Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Mrs Carstairs    25/06/2015    1 recensioni
-tratto dalla storia-
A svegliare Tris fu la luce del sole che entrava dalle finestre. La sera prima doveva essersi dimenticata di chiudere le veneziane. Si accorse poco dopo di non essere a letto ma… in poltrona. Aveva dormito tutta la notte in quella scomoda posizione, appollaiata su quella poltrona infossata, perché? D’istinto, lo sguardo corse al letto, trovandosi a rimirare le coperte sfatte, il lenzuolo attorcigliato e uno dei due cuscini a piedi del letto. Andrea sussurrò. E decise finalmente di alzarsi per sgranchirsi quelle povere gambe piegate da chissà quante ore. Come si avvicinò al materasso dalla parte dello scendiletto, vide qualcosa, incastrato tra le pieghe del piumone. Allungò una mano e lo prese tra due dita. Un biglietto. “Grazie.” A.
in un certo senso la storia è presa dalla realtà. quello che ho sentito ho descritto.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si guardava riflessa nello specchio del bagno, i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle in ricci scombinati. La felpa larga copriva le curve del suo corpo, i pantaloni del pigiama, lasciati bassi sulla vita, arrivavano quasi a coprirle le caviglie.  Si guardava in faccia, occhi negli occhi con se stessa e si domandava come fosse ancora possibile pensarci. Pensare a come si era sentita in quella sera bagnata di pioggia e di rabbia. Pensare a quegli occhi fulvi che la guardavano quasi in cerca di qualcosa a cui potersi aggrappare. Pensare a come ci si era tuffata -anche se non sapeva cosa avrebbe potuto fare- senza esitare, con il cuore che le martellava nel petto.  Scosse la testa, come a mandar via l’immagine di quel ricordo. Ogni volta che finiva per pensarci si ritrovava svuotata, malinconica. Consapevole del fatto che non poteva guardare quegli occhi come avrebbe voluto e che s’anche ci avesse provato, probabilmente il suo gesto non sarebbe stato capito. Fece un profondo respiro, come a voler esalare tutte quelle dannate sensazioni e poi si scostò dallo specchio, tornando nella stanza vuota del dormitorio del campus. Madeleine era andata alla festa della confraternita e Tris era sicura che non avrebbe dormito nel letto accanto al suo. Poteva capirlo dalla semplice osservazione della sua metà stanza. L’anta dell’armadio della compagna era rimasta mezza aperta, rivelando un’uniforme mancante e le magliette in disordine, come se le mani di Madeleine avessero frugato a lungo per trovare qualcosa da mettere in borsa, prima di andarsene. Inoltre il pigiama giallo canarino della ragazza non era più ben piegato sul suo cuscino. Tris sorrise un po’, e poi si trascinò fino al letto, dove si lasciò cadere, di peso. socchiuse gli occhi, in attesa che la stretta al petto causata dai pensieri di poco prima s’allentasse. Ci vollero diversi minuti perché non si sentisse mancare il fiato poi, quando fu più o meno sicura di aver regolarizzato il battito cardiaco, si mise seduta. Si allungò verso il fondo del letto, aprendo il suo baule. Tirò fuori l’album dei disegni e l’astuccio, per poi ributtarsi sul letto con le ginocchia piegate. Tendendo la mano verso il comodino afferrò il telecomando dello stereo e pigiò il tasto d’accensione. Dopo pochi secondi la stanza era inondata dalle parole di Axl Rose che cantava a squarcia gola sulle note di Welcome to the Jungle e la matita aveva preso a muoversi leggera sul blocco di fronte a Tris. Un occhio. Un altro. Un naso non troppo dritto per una frattura durante una rissa, la mandibola piuttosto squadrata, gli zigomi alti e un po’ scavati, le labbra piegate in un ghigno soddisfatto e ricci ribelli che ricadevano su una fronte non troppo alta, sempre un po’ corrugata. Una volta impostate le linee del collo e delle clavicole sporgenti, posò la matita. Guardò il ritratto e sorrise leggermente. Quasi subito però, i suoi occhi incontrarono quelli liquidi del viso in bianco e nero. Tris boccheggiò, allungando un dito a seguire i contorni del volto di grafite.  Scosse piano la testa, e sentì gli occhi riempirsi di lacrime, il naso che le pizzicava, come ogni volta che stava per piangere. Deglutì forte, imponendosi di non versare nemmeno una lacrima, ma uno di quei dannatissimi cristalli salati le percorse lo zigomo, cadendo sul lenzuolo candido. Sbatté le palpebre velocemente, fissando lo sguardo sulla luce del comodino, in modo che le lacrime evaporassero dalle sue iridi. Mentre ancora guardava i fili incandescenti della lampadina, lasciò cadere il blocco per terra, distogliendo lo sguardo dalla lampadina. Poi chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. Era inutile indugiare su cose passate. Andrea era il suo migliore amico. Era il suo migliore amico da tre anni. E questo non sarebbe cambiato. Tanto valeva farsene una ragione. Così fece in modo di zittire tutti quei pensieri che le frullavano in testa e di ascoltare solo e soltanto Axl e i Guns N’ Roses che cantavano della pioggia di novembre. 
