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Autore: Chandra1620    25/06/2015    4 recensioni
Come d’altronde si sa, una buona storia inizia sempre il primo luglio… Non lo sapevate? Bene ora sì. Tra l’altro il primo luglio in cui inizierà la nostra storia sarà quello del 2015.
Ma non deve ancora venire!??!! Non fate domande inutili.
E come ogni racconto che si rispetti bisogna rendere orfano il protag…. Ehm no, no scherzavo tranquilli .
Anzi, facciamo così: sarà proprio la madre della nostra protagonista, o meglio mia madre, che darà inizio alla nostra fantastica storia… ah Sì giusto io mi chiamo Alessia, salve gente!
Una storia simpatica, scritta puramente per divertire. Parlerà di una vacanza particolare, da matti!!
Beh, se almeno un po' vi ho incuriositi... leggete!
Genere: Comico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come d’altronde si sa, una buona storia inizia sempre il primo luglio… Non lo sapevate? Bene ora sì.  Tra l’altro il primo luglio sarà quello del 2015.
Ma deve ancora venire!!! Ovviamente è perché vengo dal futuro muahahah…
E come ogni racconto che si rispetti bisogna rendere orfano il protag…. Ehm no, no scherzavo tranquilli .
Anzi, facciamo così: sarà proprio la madre della nostra protagonista, o meglio mia madre, che darà inizio alla nostra fantastica storia… ah Sì giusto io mi chiamo Alessia, salve gente!
 
 
-Forza tesoro, arriveremo in ritardo!- dice appunto la mia cara madre cercando di sfondare a pugni la porta.
Sa che amo questi rumori dagli stessi decibel dei motori degli aeroplani alle sei e mezzo del mattino.
Non c’è risveglio migliore a parte forse una secchiata d’acqua gelata.  Ma ormai sveglia la sono, quindi decido di alzarmi e infilare le ciabatte, rigorosamente quelle di paperino.
No, non quelle con l’immagine di paperino stampata sulla punta, no quella è troppo mainstream.
Meglio quelle a forma di paperino, cioè, è sempre bello farsi ingoiare il piede dalla gigantesca faccia di un personaggio della Disney; tra l’altro senza occhi, perché l’animale domestico ci ha messo il suo zampino… insieme alla bava, i denti e tutto il suo impegno.
-Mamma- La chiamo  in un tentativo disperato di interrompere la tortura psicologica che il suo continuo bussare mi sta procurando -A che ora è l’appuntamento? -
-Alle  dieci e mezza, te lo sei già dimenticata?-
-No, ma posso farti una domanda?- chiedo mentre davanti allo specchio dell’armadio togliendomi i residui di trucco da sotto gli occhi, dalle guance e anche dal mento. Un giorno o l’altro devo filmarmi mentre dormo perché non è possibile!!
-Si dimmi?- sento i suoi passi allontanarsi e la voce sfumare.
Tipico dei genitori, questa loro dote del super udito: riescono ad ascoltarti con le cuffiette, il cane che abbaia, il fratellino che urla e il marito al telefono. Dall’altra parte della casa con le porte chiuse.
No non è vero. Non ascoltano un cazzo e ti ripetono le ultime due parole tanto per dimostrarti che si interessano.
Quindi cerco di alzare la voce al massimo perché voglia di fare quella decina di passi che mi distanziano da lei non esiste e le dico: - Come pensi che potremo mai arrivare in ritardo?!-.
-Possiamo.- è la semplice risposta biascicata. Cos’è una sfida?
 
