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Autore: wintersea_    25/06/2015    1 recensioni
Dal testo:
Era tarda notte, eppure nell’ufficio dell’avvocato legale Choi Minho la luce ancora era accesa. La stanza puzzava appena di fumo e una bottiglia di whisky era stappata sulla scrivania affianco ad una pila di scartoffie. Quel caso lo stava facendo penare fin troppo, eppure non riusciva proprio a smettere di lavorarci, il pensiero che quel ragazzo sarebbe potuto finire condannato a morte per colpa sua non gli dava pace, doveva salvarlo.
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Minho si commosse e si guardò intorno, c’erano tutti i suoi amici dell’università, i suoi colleghi, i suoi familiari, quelli di Kibum e Jong, quelli di Tae, e poi c’erano loro, Kibum, Jinki e Jong, sempre pronti a fare pazzie per lui anche in un giorno importante come quello in cui Jong aveva rischiato la vita. E, infine, lui, Taemin, bello come un Dio, si era messo accanto a lui stringendogli una mano e sorridendo soddisfatto davanti a tutto il duro lavoro fatto.
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2Min; Onkey
Alla mia migliore amica a distanza, un milione di auguri (Scusa l'anticipo)
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era tarda notte, eppure nell’ufficio dell’avvocato legale Choi Minho la luce ancora era accesa. La stanza puzzava appena di fumo e una bottiglia di whisky era stappata sulla scrivania affianco ad una pila di scartoffie. Quel caso lo stava facendo penare fin troppo, eppure non riusciva proprio a smettere di lavorarci, il pensiero che quel ragazzo sarebbe potuto finire condannato a morte per colpa sua non gli dava pace, doveva salvarlo.
Inutili erano state le chiamate dei suoi amici, nella speranza di farlo uscire da quell’ufficio puzzolente, né tanto meno le varie attenzioni del fidanzato che alla fine ci aveva rinunciato e lo aveva lasciato lavorare in pace, esattamente come lui desiderava.
Si accese l’ennesima sigaretta e aspirò una grande boccata di fumo fissando la finestra. Era una notte cosi scura da mettere quasi paura, la luna e le stelle si erano rifiutate di uscire a rischiararla e i lampioni ai lati delle strade sembravano non avere abbastanza energia per farlo al posto loro. Sospirò e si poggiò allo schienale tenendo la sigaretta tra le labbra, si stava cominciando ad arrendere all’evidenza che difendere quel ragazzo stava diventando davvero impossibile, il processo era alle porte e tutte le prove erano ancora contro di lui.
Spense la sigaretta stizzito e si alzò avvicinandosi alla finestra per poter guardare la strada, era davvero sfinito. Guardò l’orologio poggiato sulla scrivania che segnava le due di notte, sarebbe voluto tornare a casa e bearsi della compagnia del suo ragazzo che ormai aveva praticamente solo ignorato ma sapeva che lo avrebbe trovato a dormire. Storse un po’ le labbra a quel pensiero e tornò a sedersi alla scrivania accendendo il suo portatile.
“Forza e coraggio Minho, devi trovare una soluzione. Non puoi permettere che questo ragazzo finisca ammazzato. Puoi farcela”  era la stessa frase che si ripeteva da mesi, non sapeva più quanto potesse essere reale quella frase.
Aprì nuovamente la cartella che conteneva tutti i file del suo cliente e cominciò a leggere.
“Kim Jonghyun, anni 25.
Accusa: omicidio colposo.
Il fatto, avvenuto lo scorso 15 marzo 2015, vede protagonista il giovane studente della facoltà delle belle arti Kim Jonghyun, il quale è ritenuto colpevole dell’omicidio di un suo compagno di corso, il quale nome è stato rimosso dai nostri archivi, sotto richiesta della famiglia. Il giovane imputato e la giovane vittima di rado andavano d’accordo, come testimoniano diversi studenti, ma mai nessuno si sarebbe aspettato un gesto così avventato da parte del primo.
L’imputato si dichiara innocente nonostante tutte le prove portate a sostegno durante il primo processo lo dichiarino come il primo ed unico colpevole di tutto il delitto.
Le prove riscontrate sono alquanto schiaccianti, ma l’abilità del suo avvocato, Choi Minho, gli ha reso possibile una seconda sentenza prima della condanna definitiva.
Tutti i testimoni confermano di aver visto il giovane Kim Jonghyun avvicinarsi al malcapitato e ucciderlo con un solo e preciso colpo al cuore. L’arma del delitto non è mai stata ritrovata, tuttavia tutti coloro che sono stati ascoltati, appoggiati a loro volta dall’autopsia sul corpo della vittima, affermano che l’arma in questione sia un coltello da cucina, facile da trovare nelle cucine dell’istituto.
Tuttavia, nonostante tutti i testimoni siano stati ascoltati e ritenuti affidabili, l’avvocato Choi ha chiesto il rinvio della sentenza per poter portare prove a favore del suo cliente. La corte ha accettato l’appello e ha rinviato la sentenza all’9 dicembre 2015.”
9 dicembre 2015. Quella data era maledettamente vicina e Minho ancora non aveva nemmeno lo stralcio di una sola singola prova a favore di Jonghyun. Si passò le mani tra i capelli frustrato.
Il ragazzo litigava spesso con la vittima, ma non per questo avrebbe dovuto ucciderla, non ne aveva mai avuto un vero motivo. Scolò il decimo bicchiere di whisky e si buttò di peso sullo schienale della sedia. In tutta la sua carriera non aveva perso mai nemmeno una causa, non si sarebbe dato per vinto ora.
Il suo sguardo cadde sulla foto che teneva poggiata sulla scrivania. Lo ritraeva sorridente, insieme al suo ragazzo e ai suoi amici, tra cui anche il giovane imputato. Lui e Jong si conoscevano da anni ed era sicuro che non sarebbe mai stato in grado di uccidere una persona, ma allora perché proprio lui ora era dietro le sbarre? Buttò giù un altro bicchiere di whisky sentendo la gola andargli in fiamme e lo lanciò contro il muro mandandolo in mille pezzi.
“Dannazione!” urlò frustrato. Non poteva arrendersi eppure era cosi sfinito da non vedere più soluzioni.
Nascose la testa tra le braccia continuando a fissare quella foto con le lacrime agli occhi, non voleva proprio crederci che uno dei suoi migliori amici fosse diventato un assassino. Era cosi concentrato nei suoi pensieri che non sentì la porta aprirsi. Due piccole braccia magre gli strinsero le spalle e delle labbra carnose e morbide gli baciarono il collo.
“Amore lo so che sei preoccupato per Jong, ma vieni di sopra a riposare un po’, sono le due di notte, hai bisogno di dormire, coraggio vieni”
Taemin sussurrò quelle parole nelle orecchie del ragazzo con la speranza di farlo riprendere un  po’, gli mancava terribilmente dormire stretto nelle sue braccia ma capiva la sua necessità di salvare l’amico dalla morte certa. Anche lui si sarebbe battuto fino a quel punto se ci avesse capito qualcosa di legge. Minho gli accarezzò le mani.
“Che ci fai ancora sveglio? È tardi…”
“Lo so” Taemin sorrise, contento che il ragazzo si preoccupasse ancora di lui “Ma non riuscivo a dormire, ero in pensiero per te” osservò la sua scrivania, fogli sparsi ovunque, il fascicolo di Jong ancora aperto sul pc, la bottiglia di whisky mezza vuota e il posacenere traboccante di sigarette. Gli lasciò le mani ed andò ad aprire una finestra per far passare un po’ d’aria e raccogliere i vetri sparsi sul pavimento. “Capisco che tu sia preoccupato per Jonghyun, lo sono anche io, è il mio migliore amico, ma la mancanza di sonno non ti aiuterà a pensare lucidamente amore mio”
“Ma Tae! Manca meno di una settimana e io sono allo stesso punto dell’ultimo processo, non ho trovato una sola prova favorevole a poterlo salvare” piagnucolò l’avvocato.
Taemin tornò ad abbracciarlo da dietro e gli baciò la guancia “Ce la farai amore mio, ora vieni a letto, per favore. Hai delle occhiaie che potresti fare invidia ad uno zombie. Dai, vieni a riposare e domani ti aiuto io. Voglio salvare anche io quel coglione, va a sapere che è successo. In queste condizioni però non aiuti nessuno”
 
