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Autore: d r e e m    26/06/2015    2 recensioni
Non si era saputo con certezza il luogo, l’ora o la dinamica degli eventi. La notizia si era diffusa come un cicaleggio allegro per i corridoi della scuola: Stiles Stilinski era riuscito finalmente a baciare Lydia Martin. Per la verità in molti omettevano il ‘per la seconda volta’, ma probabilmente ciò accadeva perché in pochi erano a conoscenza di quel bacio-quasi-bacio i cui unici testimoni erano stati gli armadietti dello spogliatoio maschile. [...]
“Non sono la tua cottarella” sbottò Lydia serrando le braccia al petto, in fila come Stiles dinanzi alla porta dell’aula di Economia, in attesa di essere chiamati per sostenere l’ennesimo esame finale prima del diploma. Stiles, che era un fascio di nervi, a malapena si accorse del farfugliamento della banshee – complici gli ettolitri di caffè e due notti insonne.“Cosa?” chiese mentre allungava il collo per vedere a che punto fosse arrivata la lista che Finnstock teneva tra le mani.“O un bel faccino”
[ AU-ish ; Future!Stydia ; Funny!Fic ; cap:III ; stato: completa ]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve pochi ma buoni lettori efpiani! A pochissimi giorni dalla messa in onda della prima puntata della quinta stagione finalmente mi decido a concludere questa mini long che spero abbia tenuto compagnia a voi così come ha fatto con me. Così come ho già scritto nei capitoli precedenti, sottolineo che si ambienta post 3A, circa un anno dopo (senior year), nessun nogitsune, no Kira e no Malia. A dire la verità avevo intenzione di creare anche un quarto capitolo, ma probabilmente sarebbe ripetitivo – nonché noioso sotto certi punti di vista. Non vi nascondo però che ho in serbo una bella sorpresa ewé. Non mi resta che lasciarvi alla lettura del capitolo finale.
Buona lettura!

 

Storyline: Stiles, bambino esuberante, adocchia Lydia dal loro primo giorno di scuola insieme. Pur progettando marachelle di vario genere, Stiles sa bene che ci vuole di più per guadagnarsi l’interesse della piccola Martin. Il suo piano decennale prevede i più disparati modi per farla innamorare di Stiles Stilinski, ma se c’era una cosa che quel piano non menzionava, era il baciare Lydia Martin – e questa volta non accidentalmente. Tra gli imbarazzi e le incomprensioni, riuscirà Stiles a portare a compimento il suo piano senza finire con il ricadere nelle ire di una banshee?

 

[Avvertimenti: AU-ish ; Future!Stydia]

 

 

Ten years plan – come innamorarsi di Stiles Stilinski e non ucciderlo nel tentativo.

 

Non c’era stato granché da chiarire e se francamente ci fosse stata qualche esigua possibilità di giungere ad un tu per tu, la remota idea di un nuovo maggior contatto aveva messo ben in guardia i due in questione ad un approccio spontaneo.

Stiles Stilinski non la negava – la questione del bacio, s’intende – diversamente da una banshee di sua conoscenza la quale persisteva col dire che non c’era nulla da negare dato che il negare implicava che la cosa fosse avvenuta, accaduta, consumata. Ciò che era certo era che Stiles la assecondava.

Ciò non voleva dire che gliela dava vinta.

 

*

 

Lo sceriffo Stilinski era solito non ascoltare i notiziari mattutini né accendere la radio. Questo perché, ancor prima della morte della consorte, le chiacchiere del piccolo di casa sovrastavano qualsivoglia commento televisivo o radiofonico. Quando Stiles era cresciuto le cose non era granché mutate. Per questo, al quarto giorno di incomprensibile mutismo del figlio, Stilinski senior azzardò un commento alquanto arguto per ridestare Stiles dal suo torpore.

“Il gatto ti ha mangiato la lingua?”

Lo sceriffo non comprese l’infelicità dell’immagine utilizzata nonostante lo sguardo da ebete che Stiles gli riservò scollando gli occhi dalla mistura di corn-flakes e caffellatte.

No che non si trattava di un gatto. Si trattava di Lydia Martin. Che poi la razza felina avesse un che di comune con la natura della ragazza in questione, questo era un altro paio di maniche.

