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Autore: Zomi    25/06/2015    5 recensioni
La situazione era al quanto… divertente.
Nel suo piccolo studio di lettura, nel retro del castello di poppa dove verdeggiava il bel giardino della Sunny, lontana dagli schiamazzi dei giochi dei Mugiwara che saltavano sul ponte, Robin fissava i due personaggi che, in precario equilibrio tra imbarazzo e incredulità, erano andate a chiederle aiuto.
-…interessante…- sorrise sorniona, richiudendo il libro che stava leggendo e posandolo sul tavolo a cui sedeva, accavallando le sinuose gambe e passandosi una mano tra le ciocche corvine.
Posò una mano sotto il mento, a sorreggersi il capo, abbandonando l’altra sul grembo mentre ruotava gli occhi da Nami a Zoro, che con braccia conserve, grugniva e si agitava sulla poltroncina, lanciando rapide e sconsolanti occhiate alla rossa.
-Dunque…- continuò Robin, cercando di celare il suo malsano divertimento nel vederli in quella situazione -… com’è successo?-
-Bhè…- esordì lo spadaccino, sollevando gli occhi sull’archeologa –Nami…-
-È tutta colpa di questo buzzurro rincretinito!!!- gracchiò isterica Nami.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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YOU ARE SO BEAUTIFULL FOR ME



 
La situazione era al quanto… divertente.
Nel suo piccolo studio di lettura, nel retro del castello di poppa dove verdeggiava il bel giardino della Sunny, lontana dagli schiamazzi dei giochi dei Mugiwara che saltavano sul ponte, Robin fissava i due personaggi che, in precario equilibrio tra imbarazzo e incredulità, erano andate a chiederle aiuto.
-…interessante…- sorrise sorniona, richiudendo il libro che stava leggendo e posandolo sul tavolo a cui sedeva, accavallando le sinuose gambe e passandosi una mano tra le ciocche corvine.
Posò una mano sotto il mento, a sorreggersi il capo, abbandonando l’altra sul grembo mentre ruotava gli occhi da Nami a Zoro, che con braccia conserve, grugniva e si agitava sulla poltroncina, lanciando rapide e sconsolanti occhiate alla rossa.
-Dunque…- continuò Robin, cercando di celare il suo malsano divertimento nel vederli in quella situazione -… com’è successo?-
-Bhè…- esordì lo spadaccino, sollevando gli occhi sull’archeologa –Nami…-
-È tutta colpa di questo buzzurro rincretinito!!!- gracchiò isterica Nami.
-Mia?!?- sbottò quello, rivolgendosi rabbioso alla rossa –Sei tu che hai le mani di burro e non riesci a reggere nulla!!!-
-E’ tutta colpa tua!!!- strillò la cartografa, incenerendolo con lo sguardo –Se tu non ti fossi avvicinato quatto quatto come una salamandra, facendomi prendere un colpo, non sarebbe successo nulla!!!- sbatté i pugni contro la superficie riflettente che la divideva dal verde –E’ tutta colpa tua!!!!- strillò ancora, saltellando e lanciando i pugni al cielo facendo rimbombare la sua vocina contro le pareti di vetro dell’ampolla che la conteneva.
Già, una piccola, decorate e affusolata ampolla di vetro pregiato e ben lavorato, che rinchiudeva dentro di sé, quasi fosse un tesoro, una piccola e strillante Nami, che si dimenava e batteva i pugnetti sul vetro, zittendo il compagno.
Robin sorrise nuovamente, scivolando con gli occhi cerulei dalla navigatrice, ancora urlante contro Zoro, allo stesso spadaccino, sbattendo le ciglia quasi a deriderlo in silenzio.
-Non è vero!!!- spalancò le braccia quello, con un tono così infantile e tremante che lo fece arrossire, rinchiudendosi nel suo silenzio ringhiante cercando di ignorare la mora ridacchiante.
Che cavolo c’era da ridere poi?
Nami era diventata una nanetta, così piccola che poteva essere contenuta in una bottiglietta, e perfino in versione tascabile manteneva la sua indole autoritaria, intrattabile e isterica.