Minho si lasciò trascinare in camera da Taemin e aspettò che si addormentasse. Era davvero troppo in ansia per dormire lui. Ripensò ancora una volta a tutto quello che era successo, Jonghyun un assassino, il suo amico che piangeva per tutto…
Si mise a fissare di nuovo il cielo dalla finestra mentre rievocava qualche ricordo nella mente. Ricordava chiaramente il primo giorno di liceo, quello in cui conobbe Jonghyun. Minho era arrivato insieme al suo vicino di casa, Lee Jinki, un ragazzino di un paio di anni più grande di lui, erano cresciuti praticamente insieme e non si erano riusciti a mollare nemmeno al liceo. Jinki era due anni avanti a lui ma questo non aveva assolutamente separato i ragazzi che continuavano a stare insieme in qualsiasi momento della giornata. Camminavano uno affianco all’altro, commentando i nuovi arrivati della scuola finchè uno di questi non gli finì addosso cadendo a terra.
“Scusa” scoppiò a ridere il biondo rimanendo seduto in terra.
“Ti sei fatto male?” gli chiese Minho preoccupato allungando una mano per aiutarlo.
“JONGHYUN RAZZA DI IDIOTA MA CHE COMBINI?” un ragazzo gli corse incontro e da quello che Minho ricordava lo scorso anno avevano frequentato qualche lezione insieme. Il ragazzo in terra si girò a guardarlo e gli sorrise mentre quello si avvicinava con un misto di preoccupazione e rabbia dipinti sul volto.
Jonghyun, il ragazzo in terra, nel frattempo, se la rideva tranquillamente senza pensare minimamente ad alzarsi. La mano di Minho era rimasta tesa fino all’arrivo dell’altro ragazzo dagli occhi felini.
“Kim Jonghyung giuro che se ti prendo ti faccio a pezzi, mio padre mi uccide se ti fai sospendere il primo giorno di scuola dannazione!” lo tirò su tenendolo dalla giacca della divisa mentre l’altro non smetteva di ridere. Il ragazzo dagli occhi felini ringhiò fulminandolo con lo sguardo. Entrambi portavano i capelli biondo platino ma a parte quello e gli occhi scuri erano l’uno l’opposto dell’altro. “Mi dispiace ragazzi, il mio cuginetto non sta mai buono e mi scappa spesso dalle mani” si inchinò poggiando una mano sulla testa di Jonghyun e obbligando anche lui a chinarsi.
Jinki sorrise, si vedeva che quel ragazzo gli interessava “Non importa, ma aspetta.. Jonghyun tu sei quello che ha combinato quel casino alla festa di fine anno l’estate scorsa?”
Jonghyun sorrise soddisfatto annuendo deciso con la testa e beccandosi una gomitata da suo cugino. “Ahi! Che ho fatto ora? Guarda che mi avevi aiutato anche tu Kibummie!”
“MA SI CERTO! Eri a lezione con me lo scorso anno vero? Frequentavi scienze! Aspetta.. ti chiami... Kim Kibum!” Minho si sbattè una mano sulla fronte come preso da un illuminazione.
Kibum lo squadrò da capo a piedi e gli sorrise “Terzo anno vero? Sisi mi ricordo di te, dormivi durante le lezioni, un paio di volte sei stato anche cacciato” scoppiò a ridere facendo arrossire il diretto interessato.
“Ma  aspetta… perché se voi due vi conoscete, io conosco il tuo amico, io e te non ci siamo mai visti?” Jonghyun sbattè le palpebre indicando prima sé stesso poi Minho.
“Mmh? Beh non è che io e Kibum ci siamo mai frequentati in realtà, giusto un paio di parole durante le lezioni, per passare il tempo. Come penso tu e Jinki no?”
“Beh in realtà io e lui non frequentiamo nemmeno lo stesso anno, io sono un anno più piccolo di lui” Jonghyun si grattò la nuca nervoso “Ma resto sempre più grande di voi due” guardò il cugino con aria di sfida ma si tirò subito indietro non appena questi allungò una mano per colpirgli un braccio ben allenato.
Scoppiarono tutti a ridere, fu cosi che ebbe inizio la loro amicizia.
Tae arrivò in seguito, lo conobbe in un locale, fu Jong a trascinarlo da lui.
“Oh eddai Minho, mica stai uccidendo qualcuno, è un mio amico e studia all’accademia con me. È solo al primo anno ma è bravo, anche Kibum dice che ha un buon potenziale. Ti prego almeno digli ciao”
Minho sbuffò esasperato, odiava quando Jonghyun gli presentava qualche suo amico gay. Da quando si era rivelato ai suoi amici, oltre che a Jinki che lo sapeva da una vita, il biondino non gli dava più pace.
“Eddai Jong, ti ho già detto che non sono in cerca di compagnia questo periodo…” le parole gli morirono in gola appena incontrò gli occhi del ragazzino, probabilmente era leggermente brillo perché rideva senza motivo e i suoi occhi era lucidi. Eppure possedeva quella bellezza rara a trovarsi, Minho non capì subito cosa lo avesse attratto di più, se i suoi occhi dolci, il sorriso furbo, le carnose labbra o la pelle candida, ma comunque rimase a fissarlo dieci minuti buoni.
“Taemin lui è Minho, Minho lui è Taemin. Ora voi due vi dite ciao, bevete qualcosa e poi copiate Jinki e Kibum che si sono infilati chissà dove per scoparsi a vicenda mollandomi qua come un deficiente” sbuffò ma poi le sue labbra si distesero in un dolce sorriso “HEY BELLEZZA! TI OFFRO DA BERE TI VA?” corse velocemente dietro ad una ragazza lasciando Taemin e Minho da soli.
Dopo qualche minuto di iniziale imbarazzo i due cominciarono a conoscersi e, per quella che gli sembrò la prima volta in vita sua, Minho non maledì mentalmente Jong. Dopo quella serata ci fu uno scambio di numeri, un appuntamento, poi un altro, poi un altro ancora, poi il primo bacio e via discorrendo fino alla convivenza attuale.
Taemin era al 4 anno dell’accademia di danza, Kibum si era unito ad una compagnia di ballo e viaggiava in giro per il mondo con Jinki sempre al seguito che si occupava di tenere tutti gli impegni del gruppo del ragazzo ordinati e precisi come si richiede ad un ottimo manager e, infine,  Jong stava per prendere il suo meritato diploma in canto dopo svariate bocciature e cazzate. Se solo non fosse stata per quella dannata denuncia…
Minho lo conosceva bene, Jonghyun era sempre stata una testa calda ma da quello ad un uccidere una persona c’era un abisso. Sospirò e si mosse nel letto facendo svegliare Taemin che si lamentò.
“Minho dai torna a dormire, tutto si risolverà ma dormi ora”
Oh mio piccolo Taemin, vorrei davvero essere speranzoso come te, ma conosco il mio lavoro e se non trovo qualcuno da incolpare al suo posto il nostro Jonghyun non avrà molte speranze di uscire da quella prigione con la testa ancora attaccata al collo.
Trattenne un singhiozzo e sospirò ancora. Glielo aveva promesso, quel giorno quando Jonghyun lo aveva guardato e gli aveva giurato con le lacrime agli occhi di essere innocente, e Minho gli credeva. Jong non era mai stato bravo a dire le bugie, diversamente dal cugino, che era un attore nato, il povero biondino aveva il dono della sincerità.
Alla fine, verso le 5 del mattino, si addormentò, svegliandosi di scatto nemmeno due ore dopo sentendo Taemin alzarsi.
“Amore io devo andare in accademia, ci vediamo dopo, vedo se riesco a scoprire qualcosa mentre sono li okay?” gli diede un leggero bacio sulle labbra e uscì senza aspettare risposta.
Minho si alzò lentamente e si diresse verso il bagno per farsi una doccia, meno 6 giorni ancora. Aveva ancora 6 fottutissimi giorni per trovare una soluzione. Non poteva arrendersi.
Si lavò velocemente  andò in cucina trovando la colazione fatta e un biglietto da parte di Taemin.
“Amore, Kibum e Jinki sono in città, resteranno qualche giorno. Chiamali, loro conoscono Jonghyun quanto me e te e forse anche di più. Magari sapranno darti una mano, non possiamo arrenderci. Mangia tutto e non fare tardi, ci vediamo sta sera, ti amo”
Quel biglietto lo fece sorridere almeno un po’, si sedette mangiando velocemente tutta la colazione preparata dal ragazzo, domandandosi da quanto tempo era che non metteva un pasto decente sotto i denti. Giorni, settimane… per quanto ricordava anche mesi.
Appena finì di lavare anche i piatti afferrò il telefono scendendo nel suo studio al piano di sotto. Jinki rispose dopo un paio di squilli.
“Si, pronto? Parla con manager personale del signor Kim Kibum, come posso aiutarla?”
Minho scoppiò a ridere “Ma da quando sei diventato cosi coglione da non leggere nemmeno il nome sul telefono idiota che non sei altro?”
“MINHO? DIO MA SEI ANCORA VIVO ALLORA!” Jinki gli sfondò praticamente un timpano per l’entusiasmo.
“Questo dovrei dirlo io a te piuttosto. Tu e Kibum siete spariti da secoli ormai, dove siete stati? Ci siete mancati… avete saputo di…” la voce gli morì in gola, non riuscì a dirlo. Si sentiva un totale coglione a non essere riuscito a salvare l’amico da solo e non voleva accettare la scommessa.
“Si… abbiamo saputo. Kibum è disperato ma non siamo riusciti a tornare prima, quello stupido tour non ci ha proprio concesso pause. Ma sei stato bravissimo a chiedere un riesame del processo. Hai qualche prova che possa aiutarlo?”
Minho si buttò sulla sua sedia frustrato per quella domanda cosi ovvia alla quale lui dava da mesi risposte negative a chiunque glielo chiedesse. “No Jinki, non ho nulla… per questo ti ho chiamato, ho davvero bisogno del vostro aiuto. Kibum è quello che conosce Jonghyun meglio di chiunque altro, forse lui potrebbe aiutarmi…”
“Sai che Kibum ti aiuterà come può, ma non so quanto possa fare questa volta per salvare quella piccola peste… Minho, mi dispiace dirtelo ma sto preparando anche lui, non facciamoci false illusioni, chiunque sia stato è maledettamente bravo, sa come nascondere le prove e dobbiamo cominciare ad accettare il fatto che Jonghyun questa volta non ne esca…”
“SMETTILA DI DIRE COSI JINKI! TI PREGO SMETTILA! È MIO CUGINO DANNAZIONE!” Minho sentì Kibum interrompere la frase del ragazzo a metà scoppiando in singhiozzi. Nemmeno lui voleva arrendersi.
“Jinki, passami un momento Kibum” Jinki fece come richiesto “Kibum ora ascoltami, noi lo salveremo okay? Ce la faremo, tireremo quel coglione di tuo cugino fuori dai guai un’altra volta. Te lo prometto. Non ci arrenderemo cosi…”
Era proprio per quello che Minho aveva deciso di diventare avvocato. Quando erano al liceo Jonghyun ne combinava sempre una dopo l’altra e poi era Minho a doverlo tirare fuori dai guai ogni singola volta.
Una sera scherzando, dopo avergli salvato per l’ennesima volta il culo, Jonghyun si girò verso di Minho e tra l’alcol e la nicotina che gli circolavano nelle vene gli disse “Perché non fai l’avvocato? Dai suona anche bene e poi sei bravo! L’avvocato Choi Minho! Scommetto che mi tireresti fuori da parecchie situazioni incasinate” Jonghyun rise senza rendersi conto che aveva aiutato una lampadina ad accendersi nel cervello di Minho.
 