Per la verità erano trascorsi quattro giorni dal glorioso bacio – esatto, glorioso come gloriosa era stata la seconda rivoluzione inglese, senza alcun spargimento di sangue, specialmente il suo. Tuttavia le sue labbra scottavano ancora al ricordo, specialmente la pensiero della lingua di lei che prontamente emergeva da dietro i suoi denti, confondendolo ancora di più. D’altro canto sosteneva che Lydia non se la stesse passando meglio di lui.

“La maggior parte dei gatti preferisce le interiora di altri animali. Tecnicamente le lingue non sono nel loro menù” obiettò prontamente Stiles spazzolandosi con le mani i capelli ancora irti e spettinati.

 

Per il resto della giornata lo sceriffo non avrebbe voluto sapere di gatti. Né Stiles di lingue.

 

*

 

Inappetenza

Era eccitazione mista a confusione ormonale quella che Scott Mccall fiutò quel giorno nei pressi del suo armadietto in linea d’aria a quello del suo migliore amico. Stiles da buon umano qual era non aveva notato l’approssimarsi dell’alfa, continuando a bisticciare con il lucchetto difettoso del proprio armadietto.

“Hai detto qualcosa?” esordì alle spalle dello Stilinski il quale balbettò un ciao, più rivolto al libro di storia contemporanea che a Scott. Fu solo dopo qualche frazione di secondo nell’elaborare una risposta alla sua domanda che Stiles pensò furbescamente di evitare quel discorso facendo fede su un’eventuale otite lupesca.

“Pensavo ad alta voce” sminuì, raccattando lo zaino da terra mentre gli si presentò l’occasione di far cadere lo sguardo su una brunetta del secondo anno, a due armadietti dal suo. Laurel-belle-tette la chiamavano: ci doveva essere pur un perché.

Niente masticò Stiles e sfrecciò dinanzi alla ragazza mischiando la propria testa tra quelle ciondolanti di altri studenti, marcato da Scott che, nonostante il bel panorama collinare, aveva di buon cuore abbandonato quella vista per salvare l’amico dai suoi guazzabugli mentali.

“Inappetenza a cosa?”

Stiles constatò sconsolato che l’otite non era una tra le malattie più frequenti dei lupi e, piazzatosi al centro del corridoio di fronte ad un coacervo di ciglia lunghe ed estrogeni, si decise a rovesciare addosso a Scott le preoccupazioni di un diciottenne – sputacchi compresi.

“Al desiderio sessuale, alle ragazze con i loro corpi snelli e le gambe lunghe e sottili, alle ragazze in generale”

Ora, benché l’alfa avesse già da tempo appreso – e sperimentato – i misteri e le arti dell’interruttore ormonale, era indiscutibilmente sicuro che il problema vantato dall’amico era tutto fuorché un problema. Come lo sapeva? Perché lui stesso, pur non volendolo ammettere, era inciampato nel medesimo senso di inappetenza – perlomeno fintanto che non si ritrovava a sbirciare le ginocchia di Allison, allora sì che risorgeva la fame.

Stiles dovette menar il lupo per la coda per farlo rinsavire.

“Scott, rispondi a questa mia domanda”

“No, non di nuovo” piagnucolò Scott, conscio del quesito imminente. “E’ perché sono gay?”

Bastò un’occhiata di Scott verso una Lydia in gonnella entrante dall’ingresso principale per rispondere a Stiles il quale si voltò a sua volta.

 

“No, non sei gay. E’ Lydia, amico

 

 

*

 

A detta di Stiles Stilinski c’erano due versioni di Lydia di cui i più non si curavano di notare. Durante quell’ultimo anno scolastico era stato ben lieto di ribattezzarle prima e dopo la Metamorfosi, termine che nei suoi girotondi logici aveva affibbiato alla trasformazione che aveva subìto Lydia dopo essere stata piantata dalla lucertola del suo ragazzo. Che le avesse trasmesso o meno qualcosa del suo essere rettile, la banshee in questione aveva definitivamente cambiato pelle, labbra, occhi, parole e umore – o no, forse quello no.