Sorrido mentre mi fiondo in bagno superando la mia carissima sorella maggiore e chiudendole la porta in faccia.
Ah il bagno, sarà la stanza che più mi mancherà in questo lungo mese.
E sì: funziona così.
Da piccoli invadiamo il salone con i peluche e le barbie tentando più volte di accoppare la nonna con la macchina delle barbie appunto oppure infilandole un serpente di gomma nella borsa.
Non mentiamo da piccoli eravamo sadici…
Ora invece la vittima del nostro infinito caos è il bagno, nel quale i nostri genitori troveranno, orecchini collane, trucchi, smalti, deodoranti, profumi e perché no portiamoci anche una barbie, tanto…
Ma ricordate che se avete una sorella la cosa più importante da fare appena i genitori chiedono il colpevole è dare la colpa a lei prima che possa aprire bocca.
Attenzione, perché questa tecnica è particolarmente efficace se siete la sorella minore e se avete i voti più alti di lei.
Non chiedetemi perché, ma pare che sia scientificamente provato che chiunque  abbia un sette di italiano sia più incline al disordine di uno che ha un otto.
Aspettate: qui stiamo andando fuori tema…
Si stavo dicendo, cioè scrivendo ... insomma raccontandovi che mi stavo pettinando, cosa molto interessante.
Dopo averlo fatto ed essermi preoccupata di tenere occupato il bagno per più tempo possibile lo lascio finalmente ad una esasperata Sara che mi sposta con una spallata e mi chiude fragorosamente la porta in faccia.
Torno in camera e mi vesto con i vestiti che stanno sullo schienale della sedia da almeno una settimana solo ed esclusivamente per questo giorno.
Mi state chiedendo se è un giorno speciale, uhm.. Ni.
Cioè è speciale, ma lo scoprirò solo più tardi, per ora è solo un giorno diverso.  Sì perché vi informo che farò una specie di gita/viaggio/qualcosa che non so identificare.
Vi spiego meglio: trascorrerò il mese di luglio su un pullman che mi porterà in giro per l’Italia.
A vedere i monumenti e tutta quella roba lì. MACCHE!!  Visiterò i parchi divertimento più belli della nostra pucciosa scarpetta.
Vabbe, direte voi, non è una cosa del tutto normale, ma allora ci andrai con la tua classe o con qualche tuo amico...  nulla di più SBAGLIATO!
Non conosco un’anima viva delle persone che parteciperanno a questa cosa e non ci saranno solo persone della mia età, ma ci sono coppie, famiglie, etc...
Oramai la vostra pazienza sarà al limite e mi raffiguro tanti duffy duck in modalità treno (o pentola a pressione) completamente rossi con due scie di fumo che escono dalle orecchie mentre vi chiedete se dovrete sopportare il mio farneticare ancora per molto e se ci sarà della trama: Ehm, certo…
Dopo aver infilato la spazzola in borsa mi avvio finalmente alla porta dove tutti mi stanno aspettando usciamo di casa e ci infiliamo in macchina.
Intanto vi dico che la ciliegina sulla torta di questa situazione è che io non ci sarei neanche andata, fosse stato per me sarei a poltrire  sul divano  a grattarmi le chiappe, ma finemente perché sono pur sempre una ragazza.
La verità è che questo è stato un regalo dei miei genitori per la promozione  ed essendo già tutto pagato e fatturato non mi è restato che fingermi piena di gioia e accettare rassegnata di passare l’estate in questo modo.
Già di per se l’estate con il caldo soffocante, notti insonni e storie occasionali non è esattamente la mia stagione preferita, ma comunque ciò che è fatto e fatto.
È così che ci si ritrova alle otto e mezza del mattino in viaggio verso Genova senza aver fatto colazione (per solidarietà a Nicolò, il mio caro fratellino di otto anni, che avrebbe altrimenti deciso di deliziarci per l’intera ora di viaggio con quell’adorabile tanfo di vomito che so voi amate tanto quanto me.)
 
