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Autore: Duchannes    25/06/2015    0 recensioni
Dopo cinque anni di relazione con Liam, Alice avrebbe detto che l’amore è come un grande salto nel vuoto, in una fossa ricca di lava, di quella che ti corrodeva a piccoli pezzi e non tutto d’un colpo.
Dopo cinque anni di relazione con Alice, Liam avrebbe detto che Nicholas Sparks era un fottuto idiota e che dell’amore non sapeva proprio niente.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Lost and insecure
 
 
"A gess, perché un giorno smetterà di sentirsi persa e insicura."

Erano sbagliati insieme, lo erano sempre stati. Erano troppo diversi per combaciare, troppo simili per riuscire a lasciarsi.

Ci avevano provato, tante volte, avevano provato a lasciarsi andare, a non cercarsi, a starsi lontano, e poi erano finiti a corrersi incontro, ad abbracciarsi, tenersi stretti finché le braccia non dolevano e il dolore non smetteva di fare così male.
Liam credeva ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato nel loro amore, nel loro bisogno impellente di stare insieme, nel loro amarsi fino a ferirsi, fino a sanguinare.
Non facevano altro che lacerarsi l’un l’altro, fino a gridare per la disperazione, gridare di odiarsi, di essere la cosa peggiore di tutta la loro vita e poi tornare dall’altro in punta di piedi e scusarsi.

Liam non aveva mai pianto prima di averla conosciuta, era stato cresciuto con la stupida convinzione che gli uomini erano l’elemento forte e che a loro spettava frenare le emozioni, nasconderle per non sembrare deboli. Eppure era tutto cambiato da quando l’aveva vista per la prima volta.

Probabilmente Liam avrebbe giurato che se fosse tornato insieme le sarebbe stato lontano perché se solo lo avessero avvisato dell’enorme sbagliata relazione in cui sarebbero finiti, allora se ne sarebbe tirato fuori.

Probabilmente Alice avrebbe giurato lo stesso, ma il punto era che invece non avrebbero mai fatto a meno di collidere.

Liam aveva sognato un amore come quello dei film di Nicholas Sparks, aveva sognato una persona  da proteggere, da tenere stretta, di cui prendersi cura.
Alice aveva sognato una relazione di quelli scapestrate, con le risate a squarciagola, il sesso piacevole e la complicità che avrebbe reso il tutto perfetto.

Nessuno dei due aveva immaginato tutto quell’amore, quel bisogno, quell’attaccamento viscerale, quel dolore, quella dipendenza malata che li avrebbe portati giù da un dirupo.

Dopo cinque anni di relazione con Liam, Alice avrebbe detto che l’amore è come un grande salto nel vuoto, in una fossa ricca di lava, di quella che ti corrodeva a piccoli pezzi e non tutto d’un colpo.

Dopo cinque anni di relazione con Alice, Liam avrebbe detto che Nicholas Sparks era un fottuto idiota e che dell’amore non sapeva proprio niente.
 
Liam ricordava ancora quanto fosse stato tutto perfetto all’inizio, quando l’aveva vista a quella festa, con gli occhi troppo truccati, di nero, il vestito a balze e i piedi in delle vans sgangherate.
Ricordava i suoi capelli ricci un po’ alla rinfusa, senza un ordine preciso, la sua risata melodiosa e la ragazza a cui era appiccicata, sembrava che ci stesse provando e ancora tutt’oggi Liam ne era fermamente convinto.

Liam l’aveva fissata un po’ per tutta la festa, finché lei non si era decisa a ricambiare e ad avvicinarsi –Pensi che farai qualcosa oltre al fissarmi tutta la sera?- gli aveva chiesto schietta, divertita da quell’attenzione.
Liam aveva sorriso furbo di fronte a quella domanda e aveva buttato giù un sorso di alcool con calma –Pensavo proprio che saresti stata tu a fare qualcosa- aveva mormorato poi, con una scintilla negli occhi.
 
Il primo appuntamento era stato esilarante, era passato a prenderla sotto casa, Alice aveva indossato una maglia lunga nera che copriva a malapena le cosce, con le solite vans sgangherate e Liam aveva subito pensato che avrebbe dato di matto per quelle gambe, per quel corpo.

Quando poi avevano parlato, quando si erano raccontati e gli aveva parlato della sua passione per la storia, della sua curiosità per quello che era accaduto, da quello che potevano imparare dal passato; Liam l’aveva fissata stupito, perché avrebbe giurato che fosse una ragazza scapestrata di quelle che al futuro non ci pensano e che della scuola se ne sbattono.