-Robinnn!!!- piagnucolò Nami, scivolando sulle ginocchia sul fondo della fiaschetta –Aiutami!!! Non voglio restare un’ Ation Figure per il resto della mia vita!!!-
La mora annuì, incrociando le mani sotto il mento e fissando attenta e seria la compagna.
-Allora raccontami tutto dall’inizio...- la esortò, facendola sobbalzare nella sua piccola, davvero piccola, ed esile figura.
-Bhè…- borbottò, arricciandosi una ciocca di rame tra le ditina.
Lanciò un’occhiataccia a Zoro, fulminandolo, o quanto meno cerando di trasmettergli una lieve scarica elettrica per dargli fastidio date le sue dimenzioni, prima di rivolgersi a Robin.
-Lui deve restare per forza?- sbottò.
Il sorriso serafico, e alquanto inquietante che la donna le rivolse, la fece sospirare sconfitta.
Contro Robin era inutile impuntarsi.
Si morse un labbro, indecisa sul da farsi: avrebbe dovuto raccontare tutto?
Tutto tutto?
Bhè magari qualche dettagli no, qualche piccolo insignificante dettaglio…
Insomma, davanti a Zoro poi?!?
Sperava che Robin capisse, e soprattutto l’aiutasse.
Sospirò nuovamente, mantenendo il capo basso mentre parlava.
-La boccetta che mi contiene me l’ha data Madame Sherly, prima di partire dall’Isola degli Uomini Pesce…-
 
 
 
Nami non dimenticava mai nulla, né perdeva alcunché nella sua ordinata e pulita cabina.
E quell’ampollina non era da meno.
Le era capitata in mano quella stessa mattina mentre sistemava alcuni abiti nel suo armadio e subito i ricordi le erano tornati a galla nella mente.
Ricordava ancora come ne era venuta in possesso, il perché e la voce materna e morbida della bella sirena squalo che le spiegava come usarla, affinché avesse effetto.
Ricordava quel consulto con Madame Sherly, in un’appartata e buia stanza del Palazzo Ryuugu, in cui la sua mano tremante e candida era retta da una fredda della veggente, che la scrutava e leggeva.
 
-Ohhh- le si erano increspate le carnose labbra nere –Vedo problemi di cuore-
-Dove?- aveva fissato fremente il suo palmo Nami, accostando la frangetta rossa a quella bluastra di Madame Sherly.
-Qui- le accarezzò la linea dell’amore la sirena –Vorresti avere maggiori attenzioni da parte dell’uomo del tuo cuore, ma lui spesso ti tratta da…- prese una profonda boccata di tabacco dal suo Kiseru -… mocciosa-
Ruotò le iridi indaco sul viso della navigatrice, sorridendo pacata.
-Ti sei innamorata di un maleducato- le guance di Nami s’imporporarono -È un amore interessante… e passionale-
-Ma che dici?!?!?- aveva sfilato la mano da quella gelida della cartomante, arrossendo imbarazzata.
Era così facile capire di chi era innamorata? Bastava semplicemente leggerle la mano?
–Ti sbagli, hai letto male- si sfregò la mano sui jeans scuri, mostrandola a palmo aperto alla sirena –Io non sono innamorata, men che meno di un maleducato-
-Ah no?- si addossò con la schiena alla poltroncina, passandosi sulle labbra la pipa allungata –Allora perchè mi hai chiesto di leggerti la mano e di concentrarmi sulla tua linea dell’amore se non sei innamorata?-
Nami arrossì, gonfiando le guance presa in contro piede, assottigliando lo sguardo sulla mora, sorridendo beffarda.
-Pura curiosità femminile- si passò una mano tra le ciocche di rame –E sempre per pura curiosità, dimmi, tu non hai nulla per far si che questo buzzur-ehm, maleducato...- sollevò teatralmente gli occhi al cielo, ridendo quasi di quell’appellativo -… mi presti maggior attenzione?-
Sherly scrutò pensierosa la rossa, persa nei suoi pensieri su di lei e su ciò che le univa.
