aver avuto sempre le mani addosso a quella che ai tempi era la mia fresca sposina.

Pensai ad un mondo in cui quello mi era negato, in cui sarei dovuto stare attento perfino al modo in cui le parlavo perché chiunque avrebbe potuto fraintendere. Immaginai di esserle accanto ventiquattro ore su ventiquattro, con una guerra sullo scenario, sapendo che saremmo potuti saltare in aria in qualunque momento. Mi vidi a fissare la sua sagoma addormentata nel buio di una notte qualunque in Europa, magari nella stessa stanza e con qualche misero metro di distanza, e di continuare a struggermi nel silenzio solo perché la morale del mondo diceva che il mio amore era sbagliato.

Qualcosa dentro di me si ribellò: chi cazzo l'aveva deciso? Chi diavolo poteva permettere di innalzarsi su un pulpito e decidere della mia vita, del mio amore non sapendo un cazzo (si, già allora odiavo profondamente quando qualcuno prendeva decisioni per me) ? Vidi rosso per quasi venti secondi a quel pensiero, finquando non mi resi conto che no, non si parlava di me.

Non posso negare che il mio stomaco sprofondò sotto i tacchi degli stivali quando capii quello che effettivamente dovevi provare ogni giorno; nonostante continuassi a pensare che foste deviati ( trent'anni di condizionamento mentale non spariscono di certo per un discorso strappalacrime), iniziavo a capacitarmi di quanta sofferenza ci fosse comunque dietro a tutto quello. Potevo capire quanto fosse complicato seppellire tutti i sentimenti, quanto fosse difficile rinunciare alla passione - il cibo con cui nutrire l'amore. Non condividevo, eppure capivo.

Non parlammo oltre per quella sera, e non raccontai a nessuno di quanto avessi scoperto: non a Philips, non a Carter, e neppure agli altri Howling Commandos; eppure fu proprio a causa di quel confronto che iniziai a chiamarti in disparte ogni volta che ero di guardia in un luogo abbastanza isolato o finivamo in un hotel abbastanza grande da avere delle stanze sul retro per questi tipi di incontri. Ti dicevo che avevi due ore di tempo da passare in camporella e di fare in silenzio, per l'amore di Cristo.

Credo che la tua faccia sconvolta fosse diventata la cosa più divertente che avessi mai visto - che si trasformò poi nella cosa più  imbarazzante quando fummo costretti a spiegare a Cap perché improvvisamente gli balzavi addosso nei boschi quando di guardia c'ero io o perché saltavano improvvisamente fuori appartamenti liberi dove potevate nascondervi.

Non che lo facessi con intenzione, sia chiaro, non è che mi mettevo col naso in aria a fiutare ogni anfratto disponibile per voi  - però tenevo gli occhi aperti. Tre paia di bulbi oculari erano sempre meglio di due, no?

E anche se non ne ho mai parlato, credo che ad un certo punto anche gli altri Commando iniziarono a mangiare la foglia. Non gli ho mai chiesto cosa ne pensassero effettivamente, ma quando sparivate ( e stavolta non per chiacchierare in chiese disastrate ma per... fare... quello, e io lo sapevo benissimo), gli altri accettavano le mie tiepide risposte: Cap e Barnes? Saranno nei paraggi, se non è urgente lasciali stare. Sarge? Ah, non so, forse è con Cap.

Nessuno premeva oltre, quando specificavo che eravate insieme. Non ho mai chiesto loro se sapessero, o se se ne fossero resi conto col tempo; fatto sta che diventammo tutti complici, consapevolmente o meno. Credo ancora di aver fatto la scelta giusta anche se andava contro tutti i precetti cristiani che mi avevano insegnato in trent'anni di vita: non si può pensare altrimenti ricordando le vostre facce dopo quegli incontri strappati, come tornavate da noi perfettamente in ordine ma con dieci anni di meno incisi in faccia.

 Non sono sempre stato solo il figlio di puttana coriaceo che ringhia ed abbaia ancora alla veneranda età di 120 anni: come ho già detto, Cap ti spingeva a tirare fuori il meglio, anche se era solo una briciola.

Sai, Sarge, è da quando ho iniziato a scrivere che mi chiedo cosa esattamente intendessi fare con questa lettera. Anche se dovessi leggerla, cambierebbe davvero qualcosa per te? L'uomo che ho visto nel supermercato non sembrava avere molto del vecchio Sarge - ne indossava la pelle, ma tutto il resto era sbagliato.