Liam l’aveva lasciata parlare per ore delle sue passioni per le boyband, per le band in generale, per il fantasy, per i fumetti e per tutto ciò che fosse terribilmente nerd e Liam se ne era innamorato un po’ già allora, per un attimo il suo corpo non aveva più il suo interesse.

Erano matti, tutti matti, confusi, indecisi, passionali, melodrammatici. Erano una granata.
 
Avevano riso da morire insieme, come quella volta in cui avevano giocato a fifa e lei seduta tra le sue gambe con dei pantaloncini troppo corti, la maglietta di batman che aveva rubato a lui e che arrivava a coprirle i mini-short e i capelli legati in una crocchia improvvisata. Imprecava a mezza voce colpendo il joystick come se fosse colpa sua e tirava calci ai giocatori di Liam quando erano troppo vicini alla porta. Poi scoppiava a ridere ogni volta e Liam rideva a sua volta “Ti ritroverai con un solo giocatore in campo” mormorò lui, cercando di spiegarle che i falli non erano un modo per vincere.

Lei allora aveva imprecato ancora. Liam ricordava quando aveva allentato la presa con i suoi giocatori e le aveva concesso un goal, ricordava come fosse saltata in piedi con le braccia in aria e –Sono troppo forte!- aveva esclamato felice.

Poi si era decisamente imbronciata dopo i tre goal di Liam e quando al pareggio lui stava per centrare l’ennesimo goal e mettere fine alla partita, lei l’aveva baciato per la prima volta, per disastrarlo, ma anche perché l’idea di quelle labbra così vicine l’aveva torturata tutto il giorno.

E Liam aveva perfino dimenticato il suo nome su quelle labbra.
 
Liam ricordava il giorno in cui l’aveva vista chiusa in se stessa per la prima volta, quando aveva litigato con una persona per lei importante e Liam l’aveva trovata in un angolo della casa con gli occhi gonfi e le ginocchia strette al petto come a difendersi dai mali del mondo.
Lui si era inginocchiato di fronte a lei e –Che cosa c’è che non va?- le aveva chiesto, scostando i capelli dalla sua fronte.

Liam quell’espressione impaurita, ferita, quel broncio e quegli occhi tristi li aveva impressi nella memoria, come una delle cose più dolorose, perfino più doloroso di uno squarcio nella carne.

-Sto sempre così attenta alle persone e loro a volte mi feriscono come se non si rendessero conto del male che mi fanno- aveva sussurrato poi, con voce tremante e una nuova ondata di lacrime.

E Liam aveva tremato un po’ di fronte a quelle parole, aveva districato il muro fatto di braccia e gambe e l’aveva afferrata di peso, lasciando che spingesse la testa nel suo collo e si accomodasse contro il suo petto.
-Mi dispiace che il mondo sia così brutto, se potessi lo renderei migliore, non lo meriti- aveva sussurrato, prima di baciarla per leccare un po’ il sale dalle sue ferite.
 
E Liam ricordava ancora quanto si fosse odiato per averla ferito lui stesso, per averle fatto più male di quello che avrebbe dovuto.
Ma c’era stato Zayn, il suo migliore amico di sempre, quello che era partito per l’America e che Liam non vedeva da un po’. Zayn che era sempre stato il suo punto fermo, l’unico per cui ne valesse sempre la pena. Zayn con cui aveva un rapporto particolare, forse di cui nessuno dei due si era mai reso conto.

Quella sera si erano visti per cena, in una pizzeria che dava sul fiume, era bellissima e Liam aveva portato lì Alice tantissime volte. Zayn gli aveva raccontato del suo viaggio, degli uomini bellissimi con cui era stato, dell’accoglienza calorosa, della vita frenetica e smisurata.

Quando poi dopo cena con le camicie allentate si erano seduti su quel muretto che dava sul fiume, Zayn aveva appoggiato il capo sulla sua spalla con un sospiro –E’ stato davvero bellissimo Lì, non lo dimenticherò mai- aveva sussurrato piano, nel silenzio di quella notte.

E prima ancora che Liam avesse potuto ribattere, aveva continuato  e –Però c’era un’altra cosa che non sono mai riuscito a dimenticare- aveva sussurrato, fronteggiando gli occhi di Liam ad una distanza ravvicinata, così tanto che Liam poteva sentire la consistenza delle sue lunghe ciglia sulla pelle.

Poi l’aveva baciato e forse Liam avrebbe dovuto tirarsi indietro molto prima, quando Zayn aveva incrociato le loro caviglie sotto il tavolo del ristorante in un gesto intimo, o quando aveva pagato per lui, o quando gli aveva fissato le labbra per troppo tempo e con troppa concentrazione.
Ma era Zayn e forse ne era sempre stato un po’ cotto, Liam credeva addirittura che non esistesse anima vivente che potesse non essere cotta di lui.