Quando arriviamo siamo così in anticipo che neanche il pullman è nel parcheggio e noi ci dirigiamo a fare colazione al bar.
Decido di prendere un cappuccio e una brioche.
Me ne sto appollaiata alla L di Death Note immersa nel mio mondo con la mia solita calma a rosicchiare i bordi della brioche quando mi ricordo di una cosa:
-NOOO!- dico più a me stessa che altro.
-Cosa hai dimenticato?- mi chiede la mia cara sorella con un ghigno malefico.
-Tutta la roba per disegnare! Le ho tirate fuori ieri sera perchè la luna era bella e .. Waaa ora come faccio!-  un mese senza disegnare: potrei morirci.
-Te l’ho presa io.-
-Grazie sorellona, vedi che sei utile a qualcosa!!- dico alzandomi e andandola ad abbracciare.
-Pà’ mi dai le chiavi voglio controllare ci sia tutto?- lo vedo ravattare tra tutte le sue cose per infine tirarne fuori  quelle lezze chiavi con attaccato uno scooby doo che ho fatto cinque anni fa.
Scatto dimenticandomi completamente il cappuccino che non finirò mai di bere e mi siedo sul bordo del baule e svuoto con molta poca grazia tutto accorgendomi con mia somma disperazione la mancanza della cosa più importante: l’album degli schizzi.
Dopo aver rimesso tutto a posto vado a comunicare il mio enorme dramma a mia madre che mi chiede: -Non puoi usare uno degli altri?-
-No, non posso quello degli schizzi è il più importante tra i miei album e deve essere adibito solo ed esclusivamente per quello!- 
Beh?! Che avete da guardare? Ognuno ha le sue manie!!
-Caro, c’è una cartoleria a dieci minuti da qui, forse se andiamo subito…-
-Forza in piedi andiamo…- mio padre si alza di scatto e corriamo tutti in macchina.
La cartoleria è davvero ben fornita e oltre all’album riesco a rimediarci tre chine, due matite, una gomma e una decina di goleador.
Non ho mai capito l’utilità delle caramelle nella cartoleria, ma d’altronde ci sono molte cose che non capisco, tra cui la matematica, l’origine dell’universo e l’utilità di Sakura in Naruto, a parte scartavetrare la minchia in ogni episodio in cui compare, ovvero tutti visto che è una dei protagonisti.
 
Così ci ritroviamo al limite del ritardo davanti all’entrata del parcheggio al centro del quale c’è il mezzo di un colore azzurro sbiadito su cui viaggerò per i prossimi trentun giorni.
Tutti sono già a bordo così non mi resta che caricare la valigia e, dopo aver salutato dei disperati genitori e un’indifferente sorella, salire a bordo.
Di posti liberi ce ne sono solo tre: due insieme e uno di fianco ad una ragazza.
Sembra essere più o meno coetanea e, non essendo una completa asociale decido di sedermi di fianco a lei.
-Piacere, Alessia.-
-Uh, Camilla, ero persa nei miei pensieri. Prego siediti. – la vedo mentre con la grazia di un elefante si alza sbattendo contro il finestrino e mi tende una mano mentre con l’altra leva la sua borsa dal sedile.
Dopo esserci sedute inizia ad inondarmi di domande. Con la mia solita calma rispondo a tutte.
È stupendo vedere le persone prendermi per una ritardata, soprattutto i tipi come Camilla a cui faccio venire l’ansia con questa morbosa lentezza.
La vedo muovere il piede ad una velocità tale da riuscire probabilmente a dare energia al pentagono… o a un iphone.
Comunque i minuti passano e arriviamo alla mezzora di ritardo.
La gente inizia a mormorare e anche Camilla deve ovviamente dare la sua opinione:
-...comunque iniziamo bene, cioè questa gente non riesce a mantenere neanche un semplice orario…-
Se stessi zitta, amore, magari riuscirei a sentire quello che l’autista e l’assistente si stanno dicendo…
Da quanto riesco a leggere dal labbiale mancano due persone che sono in ritardo.
E dal modo in cui ne stanno parlando ricevono un trattamento di riguardo. Saranno persone ricche o loro amici.
In ogni caso non si può che aspettare e rosicchiando una matita mi ritrovo a fissare il suo cespuglio di capelli neri.
Deve aver avuto un risveglio traumatico perché quello che in teoria dovrebbe essere uno chignon assomiglia al nido di qualche volatile, anzi quasi quasi la disegno…
Mi chino per tirare fuori il mio nuovo album e la matita poi mi appollaio sul sedile in una posa precaria per poi iniziare a disegnare quel groviglio i nodi.
Solo dopo aver finito le chiederò se le serve una spazzola.
Mentre sto per finire le ali del piccolo pettirosso mi sento travolgere da una forza esterna che mi fa perdere l’equilibrio e la matita che scivola da qualche parte sotto il sedile.
La fonte della turbolenza non prevista è  un ragazzo alto capelli rossi e carnagione pallida che prende posto dietro di noi.
Borbotto un – …Con che grazia…- ma non vado avanti anche perché qualcun altro commenta:
-Sei passato?- mi giro e mi accorgo di un altro ragazzo, uguale al primo che lo raggiunge e si siede al suo fianco. Intanto il primo si sfila una cuffietta e rivolge un “uhm?” al fratello.
Gemelli. Sono gemelli, tra l’altro belli. Sono una disagiata, ma disegnerò entrambi prima della fine del mese.
Intanto quello che non mi ha ammazzato mi sfiora con non chalance la mano (cos’è tutta questa confidenza!) dicendo: -Mio fratello è un idiota, scusalo. Ah questa è tua.- mi porge la matita mentre dà uno sguardo all’album che ho sulle gambe e nota il nido. Dopo aver avuto l’illuminazione porta lo sguardo su Camilla, sorride, mi batte una mano sulla spalla in segno di approvazione e scompare nelle tenebre, ehm dietro ai sedili.
Sono ancora incantata da questa apparizione divina quando Camilla mi tira per un braccio con una serie di gridolini riconducibili facilmente ai versi delle cavie in punto di morte e mi sussurra nell’orecchio tutta eccitata:- Mi ha sorriso, mi ha sorriso!!-
Ehm, sì, hai capito tutto, fidati.
Rido e annuisco, pensando che il principe azzurro quaddietro non si è neanche presentato.
Ha la faccia da, ehm, Lamberto, perché? Mi diverto a dare nomi idioti, se non conosco quelli veri.  Invece l’altro lo chiamerò idiota, semplicemente.
 