Sorridendo infilò un braccio nella manica opposta della sua tunica, afferrando una piccola e decorata ampolla di vetro che fece oscillare dinanzi agli occhi curiosi e furbi di Nami.
-Questa è una potente pozione- spiegò –Se la verserai sul tuo innamorato, lui non riuscirà a trattenere dentro di sé i bei pensieri che ti rivolge-
La mano della rossa scattò in avanti verso la boccetta, pronta ad afferrala con forza, ma la fredda e pallida mano della sirena si ritrasse, sottraendogliela –Ma…- le alzò contro l’indice per ammonirla -… dovrai stare attenta-
Ruotò la boccetta nel suo palmo, offrendola a Nami, mentre parlava.
-Dovrai versare il suo contenuto sul tuo buzzurro entro due lune, altrimenti la pozione cambierà effetto e colui che si bagnerà con essa immancabilmente perderà se stesso e tutta la bellezza che porta, e verrà rinchiuso nell’ampolla stessa-
Gli occhi nocciola della cartografa si allargarono attenti alle parole della sirena, prima che la sua mano afferrasse con forza l’ampolla, racchiudendola con presa sicura.
-Capito- si alzò dal divanetto, avviandosi svelta alla porta della stanza –Non preoccuparti, in fondo è solo curiosità femminile: non la userò- la salutò con braccio teso dandole le spalle.
-Allora perché accettarla se non la userai?- sorrise melliflua Sherly, riportandosi alle labbra il Kiseru, ascoltando la porta richiudersi di fronte a sé.
 
Da quella sera erano passati mesi, e di certo la pozione aveva perso il suo effetto benefico.
Sbuffò Nami, scocciata per la perdita di valore di quell’interessante intruglio.
Aveva lasciato trascorrere troppo tempo, e ora era inutilizzabile.
D’altra parte, quando mai avrebbe potuto usarlo con tutti i casini che si erano susseguiti dopo l’Isola degli Uomini Pesce?
Punk Hazard prima, Dressrosa, poi Big Omo, Zo…
I tempo materiale per prendere il buzzurro e annaffiarlo di quell’intruglio le era mancato, come anche quello di farsi sistemare i capelli da Usopp o Robin.
Si sedette sbuffando sul letto, passandosi una mano tra i ricci lunghi, non poi così lunghi a dire il vero, ma che necessitavano di una leggera sistemata.
Non tanto per lei, più che altro per lui.
Già, lui.
Riportò gli occhi alla fiaschetta, rigirandosela tra le mani.
Le dispiaceva buttarla via, ma d’altra parte ormai era inutilizzabile e poteva correre il rischio di creare un bel guaio se fosse finita nelle mani sbagliate e impacciate di qualche suo Nakama.
Fece oscillare la boccetta sopra di sé, all’altezza degli occhi, dondolando le gambe oltre il bordo del letto mentre rifletteva.
Tutta colpa di Zoro.
Era sempre e solo colpa sua.
Colpa sua che le non le presta attenzione, colpa sua che non le diceva mai che era carina, che aveva da mugugnare e grugnire su ogni short o bikini che indossava, che perfino i suoi splendidi e rossi capelli non riusciva ad apprezzare.
Ricordava ancora quando, due anni prima, gli aveva chiesto di aiutarla nel tagliarle il suo bel caschettino rosso fiammeggiante.
Gli aveva affidato le forbici, i suoi adorati capelli e tutta la sua fiducia.
E lui?
Impassibile con quella sua faccia da schiaffi ghignante aveva studiato quasi offeso le forbici che Nami gli aveva dato, grugnendo nell’avvicinarsi a lei, seduta di spalle su uno gabellino.
-Non sono un parrucchiere- aveva ringhiato, accostando le lame alle prime ciocche.
-Uff... e dai Zoro: per una volta che ti chiedo una mano- aveva borbottato Nami, ruotando gli occhi al cielo.