***
“ma come? Noi non… ci siamo visti per quasi due settimane… non posso avertela passata io!” Mary stava alzando la voce. Lei e Andrea si trovavano sulla porta del dormitorio e discutevano, come da tempo ormai accadeva. Ma questa volta la cosa sembrava essere più seria. Il più delle volte litigavano per delle stupidaggini, o perché Mary voleva un Andrea diverso da quello di cui si era innamorata. 
“senti. Non lo so se ce l’ho. Ho fatto gli esami stamattina e… per sapere se hai la mononucleosi ci vogliono qualche giorno di analisi mediche.” Il volto di Mary però era rimasto impassibile. Anzi si era incupito di rabbia e dolore assieme. “oh.. non puoi credere quello che penso.. – continuò lui, sentendo i suoi pensieri- e invece lo credi veramente.” Disse senza inflessione, con gli occhi fissi in quelli di lei, che distolsero lo sguardo dopo poco. Andrea era incredulo, nonostante lo tenesse per sé e la febbre che saliva non lo aiutava di certo. 
“cosa dovrei pensare d’altro? Come posso pensare altro? Torni dai tuoi due settimane per le vacanze di primavera e torni con la mononucleosi. Quali altre deduzioni posso fare?” Mary urlava ormai. Ma Andrea sembrava stanco, oltre che per la febbre, anche del suo continuo comportarsi da bambina, imperterrita e testarda. 
“non lo sai ancora se ce l’ho. E nemmeno io. Il referto medico ce lo dirà tra qualche giorno. E sinceramente, non ho più voglia di doverti dar prova di quello che dico. Se credi che io ti abbia tradito, allora… non mi conosci.” E detto questo il ragazzo si voltò, accedendo al corridoio. Appena voltato l’angolo si ritrovò alle scale che si biforcavano nella sezione femminile o in quella maschile. Senza nemmeno pensarci, scelse quella femminile, percorrendo il corridoio per raggiungere la camera 121. Quando fu a qualche passo dalla stanza, sentì il sottofondo di musica che proveniva dalla fessura della porta e si fermò. Tris era evidentemente da sola o Madeleine l’avrebbe uccisa piuttosto che farle ascoltare i Guns N’ Roses. Ma Andrea sapeva cosa stesse facendo la ragazza dall’altra parte del muro. Pian piano si avvicinò alla porta, poggiando la mano sul pomolo e girando delicatamente per aprire. Socchiuse un po’ il legno bianco e la vide perfettamente. Come aveva pensato, se ne stava sdraiata sul letto con un ginocchio piegato e un braccio dietro alla testa. Gli occhi erano chiusi e le labbra della ragazza si muovevano delicatamente, sillabando le parole della canzone. Andrea sgusciò dentro, chiudendosi la porta alle spalle, cercando di non far rumore, ma evidentemente il clic della serratura si era sentito, perché Tris, si era messa a sedere di scatto, guardando ad occhi spalancati verso di lui. poi aveva allungato una mano sul comodino, prendendo il controller dello stereo per abbassare il volume della musica.
“ehi che ci fai qui..? credevo che restassi a Cardiff fino a domani..” fece alzandosi dal letto e andandogli in contro. Andrea sorrise un po’, ma poi la sorpassò, finendo per buttarsi mani in tasca sul letto di Tris. 