Si Jonghyun aveva ragione, lui ce l’avrebbe fatta, lo avrebbe tirato fuori anche da quella situazione. Lui ci sarebbe sempre stato per salvarlo, in qualsiasi momento.
 
Chiusa la telefonata con Kibum e Jinki si rimise all’opera, doveva essere un particolare che gli era sfuggito, uno qualsiasi. Cercò tra i file della scuola, tra i propri file personali di Jonghyun, cercò notizie sulla vittima, su chi gli era intorno, cercò notizie tra i giornalini della scuola… c’era qualcosa che non gli tornava. Sui giornali locali non c’erano notizie dell’accaduto, cosi come sui giornali dell’accademia o sui notiziari. L’unica notizia era data tramite una radio della facoltà delle belle arti e da una denuncia presa alla polizia. Qualcosa non gli tornava, perché era tutto cosi avvolto nel mistero? Era abituato a casi in cui le famiglie chiedevano di nascondere il nome e il volto della vittima ma non gli era mai successo che nessuna fonte ufficiale parlasse del fatto. Voleva vederci chiaro su quella faccenda e aveva deciso che il giorno dopo sarebbe andato in primo luogo all’accademia. Se li era cominciato tutto, era da li che doveva cominciare, anche se era circa la 5 volta che ci andava. Qualcosa non gli tornava, e doveva fare chiarezza in tutta quella faccenda.
Non ricordò come o quando ma all’improvviso si addormentò, erano circa le undici quando Taemin andò a svegliarlo per portarlo a letto.
“Coraggio amore, a nanna, hai bisogno di riposo” gli sussurrò mentre lo aiutava a mettersi a dormire, era preoccupato per il compagno ma allo stesso tempo non sapeva come aiutarlo.
 