Aspettava il primo fatidico crepitio di capelli tagliati dondolare a terra, per liberare il respiro che tratteneva, ma il secco rumore di lame di forbice che si riunivano dopo un taglio non ruppe mai il silenzio che si era formato tra lei e lo spadaccino, e ruotando il capo verso il compagno preoccupata, lo aveva visto darle le spalle e andarsene con le mani in tasca, le forbici abbandonate a terra dietro di lei.
-Ma… ehi!!!- aveva sbattuto un palmo sul sgabello.
-Le donne portano i capelli lunghi- aveva sbottato enigmatico, abbandonandola lì, sbigottita e senza parole.
Da quel giorno non si era più tagliata i capelli, sperando in un lieve apprezzamento da parte dello spadaccino, che non le era ancora arrivato dopo ben due anni a parecchi mesi di distanza da quel fatto.
Era per lui che si era fatta crescere i capelli, ripensando sempre al suo commento, sperando in una piccola lusinga e invece ritrovandosi a sbattere la faccia contro la dura realtà, in cui lo spadaccino non le aveva ancora detto un mezzo complimento.
Quanto avrebbe voluto picchiarlo a sangue nel ripensare a quel giorno, quanto avrebbe voluto picchiarlo anche in quell’istante, mentre si dirigeva a grandi falcate nel suo agrumeto, per gettare il contento di quella bella ampolla nel mare nel quale aveva confidato tanto, consolandosi nel salvare almeno la boccetta di fine lavoro manifatturiero, pensando al guadagno che le avrebbe comunque portato.
Sgattaiolò dal ponte fin nel suo frutteto, evitando gli occhi curiosi e agitati di Luffy, Chopper, Usopp e Franky, intenti a giocare sulle note di una bizzarra canzone suonata da Brook. Si accostò alla paratia che costeggiava il suo piccolo agrumeto, stappando la bottiglietta e inclinandola leggermente sul mare calmo in cui stavano navigando.
Accadde tutto in un secondo.
La voce baritonale e ghignate di Zoro che la riprendeva con il suo “Mocciosa che combini?”, lei che sobbalzava indietreggiando di un passo presa di sprovvista, l’ampolla, ancora inclinata e aperta che si rovesciava totalmente sulla maglia a spalle larghe della rossa, che non ebbe il tempo di ringhiare e sbraitare contro il samurai perché subito il Mondo intorno a sé inizio a ingrandirsi.
-Ma cosa…?-
Una folata di vento, un turbinio leggero che la circondò con mille bolle azzurre e che la fece girare su se stessa, finché con sommo stupore non si ritrovò dentro la boccetta nelle calde e forti mani di Zoro che allibito aveva assistito a tutto.
-…-
-…-
-…-
-…-
Silenzio.
Incosciente e scioccante silenzio, che fu rotto dall’urlo terrorizzato di Nami.
-AHHHHHH!!! FA QUALCOSA FA QUALCOSA FA QUALCOSAAAAA!!!- iniziò a correre in cerchio nell’ampolla, battendo i pugni contro il vetro e dimenandosi nel cercare di scalare il collo della bottiglia ed uscirne.
-MA CHE DIAMINE HAI COMBINATO, NAMI?!?- sbraitò Zoro, reggendo la boccettina che traballava per i movimenti di panico della rossa –E calmati donna!!!-
-Calmarmi?!?- urlò quella, agitando i pugnetti contro il vetro e fulminando il compagno –Come faccio a calmarmi?!? Sono diventata una Tontata!!!- strizzò gli occhi, accasciandosi sul fondo della boccetta –Sono alta come il naso di Usopp- strinse i pugni abbandonati sul grembo –Ho la vocetta di quella stridula ragazza di Thriller Bark- iniziò a tremare di rabbia, mentre una venuzza si ingrossava sulla sua minuscola fronte –Sembro un involtino arancione e Rufy potrebbe mangiarmi senza alcun rimorso da un momento all’altro… E TU MI DICI DI CALMARMI?!?!?-
Saltò in piedi, ringhiando contro Zoro che la fissò perplesso prima di allargare il suo ghigno strafottente.
