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Autore: Floryana    25/06/2015    1 recensioni
Sulla Terra sta arrivando il capo della Quarta Flotta degli Harusame, l'ex amante di Housen: la temibile Imperatrice!
Il suo obiettivo? Distruggere la Mimawarigumi e la Shinsengumi.
Sasaki si ritrova a dover fronteggiare la minaccia da solo: la Shinsengumi è troppo occupata a proteggere lo Shogun nella convinzione che sia un qualche Amanto che voglia rovesciare il Bakufu, mentre Kamui, l'inviato di Takasugi sulla Terra per avvertirlo del pericolo imminente, non ha intenzione di alzare un dito per aiutarlo...
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Imai Nobume (Mukuro), Kamui, Kotaro Katsura, Nuovo personaggio, Sasaki Isaburo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                         Capitolo 2

Nobume stava correndo per gli intricati vicoli del porto.
Il messaggio che aveva ricevuto dai suoi uomini pochi minuti prima l'avvertiva di una minaccia ed ella era corsa subito nella loro direzione, sperando di poterli salvare e magari poter anche affrontare il "massacratore" - così infatti era stato soprannominato dagli agenti sopravissuti l'uomo a capo della squadra di soldati che sistematicamente attaccavano i membri della Mimawarigumi.
Se fosse riuscita ad affrontarlo, magari sarebbe stata in grado di arrivare all'Imperatrice e vendicare tutti i suoi compagni morti!
Era così immersa nei suoi pensieri, che si accorse di essere arrivata alla fine del porto solo quando vide il bordo dalla banchina a pochi metri da se.
Si fermò quindi ansimando, piegando leggermente le gambe e mettendo le mani sulle ginocchia.
Rimase ferma in quella posizione qualche istante finchè non udì una risata sinistra che le fece raggelare il sangue.
"Ma guarda, una piccola principessina tutta sola..."
A quelle parole Nobume sobbalzò leggermente e si volse in direzione della voce.
Guardando attentamente nell'ombra del vicoletto riuscì a scorgere il suo interlocutore. Socchiuse gli occhi per osservarlo meglio e fu allora che notò a terra quelli che sembravano pezzi di cadavere.
"C-cosa...?" riuscì a dire soltanto.
"Bhe? Non riesci a comporre frasi articolate?" la schernì l'uomo misterioso "Ad ogni modo, se ti stai chiedendo cosa ho fatto, semplicemente ho ammazzato tutti gli uomini dell'ultima squadra della Mimawarigumi"
Parlando fece alcuni passi in avanti, uscendo dall'oscurità. Così rischiarato dalla luce di un lampione, Nobume potè finalamente distinguerne i lineamenti.
L'uomo aveva sembianze umani, anche se c'era un che in lui che dava l'impressione di non essere origninario della Terra, indossava una spessa armatura nera, i capelli neri erano raccolti in una coda e portava sulle spalle una katana.
A Nobume le morirono le parole in bocca.
"Tu sei il Massacratore" riuscì a dire, dopo qualche attimo di stupore.
"Ah, quindi è così che sono stato soprannominato?" domandò, portandosi una mano al mento dubbioso "Credo che l'Imperatrice non sarà molto contenta nel sapere che questo titolo è stato affibbiato a me e non a lei..."
A quelle parole la ragazza portò istintivamente la mano all'elsa della spada e si mise in posizione d'attacco, pronta a scattare in avanti.
"Ooooh, la principessina vuole battersi" disse l'alieno esibendo il più raccapricciante dei sorrisi.
Quindi portò anche lui una mano sull'elsa, ma non si mise in posizione, anzi, si limitò ad osservare la poliziotta con un ghigno divertito in volto.
Nobume scattò all'improvviso nella sua direzione e quando fu a pochi centimetri dal nemico, sfoderò la spada e cercò di colpirlo; questi si spostò con incredibile agilità su un fianco, sfoderò anch'egli la katana e assestò un colpo contro la poliziotta.
Nobume si accorse troppo tardi della sua presenza e fece in tempo solo a flettere le gambe per darsi una spinta indietro, cercando di schivare; in parte riuscì ad avitare che l'attacco le staccasse il braccio ma dall'altra si trovò con una profonda ferita che andava dalla spalla destra alla mano, percorrendo l'arto in tutta la sua lunghezza.