Meno cinque giorni al processo.
Quella mattina mi svegliai molto tardi, era martedì e Taemin non aveva lezione quindi sarebbe stato tutto il giorno a casa. L’odore del caffè mi costrinse ad alzarmi dal letto, i capelli erano tutti alzati e i boxer mi stringevano il bacino. Entrai in cucina coprendo uno sbadiglio con la mano e per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva quando vidi chi c’era nella stanza col mio ragazzo.
“KIBUM! JINKI!” dimenticai di essere praticamente nudo o appena sveglio o anche con un aspetto pessimo e corsi ad abbracciarli. Erano davvero troppi mesi che non li vedevo e sentivo il disperato bisogno di ritrovarmi con la mia famiglia.
“Ben svegliato Minho, certo che una doccia non ti avrebbe fatto male sai?” rise Jinki tirandosi indietro scherzosamente.
Scoppiai a ridere di cuore e gli scompigliai i capelli corti facendolo sorridere. “Mi siete mancati ragazzi”
Kibum era serio e silenzioso, cosa strana per quella piccola peste. Si vedeva lontano un miglio che la sua preoccupazione principale era Jonghyun.
“Possiamo andare da lui Min?” sussurrò appena guardandomi intensamente negli occhi. Era stranamente struccato, un evento raro per il ballerino, e due belle occhiaie spiccavano sotto i suoi occhi facendolo sembrare ancora più bianco di quanto già non fosse. Probabilmente era anche dimagrito ad osservarlo bene.
“Ma certo che possiamo andare da lui, facciamo colazione e  andiamo okay? Cosi poi mi accompagni a fare qualche indagine” gli accarezzò una spalla su cui poi Jinki poggiò la mano possessivo.
“Grazie Minho, se non fosse per te lui ora sarebbe…” gli morì la voce in gola, non riuscì a finire la frase, proprio come era successo a Minho la sera prima. Kibum abbassò lo sguardo nascondendo le lacrime e Jinki lo strinse forte contro di sé.
“Andrà tutto bene Kibum, è una promessa. Mangiate qualcosa, soprattutto tu, sei pallido”
“Tzz disse quello!” esclamò Taemin “Sono mesi che mi fai penare per farti mangiare qualcosa e ora… ah Choi Minho tu resterai un mistero costante per me” alzò le mani tornando a cucinare qualcosa che aveva un aspetto davvero poco commestibile.
Minho trattenne una risata e si avvicinò a lui abbracciandolo da dietro “Ti amo lo sai?” gli baciò delicatamente il collo “Ma sono davvero troppo in pensiero per Jonghyun per mangiare, lo faccio solo per Kibum ora. Guardalo, è distrutto. Jonghyun è l’unica famiglia che gli resta, non posso arrendermi cosi” gli sussurrò strofinando il naso sul suo collo
“Va bene amore, però anche io voglio un po’ di tue attenzioni, io capisco tutta questa storia, fidati il mio rendimento all’accademia ne sta subendo di mazzate per questa storia, ma ho davvero bisogno di coccole da parte del mio ragazzo. Entrambi ne abbiamo bisogno, siamo cosi fottutamente tesi”  parlò tenendo lo sguardo basso su quello che probabilmente era un uovo prima che Taemin lo trasformasse in un cumolo di carbone puzzolente. Minho gli tolse dalle mani la padella e buttò il suo contenuto nel lavandino.
“Sta sera appena torno ti porto a cena fuori okay? Tu devi solo aspettarmi qui e fare il bravo mentre lavoro con Kibum eh. E ora butta questa robaccia e vai a comprare qualcosa per colazione, andate tu e Jinki che ne dici? Cosi faccio quattro chiacchiere con Kibum intanto” lo baciò delicatamente tra i capelli facendolo arrossire, gli mancavano quelle piccole attenzioni, gli mancava stringere il corpo perfetto di Minho, gli mancava fare l’amore con lui, ma gli mancava anche la risata dell’amico che ormai era chiuso dietro quelle sbarre da troppo tempo.
Taemin annuì e trascinò Jinki fuori lasciando sia lui e Kibum sorpresi e stupiti per la reazione cosi improvvisa. Minho si avvicinò a lui con due tazze.
“Un the? Credo sia meglio del caffè in questo momento eh” gli sorrise come meglio riuscì e poggiò una tazza davanti alle mani dell’amico.
“Grazie Minho, sono sicuro che mi farà bene” sussurrò afferrandola con entrambe le mani e bevendo un lungo sorso del liquido caldo.
“Come stai Kibum? Non ti ho mai visto cosi pallido, ma soprattutto, non ti ho mai visto struccato… sei riuscito a parlare con lui?”
Kibum scosse lentamente la testa tenendo lo sguardo fisso sulla tazza di the. “Mi ha chiamato mio padre subito dopo l’accaduto e mi ha raccontato tutto, poi sono diventato una specie di fantasma. Mi dispiace non aver mai risposto alle vostre chiamate ma non sarei riuscito a trattenermi sentendo le vostre voci…” alzò di scatto lo sguardo “Non possiamo arrenderci Minho, mancano ancora cinque giorni al processo, dobbiamo salvarlo! Ti prego noi dobbiamo farcela. È la mia famiglia…” scoppiò in un pianto disperato.
Minho poggiò un braccio intorno alle spalle di Kibum e lo strinse forte, capì quello che aveva provato Taemin in tutti quei mesi in cui gli era stato accanto e lui scoppiava improvvisamente a piangere.
“Ce la faremo Kibummie, non ci arrenderemo, è una promessa. Non lascerò che Jonghyun venga giustiziato ingiustamente” Minho parlò fermamente  e per la prima volta fu sicuro di quello che disse. Kibum lo strinse forte e smise di piangere.
“E’ per questo che lui faceva sempre affidamento su di te, sapeva che ce l’avresti fatta, in qualsiasi situazione” si alzò asciugandosi le lacrime. “Ora basta piangersi addosso, Jong ce la farà. Dopo andiamo da lui no?” tirò su col naso “Mi fido di te Minho”
Il ragazzo gli sorrise e lui ricambiò, si fidavano l’uno dell’altro, avevano fiducia nella loro riuscita perché sapevano quanto fosse importante salvare l’amico, non si sarebbero mai arresi.
Minho e Kibum si erano davvero uniti negli anni del liceo, la loro personalità opposta eppure per alcuni tratti simile non aveva fatto altro che tenerli uniti e legati contro tutte le pazzie di Jong o le improvvisazioni di Jinki. I due si erano spesso trovati a studiare insieme, soprattutto in vista degli esami, anche se quasi ogni volta si ritrovavano buttati sul letto matrimoniale di Minho a giocare alla play prendendosi in giro e finendo per fare a cuscinate. Insomma, di studio ce n’era poco, ma di sicuro i due ragazzi avevano stretto un bel rapporto. Oltre a passare il tempo davanti ad un videogioco o a tirare calci ad un pallone, avevano preso l’abitudine di raccontarsi tutto, non lo avevano deciso, era venuto tutto da solo, un giorno si erano guardati e Kibum si era buttato sul letto con le mani dietro la testa cominciando a raccontare tutta la sua storia e quella di Jong che erano più intrecciate di quanto Minho potesse mai immaginare.
Mentre si guardavano negli occhi, a Minho tornò in mente un episodio risalente a quel periodo, erano sul letto e Kibum aveva buttato in aria i libri.
“Basta studiare, ti prego Minho, facciamo qualcosaaaaa. Dai ti va se ti batto a Pes? TI PREGOOOOO”
“Oh Kibummie ti prego studia un po’, domani abbiamo un test importante e dubito che io riesca  a passartelo di nuovo. Il prof mi ha quasi beccato l’ultima volta” Minho era sdraiato sulla pancia affianco a lui e sfogliava il libro con scarso interesse.
“Dai Minho una partitinaaaa, dillo che hai paura e fai prima” il ragazzo si avvicinò a lui sorridendo per provocarlo.
“Io? Paura di essere battuto da te? Manco per sogno. Però ho bisogno di studiare, un pochino dai” Minho lo ignorò di proposito facendogli gonfiare le guancie come un bambino offeso. Il ragazzo dagli occhi felini si lanciò improvvisamente su di lui facendo cadere tutti i libri a terra. “Kibum ma che combini?” Minho trattenne malamente una risata e si girò trovandosi Kibum a meno di un centimetro dal viso.
“Mi annoiavo, qualcuno mi ha ignorato sai?” Kibum sorrise divertito da quella situazione stringendo i fianchi di Minho con le mani.
“Ah si? E chi è questo cattivone?” Minho deglutì a vuoto, il suo amico era maledettamente bello a quella distanza e non riusciva ad evitare di pensarlo. Più lo guardava e più le sue labbra gli sembravano invitanti. Si obbligò a guardare altrove, non poteva fare quei pensieri, Kibum era un ragazzo e Minho non era interessato ai ragazzi. Eppure il suo fiato caldo cosi vicino alle sue labbra lo stavano lentamente portando alla pazzia. Puntò gli occhi in quelli felini del compagno cercando una distrazione ma finendo solo per perdercisi dentro.
“Tu Minho, tu sei il mio cattivone” Kibum gli aveva sfiorato le labbra con le sue, chi lo sa se fosse stato fatto volutamente o fosse solo un errore, però le loro labbra si sfiorarono e il cervello di Minho finì per staccarsi e smettere di ragionare. Di scatto fece combaciare le labbra con quelle del amico che ricambiò, non senza dimostrarsi sorpreso. Le mani di Kibum si strinsero più forti sui fianchi di Minho che nel frattempo le aveva infilate tra i capelli biondi del compagno. Interruppero il bacio solo quando entrambi sentirono il bisogno di aria.
“Io… scusa Minho, non so che diamine mi sia preso, mi dispiace, cioè… questo non cambierà la nostra amicizia vero?” Kibum lo fissò spaventato, odiava l’idea di perdere qualcuno.
“Certo che no Kibummie! Io non voglio perderti, non potrei mai” gli sorrise.
Si fidavano l’uno del altro allora come in quel momento, sapevano che nessuno dei due si sarebbe arreso, qualsiasi fosse stata la sfida che dovevano accettare, l’avrebbero vinta insieme.
 