-Oh ma guarda…- sghignazzò, scuotendo l’ampolla -… abbiamo una coccinella che fa l’isterica qui-
Gli occhi di Nami sbiancarono, riempiendosi di un’oscura luce rabbiosa.
-Fa. Qualcosa- sibilò.
Zoro deglutì pesantemente.
Ok, forse si era divertito abbastanza.
Non aveva ancora capito come diamine Nami fosse finita li dentro -eppure aveva assistito a tutto, no?- ma la soluzione a quel problema sembrava semplice.
Con nonchalance, sollevò in alto la boccetta, reggendola con una sola mano, muovendosi in rapidità il braccio, pronto a fracassarla al suolo e liberare la rossa.
Logico, no?
-CHE STAI FACEDNO, IDIOTA?!?!?- strillò Nami, arrampicandosi sul bordo più esposto al cielo della bottiglietta.
-Ti libero- sbottò secco Zoro, ruotando l’iride sana sulla rossa.
Che aveva ora? Si era affezionata alla sua nuova casetta di vetro?
-Razza di Baka: sono altra tre centimetri. Se mi getti  a terra e come se mi gettassi da un grattacielo: morirei sfritellata a terra!!!- urlò spolmonandosi.
Lo spadaccino rifletté un paio di secondi, abbassando poi lentamente il braccio.
-E quindi…?- sbottò –Che dovrei fare per aiutarti?-
Nami sospirò, portandosi una mano alla fronte, non sapendo bene che fare. Aveva bisogno di una mano, e senza nulla togliere a quel criceto palestrato che si allenava nel cranio di Zoro, necessitavano di qualcuno in grado di farla uscire da lì senza ucciderla e che ragionasse col cervello, e non con le noccioline sgusciate.
-C’è un’unica soluzione…- sollevò gli occhi sul verde, sospirando.
Ruotò gli occhi dal compagno ai suoi mandarini, e in fine alla piccola porticciola di legno che si affacciava la giardino della Sunny, indicandola con un cenno del capo.
Zoro seguì il suo sguardo, ghiacciandosi nel capire a chi voleva rivolgersi la rossa.
-Oh cavolo…- deglutì.
 
 
 
Robin accavallò nuovamente le gambe, fissando silenziosa i due.
-… pura curiosità femminile… - ripeté la frase con cui Nami aveva giustificato il suo incontro con Madame Sherly.
La cartografa annuì, stringendosi le gambe al petto nella sua attuale posizione rannicchiata sul fondo dell’ampolla, distogliendo lo sguardo dalla sorellona.
Aveva volutamente evitato di aggiungere particolari del suo incontro con la cartomante, e non aveva accennato al perché veritiero per il quale aveva conservato l’ampolla e il suo stregonesco contenuto e dell’incontro con la cartomante.
-Uhm…- sospirò Robin, alzandosi dalla sua sedia e avvicinandosi ai volumi ben disposti sulla libreria dietro le sue spalle.
-Ho letto qualcosa a riguardo di un maleficio simile- borbottò, sfiorando con gli occhi i vari testi.
-Strega- borbottò Zoro, attirando l’attenzione della piccola Nami, che non comprese bene se si riferiva a lei o alla sorella di Aarlong.
Riabbassò lo sguardo ai piedini stretti nei sandali, fissando il vetro opaco del fondo della sua prigione, riflettendosi in esso.
In che pasticcio si era cacciata, e tutto solo per sentirsi dire per una volta, solo una, da Zoro, da quell’idiota formato spadaccino di cui aveva perso cuore e testa, che era bella.
Sospirò, ignorando Robin avanzare verso di loro, sorridente.
-L’incantesimo è facile da sciogliere- sorrise sornione, chiudendo a mezza luna gli occhi azzurri e limpidi, posando il libro che aveva appena consultato sulla sua scrivania
-Come?- chiese sbrigativo Zoro, incurvandosi con la schiena verso di lei.
Non riusciva a vedere la sua mocciosa in quello stato.