E aveva ricambiato, quel bacio morbido, di una consistenza eterea, come se non fosse reale.
Quelle labbra che sapevano di vino e di tabacco. Quella lingua morbida che era scivolata contro il suo palato e l’aveva incantato.
 
Quando si erano staccati però e Liam aveva incontrato i suoi occhi color del cioccolato fuso al caramello, per cui andava matto, Liam aveva pensato ad altri occhi.

Occhi azzurri come il mare in tempesta.
 
Era stato lì che Liam aveva pianto per la prima volta, quando la mattina dopo era corso da lei, quando l’aveva trovata seduta sul bancone della cucina con solo una maglietta nera e un paio di mutandine a fasciare il suo corpo, quando l’aveva trovata con una tazza di tea e un paio di fogli sotto il naso.

Quando lei aveva alzato lo sguardo con un sorriso affiorato sulle labbra rosee e lui –Io e Zayn ci siamo baciati ieri sera- aveva sputato, fermando tutto per un attimo.
Il sorriso era scemato all’istante, quegli occhi erano diventati un iceberg e quella tazza era finita sul pavimento, divisa in mille cocci, con il liquido sparso per tutto il pavimento.

Poi c’erano stati i singhiozzi, le lacrime come fiumi, lui che si avvicinava a toccarla e lei che indietreggiava tremando.

Alice si era seduta in un angolino buio della casa, con la testa tra le mani e i singhiozzi che la sconquassavano e quando Liam –Ho pensato ai tuoi occhi quando ha smesso di baciarmi, perché riesco a vedere solo quelli- aveva aggiunto, cercando di rimediare, Alice aveva alzato la testa e aveva gridato.
Aveva gridato con tutto il fiato che aveva in gola e –Non voglio più vederti, esci dalla mia vita- aveva continuato ad urlare, mentre Liam scuoteva la testa e tentava di calmarla.

E poi lei stremata, con la voce ai limiti si era inginocchiata al centro del salone e aveva singhiozzato con una mano sul petto –Fa troppo male- aveva detto e Liam aveva cominciato a piangere, lacrime calde avevano bagnato le sue guance e erano rimasti lì, a piangere e a guardarsi negli occhi come due comete che avevano perso la loro strada, alla deriva, totalmente.
 
Più tardi erano rimasti in silenzio per tutto il tempo, Alice rannicchiata sul divano e Liam che preparava della camomilla per calmarla, per cercare di farla smettere di tremare.
Quando gli aveva posto la tazza e si era seduto il più lontano possibile, Alice aveva ingurgitato un sorso di quella bevanda e poi –E’ finita, lo sai?- aveva detto decisa, con lo sguardo dritto di fronte a sé e Liam aveva sospirato annuendo e basta, con le mani strette a pugno e il cuore fatto a pezzi.
 
Non si erano visti per due settimane. Per due intere settimane Alice aveva vagabondato per casa indossando le magliette di Liam, ingurgitando solo tè con la caffeina che peggiorava la situazione e Liam restava tutto il giorno sdraiato a letto, toccando la sua catenina a forma di rosa nera e piangendo, perché gli mancava come l’aria.

Alice aveva pianto per minuti interi fissando il loro film preferito, aveva perso quattro chili in soli tre giorni e tutto era andato male.

Liam aveva mangiato solo patatine, quelle che ormai avevano il sapore di stantio, oppure era il sapere di averla persa a far sembrare tutto disgustoso.
 
Poi quella sera Alice non aveva fatto altro che fumare sdraiata sul letto, tra quelle lenzuola che non cambiava da troppo tempo, impregnate dalle sue lacrime e dal suo dolore.

Quella sera che non aveva fatto altro che ascoltare “You found me” dei the Fray e quasi senza pensarci aveva scritto quella frase che continuava a vorticare per la sua testa.
“Lost and insecure, you found me” aveva inviato come una richiesta muta d’aiuto, come al rinfacciargli di averla ridotta al peggio.
E Liam aveva perso il respiro quando aveva letto quelle parole e “Why'd you have to wait, to find me, to find me?” aveva digitato, sentendosi una persona orribile.
 
In quell’esatto momento aveva capito che ferire Alice era la cosa peggiore del mondo, che sentiva di aver sparato sulla croce rossa, di aver ferito l’unica persona al mondo che non se lo sarebbe mai meritato.

E quella consapevolezza lo tormentava tutti i giorni.
 