Intanto le porte di questo stupido carretto si chiudono e mi ritrovo a sbracciarmi per salutare la mia famiglia mentre usciamo dal parcheggio e iniziamo questo bellissimo  viaggio.
I due gemelli invece stanno seduti ai loro posti, anzi “ Lamberto” (ci sto prendendo gusto) si è messo anche a dormire. Chissà perché loro non hanno nessun ad accompagnarli.
Mi rimetto seduta e finisco l’uccellino. Chiudo l’album e vedo la spazzola.
Giusto dovevo darla a lei… la tiro fuori e mi do due spazzolate, tanto per far scena, poi le chiedo se le serve.
I suoi occhi si illuminano e me la strappa letteralmente dalle mani: - Oddio grazie, ti giuro stamattina ero di fretta e me la sono completamente scordata …- poi segue una serie di cianciare inutile che non mi degno di ascoltare.
Certo che questa ragazza parla veramente troppo per i miei gusti … mi ritrovo incantata a guardare una macchia di non ho bene idea cosa sul sedile avanti fin quando:
-Ahia!-
L’idiota ha “casualmente” dato un calcio al sedile della mia compagna.
-Ti dispiace chiedere scusa?- non sono una che ama litigare, ma questo ragazzo è veramente odioso e il principino si è appisolato quindi non ci si può affidare a lui…
-Lei non ha chiesto scusa per la sua insopportabile voce- si difende intanto l’idiota raddrizzandosi sullo schienale.- No, seriamente: come fa a non trapanarti le orecchie? Mi sembra di avere una mitraglia sfaldarmi completamente i neuroni!!-  che sono già pochi di loro, aggiungerei.
Trattengo comunque a stento un sorriso, perché è la stessa metafora che avrei usato io, ma lui lo nota lo stesso e sta per dire qualcosa quando Camilla mi dice di lasciar perdere.
 
Vabbe, forse non sarà così noioso il viaggio penso mentre rosicchio una penna raggomitolata sul sedile, anzi forse potrei anche divertirmi…
   
 
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