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Autore: Zomi    25/06/2015    4 recensioni
-Dovevi startene al riparo- latrò ancora, strappandole di mano il suo braccio fasciato e picchiando nuovamente il lettino –Dovevi stare dietro le me spalle, al sicuro-
Gli occhi di Nami s’incendiarono, e in un secondo la rossa si erse davanti a Zoro, sollevandosi dalla posizione inginocchiata in cui lo aveva medicato, fremendo con le mani strette a pugno lungo i fianchi.
-Dietro le tue spalle?!?- sibilò velenosa, spalancando la bocca e sgranando gli occhi colmi di rabbia –Dietro le tue spalle dovevo stare? A lasciarti affettare come un idiota?-
*Panda Day [parola del 17/06/2015]*
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOT BEHIND YOU
*fianco*
 

Ringhiò, masticando un’imprecazione mentre le piccole manine candide gli stringevano la fasciatura al braccio.
Digrignò i denti Zoro, incenerendo con lo sguardo la navigatrice che lo curava, masticando bestemmie e bile tra le ganasce, strette a latrare in un verso basso e roco.
Strinse il pugno contro il lenzuolo del lettino da infermeria su cui sedeva, trattenendosi dal colpire il materasso con tutta la forza rabbiosa che gli ribolliva nelle vene.
Ancora una volta, da quando era nella piccola camera medica della Sunny, ruotò l’iride buona sul capo ramato che lo medicava, dardeggiando con lo sguardo le fasciature che legavano collo e braccia della cartografa.
Ancora un ringhio uscì dalle labbra dello spadaccino, riecheggiando roco e bestiale tra le esili mura della stanzetta, scuotendole e raggiungendo Chopper, nella stanza adiacente e intento a medicare Capitano e Cuoco, facendolo inevitabilmente rabbrividire di paura.
L’iride opaca di rabbia di Zoro si strinse, posandosi sulle mani di Nami che lo curavano, non riuscendo a distinguere le leggere carezze di cura, ma vedendo soltanto le fasce che le stringevano i polsi.
Stupida.
Era stata una stupida.
Non poteva starsene al sicuro vero?
Oh no, meglio buttarsi nella mischia come i scavezzacollo della ciurma, meglio imitare Luffy e lui lanciandosi tra i marines, dando spettacolo con quella sua minigonna spiegazzata e il solo bikini a coprirle il petto.
Meglio farsi tagliuzzare come un mandarino, che starsene al sicuro dietro le sue spalle poderose e forti da spadaccino, lasciando che fosse lui a venir ferito.
Stupida mocciosa.
Stupida, stupida, stupida.
Perché poi, si preoccupava tanto per lei?
Sapeva benissimo che era in grado di difendersi, lo aveva visto più volte con i suoi occhi, eppure…
Posò lo sguardo sulle bende che fasciavano Nami, distinguendo nettamente alcune macchie cremisi che macchiavano le fasce, traccia mal celata delle ferite che segnavano il corpo della rossa.
Dannazione!!!
Ferita, l’avevano ferita, e lui non era stato in grado di difenderla.
Dannazione!!!
Dannazione a lui, e stupida lei.
Strinse il pugno del braccio su cui Nami picchiettava un batuffolo di cotone imbevuto d’alcol, facendo scricchiolare le nocche e tendendo i muscoli, mettendo in rilievo le vene ingrossate.
Le mani della rossa si fermarono, ferme a trattenere il braccio dello spadaccino tra le bende.
-Calmati- ordinò, mantenendo il capo basso –Ho subito finito e …-
-Sta zitta!!!- ringhiò, dando voce alla sua ira -Sta zitta, dannazione!!!-
Gli occhi nocciola di lei si sollevarono a sorreggere lo sguardo incarognito del compagno, rivolgendogli altrettanta rabbia repressa.
-Che ti è saltato in mente?- ringhiò Zoro, sbattendo finalmente il tanto agognato e trattenuto pugno contro il lettino –Volevi farti ammazzare?-
Nami assottigliò lo sguardo, stringendo le labbra.
-Dovevi startene al riparo- latrò ancora, strappandole di mano il suo braccio fasciato e picchiando nuovamente il lettino –Dovevi stare dietro le me spalle, al sicuro-
Gli occhi di Nami s’incendiarono, e in un secondo la rossa si erse davanti a Zoro, sollevandosi dalla posizione inginocchiata in cui lo aveva medicato, fremendo con le mani strette a pugno lungo i fianchi.
-Dietro le tue spalle?!?- sibilò velenosa, spalancando la bocca e sgranando gli occhi colmi di rabbia –Dietro le tue spalle dovevo stare? A lasciarti affettare come un idiota?-
Con un moto di rabbia, gettò a terra le garze, avvicinandosi di un passo a Zoro.