Poi avevano ricominciato a vivere piano piano, si erano scambiati pochi messaggi e Alice aveva accuratamente evitato tutti quelli in cui gli chiedeva come stava. Liam sapeva di dover osare, di dover correre a riprendersela e stava solo aspettando il momento giusto.
 
Quel momento era arrivato una notte di pioggia, quando sembrava per star venire giù il mondo e Liam si era reso conto che fosse arrivata l’ora di correre da lei, ancora.
Quel costume gli stava stretto, tirava un po’ sui suoi addominali e aspettare a testa in giù come nella famosa scena di Spider-man non era il massimo,  ma Liam aveva atteso che Alice tornasse con l’ansia che lo divorava e la paura di sbagliare tutto.

Quando l’aveva vista arrivare sul vialetto di casa, con le cuffie nelle orecchie, una felpa con il cappuccio a coprirla dalla pioggia, aveva trattenuto il respiro, perché anche da quel punto di vista lo destabilizzava.

Quando Alice aveva alzato gli occhi e se l’era ritrovato lì, si era congelata sul posto e aveva lasciato cadere il quadernino delle citazioni che si portava sempre dietro, lasciando che l’acqua lo rovinasse.
Si era portata una mano alla bocca e Liam aveva sorriso appena –Mi dispiace per averti fatto del male, posso essere ancora il tuo supereroe preferito?- le aveva chiesto con gli occhi ridotti a due piccole fessure a causa della pioggia che continuava a bagnarlo e la paura del suo rifiuto.
Alice si era avvicinata a lui mettendosi sulle punte per poter raggiungere il suo volto e –Sei un fottuto stupido Liam Payne- aveva sussurrato con le lacrime che si mischiavano alla pioggia battente.
-E questa ferita non andrà via tanto presto- aveva aggiunto affranta, con la voce che tremava e le parole incastrate in gola.
-E baciami- aveva mormorato poi, sotto lo sguardo sorpreso di Liam che baciò quelle labbra come se le percepisse per la prima volta, come per non deturpare quel candore che la costituiva.

E poi avevano fatto l’amore sul pavimento all’ingresso, disfandosi dei pantaloni e nient’altro, bagnati fradici, con le bocche che non smettevano di cercarsi e con  Liam che non riusciva a smettere di spingere nel suo corpo, troppo preso dal calore che gli era mancato, dall’amore che sembrava sopraffarlo.
Avevano imprecato per il piacere che li scuoteva, per le magliette attaccate alla pelle e Liam aveva stretto i suoi capelli in una morsa quando gli aveva lasciato l’impronta dei suoi denti sulle clavicole, come a marchiarlo, a lasciare un segno indelebile.
E quando –Ti amo così tanto che fa male- gli aveva sussurrato, entrambi erano venuti con un grido e il piacere sconvolgente.
 
Erano matti, tutti matti, e a volte dolci, terribilmente dolci.

Come quella volta al cinema, quando erano andati a vedere The Avangers, terribilmente curiosi e febbricitanti, la prima uscita dopo il sesso di due giorni prima e poi solo chiamate lunghissime e messaggi.
Alice aveva indossato un paio di shorts e una maglietta bianca con lo stemma della Marvel, con i capelli ricci e scomposti. Liam l’aveva fissata rapito quella sera, come se la vedesse ora per la prima volta.

Era terribilmente bella e lui ne era terribilmente innamorato.

Poi in quel cinema, seduti vicino, con le gambe di lei sulle sue cosce; Alice fasciata nella felpa senape di Liam per l’aria condizionata troppo alta, non si erano tolti gli occhi di dosso, come se non si conoscessero, come se non si fossero baciati altre mille volte, come se Alice non avesse sempre gli stessi occhi azzurri.

Non avevano smesso di accarezzarsi o di baciarsi o di guardarsi.

Il film era stato spettatore di quell’amore che si consumava tra le poltrone, con i cuori palpitanti e la voglia di non separarsi mai più.
 
Avevano litigato altre mille volte, Alice si era chiusa in casa altre settimane intere, bevendo solo tea e imprecando contro Liam Payne.
Liam aveva assaporato quanto potesse essere difficile riconquistare la fiducia di Alice e aveva pagato tutte le conseguenze delle sue azioni.

Si erano gridati contro altre cento volte, chiusi nell’abitacolo di quella macchina troppo piccola, con le parolacce buttate lì e le imprecazioni di Alice che giurava di non poterne più.

Lei aveva sbattuto la portiera e –Sei un fottuto Liam Payne, e maledetto il giorno in cui ti ho parlato, tu non mi meriti- aveva sbraitato quella volta che Liam aveva dimenticato il loro anniversario ed era uscito con Zayn in una fottuta discoteca.