Il dolore la fece gemere e anche il solo tenere la katana in mano le venne difficile.
Portò la mano libera su una parte della ferita e continuò a fissare l'avversario con sguardo truce.
Questi continuava a sua volta a guardarla in modo pensieroso, ed aveva il viso in quel modo strano come quando c'è l'hanno le persone che sono sul punto di avere un'illuminazione sulle origini dell'Universo ma che per qualche motivo vengono interrotte da uno stimolo insopportabile nelle viscere che le fa correre al bagno.
"Ora ho capito!" disse l'uomo esibendo un largo sorriso, sgradevole come tutti gli altri precedenti "Sei il Vice comandante della Mimawarigumi! Eh si, avevo sentito che, nonostante l'usanza terrestre senza senso di non far entrare le donne in alcuni esercizi, Sasaki ha nominato suo vice una ragazzina..."
"Complimenti per lo spirito d'osservazione" disse a denti stretti Nobume "Dovresti fare il pirata spaziale..."
L'alieno si limitò a fare un altro di quei sorrisi raccapriccianti.  
Pochi istanti dopo era già scomparso dalla sua visuale e si era spostato alle sue spalle, preparandosi per un affondo. La ragazza si girò di scatto e parò il colpo.
L'avversario, allontanatosi qualche centimetro, calciò una pietra a terra: Nobume girò la testa di lato per evitarla e l'avversario sfruttò quell'istante di distrazione per tentare un altro affondo; ella riuscì a parare il colpo ma, a causa dell'eccessiva forza, fu sbalzata indietro, andando a sbattere contro un container.
Un rivolo di sangue le rigò le tempie e le guancie, sporcando il colletto del vestito.
Nobume stava ansimando, abbastanza provata dal combattimento.
'Si muove veloce...' pensò tra sè e sè.
Non ebbe il tempo di finire di pensare, che il nemico scattò verso di lei. I suoi riflessi furono abbastanza pronti per vedere il colpo, ma non per evitarlo completamente: la spada la colpì alla spalla, passandola da parte a parte; Nobume allora tentò un affondo che l'avversario schivò facendosi di lato. Tolse la katana dalla spalla di Nobume e colpì al collo. Ella tuttavia si ritrasse e il tentativo andò a vuoto; non ebbe neanche il tempo di contrattaccare che il nemico ritentò di nuovo, sferrando un attacco dall'alto verso il basso e colpendola al ventre.
Nobume scattò indietro, cercando di tenere le distanze con l'uomo.
Ansimando si portò una mano alla ferita, nel tentativo di fare pressione.
"Direi che sia ora di farla finita" disse il Massacratore "Ho degli impegni per questa notte... le donne terrestri sono davvero affascinanti..."
Nobume scattò subito in avanti ma, arrivata a pochi centimetri dall'avversario, si spostò di lato e tentò di colpirlo.
L'uomo schivò facilmente il colpo e, presa la lama della katana con la mano, la spinse verso la sua posseditrice, colpendo con l'elsa la ferita al ventre.
Nobume, col fiato smorzato dal colpo, si piegò leggermente su se stessa e la katana cadde a terra.
Il nemico sfruttò l'occasione colpendola con l'elsa sul mento. Per il forte urto cadde all' indietro, vicino al limite del molo.
Nobume cercò di alzarsi ma l'avversario era già dietro di lei: la colpì alle spalle, lasciandole una profonda ferita.
Allo stremo delle forze, non riuscì a mantenere l'equilibrio e si lasciò cadere in acqua.
L'ultima cosa che vide prima di svenire fu di nuovo quel sorriso sinistro.
Il Massacratore rimase intento a guardare la superficie frastagliata del mare. Pian piano divenne più calma e il punto ove la ragazza era caduta si colorò di rosso.
L'uomo se ne andò, voltandosi un'ultima volta ad osservare con profondo compiacimento il massacro compiuto sugli uomini della Mimawarigumi.
E mentre il Massacratore se ne stava andando, dalla parte opposta un uomo se ne stava tranquillamente sdraiato in cima a un container, con le mani dietro la nuca e gli occhi socchiusi.