Perché? Perché non capiva che non poteva più stare dietro le sue spalle?
Perché non capiva che era ora che stesse al suo fianco?
-Perché non capisci?- gracchiò con la voce rotta dalla rabbia, fissandolo negli occhi, addolcendo leggermente il suo sguardo nocciola pieno di delusione.
-Capire cosa?- ringhiò quello –Capre il perché ti sei lanciata in mezzo allo scontro invece che startene al sicuro? Questo dovrei capire?- le prese un polso, afferrandolo con forza e stringendolo –Questo dovrei capire?-
-Si- sussurrò lei, ruotando il polso stretto nella morsa del compagno e posando il palmo della mano sul suo polso contratto nel trattenerla.
-Io…- si avvicinò di un passo a lui, arrivando a sfiorargli le gambe divaricate nella posizione seduta sul lettino.
In quella posizione riusciva ad eguagliarlo in altezza, immergendo i suoi occhi nocciola e sbiaditi in quelli neri e duri di lui mentre entrambi mantenevano la presa salda sui rispettivi polsi, quasi si fossero ammanettati a vicenda.
-… non voglio più stare dietro di te- affermò seria, sostenendo lo sguardo indagatore dello spadaccino.
-… non devi più farmi da scudo, ora so difendermi- sollevò la mano opposta, posandola sulla sua guancia, contratta in un ringhio basso.
Disegnò con i polpastrelli la linea dura della mascella, posando le dita sul mento del ragazzo, risalendolo fino alle labbra.
-Non posso più stare dietro di te- sussurrò flebile.
-E dove vorresti stare?- sbottò ancora iracondo –Davanti? A farti ammazzare?-
Gli occhi di Nami traballarono con la fiammella vitale che li accendeva per un breve istante, mentre la cartografa si avvicinava maggiormente la compagno, accostando i loro petti.
-Non voglio camminare davanti a te- lo accarezzò paino, deglutendo lentamente –Potrei guidarti, ma non vederti…-
Si accostò a lui, liberandosi della sua presa e portando entrambe le mani a circondargli il volto, posando la fronte sulla sua.
-Voglio essere la tuo fianco- sospirò, chiudendo gli occhi.
-Per lottare con te, per camminare con il tuo passo, per guidarti nella giusta direzione, per difenderti e vederti in faccia-
Riaprì gli occhi, puntando le iridi caramello in quella nera e liquida del verde, abbassando la voce, rendendola morbida e simile a u soffio di vento.
-Voglio stare al tuo fianco Zoro- sfiorò con le parole la bocca dello spadaccino –Ecco dove voglio stare… per sempre-
Le labbra di Zoro aveva smesso di ringhiare, le mani erano ferme sul bordo del letto e gli occhi fissi sulla rossa.
Stupida.
Lo aveva già detto che era stupida? Forse si, ma valeva la pena ribadirlo: stupida.
Voleva stragli accanto? Al suo fianco?
A chi? A lui?
Proprio a lui?
Che ragazzina sfrontata e… stupida.
Storse le labbra, cercando di grugnire o almeno di mutare il ghigno orgoglioso di lei in un’imprecazione a denti stretti, digrignandoli e dimostrandosi ancora arrabbiato.
-Fa quello che ti pare- sbottò, distogliendo gli occhi da quelle calamite al cioccolato che gli trapassavano l’anima.
Che diavolo gli prendeva ora poi?
Non riusciva nemmeno a reggerle lo sguardo?
Stupida mocciosa.
-Lo faccio sempre- sghignazzò quella, pizzicando la guancia dello spadaccino con fare monello, facendolo borbottare.
Raccolse garze e alcol dal pavimento e, ancheggiando civettuola, si diresse alla porta dell’infermeria.
-Stai buono qui- ammonì Zoro, additandolo con indice teso e mano sul fianco –Vado a chiedere a Sanji kun della minestra calda… guai a te se ti muovi!!!-
-Minestra calda?!?- sbottò, fissandola aprire la porta–Birra fredda vorrai dire? Ohi mocciosa!!! Nami!!!-
La porta si richiuse, lasciando lo spadaccino da solo nella piccola stanza medica.
Un sorriso caldo e rilassato si aprì sulle sue labbra, mentre si stendeva sul letto, incrociando le braccia sotto il capo.
Le ferite bruciavano leggermente, ma niente che non potesse sopportare.
-Al mio fianco- sogghignò –Per sempre- chiuse l’occhio buono, rilassando i muscoli tesi.
Non era una prospettiva così malvagia dopotutto.




 
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