Il punto era che, senza giri di parole, Stiles si era innamorato della rosa e non della serpe.

“Stiles! Avrei potuto ucciderti”

Quando lo Stilinski si era intrufolato a casa Martin senza la ben che minima volontà di arrecare danno se non, in caso di legittima autodifesa, ad un chiwawa con un discusso gusto verso i suoi polpacci, Lydia per difendersi non aveva trovato niente di meglio delle sue scarpe di vernice.

Stiles non riuscì a trattenere un moto di sarcasmo.

“Con un paio di Jimmy Choo, tacco dodici? Fai sul serio?” propugnò in faccia alla Martin la quale, colta la palese presa in giro del suddetto, non ci rimuginò due volte nel liberare la visuale a Prada che colse il segnale della padroncina e scattò prontamente a rosicchiare i polpacci di quello sgradito ospite.

Il motivo per cui Stiles aveva deciso quella sera di mettere a serio repentaglio la sua fedina penale con un reato di infrazione era che, in fondo, non gli dispiaceva neanche la serpe.

 

Nonostante potesse risultare estremamente pericolosa.

 

*

 

“Lydia, il lacrosse non è uno sport da…Lydia

Lo Stilinski si schiarì la voce, accennando dubbioso allo sferruzzare della Martin dentro il suo borsone. Stiles si asciugò un rivolo di sudore sulla fronte e no, non era perché aveva finito gli allenamenti da solo dieci minuti.

“Avrò pure i tacchi, ma so come si raccatta una palla” lo riprese Lydia ancheggiando in gonnella sino al segnale impiastricciato sul campo.

A Stiles scappò un sorriso alla vista dell’apertura poco aggraziata delle gambe della Martin.

“Sbagli”. “Cosa?” sbottò la ragazza serrando ancora di più le dita affusolate intorno all’asta e agitando in aria il retino che, a detta dello Stilinski, sarebbe stato più utile nel acchiappar farfalle piuttosto che essere agitato dalla Martin a scacciar mosche nel misero tentativo di imparare a giocare a lacrosse.

“La mazza, la tieni male” specificò Stiles nella speranza di scoraggiarla – battaglia persa in partenza.

“Sai un tempo uscivo con il capitano della squadra di lacrosse, non so se comprendi”

“Co-capitano”.

Dinanzi all’ennesimo disastroso gesto sbagliato, Stiles, che di lacrosse capiva ben poco, giunse in suo aiuto. Perlomeno aveva trovato qualcuno che non sapesse nemmeno tenere in mano una mazza, già era una vittoria a suo dire.

“No, la devi tenere così, dritta e rigida”

Stiles le si posizionò dietro, dando maggior robustezza all’asticella e divaricando le gambe al punto giusto.

Disagio, estremo disagio.

“Ci sei?”

Non appena Stiles ebbe azionato il timer, il meccanismo fece volare una palla ad una velocità più che accettabile la quale andrò ad incastrarsi perfettamente nel retino, merito dei riflessi pronti della Martin.

Lo Stilinski non ci pensò due volte e le diede una pacca sulla spalla, orgoglioso come quando la sua macchina la piantava di fare i capricci e si metteva in moto al primo tentativo.

“Stiles?” lo richiamò seccamente Lydia.

“Mh” “Non trattarmi come se fossi la tua jeep”.

Stiles non sapeva se le banshee potessero leggere pure nel pensiero. Nel dubbio, arrossì.

 

 

*

 

Cecità emotiva. Lydia Martin sapeva pressoché ogni cosa di ciascuna pagina di ciascun libro che fosse quantomeno strettamente necessario per il conosciuto o il conoscibile. Eppure in tema di sentimenti altrui nonché propri non riusciva a vedere a due spanne dal proprio naso. Cecità emotiva la chiamavano.

“Dov’è Stiles?” esordì Lydia sedendosi al solito tavolo in mensa, nell’attesa che la Argent giungesse con il suo vassoio.

Scott, il quale aveva giurato e spergiurato all’amico di coprirlo – dovesse costargli pure la vita – fuorviò la risposta.