Aveva i capelli lunghi neri e indossava un haori azzurro. Vicino a lui teneva una katana.
"Io non ho visto niente" disse con un sussurro "Io non ne so niente e poi la Mimawarigumi è anche mia nemica..."

La mattina dopo, palazzo della Mimawarigumi.
Sasaki stava tremando. Aveva gli occhi lucidi e cerchiati di nero; le mani, posate sulle ginocchia, erano contratte a pugno.
Sedeva in ginocchio, vicino a un fuuton, osservando con apprensione il viso della ragazza adagiata sul giaciglio.
Era un viso infantile, tranquillo, disteso. Si sarebbe potuto dire che stesse dormendo se non fosse stato per uno, anzi due particolari: la ragazza stava legermente ansimando e una fasciatura le circondava la testa.
Quando poche ore prima aveva cercato di contattarla e non c'era riuscito, si era preoccupato ma niente di che: in fin dei conti era stata addestrata dai Naraku, a otto anni era già uno dei membri più forti, il Tendoshu aveva grandi aspettative...
Ma mai, mai avrebbe pensato che...
Un groppo in gola lo strappò dai suoi pensieri. Cercò di tenersi calmo respirando profondamente e respingendo con forza le lacrime.
Continuò a guardare Nobume.
La sua Nobume, che aveva cresciuto come una figlia. Le voleva bene, anche se cercava di non darlo a vedere.
Tutti però lo sapevano: avevano notato come, anche se cercasse di fare il duro e il forte, continuava a trattarla come una bambina, la sua bambina.
Ora era davanti a lui, mezza morta, e la colpa era solo sua.
A causa della sua negligenza era quasi morta cercando di proteggere e far giustizia a tutti i membri della Mimawarigumi uccisi...
Lui invece che aveva fatto?
Niente!
Era rimasto sulla sua nave a coordinare le ricerche della flotta dell'Imperatrice, al sicuro, mentre mandava i suoi uomini a morire.
Ma che razza di capo era se non si prendeva le sue responsabilità?
Era convinto di essere diverso dall'Imperatrice, ma alla fin fine erano uguali; uguali perchè entrambi si nascondevano e lasciavano fare tutto ai propri uomini.
Si, ne era sicuro! Era questo quello che voleva fargli capire Nobume quella mattina: lei, a differenza sua, voleva fare la differenza!
"Maledizione!" disse ad alta voce.
A quell'esclamazione Nobume si agitò un po' nel letto. Sasaki con apprensione le risistemò meglio le coperte.
Doveva essere vicino a lei ad aiutarla, e invece era rimasto al sicuro, con la convinzione che niente le sarebbe successo.
E chi l'aveva aiutata, invece?
Un terrorista! Un patriota Joi che era suo nemico! Ma non un patriota qualsiasi, bensì uno dei capi Joi!
Quando si era presentato alla base con lei in braccio, il sangue aveva lasciato una scia alle sue spalle: profonde ferite si estendevano per il suo corpo e Katsura aveva affermato che era riuscito a salvarla per miracolo, che stava morendo.
Si maledì di nuovo, questa volta mentalmente per non disturbare il suo sonno, e continuò ad osservarla.
Stette in quella posizione per tanto tempo, così immerso nei suoi pensieri, che neanche sapeva quanto era passato.
Potevano tranquillamente essere trascorsi minuti, così come ore.
Alla fine si alzò, ma non per andare a dormire - non ci sarebbe riuscito di sicuro - ma per andare a ringraziare Katsura, che sicuramente lo stava aspettando nella sala d'attesa, ove lo aveva visto l'ultima volta.
Quindi a testa china iniziò ad andare da lui.
Al diavolo l'élite e la nobiltà, si disse, viste ora non avevano poi così tanto senso.
Uscito dalla stanza si incamminò con passo infermo per i corridoi.
Fece appena in tempo a fare qualche metro che qualcuno si schiarì la voce alle sue spalle.
Sasaki alzò sorpreso la testa e si girò per vedere chi fosse; appoggiato allo stipite della porta c'era Katsura che lo guardava con un misto di dispiacere e pietà.
"Hai finito di rammaricarti?" disse questi.