Non piccola o formato poket, ma triste, abbacchiata e in colpa per uno stupido errore, metà causato da lui e metà da lei.
Vederla triste, abbattuta, disperata come lo era stato poche ore prima, gli procurava delle strani ma strazianti fitte al petto.
Per molto aveva ignorato volutamente la cosa, che si faceva via via più preoccupante.
Il cuore gli pompava a mille quando Nami rideva o gli passava una mano nella zazzera.
Gli sobbalzava nel petto se litigavano e lei gonfiava quelle sue guance pallide con il rosso della rabbia, rendendola irresistibile.
Singhiozzava con i suoi battiti se la rossa non gli rivolgeva la parola per chissà che affronto, o ringhiava infuocato da una strana rabbia se qualcuno osava farle del male, o se più semplicemente Sanji le si avvicinava con le sue solite moine.
Aveva chiesto a Chopper, credendo di avere chissà che problema cardiaco, ma la piccola renna gli aveva assicurato che non aveva nulla di anomalo al suo cuore.
Ci aveva messo molto per capire, accettare, abbracciare ciò che provava per la sua compagna, perché scoprirsi innamorato di lei era una cosa, sconvolgente, paurosa, disarmante, ma decidere di esporsi con lei, di dichiararsi, lo era ancora di più.
-Semplicemente…- attirò la sua attenzione Robin, accostandosi al divanetto del suo studio, superandolo con la sua camminata lenta ed elegante.
-La boccetta ha il suo effetto sulle cose “belle”- girò su se stessa, facendo ruotare il capo ad entrambi di Nakama, che pendevano dalle sue labbra.
-Se usata correttamente, si svuota del suo liquido riempiendosi delle parole di apprezzamento rubate con l’imbroglio- lanciò un’occhiata eloquente a Nami, che borbottò a labbra arricciate –Se usata nel modo sbagliato si riempie di cose belle, come la nostra navigatrice- ruotò gli occhi sullo spadaccino, sorridendogli.
-Perché Nami è bella …vero Bushido-san?-
Zoro tossicchiò, mugugnando a denti stretti una confusa risposta, non osando voltarsi ad incrociare lo sguardo divertito o speranzoso della rossa.
Che diavolo aveva in mente Robin, rivolgendogli quella domanda sibillina?
-Robin non ho ancora capito in che modo uscirò da qui- sbuffò Nami, esortandola a continuare.
-Per farti uscire da lì, dobbiamo riempire la boccetta di qualcos’altro di bello- si avvicinò alla porta di mogano, posando una mano sulla maniglia –Di un apprezzamento, per essere precisi, perché di questo in origine si riempiva la boccetta-
-Umpft, allora basterà chiamare quell’idiota del cuoco: con tutte le moine che sputa al minuto farà traboccare di scemenza quella boccetta- ringhiò Zoro.
-Non esattamente Bushido-san- sorrise sornione l’archeologa, abbassando la maniglia –La boccetta non può riempiersi di un apprezzamento qualsiasi, ma bensì della persona da cui il proprietario della boccetta voleva essere adulato-
Zoro storse le labbra, confuso, ignorando il rossore crescente che colorava la piccola figura di Nami all’interno della boccetta.
-E quindi?- sbottò, incrociando le bracci al petto e puntando lo sguardo dardeggiante alla mora –Chi dobbiamo costringere a fare la figura del damerino rincretinito?!?-
-Oh Bushido-san- ridacchiò Robin, aprendo la porta –Non hai ancora capito che è da te che Nami vuole sentirsi dire che è bella?-
La porta si richiuse con un tonfo, lasciando navigatrice e spadaccino da soli nello studio di lettura dell’archeologa.
L’imbarazzo era palpabile, e non appena Zoro si voltò verso la piccola cartografa nella boccetta, il ghigno stampato sulla sua faccia, Nami rabbrividì da capo a piedi.
Dannazione!!!
Fregata, assolutamente, totalmente fregata!!!
Ma come aveva fatto Robin a capire tutto? Come?!?