Forse leggere questo farà più male che bene a quell'uomo. Sapere quello che ha perso, o ricordare tempi migliori in cui non era stato abbandonato sul fondo di una rupe rocciosa, può romperlo definitivamente - alcune volte è meglio l'oblio dell'ignoranza piuttosto che scomode verità, almeno così ha detto Fury prima che lo cacciassi fuori di casa.

Beh, io ho ballato sul bordo di quel precipizio e so cosa significa: mi hanno costretto a dimenticare anni interi di vita, e sono quasi sicuro che non sia toccata una sorte migliore agli altri Howling Commandos; posso quindi dire di essere stato dimenticato a mia volta.

Ci sono state notti, che ora finalmente posso ripercorrere senza sentire lame di coltelli in mezzo agli occhi, tra una seduta di 'pulizia' e l'altra in cui sognavo le mie mani, sempre le mie mani - e le fissavo e le fissavo e non capivo cosa il mio subconscio stesse cercando di dirmi. Vedevo le mie dita, tutte e dieci, il palmo e il polso e il rosa della pelle davanti ai miei occhi, ed erano semplicemente e completamente vuote.

Io non capivo, e la mattina non riuscivo ad afferrare i contorni indefiniti dei miei sogni nemmeno per ragionarci su. Solo adesso so perché vedessi le mie mani giunte a formare un cesto, come per contenere qualcosa - ma le maglie formate dalle mie dita erano allentate, e quello che avevo cercato di conservare e tenere al sicuro stava scivolando via, no, io stesso lo stavo lasciando andare sotto l'ordine di qualcuno che me lo voleva portare via. E io, capra, ubbidivo.

Nelle mie mani era rimasto il niente - ed è stato il niente    che ho visto nei tuoi occhi, Sarge, un vuoto così profondo da non vederne la fine, come un lago ghiacciato in inverno.

Quel vuoto l'ho sperimentato. Sono stato io, per quasi quarant'anni, una matrioska senza le bambole più piccole all'interno. Hanno pulito e raschiato e strappato via una parte di quello che ero, e se ho visto giusto è qualcosa che hanno fatto anche a te. Non è per questo che ho rischiato la vita nel quarantacinque, non per questi giochi di potere e compromessi, Dio mio.

Non gli permetterò di tapparmi ancora la bocca. Ci hanno provato, Dio sa se non ci hanno provato, ma li ho cacciati via dalla mia testa. Se ci riesco, contribuirò a spianarti la strada per fare la stessa cosa.

Sei James Buchanan Barnes, Sergente dell'esercito degli Stati Uniti d'America, secondo in comando degli Howling, migliore amico ( con tutto quello che implica) di Steve Rogers.

Non importa cosa ti hanno fatto credere, di cosa ti hanno convinto, o quali falsità hanno implementato nella tua memoria. Questo è chi sei. Hai avuto persone che ti hanno amato, che ti hanno voluto bene, e forse ancora aspettano il tuo ritorno.

Non sei solo. Non sei mai stato solo. E anche se ti hanno strappato via tutto, anche se hanno lasciato solo le macerie del passato, lui è ancora li. Non ricordare non lo rende più o meno reale, è successo davvero. Nonostante te lo possano aver portato via, il passato è esattamente dove dovrebbe essere - nel tuo passato.

E allora chiudi gli occhi, e ricorda chi sei[3]




Il Soldato finì di leggere la prima delle lettere nel completo silenzio della casa di campagna appartenuta a Timothy 'Dum-Dum' Dugan. Il necrologio sul giornale diceva che era morto d'infarto nel suo letto, una morte rapida ed indolore: la memoria del Soldato era ancora fallace, ma era quasi sicuro che non fosse morto esattamente in quel modo. Essendo un vecchio di più di cento anni, eliminarlo non avrebbe richiesto delle misure cautelari particolari: simulare una morte nel sonno era facile se si sapeva come farla sembrare il naturale corso degli eventi.