Sasaki rimase qualche secondo a fissarlo in silenzio, in cerca delle parole adatte. Alla fine disse un'unica parola: "Grazie", e chinò nuovamente la testa.
Katsura continuò a fissarlo.
"Se vuoi qualcosa, devi solo chiedere. Vuoi soldi? Ne ho a palate. Vuoi territori, case, l'immunità? Posso darti tutto. Posso anche garantire per te e far cadere tutte le accuse, così la Shinsengumi non ti darà più la caccia..." continuò Sasaki.
"Futili ricompense che non mi interessano per niente. Sai ciò che voglio? Semplicemente cacciare gli Amanto. Puoi garantirmi questo?"
Sasaki si limitò a stare in silenzio.
"Come pensavo..." disse infine con un sospiro "Ad ogni modo, cosa hai intenzione di fare ora?"
"Andare ad ammazzarli"
"Vuoi dire che andrai per le strade a cercare il Massacratore? E alla fine cosa hai intenzione di fare? Credi di riuscire a sopravvivere? Prima o poi ti ammazzeranno e non riuscirai neanche ad arrivare all'Imperatrice..."
"Come fai a sapere dell'Imperatrice? Oh, al diavolo! Non mi interessa... E poi quello che ho intenzione di fare è solo affar mio!"
"Queste cose le so, in fin dei conti le miei spie sono ovunque. Comunque, se non sai dove si è rifugiata, allora la tua sarà solo un'inutile crociata destinata a fallire in partenza..."
"E allora tu cosa mi consigli, visto che sembri sapere tutto?"
"Speravo che me lo chiedessi! Vedi, senza troppi termini, ti sto proponendo di attaccare insieme il covo dell'Imperatrice, perchè si da il caso che io sappia dov'è"
"Non mi stai prendendo in giro?"
"Non oserei mai"
Sasaki quindi si voltò e iniziò ad incamminarsi verso l'uscita, questa volta non più a testa china e con passo infermo, ma col suo solito modo di fare sprezzante e un ghigno diverito stampato in volto.
"E ora dove stai andando?" gli chiese Zura.
"Oh, da nessuna parte in particolare" gli rispose Sasaki "Solo a trovare un amico appassionato d'arte..."

Il museo che sorgeva vicino alla stazione ospitava le opere di un certo 'Damned', artista piuttosto riservato di cui non si conosceva niente.
Kamui ne era un grande estimatore, tanto che un giorno che si era svegliato di buon umore, era andato con tutta la sua flotta ad attaccare una nave-museo solo per rubare uno dei suoi quadri.
Sta di fatto che alla fine ricevette una bella sfuriata da Takasugi per il suo comportamento sconsiderato; naturalmente Kamui non prestò  la minima attenzione al discorso, con la testa fra le nebulose com'era! Le uniche cose che capì furono in quest'ordine: "imprudente", "soldi","pianeta" e "bagno".
Che poi, a distanza di mesi, non riusciva a capire cosa centrasse il bagno.
Va be', si disse, stravaganze terrestri, e non ci ripensò più.
Sasaki arrivò al museo e trovò Kamui seduto su una panchina - la stessa sulla quale sedeva da giorni - che stava osservando con attenzione uno strano quadro formato da strani ghirigori e affiancato da un'altrettanto strana dedica.
Dopo che Sasaki lo ebbe osservato un po' - il quadro, non Kamui - si sedette al suo fianco, aspettando che questi gli rivolgesse la parola.
"Stai aspettando che ti rivolga la parola?" chiese Kamui dopo circa dieci minuti.
"Avevi detto che te ne saresti andato in capo a pochi giorni" rispose invece Sasaki.
"La curiosità ha avuto la meglio" disse lo Yato con una scrollata di spalle.
Sasaki si limitò ad alzare un sopracciglio con fare dubbioso.
"Sto cercando di capire chi è questo Duny" gli rispose Kamui, indicando la targhetta vicino al quadro.
"Se rimani qui a fissare questo dipinto, non solo non capirai mai chi è Duny, ma ti rincretinerai per bene. Dovresti alzarti e andare personalmente a scoprire qualcosa di più..."
"Come te, che hai intenzione di affrontare l'Imperatrice assieme a quel samurai?"