Quella donna era una strega, altro che lei o Madame Sherly.
-E quindi…- sghignazzò Zoro, allargando le braccia e addossandosi con la schiena al divano -… tu vuoi che ti dica che sei bella?-
-Ma quando mai?!?!?- mentì spudoratamente, sollevando il nasino in aria e puntando una mano ad un fianco, mentre con l’altra si rassettava i capelli.
-Io so di essere già bellissima- sorrise civettuola.
L’occhio di Zoro scintillò di una strana luce.
Ah voleva giocare? Bene, lui non aspettava altro.
-E allora basterà andare a chiamare il cuoco…- ghignò, puntando le mani sulle ginocchia e provando ad alzarsi dal divanetto –Tanto la tua era solo “pura curiosità femminile”…- puntò l’iride nera sulla mini cartografa –… un uomo vale l’altro-
-Fermo!!!- strillò la rossa, posandosi con tutto il corpo al vetro della boccetta.
Zoro sollevò gli occhi su di lei, ghignando.
-E perché?- sollevò un angolo della bocca.
Nami deglutì, fissando schioccata il verde.
Oh cavolo: era davvero lei quella messa alle strette?
Cos’era successo al naturale susseguirsi degli avvenimenti nell’Universo?
Non era sempre lei quella che teneva il coltello dalla parte del manico, inchiodando il buzzurro a un ricatto dietro l’altro?
Non poteva crederci: non era più la gatta, era diventata il topolino.
-Allora?- la spronò, prendendo la boccetta in mano e sollevandola all’altezza dei suoi occhi.
Voleva vederla in faccia quando sarebbe capitolata, ghignandole con sfrontatezza.
La fissò sbiancare e mordersi le labbra, temporeggiando e pregando, presumibilmente, che fosse tutto un brutto sogno.
-I-io…- tartagliò -… io vo…-
No, non poteva farcela, se lo sentiva Nami.
-… vo-voglio che-che t-tu…-
No, no, no, non così.
-I-io… oh ma nemmeno morta!!!- strillò, battendo i pugni sul vetro.
-Come vuoi- scrollò le spalle lo spadaccino, rilassandosi nuovamente contro lo schienale del divanetto.
-In formato tascabile dovrai andare a fare shopping nei negozi di giocattoli: i vestiti delle Barbie ti andranno benissimo- sghignazzò crudele.
-Ohhhh Zoro!!!!- si dimenò, sbattendo pugni e calci contro il vetro.
Davvero non c’era altra soluzione? Davvero?
Se le parole di Sanji sarebbero state vane, e se non poteva restare in quel formato poket ancora a lungo: ne andava della sua stabilità mentale.
Era inutile, c’era una sola ed unica soluzione a quell’enorme casino: doveva chiedere a Zoro di dirle che era bella per lui.
Prese un respiro profondo, un altro, strinse con forza i pugni lungo i fianchi e schiuse gli occhi.
Doveva farcela, doveva assolutamente tornare alla sua forma naturale.
-Io…- ricominciò con maggior sicurezza.
Forza, forza Nami.
Zoro avvicinò l’ampolla al viso, trattenendo il ghigno trepidante.
-Io voglio…- forza, forza -… oh Kami… IO VOGLIO CHE TU MI DICA CHE SONO BELLA!!!!- urlò con forza.
Lo spadaccino ghignò vittorioso, sollevandosi in piedi e reggendo per il collo la boccetta.
-E tanto ci voleva…- sghignazzò, facendo arrossare le guance di Nami, continuando con tono più dolce -… bellissima mocciosa mia?-
La boccetta andò in frantumi.
Mille bolle di sapone riempirono la stanza, riflettendo la luce che la illuminava mentre Nami fluttuava in aria, cadendo lentamente verso il basso.
Rapido, Zoro l’afferrò, stringendosela tra le braccia e portandosela al petto velocemente, non permettendole di sbottare imbarazzata per il suo salvataggio o di divincolarsi da lui.
La baciò semplicemente.
 
 
***
 
 
Si infilò la canotta, abbassandola piano lungo i fianchi.