Il Soldato non ricordava, ma quello non cambiava nulla, giusto? Questo aveva detto Dugan. E aveva confermato in parte quello che il Soldato aveva letto allo Smithsonian, anzi, aveva spiegato molto di più: ad esempio perché Capitan America si fosse fatto quasi uccidere da lui in quella maniera barbara. Non pensava gli fosse mai stato ordinato di portare a termine una missione picchiando a morte la vitima, era un metodo poco pulito che lasciava troppe tracce.

Però non aveva saputo in che altro modo sfogare il fiume di emozioni che scatenava ancora adesso in lui la sola vista di Steven Grant Rogers. Aveva rotto la sua programmazione due volte, quel giorno: non solo risparmiandogli la vita, ma anche cercando di ucciderlo nel più feroce modo possibile.

Accarezzò con la punta delle dita di metallo la carta fittamente scritta: forse era quello uno dei perché; forse era anche il motivo per il quale non era riuscito a portare a termine la missione. Forse era anche il motivo per il quale si era messo alla ricerca dei pezzi sepolti e sparsi nel vento dell'uomo per il quale Rogers era disposto a morire.

Aveva altre lettere da leggere e la notte era ancora giovane. Poteva fingere di essere un senzatetto e chiedere un letto tranquillo in uno dei rifugi della città, o poteva infiltrarsi in una casa vuota per le vacanze, o in una costruzione abbandonata, o perfino salire su un mezzo pubblico e lasciare che lo trasportasse ovunque, mentre cercava di tracciare i contorni del puzzle del suo passato che non aveva mai pensato neppure di avere. Poteva fare tutto quello che voleva.

Ricorda chi sei.

Il Soldato prese i fogli con cura, senza lasciare tracce del suo passaggio. Poi fece scattare la serratura e sparì nella notte.

If you can hear me now / I'm reaching out

To let you know that you're not alone

So just close your eyes

Baby, here comes a lullaby[4]







NOTE FINALI

[1] Sì, conosco la sensazione di trovarti affacciato su di un precipizio, e non  c'è rimedio dall'esserti tagliato sul bordo frastagliato. Ti sto dicendo che non è mai così male come sembra, fattelo dire da qualcuno che è stato dove sei tu ora: steso a terra, e non sei sicuro di poterlo sopportare ancora.

[2]La metropoli gay è il nome di un saggio di natura sociale e storica riguardo l'omosessualità nel secolo scorso, prima delle lotte sociali che hanno portato il mondo a cambiare la visione su di essa. È inutile dire che c'erano proprio dei bar in cui poter... uh... avere quel tipo di compagnia, nonché una rete di collegamenti, della serie io conosco un uomo che conosce un tizio che ha un amico che può farti entrare in quel giro, principalmente tra la gente ricca o comunque istruita ( c'erano persone che mettevano a disposizione appartamenti per questo). Potete trovarlo qui, ed è in inglese. Una bella lettura.



[3]Per chi non lo sapesse, anche nel comic c'è il ritorno di Bucky come il Winter Soldier (ovviamente). La storia è diversa: Steve incontra questo soldato durante una missione e riconosce Bucky, il quale non ricorda nulla ( la famosa frase who the hell is Bucky la dice anche nel comic). Fury e Sharon Carter allora contattano Steve per mostrargli diversi avvistamenti che confermano l'identità di Bucky Barnes, e Natasha gli consegna il documento sul progetto Winter Soldier della Sala Rossa dove lei è stata addestrata, dove c'è scritto quello che gli hanno fatto. Barnes viene incaricato da Norman Osborne di portare al sicuro il cubo cosmico che è nelle sue mani, ma Steve lo rintraccia e lo intercetta. I due cominciano a combattere in una vecchia fabbrica, e Steve è disposto a farsi sparare se Bucky davvero non lo riconosce. Il ragazzo esita e arrivano sia Falcon che Sharon Carter a fermarlo. Il cubo cade a terra e Steve lo usa per far riacquistare la memoria alla sua vecchia spalla, dicendo proprio: Bucky, ricorda chi sei.

[4] Se ora puoi sentirmi, sto cercando farti sapere che non sei sola. Chiudi solo gli occhi, piccola, ecco che arriva la ninna nanna.

Sarge vuol dire Sergente ( non ricordo se in tedesco, o se è solo un'espressione dialettale americana per Sergente - tipo Ma'am per Signora, che è forma sincopata di Madam. Sorry!).
Grazie per aver letto!!


Appleeatyou




















  
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