"Sapevo che mi tenevi d'occhio, ma non credevo così bene" disse Sasaki con una punta d'ironia nella voce "Se sapevi tutto, perche non hai aiutato Nobume?"
"Per il semplice fatto che Takasugi mi ha chiesto di tenere d'occhio te e non il tuo Vice"
Rimasero così fermi ancora qualche minuto, uno ad osservare lo strano dipinto mentre l'altro la ancora più strana targhetta.
"Sai che ti dico?" esordì dopo un po' Sasaki "Secondo me questo Duny è semplicemente lo stesso autore"
"Tu dici?"
"Si e..." ma non riuscì a finire la frase che venne interrotto da dei strani suoni provenienti dalle panchine vicine.
Si girò per osservare meglio chi era ma vide soltanto un'intera scolaresca che giocava coi telefonini.
"Io li odio quei cosi infernali..." disse semplicemente Kamui.
Si appoggiarono di nuovo agli schienali delle panchine, continuando a guardare il quadro.
"Takasugi dov'è?" chiese Sasaki con falso interesse.
"L'ultima vota che l'ho sentito era atterrato su una luna da qualche parte nella Galassia... A proposito, ma non puoi chiedere l'aiuto di Shiroyasha? Sarebbe un ottimo alleato"
"Purtroppo l'ultima volta che l'ho sentito stava dirigendo una soap opera di infima qualità e non faceva altro che lamentarsi..."
"Beh, a proposito di soap opere, io ne sto seguendo una terrestre. Si chiama 'Sentieri Campestri', non so se l'hai mai sentita"
"Davvero?" chiese sorpreso Sasaki "Ma è proprio quella che sta dirigendo!"


Dopo essersi congedato da Kamui, Sasaki si diresse alla centrale per poter mettere a posto le ultime cose.
Aveva voglia di massacrare qualcuno, e quel qualcuno si chiamava solo "Imperatrice", senza nome perchè portava male.
Dall'altra parte della città anche Zura stava preparando i suoi uomini all'imminente scontro.
Aveva dato appuntamento a Sasaki all'inizio di una stradina che si inoltrava all'interno del bosco, all'estremo limite sud della città.
L'immensa nave da guerra era atterrata da qualche parte nel bosco intorno Edo, protetta da uno scudo d'invisibilità che ne impediva la localizzazione.
Katsura sapeva tutto ciò per il semplice motivo che ne aveva seguito i movimenti da quando era entrata nel Sistema Solare fino a quando era giunta sulla Terra.
L'assalto alla nave era previsto per quella notte, e sarebbe stato condotto in grande stile.
Non un attacco furtivo - anche se era molto da Zura e Sasaki - ma con un grosso manipolo di uomini, corazzate e mech da combattimento.
In parole povere, lo stile che tanto piaceva a Kamui e Takasugi.
 
Tarda notte, da qualche parte nel bosco di Edo.
"Secondo me ci siamo persi..." esordì Sasaki osservando l'arbusto dalla forma di un fallo per la decima volta in un'ora.
"Tranquillo, siamo sulla strada giusta, vero Elizabeth?" chiese Zura rivolgendosi al pinguino geneticamente modificato alle sue spalle.
Questi si limitò ad alzare un cartello con su scritto: "Inizia a pregare i Kami"
"Ah la mia Elizabeth" disse Katsura con un sorriso da ebete stampato in volto "Ha sempre voglia di scherzare..."
"Ma sei serio?!?" urlò Sasaki al limite della sopportazione.
Lui, Zura, i loro uomini e quel "coso" inquietante stavano girando per i boschi da più di due ore; erano tutti stanchi, i mech che si portavano dietro ben presto si sarebbero scaricati, la sua voglia di combattere era scemata in quelle ore a tal punto che adesso avrebbe voluto stare solo vicino a Nobume, quel pinguino gli metteva ansia e infine, guardando i loro uomini, aveva sempre di più l'impressione di essere regrediti a nomadi raccoglitori-cacciatori che stavano cercando un nuovo posto dove accamparsi.
Si immaginava già Zura come capo gruppo circondato da donne-Elizabeth mentre lui nei panni dello sceriffo...