“sono tornato prima.. volevo.. starmene per i fatti miei qualche giorno ma..” esitò. Sbuffò passandosi una mano sulla faccia.
“che c’è? Hai.. mal di testa?” chiese Tris aggrottando la fronte e avvicinandosi di qualche passo al letto. 
“ho discusso con Mary..” solo a sentirla nominare, alla ragazza venne da stringere i pugni per restare quieta. Si, Marylin era una brava ragazza, simpatica se voleva, ma… le dava sui nervi. Aveva perso il conto di tutte le volte che Andrea si era sfogato con lei per una discussione con la ragazza e… quante volte lo aveva ferito con le sue insinuazioni da bambina egoista. Tris odiava vederlo soffrire, ma sapeva anche quanto lui tenesse a Mary. così aveva sempre cercato di fare da consulente di coppia e… fin ora le cose avevano funzionato abbastanza bene. 
“ancora. A quanto siamo? 1200esima volta? Di più? Perché ho perso il conto…” sbottò la ragazza allargando le braccia. Andrea annuì, prima di portare un braccio a coprirsi gli occhi. 
“non dirlo a me. Mi sono stufato.”
“non ti biasimo. E sentiamo… quale… è stata la causa scatenante, stavolta?” chiese Tris incrociando le braccia al petto. Andrea si mise a sedere, la fronte corrugata e un’espressione di fatica sul viso. 
“crede che io l’abbia tradita.”
“scherzi, vero?” ma l’espressione sul volto di Andrea faceva trasparire tutt’altro che ilarità. “Perché dovrebbe pensare una cosa così di te? Non lo faresti mai, insomma… se esiste una persona di cui fidarsi quella sei tu… io..” ma la voce del ragazzo la interruppe all’improvviso. 
“mononucleosi.” Tris spalancò gli occhi. Un punto di domanda stampato in faccia. 
“frena frena frena. Tu.. avresti la malattia del bacio?” chiese stupita e scuotendo un po’ la testa, incredula. 
“non lo so.” Esalò, lasciandosi andare di nuovo sul materasso, ritrovandosi a pancia in su “so solo che ho la febbre, i miei mi hanno fatto fare l’esame per precauzione perché alcuni dei sintomi sono quelli. Ma.. lo sapremo solo tra tre giorni, se ce l’ho o no.” 
Tris rimase a guardarlo un attimo, per poi avvicinarglisi e mettergli una mano sulla fronte. “scotti… dovresti… metterti a letto.” Sussurrò. Andrea annuì e cominciò a levarsi le scarpe. Tris rimaneva immobile. Poi lo vide levarsi la felpa, di seguito la maglietta e poi sbottonarsi i jeans, prima di infilarsi sotto le coperte del suo letto. 
“ma che fai?” fece in un sussurro irritato. 
“mi metto a letto, lo hai detto tu. “ la voce era bassa, gutturale, piena di stanchezza e debolezza, con quel velo di incoscienza che si ha con la febbre a 40. Tris fece per protestare, ma poi chiuse la bocca e sparì nel bagno. Aprì l’armadietto delle medicine e ne estrasse la scatola delle pastiglie per abbassare la febbre. Ne fece uscire una dalla cartina, porgendola al ragazzo sul palmo della propria mano. 
“manda giù, questa abbassa la febbre.” Andrea non aprì nemmeno gli occhi. Cercò la mano di lei con la propria, trovando la pastiglia e ingoiandola senza prendere il bicchiere d’acqua dal comodino. 
Poi biascicò un grazie e cadde nel sonno. Tris sorrise, andando a spegnere lo stereo e la luce sul comodino. Poi si accovacciò sulla poltrona di fronte al letto e aprì il blocco dei disegni. Voltò pagina e ricominciò il rito, questa volta copiando l’espressione del ragazzo addolcita dal sonno, i suoi ricci inspiegabilmente al posto giusto, ad incorniciargli perfettamente il viso. Era bellissimo. Lo pensò di nuovo. Credeva davvero di non aver mai visto nulla di simile in vita sua. La pace sul viso della persona che amava di più al mondo. Una visione paradisiaca. Dopo poco però, Morfeo venne a bussare alle porte della mente di Tris, che si assopì lentamente sulla poltrona, rannicchiata in una coperta, con l’album da disegno e la matita abbandonate tra le sue mani. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Mrs Carstairs