Nel primo pomeriggio si recarono alla prigione cittadina pretendendo di vedere Jonghyun.
“Vi dico che sono il cugino dannazione! Voglio vederlo! Fatemi vedere Kim Jonghyun!”
“Se non si calma non vedrà nessuno signore” la guardia sembrava calma e divertita da quel piccolo attacco di nervi di Kibum. Minho intervenne cercando di calmare l’amico prima di farsi cacciare davvero e la guardia, molto probabilmente per pietà, decise di accontentarli e li fece passare.
“JONG!” Kibum si era buttato sul cugino e lo stringeva forte a sé singhiozzando “Che cazzo è successo? Stai bene? Dio… non posso pensare che tu sia davvero qui, ti stanno trattando bene vero? Ti prego dimmi di si, dimmi che stai bene, parlami, fammi sentire la tua voce” la voce di Kibum uscì un pochino stridula e assillante, ma a Jong non importava, ad ogni domanda si stringeva sempre di più a lui nascondendo il viso sul suo petto per non far vedere le lacrime scendere.
“Kibummie… lascialo respirare un po’, cosi lo soffochi” Minho gli poggiò una mano su una spalla separandoli un po’.
“Si hai ragione, scusami… Jong, ti prego però parla…”
“Kibummie…” fu l’unica cosa che Jong riuscì a dire prima di buttarsi di nuovo tra le sue braccia e ricominciare a piangere “Ho paura, ho tanta paura. Ti prego dimmi che tutto andrà bene, ti prego”
“Certo che andrà bene scemo, ti pare che venivo qua se non andava tutto bene?” Kibum trattenne le lacrime stringendo con forza il cugino. Minho ripensò alla loro storia, a come quei due piccoli cugini fossero stati legati senza scampo dal destino. Ricordava le lacrime di Kibum mentre gli raccontava la loro storia, la storia di due bambini che si erano ritrovati a fare i conti con cose molto più grandi di loro troppo presto.
Il padre di Kibum e quello di Jong erano fratelli ma non erano mai andati d’accordo, l’unica cosa che condividevano volentieri erano il lavoro e le bevute nei locali il venerdì sera. Ma uno di quei venerdì sera i disguidi dei due fratelli non andarono a finire bene. Erano entrati da nemmeno un’ora nel locale, inventando la solita scusa con le mogli che si disperavano a casa, e, seduti ad un tavolo, cominciarono a litigare su chi dovesse scegliere per primo la donna per quella notte. Una cosa davvero stupida se non fosse che la richiesta del padre di Jong fu alquanto particolare, chiese di portarsi a letto la moglie del fratello che naturalmente si rifiutò risentito. Il litigio andò peggiorando a causa dell’alcol che i due non avevano smesso di assumere. Improvvisamente il padre di Jong si alzò e, presa la sua macchina, andò a casa del fratello prendendo con violenza la moglie e facendo i propri comodi davanti ad un povero ed innocente Kibum. Suo padre, troppo ubriaco per distinguere chiaramente la strada, finì addosso ad un camion rompendosi qualche osso, tutto sommato non ne uscì cosi male, disse Kibum. Il padre di Jong, non abbastanza contento di essersi preso con la forza la moglie del fratello davanti al nipote, tornò a casa e uccise prima la moglie e poi sé stesso sotto gli occhi spaventati del piccolo Jong. Quando la polizia li trovò, Jong era stretto tra le braccia della mamma ormai morta da ore ed era coperto di sangue. Il tribunale voleva mandare Jong in una casa famiglia ma il padre di Kibum chiese l’affidamento del bambino crescendolo come fosse suo figlio. Fu cosi che quei due bambini, che ne avevano viste davvero tante, si erano ritrovati per l’ennesima volta a combattere con un problema molto più grande di loro. Ma questa volta non potevano chiudere gli occhi e girarsi tappandosi le orecchie, questa volta dovevano lottare e Minho sapeva che c’era bisogno del suo aiuto.
In quel momento sembrò risvegliarsi, ripensare alla storia degli amici fece nascere in lui una nuova energia. Prese Jong per le spalle e lo guardò negli occhi.
“Ora devi dirmi tutti i tuoi amici o i tuoi nemici all’interno di quella cazzo di accademia, io devo capire che cazzo sta succedendo qua.”
“C-cosa?” Jong sembrò un attimo confuso, tolto dall’abbraccio protettivo del minore “I miei nemici? Ma nessuno mi odia… perché dovrebbero? È vero, a volte litigo con qualcuno ma sono tutti amici miei…”
Minho sospirò, conosceva il suo lavoro, doveva andarci piano “Allora, facciamo una cosa, ora tu mi dici qualcosa di questo ragazzo morto e Kibum prende appunti, neh?”
“Ma io non lo conoscevo..” ammise lui “Te lo avrò detto un milione di volte”
“Dovrai almeno averlo incontrato da qualche parte, dai Jong, un piccolo ricordo…” Minho cominciava a sentire il panico scorrere nelle vene.
“Io… no Minho davvero, non avevo mai visto quel ragazzo, non frequentava l’accademia, non avevo nemmeno mai visto tutta quella gente che ha testimoniato, cosi come i prof. È vero che faccio casini e che mi hanno sospeso più volte, ma io non uccido”
“Lo so hyung, risolverò questo mistero, dovessi diventare investigatore privato e avvocato insieme okay? Te lo prometto. Tu uscirai da qui, sta pronto.” Lo abbracciò forte accarezzandogli i capelli mentre Kibum riprendeva a piangere.
“Grazie Min… prenditi cura di Key, ti prego, è cosi pallido, sono preoccupato” gli sussurrò stringendolo a sua volta per poi scogliere l’abbraccio e prendere il cugino. “Oh dai smettila, stai frignando come un bambino, io sto bene, uscirò da qua. Figurati se ti liberi di me adesso!”
“E’ una promessa Jong? Non mi lasci solo vero?” Kibum guardò il cugino con gli occhi pieni di lacrime
“Ma sei scemo? Dopo che mi sei stato una vita a tirare su ti pare che ora ti lascio da solo ad annoiarti?” gli sorrise. Nonostante era Jong quello che aveva visto i propri genitori morire e si mostrava spesso più sensibile degli altri, tendeva a diventare molto protettivo nei confronti del minore.
 
Girare per l’accademia delle belle arti non fece che aumentare i sospetti di Minho. Era un po’ che il giovane pensava ad una truffa ma non ne capiva il motivo. Era arrivato a chiedere a Jong se dovesse dei soldi a qualcuno e che magari, questo qualcuno, avesse deciso di farlo fuori a causa della scadenza dei termini, ma Jong aveva smentito questa teoria. Aveva anche chiesto a Kibum se secondo lui Jong si drogava e per poco non si beccò un pugno in pieno viso.
La pazzia si stava impossessando del giovane avvocato fino a farla diventare palpabile. Nell’accademia nessuno sapeva dell’accaduto, persino i professori ne erano all’oscuro. I giornali cittadini, cosi come le radio, non avevano notizie risalenti a questo omicidio, anche la cattura e i vari processi erano stati tenuti lontani dalle fonti pubbliche. La cosa destava troppi sospetti a Minho che fissava la strada sotto il suo studio con la sigaretta tra le labbra.
“Da quando ti sei messo a fumare tu?” Minho sobbalzò rischiando di bruciarsi. Kibum era entrato silenziosamente richiudendosi la porta alle spalle. “Non sapevo che Taemin te lo permettesse”
“Lui infatti non vuole, gli fa schifo, ma ho ripreso da quando Jong è stato sbattuto dentro..” Minho tornò a fissare la strada mentre Kibum gli si affiancava. “E’ tardi che ci fai ancora sveglio tu?”
“Jinki è crollato ma io non riesco a dormire, continuo a pensare a Jong. Hai trovato qualcosa? Non mi sembra che il nostro giro in accademia sia fruttato a qualcosa..”
“Lo so” spense la sigaretta nel posacenere sulla finestra e si sedette in terra “Sai comincio ad avere qualche dubbio che Jong in tutto questo non c’entri nulla, ma come dimostrarlo?”
“I professori e gli studenti hanno detto che non sanno nulla dell’accaduto no? Chiediamo a loro di testimoniare, le altre testimonianze cosi crolleranno o no?”
“Non è cosi facile, i precedenti testimoni sono stati eliminati dagli archivi, per lo meno da quelli digitali che ho controllato io, e se ne portassimo altri potrebbero pensare che li abbiamo pagati o qualcosa del genere. Tra le altre cose cosi non faremmo che prolungare il processo..”
“ASPETTA! Minho, hai detto che i nomi dei testimoni sono stati eliminati dagli archivi digitali giusto?”
“Si esatto, perché?”
“Se noi andassimo a cercarli in quelli cartacei? Li potremmo trovarli!”
“Kibum sei un genio!” Minho saltò in piedi e gli stampò un bacio sulle labbra senza nemmeno pensarci. Kibum arrossì ma non gli diede peso “Domani andiamo negli archivi, io e te e controlliamo tutto eh. E ora a dormire, domani ci aspetta una grande giornata!”
 