Scosse energicamente la testa per cacciare dalla mente quegli orribili pensieri.
Ora il suo obbiettivo era quello di arrivare dall'Imperatrice!
O, per lo meno, credeva ancora che questa fosse la loro missione, anche se ora iniziava davvero a pensare di far parte di una carovana...
"Forza!" la voce di Zura lo risvegliò dai suoi pensieri "Ora so dove andare. Seguitemi!"
La carovana si rimise di nuovo in viaggio; per ultimi, in chiusura, vi erano Sasaki, con un'aria sconsolata dipinta in volto, ed Elizabeth che lo teneva a braccetto.
Dopo un altro quarto d'ora di vagabondaggio per i boschi, Katsura diede l'ordine al gruppo di fermarsi, sentendo degli strani fruscii provenire dal fitto della vegetazione; non dovette aspettare molto che iniziarono ad uscire dei strani esseri antropomorfi.
Ad alcuni di essi mancavano arti o lembi di pelle che lasciavano scoperte le ossa e davano a vedere forti segni di decomposizione.
"Che succede?" chiese Sasaki arrivando tutto trafelato, insieme a Elizabeth, vicino Zura.
"Zombie..." disse questi.
"Cosa?"
"Ho detto che sono zombie"
"Cosa?"
"Ho detto che sono zombie!" gridò Katsura.
"Capisco... cioè, no aspetta, non capisco"
"Avevo sentito che l'Imperatrice aveva sottratto al Tendoshu un virus con il quale poteva controllare i morti, ma non credevo che queste voci fossero vere..." disse Zura con fare pensieroso.
Sasaki si limitò ad osservare la massa informe di zombie che veniva verso di loro.
"Non abbatterti Sasaki!" lo rincuorò l'attivista mettendogli una mano sulla spalla "Se abbiamo incontrato gli zombie al suo comando, allora significa che siamo sulla strada giusta!"
"Bene, perchè sentivo giusto il bisogno di sgranchirmi e credo che anche i nostri uomini provino lo stesso" disse il poliziotto con un ghigno sadico stampato in volto.
A un loro comando, le due squadre attaccarono gli zombie.
"Ora si che mi sento motivato!" urlò Sasaki facendo saltare il cervello di uno dei mostri che gli era davanti.
"Vero che è rilassante?" chiese Zura mentre estraeva la katana dalla testa di un'altro.

Una volta terminato lo scontro e accertatisi che tutti i mostri fossero stati uccisi, Sasaki diede l'ordine di rimettersi in marcia.
Vedendo che Zura non si muoveva e continuava a guardare un punto fisso davanti a se, si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
"Signor Katsura, vuole rimare qui tutta la notte a contemplare il paesaggio?" chiese Sasaki, indicando la distesa di cadaveri davanti a loro.
Vedendo che questi non si muoveva, spostò anch'egli lo sguardo verso il punto che stava osservando. "Ma cosa..." riuscì a dire soltanto.
Davanti a loro, su una collina a circa trecento metri, era situata l'enorme nave da guerra dell'Imperatrice.
Le strane strutture che si divaricavano da essa affondavano le proprie punte nel terreno, tenendo la nave ben ancorata al suolo.
"Dopo tutte le ricerche, alla fine era qui, sotto i nostri occhi..." bonfochiò il poliziotto.
"Deve aver disattivato il campo d'invisibilità" replicò Zura con fare pensieroso.
"Allora? Restiamo qui a guardare o andiamo?" chiese il compagno con rinnovato vigore.
"E c'è da chiederlo?"
I due fecero un segno con la mano e tutto il gruppo cominciò a muoversi verso la nave.
"Credo che ormai l'attacco a sorpresa sia inutile..." disse pensieroso Sasaki.
"Perchè, ancora ci speravi?" replicò l'altro sorridendo.
Arrivati a pochi metri dalla nave, si dovettero fermare davanti all'esercito nemico che li stava aspettando.
Uno di loro si staccò dalla massa di soldati, si fece avanti e gli rivolse la parola.
"Immagino che voi siate Zura e Sasaki..." disse egli.
"Tu dovresti essere..." iniziò Katsura.
"Il Massacratore" completò la frase Sasaki.