Fece uscire i ricci rossi dal colletto, ruotando poi gli occhi nocciola verso Zoro, intento a infilare un braccio nella manica della camicia.
Era bello il suo Zoro: suo e bello.
Tornò a sedersi sul suo letto, molleggiando il materasso su cui avevano appena fatto l’amore.
Le sembrava impossibile: si era svegliata normale, aveva deciso di gettare quella sciocca ampolla, si era ritrovata formato poket, aveva vissuto la situazione più imbarazzante della sua vita… e ora stava finalmente con il suo buzzurro.
-Non dimenticarti la pancera…- borbottò, non riuscendo a non sorridere felice.
Zoro ghignò, rivolgendole un sorriso divertito e dolce.
La sua mocciosa.
La sua bella mocciosa.
Si sporse a baciarla, accarezzandole il viso e giocherellando con una ciocca di rame, lunga e morbida come piacevano a lui.
Era bella Nami con i capelli lunghi… chissà perché non glielo aveva mai detto.
La fissò negli occhi, lucidi di piacere e testardamente aperti nell’osservarlo, nel catturare ogni sfaccettatura del loro bacio.
Si staccò appena da lei, accarezzandola nuovamente e riprendendo a vestirsi con lentezza.
Davvero non riusciva a crede che lei avesse chiesto alla cartomante dell’Isola degli Uomini Pesce di leggerle la mano, chiedendole un modo per costringerlo a dirle che la trovava bella.
Scosse il capo nuovamente, rielaborando il racconto veritiero dei fatti che Nami gli aveva confessato poche ore prima, mentre ancora la reggeva tra le braccia e si mangiavano di baci nel correre nella stanza della navigatrice.
-È stato sciocco- sbottò, fissandola di strisciò.
Nami si strinse nelle spalle, muovendo le dita dei piedi laccate di nero.
-Per amore si fanno tante sciocchezze- borbottò con capo basso.
La mano di Zoro le sollevò il viso, puntando due dita sul suo mento.
-Vuoi davvero che ti dica ogni giorno che sei bellissima per me?- le chiese, regalandole una carezza –Vuoi che faccia come Sanji? Che ti dica che hai un bel sedere, che i capelli ti stanno bene, che il colore della tua maglia ti dona?-
Nami lo fulminò con lo sguardo, puntando i pugni sui fianchi.
-Io non voglio che tu sia un Sanji con le katane- sbottò decisa –Io amo te, solo…- si passò una mano tra i capelli -… volevo sapere se mi trovavi carina, se ero bella per te oppure no-
Le labbra di Zoro tornarono a baciarla, mordendole lievemente il labbro inferiore.
-Tu per me sei bellissima sempre- le soffiò sulla bocca –Sei bella quando sorridi, quando picchi Rufy, quando ti isoli nel disegnare le tue cartine, quando litighi con me- si spinse su di lei, lasciandosi attirare dalle manine da ladra che lo strattonavano per il colletto della camicia –Sei bellissima quando dici che mi ami-
Il sorriso di Nami si allargò, posandosi con passione sul ghigno di Zoro.
-Ricordamelo ogni tanto- gli sussurrò.
-Che sei bella?- si tolse la camicia, tornando a petto nudo su di lei –Te lo dirò ogni volta con un bacio- si abbassò a baciarla ancora, ancora, ancora.
Il gemito che Nami si lasciò sfuggire morì sulla bocca di Zoro, che riuscì a formulare un altro pensiero di senso compiuto, prima di perdersi nuovamente, mente corpo e anima, in lei.
Pensò che Nami non era mai stata tanto bella, se non tra le sue braccia.
 
 
 
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ANGOLO DELL’AUTORE:
Versione corretta della Fanfiction che ho presentato sul forum Midori Mikan in occasione del “Girone Speciale del DoujinFiction indetto per la settimana Zonami”.
Se desiderate vedere la versione originale e amorfa è sul Forum e -perché no?- fate un giro anche nelle sezioni: magari vi piace…
Zomi
   
 
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