 
Meno quattro giorni al processo.
La mattina molto presto, quasi senza salutare Jinki e Taemin, i due sfrecciarono negli uffici del tribunale ma una volta arrivati li si videro negare l’entrata.
“Ripeto, sono l’avvocato Choi Minho, ho tutto il diritto di entrare qua.”
“Mi dispiace signore, non possiamo proprio, in questi giorni gli archivi sono chiusi a chiunque voglia visitarli. Può provare con quelli online al massimo”
Minho stava per rispondere per l’ennesima volta che era una questione di vita o di morte ma Kibum lo fermò.
“Va bene signorina, la ringraziamo comunque per la sua gentilezza e la sua pazienza” Kibum si inchinò lievemente e trascinò via Minho ancora confuso.
“Mi spieghi che diamine hai in mente? Mancano quattro fottutissimi giorni!” Minho era sull’orlo di una crisi di nervi.
“Come ti vedi vestito in nero?” Kibum sogghignò.
“C-cosa? Vestito in nero?” Minho lo fissò senza capire mentre l’altro scoppiava a ridere e lo trascinava via.
 
 
“Kibum è una pessima, pessima, pessima idea lo sai vero?” Jinki continuava a ripetere la stessa frase da circa dieci minuti buoni facendo spazientire il compagno.
“Oh fa un po’ di silenzio che se no la pessima idea diventa un pessimo piano. Dobbiamo solo entrare, cercare i documenti e uscire. Dai che ho convinto anche Minho” Kibum si muoveva agile tra i rami delle piante che sbucavano dal nulla nell’ampio giardino dietro il tribunale.
In effetti Minho non era del tutto d’accordo col suo piano “entriamo e usciamo” come diceva Kibum, ma alla fine si era lasciato convincere. Aveva davvero bisogno di quei documenti se voleva risolvere quel caso ed era sicuro che in quell’ufficio ci fossero.
“Dai Min, torniamo a casa, potrai chiederli domani.. ti prego” Jinki gli tirava un braccio supplicandolo.
“Jinki ma se hai cosi paura potevi restare a casa no?” Minho era teso e non riuscì a trattenere le parole che uscirono taglienti dalle sue labbra.
“S-scusa..” Jinki abbassò lo sguardo evidentemente ferito.
“Amore non esagerare ora, Jinki non ha tutti i torti, è una pessima idea essere qua e potresti chiedere i documenti domani no?” Taemin gli poggiò una mano sul braccio accarezzandolo appena.
“No Tae, non posso, hanno chiuso gli archivi e questa cosa mi puzza… se non volete venire potete anche tornare in macchina, ma io e Kibummie andiamo” Kibum annuì fermamente
“Kibummie?” Taemin e Jinki sussurrano il nomignolo di Kibum insieme. “Ma certo, passate una marea di tempo insieme, programmate cose stupide insieme e ora anche il nomignolo dolce” Taemin continuò sputando rabbia. “Io me ne vado”
Minho gli corse dietro senza nemmeno pensarci “No Tae ti prego, ho bisogno di te”
“Per cosa?” rispose bruscamente il ragazzino “Hai il tuo Kibummie, il tuo caso, il tuo studio, a cosa ti servo io? Su rispondi eh!”
Minho lo prese fra le braccia e lo baciò senza pensarci due volte “Tu mi servirai sempre amore mio, ho bisogno del tuo sorriso, delle tue carezze, del tuo abbraccio, ho bisogno di dormire abbracciato a te tutta la notte e di riempire il tuo viso di baci, ho bisogno di parlare con te, di scherzare con te e di sentirmi cullare dalle tue braccia quando piango. Tae, mi sono innamorato di te da quando ti ho visto per la prima volta in quel locale e di questo dobbiamo ringraziare Jonghyun, lo sappiamo entrambi… ma io ti amo e ho bisogno di te per… beh per tutto amore mio. Non andare via cosi, ti prego” gli accarezzò la guancia con il pollice e gli baciò il naso.
Taemin sorrise e lo baciò stringendosi fra le sue braccia “Andiamo a prendere quei dannati documenti e andiamo a casa, ho voglia di fare l’amore con te e giuro che se questa volta mi dici di no mi offendo veramente”
Minho rise e lo riportò dagli altri due che si tenevano per mano. “Siamo pronti?” Kibum era ansioso di mettersi all’opera, conosceva anche lui, fin troppo bene, l’importanza di quei documenti.
 
Entrare negli archivi del tribunale fu anche fin troppo facile per il gruppo di amici, Kibum aveva sganciato facilmente una finestra e si era calato silenziosamente dentro seguito da Minho, Jinki e infine Taemin.
“Okay dividiamoci tutti e quattro, Jinki tu inizi da questa sezione qua, Kibum quella li giù, Tae quella a sinistra e io prendo quella a destra. Cercate i documenti con la data del processo okay? Il primo che il trova alza la torcia verso l’alto. Speriamo bene. Prendete tutto quello che può sembrarvi utile” Minho finì di spiegare e corse silenziosamente nella sua corsia iniziando a controllare cassetto per cassetto ogni data finchè…. “Eccola!” sussurrò vittorioso per poi far scorrere il cassetto e cominciare a cercare i documenti col nome di Jong.
I documenti erano messi male, molti erano girati a testa in giù, come se qualcuno fosse passato e ci avesse frugato dentro per poi buttare tutto dentro alla rinfusa. Non si sprecò a metterli in ordine ma trovò comunque quello che cercava. Come aveva cominciato, giustamente, a sospettare, il cassetto era stato veramente svuotato e riempito alla rinfusa, molto probabilmente proprio per la cartella di Jong. La aprì con le mani che tremavano e… vuota.  La lasciò cadere a terra distrutto, tutta quella fatica per poi scoprire che erano stati più veloci di loro. All’improvviso qualcosa attirò la sua attenzione, un frammento di carta era rimasto incastrato tra la copertina e la plastica della cartellina, probabilmente per la fretta chi aveva preso il resto dei documenti non se ne era nemmeno accorto.
Sul quel frammento di carta c’era scritto qualcosa, Minho lo prese tra le mani illuminandolo con la torcia. Un nome, su quel pezzo di carta c’era scritto solamente un nome.
Kim Sungkyu.
Minho se lo rigirava tra le mani in cerca di altro, un indirizzo, un numero telefonico, ma niente. Si mise quel pezzo di carta in tasca e rimise la cartellina apposto. Alzò la torcia verso l’alto e tornò verso la finestra dal quale erano entrati aspettando gli altri.
“Hai trovato qualcosa amore?” Tae gli si era avvicinato cosi silenziosamente che Minho sobbalzò per lo spavento.
“S-si… ne parliamo a casa tutti insieme”
Appena arrivarono anche Kibum e Jinki scavalcarono di nuovo la finestra e scesero nel giardino ma nel chiuderla fecero scattare un allarme.
“Merda, dobbiamo correre, e anche veloci”  Kibum prese la mano di Jinki e lo trascinò via, lo stesso fece Minho con Tae.
I loro cuori battevano forti contro le casse toraciche e, nonostante fossero stanchi, non rallentarono, per paura di essere scoperti. Si fermarono solo in prossimità dell’appartamento di Minho e Taemin per riprendere fiato.
“Secondo voi ci hanno visto?” Taemin era bianco nonostante la corsa, probabilmente era la paura. Un problema con la legge equivaleva un’espulsione dall’accademia.
“No Tae, non ci ha visti nessuno, tranquillo” Kibum era poggiato sulle sue ginocchia e cercava di riprendere fiato.
“Quindi hai trovato qualcosa Minho?” Jinki si poggiò contro il muro per non cadere a terra.
“Mmh, un nome” confermò Minho “Kim Sungkyu”
“Quel nome mi suona familiare…” Kibum si raddrizzò e poggiò un dito sul mento per pensare. Improvvisamente spalancò gli occhi guardando gli amici e il compagno “Domani vi porto dal nostro testimone, fidatevi, so come trovarlo”
 