"L'ho detto anche alla ragazza che ho affrontato l'altro giorno" disse il nemico portandosi una mano al mento, dubbioso "L'Imperatrice non ne sarà affatto contenta..."
"Sei stato tu a fare del male a Nobume!" disse Sasaki a denti stretti, portando istintivamente una mano sull'elsa della spada mentre l'altra alla pistola che teneva sotto la giacca.
"Calmo" gli sussurò Zura, mettendogli una mano davanti "Se non ti dispiace, a questo vorrei pensarci io..."
"Se non mi dispiace?!?" gli urlò contro Isaburo "Sono venuto qua per vendicare Nobume e tutti gli altri soldati uccisi, e tu mi dici che a questo ci vuoi pensare tu?"
"E' l'Imperatrice la vera responsabile, lui è solo una sua pedina. E' di lei che ti devi vendicare"
Sasaki continuò a guardarlo storto per qualche istante, poi levò le mani dalle armi.
"A questo penso io. Quando lo scontro sarà iniziato, tu entra da quel portello sulla sinistra. Mi raccomando, fai attenzione" dicendo questo, gli diede un piccolo foglio accartocciato "Tienila stretta, è la mappa della nave"
"Un giorno di questi mi devi dire come fai a sapere sempre tutto..."
"Avete finito di confabulare?" chiese il Massacratore, facendo alcuni passi avanti ed esibendo il più sgradevole dei sorrisi.
Zura si limitò a portare una mano alla katana e mettersi in posizione d'attacco.
Aspettò fermo così qualche secondo, chiudendo gli occhi e meditando sul da farsi; all'improvviso scattò in avanti, non lasciando al nemico neanche il tempo per preparsi, e lo colpì al ventre.
Le due fazioni scattarono l'una contro l'altra e incrociarono le loro armi.
Nel fragore della battaglia, Sasaki fece cenno a tre uomini di seguirlo e insieme si diressero all'interno della nave.
I quattro guerrieri si addentrarono per gli ingarbugliati meandri della struttura.
Dopo pochi minuti, la loro corsa fu bloccata da un manipolo di uomini che si frappose dinanzi a loro.
"Signore" disse uno dei uomini rivolto a Sasaki "Noi li teniamo occupati, voi andate avanti"
Il samurai rimase fermo qualche secondo, ansimando leggermente.  "State attenti" disse infine, stringendo la mano a pugno.
Continuò quindi la sua corsa per i corridoi, fino a quando giunse davanti a una grande porta di metallo.
'Dopo questa dovrebbe esserci la sala comando' pensò tra sè e sè, rallentando la sua andatura.
Con sua grande sorpresa la porta si aprì da sola.
Sasaki inpugnò la pistola e la katana ed entrò con circospezione nella sala.
"Finalmente ci incontriamo faccia a faccia, Signor Sasaki" si sentì dire da una voce una volta entrato.
Di spalle, davanti a lui, c'era una donna che osservava il grande schermo sulla parete di fronte. Idossava un lungo abito blu e aveva i capelli raccolti in un'elegante crocchia sulla nuca.
"E' un po' difficile dire che ci incontriamo faccia a faccia, visto che siete di spalle..." disse Sasaki, continuando a tenere puntata la pistola verso di lei.
Ella rise sommessamente e si voltò leggermente nella sua direzione.
"L'Imperatrice, immagino"
"Immaginate bene, Signor Sasaki" rispose la donna.
I due rimasero fermi ancora qualche istante a guardarsi negli occhi.
"Come sta il suo Vice?" gli chiese la donna, interrompendo il silenzio gelido che regnava nella stanza.
"Come?" replicò il samurai, stupito.
"Ho detto come sta il suo Vice, Nobume. Mi è arrivata voce che non è morta. Deve essere davvero resistente quella piccola stronzetta..."
Non riuscì a finire la frase, che si udì uno sparo.
Il proiettile andò a vuoto e colpì lo schermo, che si frantumò in tanti pezzi.
Sasaki si guardò in giro sorpreso, non riuscendo più a vedere la donna: questa si materializzò all'improvviso alle sue spalle e cercò di colpirlo con le lame che uscivano dal ventaglio; tuttavia Sasaki si spostò all'ultimo secondo, limitandosi a una ferita sulla guancia.