“E’ dove deve essere, penso” articolò a bocca piena e prima ancora che la ragazza potesse spiccatamente ribattere era schizzato via al tavolo di Danny, trovando nettamente più interessante intavolare un discorso con lui piuttosto che rispondere al Trivia quiz di Lydia Martin.

La banche rivolse un’occhiataccia al sorriso furbesco del lupo biondo davanti a lei.

“Allora, tu e lo Stilinski? Problemi di coppia?”

“Dovresti rivedere il tuo lessico, Isaac: hai utilizzato impropriamente il termine coppia

“Ma avete comunque dei problemi” concluse Isaac facendo rotolare sul vassoio la mela che aveva per pranzo.

“Da quando sei diventato il mio consulente?” sputò Lydia, palesemente infastidita per quelle allusioni.

“Da quando tu e Stiles non vi parlate più come prima”

Lydia si bloccò con il pezzo di polpettone all’altezza del proprio naso il che diede da pensare al lupo biondo, se sporgersi e addentare quel boccone prima che precipitasse sul piatto schizzando la sala su ogni dove oppure attendere e godersi la scena. Lydia abbassò la posata.“Perché?”

“Andiamo, lo fiuto ad un miglio di distanza e non solo perché sono un licantropo. Tutta Beacon High sa che sei la cottarella di Stilinski ma che a te non ha mai fregato molto. Dopotutto lui ti vede come una conquista

“Non mi piace il gossip. Specialmente quando include me in prima persona” ribatté contrariata mentre Allison si approssimava al loro tavolo.

“Se continuerai ad essere il suo bel faccino finirai con il rovinare la vostra amicizia” concluse Lahey prima che la cacciatrice posasse il suo vassoio accanto a quello della banshee.

 

Cecità emotiva.

 

*

 

 

Quando un giorno lo sceriffo Stilinski e prole a seguito notarono dalle veneziane semisocchiuse entrare Lydia Martin dalla porta principale della stazione di polizia, se ne meravigliarono.

Al che Stiles abbandonò il suo vecchio in ufficio, riacciuffando la banshee tra i corridoi della centrale.

“Lydia. Hai bisogno di qualcosa?”

“No” rispose aggrottando le sopracciglia.

“E’ successo qualcosa?”. “No”.

Stiles ritentò. “Riformulo: è successo qualcosa di cui non dovrei essere messo al corrente, ma che in realtà dovrei sapere?”

“No”

Avendo esaurito le opzioni, allo Stilinski non rimase che un’ultima domanda.

“Allora perché sei qui?”

“Mi piacciono le stazioni di polizia”

 

Stiles ne rimase deluso. Sorpreso, ma deluso.

 

*

 

“Non sono la tua cottarella” sbottò Lydia serrando le braccia al petto, in fila come Stiles dinanzi alla porta dell’aula di Economia, in attesa di essere chiamati per sostenere l’ennesimo esame finale prima del diploma.

Stiles, che era un fascio di nervi, a malapena si accorse del farfugliamento della banshee – complici gli ettolitri di caffè e due notti insonne.

“Cosa?” chiese mentre allungava il collo per vedere a che punto fosse arrivata la lista che Finnstock teneva tra le mani.

“O un bel faccino

Lo Stilinski si voltò del tutto, non comprendendo dove volesse andare a parare, cosa che in effetti era tipica di Lydia quanto la sua di prendere le palle al balzo.

“Perché mi stai dicendo questo – ora!?”

“Sì, ora, perché voglio che torniamo a parlarci come prima del bacio. Non voglio che tu rimanga deluso o legato a me per sempre per qualche stupida attrazione chimica-ormonale adolescenziale. E non voglio che tu mi veda come una conquista”.

A quel punto Stiles, nonostante avesse dimenticato l’uso della parola nonché le poche nozioni di economia che aveva imparato nel corso di uno studio matto e disperatissimo, intuì che in qualche oscuro modo la colpa di tutto quel comportarsi strano – più strano del normale – della Martin era sua.

“Ascoltami, Lydia, tutto questo è ridicolo. Tu ed io continueremo a parlarci, a litigare – beh, molto più a litigare che a parlare – come prima di quello stupido bacio, prima ancora del nemeton e, se vuoi, anche prima ancora di tutto questo grande casino sovrannaturale – il che in effetti equivarrebbe al non parlarci. Il punto è, Lydia, che non sei la mia cottarella, non lo sei mai stata. Meriti di meglio di una cotta passeggera”.