 
Meno tre giorni al processo.
La mattina dopo, di buon ora, si ritrovarono tutti insieme in cucina davanti ad una tazza di caffé bollente. "Allora ci vuoi dire come fai a conoscere questo tizio?" Jinki sembrava davvero spazientito, non sopportava quando il suo ragazzo gli nascondeva le cose ed era evidente che gli aveva ripetuto quella domanda fino allo sfinimento.
"È una storia un po' lunga...." il ragazzo sospirò osservando il caffé "beh diciamo che Sungkyu è... mio cugino, cioé mio e di Jong, ovvio. È figlio di un cugino dei nostri padri o qualcosa del genere. Non ci vediamo da 10 anni ormai. La cosa curiosa è che lui ha un fratello che è praticamente uguale a Jong. Per quanto ne so io è stato ritrovato morto la scorsa settimana, droga hanno detto... è strano che Jong non abbia riconosciuto Sungkyu, loro andavano cosi d'accordo..."
"Oh no, Jong non era presente nel momento in cui hanno testimoniato"Disse Minho che osservava la scena poggiato alla cucina con le braccia conserte.
"Cosa vuol dire che non era presente?" Kibum alzò di scatto lo sguardo e lo fissò sorpreso "ma lui aveva tutto il diritto di essere presente!" era furioso e stringeva i pugni conficcandosi le unghie nella mano. “Minho sono sicuro che Sungkyu sa cosa è successo! Sicuramente hanno fatto…” si bloccò di colpo guardando l’amico negli occhi che lo capì al volo.
“Vestitevi, Kibum ci accompagna da suo cugino, credo di aver trovato un modo per liberare Jong”
 
 
Due ore dopo erano ancora in macchina per raggiungere una piccola cittadina del sud Corea.
“Possibile che tuo cugino abiti cosi lontano Kibummie?” Jinki guidava concentrato sulla strada mentre la mano di Kibum era poggiata sulla sua coscia e le sue labbra erano vicino alla sua guancia.
“Si amore, lo so che è lontano ma giuro siamo quasi arrivati” gli baciò dolcemente la guancia.
“Hai detto cosi anche venti chilometri fa” piagnucolò il maggiore.
“Pazienta amore, pazienta. Ecco ora devi girare li e percorrere tutto il viale per poi girare a sinistra e siamo arrivati”
Minho era del tutto fuori da quelle chiacchiere e quelle moine, con Taemin poggiato sul petto, seduti sui sedili posteriori, continuava a pensare alle informazioni che aveva assimilato nelle ultime ore. Aveva visto Sungkyu al processo ma non aveva pensato potesse essere parente degli amici visto che non si somigliavano nemmeno un po’, ma il fatto che si ostinasse a pronunciare Jong come colpevole cosi ostinatamente… e poi c’era la questione del fratello che era la copia sputata di Jong. In più, oltre all’aspetto, i due condividevano anche lo stesso nome e frequentavano accademie simili ma in città diverse. Erano troppe coincidenze messe tutte insieme per non far arrivare l’avvocato ad un’unica grande conclusione: dietro le sbarre c’era il Kim Jonghyun sbagliato.
“Minho siamo arrivati” Taemin gli sventolò la mano davanti agli occhi per farsi guardare.
“Eh? Cosa?” Minho lo guardò confuso
“Siamo arrivati amore, a cosa pensavi?” gli sfiorò le labbra con le sue.
“Credo di aver risolto tutto amore, molto probabilmente entrando li troveremo solo conferme ai miei dubbi. Dove sono Kibum e Jinki?”
“Sono a parlare con Sungkyu per non farci sbattere la porta in faccia” Tae gli indicò le due figure che parlavano con un ragazzo alto, con i lineamenti delicati, aveva un ciuffo di capelli rossi che ricadevano su un lato del viso e gli occhi anche troppo a mandorla, soprattutto se messi a confronto con gli occhi di Minho. Nel complesso era un bel ragazzo ma aveva uno sguardo che non convinceva Minho. Kibum si girò e gli fece un cenno affermativo con la mano, potevano entrare.
 
Sungkyu li fece accomodare nella sala e preparò del caffè osservandoli uno per uno, soffermandosi in particolare su Minho. Fu proprio quest’ultimo a rompere il silenzio.
“Beh, come credo di aver capito tu mi hai riconosciuto no? Quindi immagini già perché siamo qui, soprattutto, credo che tu abbia capito che io so chi sei tu.
Il ragazzo sospirò e lo guardò negli occhi “Si, so cosa vuoi,  ma immagino tu abbia delle domande quindi prego, inizia pure il quarto grado”
“Bene, allora vado diretto al punto. Il Kim Jonghyun che è dietro le sbarre è quello sbagliato vero?”
“Si” sussurrò lui
“Perchè non lo hai detto?”
“Per salvare mio fratello, ogni fratello cerca di farlo o no?”
“Ma ora che tuo fratello non c’è più potresti dire la verità e spiegare che lo hai fatto per lui”
“Finirei io sotto processo per aver testimoniato il falso. Non potrei mai…”
“E se trovassimo una soluzione? In quel caso diresti la verità?”
“Che soluzione?” Sungkyu alzò appena lo sguardo sbirciando Minho da sotto i capelli.
“Potresti dire che sei stato obbligato da tuo fratello a testimoniare queste cose, dato che ormai non c’è più non rischierà nulla e tu potresti ricevere una riduzione della pena. Se non lo farai, Jonghyun verrà giudicato colpevole e… e sarà ucciso tra tre giorni esatti.”
“Io… io…” balbettò il ragazzo.
“Sungkyu, ti prego, Jong è la mia famiglia, lo sai… ti prego…” Kibum lo guardò negli occhi implorandolo, la disperazione si era impossessata di lui. Jong era troppo importante e perderlo cosi era un colpo troppo duro. Erano cresciuti insieme, spalla a spalla, come fratelli, ognuno con i propri dolorosi ricordi ma si facevano forza insieme.
Dopo un infinito attimo di silenzio Sungkyu sussurrò “Va bene, lo farò”
“Grazie, grazie davvero” gli disse Kibum stringendogli la mano con un leggero sorriso sulle labbra.
Si, ce l’avrebbero fatta, Minho ne era più che sicuro.
 
 
 
Il giorno del processo
I due giorni che precedevano il processo erano volati velocemente portando ansia e agitazione in casa dei ragazzi. Minho aveva ripreso a chiudersi solitario nel suo ufficio, Taemin passava più tempo che poteva in accademia dove anche Kibum tornava volentieri e Jinki rimaneva solo ad occuparsi della casa per passare il tempo.
La mattina del processo in casa si respirava un’aria cosi tesa che si sarebbe potuta tagliare col coltello, Minho preparava silenzioso i suoi documenti mentre i tre, senza dire una parola, si vestivano e facevano colazione. L’ansia era alle stelle, tutto dipendeva dalla presenza di Sungkyu e Minho aveva un brutto presentimento al riguardo.
“Min, noi siamo pronti vogliamo and…” Kibum si bloccò leggendo un messaggio e il cellulare gli cadde dalle mani mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
“Kibum? Che succede?” Minho ebbe appena il tempo di avvicinarsi che l’amico gli si buttò al collo singhiozzando con forza “Kibum che cazzo succede?”
“Sungkyu.. l-lui.. lui non verrà…” singhiozzava cosi forte che Minho faticò a capire bene quello che aveva detto. Quando, però, metabolizzò le parole di Kibum crollò anche lui, tutto era finito, non avrebbero mai risolto tutta quella storia e Jong sarebbe stato dichiarato colpevole. Tutto stava cadendo in fondo al baratro.
“Che succede?” Taemin era entrato nella stanza e aveva alzato un sopracciglio confuso nel vedere l’amico e il proprio ragazzo abbracciati in quel modo.
“Non verrà Tae, non verrà più. Ci ha ingannati!” Minho singhiozzava in un modo in cui Taemin non lo aveva mai visto, sembra che il dolore gli avesse dilaniato il petto e fosse esploso senza trovare più un modo per essere fermato.
Taemin sorrise e tirò fuori dalla tasca il cellulare “Voi vi fidate troppo della gente ragazzi, con tutto il rispetto per tuo cugino Kibum, ma quello non si sarebbe mai rischiato nemmeno un giorno di prigione per noi, tantomeno per Jong. Quindi per farla breve l’ho registrato e ora andiamo in tribunale? È un po’ tardi sapete?”
Minho lasciò di scatto Kibum e corse verso Taemin baciandolo con passione “Dio! Ti amo, sei un genio! Ti amo, io… ah ma che parlo a fare?” tornò a baciarlo stringendo le mani sui suoi fianchi.
Taemin rise sulle sue labbra e si tirò indietro quanto basta per parlare “Andiamo, è tardi”
 