"Bei riflessi..." commentò la donna, sparendo nuovamente dalla vista del samurai.

All'esterno dell'astronave la battaglia infuriva da una buona mezz'ora.
Tutti i combattenti erano esausti ma nessuno di loro dava segno di volersi arrendere.
Zura stava lottando contro un gruppo di Amanto mentre, a pochi metri di distanza erano sparpagliati a terra, in un lago di sangue, i pezzi dell'ormai fu Massacratore.
All'improvviso uno dei portelloni si aprì e ne uscì fuori una figura imbrattata di sangue che teneva per i capelli una testa mozzata.
L'uomo non riusciva a reggersi in piedi e si teneva appoggiato alla parete, aveva ferite che si estendevano per tutto il corpo e il colore bianco del vestito era ormai scomparso per lasciar spazio a quello rosso del sangue.
Nonostante tutto, riuscì a rivolgersi ai guerrieri.
"La battaglia è finita! L'Imperatrice è morta!" urlò, portando in alto la testa della donna.
A quella vista, la maggior parte dei combattenti lasciò cadere a terra le armi mentre un grido di "Evviva" si levava dai due eserciti vincitori.
Zura si avvicinò sorridendo al samurai e, preso dal braccio, lo portò fuori dalla nave, fra gli uomini festanti.

Cinque giorni dopo, museo di arte moderna.
Kamui se ne stava seduto sulla stessa panchina, continuando ad osservare sempre lo stesso quadro dedicato a Duny.
Una persona si sedette al suo fianco.
"Anche questa volta devo essere io a iniziare il discorso?" chiese Kamui rivolgendosi al nuovo arrivato.
"Non mi dispiacerebbe..." rispose questi, continuando a guardare il quadro.
"Ho sentito che hai sconfitto l'Imperatrice"
"A quanto pare..."
"Non dovresti essere a letto a riposare?"
"Dovrei"
"Nobume come sta?"
"Meglio. Si è svegliata ieri e insieme al Signor Katsura si sono già mangiati tutte le scorte di ciambelle. Li ho lasciati che litigavano su chi doveva andarle a comprare"
"Quindi va tutto bene, no?"
Sasaki si limitò ad annuire.
"Sai una cosa?" continuò Kamui dopo qualche minuto.
"No, cosa?"
"Anche secondo me Duny è lo stesso autore"

                  
                                                                                                        FINE

Wow, questo capitolo devo dire che mi ha fatto impazzire xD le singole parti le avrò cancellate e riscritte un bel po' di volte...
Scusate se non sono riuscita a mantenere i tempi prestabiliti, ma purtroppo gli impegni si sono ammassati tutti in questi giorni.
A proposito, nella storia ci sono numerosi riferimenti a diverse opere e mi sento in dovere di elencarle:

                                                                                        Curiosità riguardo al capitolo

1)Il nome "Duny" è preso da uno dei personaggi della saga di libri "The Witcher"
2)Per il combattimento tra Nobume e il Massacratore ho preso spunto dal combattimento tra Gintoki e Jiraya (per quanto riguarda ambientazione e finale)
3)A un certo punto Sasaki dice che Gintoki è impegnato a dirigere una soap opera, l'informazione l'ho ripresa dall'altra mia storia "Ciak!"
4)Inizialmente il Massacratore non doveva esistere, poi però mi è venuto in mente Kai Leng, uno dei nemici presenti in Mass Effect 3, sul quale mi sono basata per creare tale personaggio
5)Neanche gli zombie dovevano essere presenti, solo che guardando "The Walking Dead" mi è venuto in mente che dovevo assolutamente inserirli da qualche parte
6)L'abilità di combattimento dell'Imperatrice (il ventaglio con le lame) mi è venuta in mente ricordandomi di Kada, la principessa pavone

Bene, allora ringrazio tutti coloro che hanno letto il capitolo, in special modo saku89 che ha lasciato una recensione e yato kamui per aver inserito la storia tra le preferite. Ringrazio anche tutti i lettori anonimi^^
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non abbia combinato un casino con i combattimenti xD
Allora, a presto con la prossima storia!
Baci, Flory <3

  
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