25/06/2015
0 recensioni“For dear life, Kaneki… Would you please not go?”
Era ridotto ormai all’ombra di se stesso, perseguitato dai ricordi che, come lugubri fantasmi, infestavano la sua mente sgretolata. Del Ghoul chiamato Gourmet non rimanevano che le spoglie rinsecchite, un ammasso a malapena semovente di rimpianti, tenuti assieme soltanto da un blando ed impolverato istinto di sopravvivenza, ormai quasi sopito.
La sua memoria continuava a trarlo in inganno, mescolando illusioni con ciò che effettivamente era successo; ricordava – o pensava di ricordare – come in principio il loro rapporto fosse definibile in qualsiasi modo tranne che un vero rapporto: era un’ossessione malsana, il desiderio irrefrenabile di divorarlo sbranarlo smembrarlo possederlo, perché Kaneki aveva un così buon profumo e sembrava candido ed innocente come un fiore e lui ne era rimasto dannatamente stregato.
Ma quella purezza era stata spezzata, violata, ed era iniziata la metamorfosi.
‘Prendi l’aspetto del fiore innocente ma sii il serpente sotto di esso’: dell’iniziale candore era rimasta traccia solo nel colore dei capelli, brutalmente mutati in seguito alle torture, ed il centopiedi era sorto a schiacciare qualsiasi fragilità.
Ah, quanto era caduto in basso, Tsukiyama, rispetto a quei tempi. Sforzandosi riusciva ancora a sentire tra le dita l’inebriante sensazione di potenza datagli dallo stare fieramente al suo fianco, l’ebbrezza dell’essere il suo cavaliere: Kaneki aveva sviluppato la forza di piegare il mondo e spezzarlo, di rivoluzionarlo e sfasciarlo; e lui, lui gli era necessario, lui era il suo strumento, il suo braccio, Kaneki aveva bisogno di lui.
E così, come se il legame malsano tra di loro non fosse sufficientemente tormentato, come se la fame tramutata in bruciante brama non fosse già abbastanza, in seguito a quelle richieste il cavaliere era diventato ancora più ossessionato dal suo re. Al punto da non poter più vivere senza di lui.
Un cavaliere schifosamente legato al suo sovrano, una marionetta disposta a farsi manovrare a piacimento fintanto che poteva vantare il privilegio d’essergli più vicino di chiunque altro, una condizione sufficiente a renderlo soddisfatto, ad ammansire la belva in lui fino a renderlo devoto.
Eppure, quella totale adorazione si era rivelata insufficiente.
Aveva avanzato una sola domanda, semplice; una preghiera, forse, più che una richiesta: per favore, non andare. Una supplica rivolta al vuoto, così come vuoto si era sentito lui dopo esser rimasto inerme su quel tetto. Kaneki non era tornato.
E lui poteva dirsi ridotto a niente più che il ricordo di ciò che era stato. Il ricordo di ciò che avrebbero potuto essere.
Che senso aveva un cavaliere senza il suo re?
La sua memoria continuava a trarlo in inganno, mescolando illusioni con ciò che effettivamente era successo; ricordava – o pensava di ricordare – come in principio il loro rapporto fosse definibile in qualsiasi modo tranne che un vero rapporto: era un’ossessione malsana, il desiderio irrefrenabile di divorarlo sbranarlo smembrarlo possederlo, perché Kaneki aveva un così buon profumo e sembrava candido ed innocente come un fiore e lui ne era rimasto dannatamente stregato.
Ma quella purezza era stata spezzata, violata, ed era iniziata la metamorfosi.
‘Prendi l’aspetto del fiore innocente ma sii il serpente sotto di esso’: dell’iniziale candore era rimasta traccia solo nel colore dei capelli, brutalmente mutati in seguito alle torture, ed il centopiedi era sorto a schiacciare qualsiasi fragilità.
Ah, quanto era caduto in basso, Tsukiyama, rispetto a quei tempi. Sforzandosi riusciva ancora a sentire tra le dita l’inebriante sensazione di potenza datagli dallo stare fieramente al suo fianco, l’ebbrezza dell’essere il suo cavaliere: Kaneki aveva sviluppato la forza di piegare il mondo e spezzarlo, di rivoluzionarlo e sfasciarlo; e lui, lui gli era necessario, lui era il suo strumento, il suo braccio, Kaneki aveva bisogno di lui.
E così, come se il legame malsano tra di loro non fosse sufficientemente tormentato, come se la fame tramutata in bruciante brama non fosse già abbastanza, in seguito a quelle richieste il cavaliere era diventato ancora più ossessionato dal suo re. Al punto da non poter più vivere senza di lui.
Un cavaliere schifosamente legato al suo sovrano, una marionetta disposta a farsi manovrare a piacimento fintanto che poteva vantare il privilegio d’essergli più vicino di chiunque altro, una condizione sufficiente a renderlo soddisfatto, ad ammansire la belva in lui fino a renderlo devoto.
Eppure, quella totale adorazione si era rivelata insufficiente.
Aveva avanzato una sola domanda, semplice; una preghiera, forse, più che una richiesta: per favore, non andare. Una supplica rivolta al vuoto, così come vuoto si era sentito lui dopo esser rimasto inerme su quel tetto. Kaneki non era tornato.
E lui poteva dirsi ridotto a niente più che il ricordo di ciò che era stato. Il ricordo di ciò che avrebbero potuto essere.
Che senso aveva un cavaliere senza il suo re?
Day 03 dell'ipotetica OTP challenge mai portata a compimento. Aah, questo pairing, questi pg, questo manga-- quanto dolore.