Mezz’ora dopo erano tutti in tribunale, pronti per quella sentenza che gli avrebbe cambiato irrimediabilmente la vita, o meglio, che ne valeva una.
Jong fu fatto entrare, scortato da due guardie, e fu fatto sedere affianco a Minho.
Minho e Kibum si scambiarono un’occhiata complice da lontano, il loro piano avrebbe funzionato di sicuro.
Il giudice entrò in religioso silenzio e una volta che tutti si furono seduti cominciò a leggere per l’ennesima volta il documento di accusa di Jong che ormai Minho conosceva parola per parola.
“Okay, avvocato Choi, vuole iniziare?”
“Si signore, la ringrazio” Minho si alzò ponendosi al centro dell’aula “Chiamo a testimoniare Kim Kibum”
Kibum si alzò e, sotto lo sguardo attento di tutti i presenti, si sedette al suo posto giurando di dire solo la verità.
“Prima di tutto signor Kim” iniziò Minho “Vorrei chiederle di spiegare che legame c’è tra lei e Jonghyun”
“Io e Jonghyun siamo cugini, ma siamo cresciuti come fossimo fratelli. È il mio migliore amico, una persona fidate alla quale si può dire tutto. Ha sempre un consiglio giusto e una parola dolce.”
“Ottimo. Ora potrebbe spiegarci perché secondo lei non è colpevole?”
“Jonghyun è sempre stato impulsivo e attaccabrighe, una vera peste da bambino a dir la verità, ma la metà delle volte lo faceva per scherzare e subito dopo aver dato una botta scherzosa scoppiava a ridere scusandosi. Non è una persona cattiva, ha il terrore del sangue e delle armi, non sa nemmeno cos’è un arma. E poi… e poi ho delle prove”
“Che tipo di prove signor Kim?” il giudice sembrava interessato. Kibum estrasse dalla tasca il cellulare e fece partire l’audio dove Sungkyu confermava l’inganno. Naturalmente si erano assicurati di tagliare la parte dell’accordo altrimenti la carriera di Minho sarebbe andata a rotoli. Una volta concluso, il giudice alzò lo sguardo verso l’avvocato che difendeva la vittima. “Lei sapeva nulla di questo?”
“No, assolutamente, sono stupito quanto lei a sentire tutto ciò. Era stato proprio Sungkyu ad assicurarci che fosse lui l’assassino”
“Scusi l’interruzione signore” riprese Minho “Ma credo che qui ci voglia un chiarimento, puoi spiegarci questa storia del fratello di Sungkyu, Kibum?”
Kibum annuì “Dovete sapere che Jonghyun e il fratello di Sungkyu erano praticamente due gocce d’acqua, tant’è che da piccoli li scambiavano per gemelli. Avevano anche interessi comuni ma, abitando in zone diverse, hanno scelto due accademie vicine ma dello stesso tipo, per questo è stato molto facile girare la colpa verso Jonghyun, cioè quello che è qui. C’è da sottolineare che il secondo Jonghyun è morto qualche settimana fa a causa di droga, e qui abbiamo l’articolo di giornale che lo dimostra. Se guardate la foto potete anche notare la somiglianza tra i due” tirò fuori l’articolo e lo passò da prima al giudice e poi alla giuria.
“La giuria ha preso una decisione?” il giudice assunse un’aria solenne e alzò il mento verso l’alto.
Una donna si alzò dalla giuria con un foglio in mano “Non colpevole, le prove raccolte contro Jonghyun sono sufficienti a dimostrare che non sia lui il colpevole”
 
Un momento, fu solo un momento, ma ci fu un urlo che avrebbe potuto risvegliare i morti. Minho, Kibum, Jinki e Taemin si buttarono su Jonghyun che, per la felicità, era scoppiato in lacrime. Il giudice riportò subito l’ordine e i ragazzi furono fatti uscire fuori per festeggiare la ritrovata libertà dell’amico. Mai sorrisi erano più belli e sinceri, i ragazzi sprizzavano gioia da tutti i pori e, non riuscendo a contenersi, cominciarono a saltare per la strada.
“Sapevo che ce l’avresti fatta Min! lo sapevo!” Jong stringeva l’amico tra le braccia piangendo
“Ti salverò sempre cretino che non sei altro, come faresti senza di me?”  Minho gli sorrise con le lacrime agli occhi.
“E ora tutti a festeggiare!” Jinki saltellava tra le braccia di Kibum che non la smetteva più di sorridere.
“Oh si abbiamo tante cose da festeggiare in questo giorno speciale!” Taemin sorrideva stringendo la mano di Minho che non si decideva più a mollarlo
“Oh si! Io sono libero e qualcuno compie gli anni oggi!” tutti si girarono verso Minho che realizzò solo in quel momento che il 9 dicembre era proprio il giorno del suo compleanno. Sorrise agli amici e accarezzò le dita di Taemin
“Dove si va?” chiese con un sorriso tutti denti
“CON NOI!” urlarono Taemin e Jinki insieme.  Gli presero le mani e lo trascinarono per le strade di Seul seguiti da Jong e Kibum che ridevano. Si fermarono davanti ad un locale che sembrava chiuso.
“Che ci facciamo qua?” chiese Minho curioso
“Sorpresa amore mio, buon compleanno” Taemin gli baciò dolcemente il collo mentre tutti gli altri sparivano nel nulla.
“Dove sono gli altri?” Minho si guardò intorno cominciando a preoccuparsi della sorpresa di Taemin.
“Entra amore mio, entra e lo saprai” Minho seguì le parole di Taemin ed entrò lentamente nel locale dove venne accecato da un insieme di luci e un tanti auguri a te partì praticamente in automatico cantato dalla voce di Jong.
Minho si commosse e si guardò intorno, c’erano tutti i suoi amici dell’università, i suoi colleghi, i suoi familiari, quelli di Kibum e Jong, quelli di Tae, e poi c’erano loro, Kibum, Jinki e Jong, sempre pronti a fare pazzie per lui anche in un giorno importante come quello in cui Jong aveva rischiato la vita. E, infine, lui, Taemin, bello come un Dio, si era messo accanto a lui stringendogli una mano e sorridendo soddisfatto davanti a tutto il duro lavoro fatto.
“Ma Tae… quando come… ti amo!” lo prese e lo baciò tra le urla e gli applausi di tutti i presenti.
“E ORA UN BALLO PER I DUE PICCIONCINI! NE HANNO BISOGNO DOPO CHE MINHO E’ STATO COSI’ BRAVO DA LIBERARMI. MUSICA! E A ME DA BERE!” urlò Jonghyun troppo felice per pensare a tutto quello che aveva passato prima di quella sera.
La musica partì e Taemin, stretto nelle braccia di Minho, si lasciò guidare in un dolce ballo al centro della pista.
“Ah comunque, ti amo anche io” sussurrò il più piccolo contro il suo petto. Minho sorrise e lo strinse più forte. Aveva tanto per cui essere grato nella sua vita, ma Taemin era la sua gioia più grande e sempre lo sarebbe stato.


 

Angolino dell'autrice

AUGURI AMORE MIO! Si okay scusa lo so che sono in anticipo di due giorni, lo so che non volevi nulla, lo so che ora mi odi, ma io non ti ascolto lo sai benissimo quindi ecco nulla ho scritto tutto questo (che giusto per dire credo di aver battuto il tuo record word con 19 pagine) per farti i miei migliori auguri. Sono cocciuta su ste cose, lo sai ormai. Ti voglio bene.
Scusate l'accenno a Minho e Key, mi è venuto troppo spontaneo.
p.s. per chi non lo sapesse Kim Sungkyu è uno dei cantati degli INFINITE, mi serviva un personaggio e mi è capitato lui.
-Nessa x

  
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