Lydia si poggiò alla fila di armadietti, sollevata a detta di Stiles.

“E mi sento così imbecille a un passo dal diploma dall’aver attuato quello stupido piano”

A quello parole, lo Stilinski giurò che le orecchie di Lydia si fossero drizzate.

“Che piano?”

“Un piano decennale per farti interessare a me, innamorare, cose del genere” minimizzò il ragazzo, giocherellando con uno dei lucchetti.

Lydia sorrise.

“Si dice che i migliori strateghi abbiano iniziato con una lista della spesa. Non c’è obiettivo che non possa essere raggiunto con un buon piano”

“Già”

Riuscì a dire solo questo, prima che la Martin fosse chiamata dal Coach per entrare in aula e svolgere il compito. Per la verità avrebbe voluto dire qualcos’altro, un grazie forse, ma andava bene. Con Lydia andava più che bene.

 

*

 

Era stato già abbastanza strano capire come avessero chiarito senza in effetti giungere allo stato di ‘coppia dichiarata’ o di ‘amici in ibernazione’.

Per la verità alcuni dubitavano addirittura che avessero affrontato l’argomento.

A fuorviare i commenti sul loro conto furono rispettivamente il bacio scambiato tra Stiles e Bethany il giorno del diploma e la clamorosa uscita di scena di Lydia Martin, munita di tacchi e toga rossa, sulla motocicletta rombante di Aiden.

Ma c’erano state altre occasioni per vedere insieme Stiles e Lydia prima della loro partenza in diversi college: l’estate trascorsa in Messico, la maratona di Star Wars che Lydia aveva acconsentito di vedere, la partita di lacrosse maschi contro femmine.

Poi le loro strade si erano divise. C’erano stati mesi in cui si sentivano più, altri meno e altri per niente. Di rado di sarebbero rincontrati.

Almeno fin quando anni dopo una nota agente FBI di Los Angeles non venne chiamata per un caso di omicidio a collaborare con il nuovo sceriffo Stilinski di Beacon Hills.

 

*

*

*

Note d’Autore:

Ed eccoci qui, al capitolo finale di questa mini long. So che vi avevo promesso i quattro capitoli, ma ho ritenuto più saggio concludere a tre per non, come si suol dire, tirarla per le lunghe. Ammetto di essere soddisfatta di questo finale, poiché nonostante io sia Stydia sino al midollo non riesco a vedere un loro happily ever after nell’immediato futuro (specialmente con la piega che sta prendendo il tv show!).  Isaac ‘consulente per coppie in crisi’ sarebbe l’ideale per dare una scossa a quei due, anche se Stiles non approverebbe il suo aiuto. Scrivere di loro, del branco originario, è un qualcosa che mi rattrista e mi rallegra allo stesso tempo, perché, senza nulla togliere a Malia, Kira e Liam che sono troppo tenerelli, trovo che siano ognuno la colonna portante dell’altro. Ad ogni modo spero che vi sia piaciuto il finale, con Lydia come agente FBI e Stiles che segue le orme del suo vecchio. Non vi nascondo che ho in mente un parallelismo tra la relazione Stydia nel futuro e quella di Scully e Mulder di X-Files (non so se qualcuno lo seguiva, io lo adoravo anche se ero troppo piccola per capirlo fino in fondo). Quindi è vero che con questo capitolo di chiude l’arco del ‘ten years plan’ ma in futuro potrebbe tornare una one shot incentrata sul possibile futuro incontro di Stiles e Lydia e dei giganteschi problemi che incontrano nel ritornare a lavorare come ai vecchi tempi (insomma partners in crime).

Con questo vi salute e ringrazio le poche anime pie che abbiano trovato il tempo per leggere e recensire questa sciocchezza di storia.

Buona estate per chi già lo è (come me), buon fine maturità/sessione estiva per chi è sommerso dai libri e buon ritorno di Teen Wolf.

 

Sil

 

 

 

 

   
 
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