E Liam le aveva ingoiate tutte quelle parole, perché ripeteva ogni giorno di non meritarla, eppure non riusciva a fare a meno di ferirla, come se fossero nati per questo. Farsi a pezzi.
 
Poi quando il silenzio li aveva circondati, e Alice aveva sbollito la rabbia, era andata da lui in punta di piedi, aveva aperto la portiera e si erano abbracciati –Siamo una pessima coppia- aveva singhiozzato –Dovremmo lasciarci andare- aveva aggiunto tra le lacrime e Liam aveva trattenuto le sue guardandola dritto negli occhi –Lo so, ma io non voglio- aveva sussurrato sperando che non fosse stata Alice a mettere di nuovo un punto a tutta quella situazione. E lei aveva annuito asciugando le lacrime –Neanche io- aveva mormorato con le labbra chiuse in un broncio adorabile, e Liam l’aveva baciata di nuovo.

E avevano fatto l’amore lì, con Alice seduta su di Liam, schiacciati in quello spazio angusto in una città trafficata, ma del tutto silenziosa alle tre di notte. Avevano ansimato con le mani strette in una presa ferrea e i corpi a collidere uno verso l’altro.
 
Erano completamente pazzi, e folli, sapevano di aver gettato via la ragione il giorno in cui si erano conosciuti.

Sembrava accadere tutto nelle giornate di pioggia, quelle fitte di cui un po’ cominci a stancarti, Liam quel giorno era stato un po’ strano, ma Alice sapeva che a volte era così, perché erano complessi ed entrambi sapevano di dover andarci con cautela.

Quella sera però Liam era tornato a casa con un cd tra le mani, aveva sorriso trionfante e –Per te- aveva detto, porgendoglielo.
Alice aveva sorriso luminosa con le mani sporche di evidenziatore con cui stava ancora studiando fino all’arrivo di Liam e quando aveva aperto quel cofanetto dei The 1975 si era bloccata per un attimo, con il sorriso congelato sulle labbra.
Liam aveva sorriso ancora più luminoso allora e sotto lo sguardo sconvolto di Alice si era inginocchiato –Siamo matti, folli, scapestrati, forse ci siamo gridati dietro più odio che amore, forse sarà tutto uno schifo, forse finiremo con l’ammazzarci o forse no. Forse andrà tutto bene o forse no. Ma io ne sono sicuro Alice, voglio tutto questo e lo voglio per sempre- aveva detto sotto l’occhiata sorpresa di lei e la mano a coprirle la bocca sconvolta.
-Vuoi sposarmi amore?- gli aveva chiesto allora, con il cuore che galoppava e le mani che sudavano.

E Alice che aveva trattenuto il respiro aveva appena realizzato di dover fare qualcosa, e gli era corsa incontro aggrappandosi a lui con tutto il corpo, Liam aveva barcollato ed erano finiti a terra, sul parquet liscio tra le risate a squarciagola.

Poi si erano baciati, baciati tanto, con i respiri che collidevano, la presa salda di Liam sulle sue cosce ancorate alla sua vita e l’amore che li avvolgeva come una coperta calda.
 
Più tardi, stesi su quello stesso pavimento, nella stessa identica posizione, con le labbra che dolevano Alice aveva fissato l’anello che adesso portava all’anulare e –Alice Payne- aveva sussurrato, riempendo il cuore di Liam di gioia che aveva ridacchiato felice, strizzando gli occhi in quelle rughe che Alice avrebbe disegnato su ogni superfice possibile se solo ne fosse stata capace.

E poi l’aveva baciato, ancora.
 
Liam e Alice rimpiangevano tutti i giorni il momento in cui si erano conosciuti.

Entrambi avrebbero giurato di voler cambiare le cose, di poter tornare indietro per ignorarsi.
Tutti i giorni giuravano di odiarsi, di odiare il modo in cui Liam lavava i denti sgocciolando per tutto il lavandino che poi lei sarebbe stata costretta a pulire; di odiare il modo in cui Alice lasciava tazze di tea sparse per casa; di odiare quella stupida abitudine di accoccolarsi contro il suo petto anche nelle notti più afose; di odiare il modo in cui rideva a squarciagola illuminando tutto.

Entrambi giuravano di odiare il modo in cui si amavano.




 
Piccole note: E' un piccolo delirio het anche questo, come quello di Zayn (cercare nel mio profilo) cwc
Il banner farà schifo perché non l'ha fatto la mia lil che è in vacanza cwc 
Niente, quest'è, spero che vi piaccia, io la adoro e mi piacciono un sacco loro due; e piacciono anche a lil uu 
   
 
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