Salve pochi ma buoni lettori efpiani! A pochissimi
giorni dalla messa in onda della prima puntata della quinta stagione
finalmente
mi decido a concludere questa mini long che spero abbia tenuto
compagnia a voi
così come ha fatto con me. Così come ho
già scritto nei capitoli precedenti,
sottolineo che si ambienta post 3A,
circa un anno dopo (senior year),
nessun nogitsune, no Kira
e no Malia. A dire la
verità avevo intenzione di creare anche un quarto
capitolo, ma probabilmente sarebbe ripetitivo –
nonché noioso sotto certi punti
di vista. Non vi nascondo però che ho in serbo una bella
sorpresa ewé. Non mi
resta che lasciarvi alla lettura del capitolo finale.
Buona lettura!
Storyline: Stiles,
bambino esuberante, adocchia Lydia dal loro primo giorno di
scuola insieme. Pur progettando marachelle di vario genere, Stiles sa
bene che
ci vuole di più per guadagnarsi l’interesse della
piccola Martin. Il suo piano
decennale prevede i più disparati modi per farla innamorare
di Stiles Stilinski,
ma se c’era una cosa che quel piano non menzionava, era il
baciare Lydia Martin
– e questa volta non accidentalmente. Tra gli imbarazzi e le
incomprensioni, riuscirà
Stiles a portare a compimento il suo piano senza finire con il ricadere
nelle
ire di una banshee?
[Avvertimenti: AU-ish ; Future!Stydia]
Ten years plan
– come innamorarsi di Stiles Stilinski e
non ucciderlo nel tentativo.
Non
c’era stato granché da chiarire e se
francamente ci fosse stata qualche esigua possibilità di
giungere ad un tu per
tu, la remota idea di un nuovo maggior contatto aveva messo ben in
guardia i
due in questione ad un approccio spontaneo.
Ciò
non voleva dire che gliela dava vinta.
*
Lo
sceriffo Stilinski era solito non ascoltare i
notiziari mattutini né accendere la radio. Questo
perché, ancor prima della
morte della consorte, le chiacchiere del piccolo di casa sovrastavano
qualsivoglia
commento televisivo o radiofonico. Quando Stiles era cresciuto le cose
non era
granché mutate. Per questo, al quarto giorno di
incomprensibile mutismo del
figlio, Stilinski senior azzardò un commento alquanto arguto
per ridestare
Stiles dal suo torpore.
“Il
gatto ti ha mangiato la lingua?”
Lo
sceriffo non comprese l’infelicità
dell’immagine
utilizzata nonostante lo sguardo da ebete che Stiles gli
riservò scollando gli
occhi dalla mistura di corn-flakes e caffellatte.
No
che non si trattava di un gatto. Si trattava di
Lydia Martin. Che poi la razza felina avesse un che di comune con la
natura
della ragazza in questione, questo era un altro paio di maniche.
Per
la verità erano trascorsi quattro giorni dal glorioso
bacio – esatto, glorioso
come gloriosa era stata la
seconda rivoluzione inglese, senza alcun spargimento di sangue,
specialmente il
suo. Tuttavia le sue labbra
scottavano ancora al ricordo, specialmente la pensiero della lingua di
lei che
prontamente emergeva da dietro i suoi denti, confondendolo ancora di
più. D’altro
canto sosteneva che Lydia non se la stesse passando meglio di lui.
“La
maggior parte dei gatti preferisce le interiora
di altri animali. Tecnicamente le lingue non sono nel loro
menù” obiettò
prontamente Stiles spazzolandosi con le mani i capelli ancora irti e
spettinati.
Per
il resto della giornata lo sceriffo non avrebbe
voluto sapere di gatti. Né Stiles di lingue.
*
“Inappetenza”
Era
eccitazione mista a confusione ormonale quella
che Scott Mccall fiutò quel giorno nei pressi del suo
armadietto in linea
d’aria a quello del suo migliore amico. Stiles da buon umano
qual era non aveva
notato l’approssimarsi dell’alfa, continuando a
bisticciare con il lucchetto
difettoso del proprio armadietto.
“Hai
detto qualcosa?” esordì alle spalle dello
Stilinski il quale balbettò un ciao, più rivolto
al libro di storia
contemporanea che a Scott. Fu solo dopo qualche frazione di secondo
nell’elaborare una risposta alla sua domanda che Stiles
pensò furbescamente di
evitare quel discorso facendo fede su un’eventuale otite
lupesca.
“Pensavo
ad alta voce” sminuì, raccattando lo zaino
da terra mentre gli si presentò l’occasione di far
cadere lo sguardo su una
brunetta del secondo anno, a due armadietti dal suo. Laurel-belle-tette
la chiamavano: ci doveva essere pur un perché.
Niente masticò Stiles e
sfrecciò dinanzi alla ragazza
mischiando la propria testa tra quelle ciondolanti di altri studenti,
marcato
da Scott che, nonostante il bel panorama collinare,
aveva di buon cuore abbandonato quella vista per salvare
l’amico dai suoi
guazzabugli mentali.
“Inappetenza
a cosa?”
Stiles
constatò sconsolato che l’otite non era una
tra le malattie più frequenti dei lupi e, piazzatosi al
centro del corridoio di
fronte ad un coacervo di ciglia lunghe ed estrogeni, si decise a
rovesciare
addosso a Scott le preoccupazioni di un diciottenne –
sputacchi compresi.
“Al
desiderio sessuale, alle ragazze con i loro
corpi snelli e le gambe lunghe e sottili, alle ragazze
in generale”
Ora,
benché l’alfa avesse già da tempo
appreso – e
sperimentato – i misteri e le arti dell’interruttore
ormonale, era indiscutibilmente sicuro che il problema vantato
dall’amico era
tutto fuorché un problema.
Come lo
sapeva? Perché lui stesso, pur non volendolo ammettere, era
inciampato nel
medesimo senso di inappetenza
–
perlomeno fintanto che non si ritrovava a sbirciare le ginocchia di
Allison,
allora sì che risorgeva la fame.
Stiles
dovette menar il lupo per la coda per farlo
rinsavire.
“Scott,
rispondi a questa mia domanda”
“No,
non di nuovo” piagnucolò Scott, conscio del
quesito imminente. “E’ perché sono
gay?”
Bastò
un’occhiata di Scott verso una Lydia in
gonnella entrante dall’ingresso principale per rispondere a
Stiles il quale si
voltò a sua volta.
“No,
non sei gay. E’ Lydia, amico”
*
A
detta di Stiles Stilinski c’erano due versioni di
Lydia di cui i più non si curavano di notare. Durante
quell’ultimo anno
scolastico era stato ben lieto di ribattezzarle prima e dopo
Il
punto era che, senza giri di parole, Stiles si
era innamorato della rosa e non
della
serpe.
“Stiles!
Avrei potuto ucciderti”
Quando
lo Stilinski si era intrufolato a casa
Martin senza la ben che minima volontà di arrecare danno se
non, in caso di
legittima autodifesa, ad un chiwawa con un discusso gusto verso i suoi
polpacci,
Lydia per difendersi non aveva trovato niente di meglio delle sue
scarpe di
vernice.
Stiles
non riuscì a trattenere un moto di sarcasmo.
“Con
un paio di Jimmy Choo, tacco dodici? Fai sul
serio?” propugnò in faccia alla
Martin la quale, colta la palese presa in giro del suddetto, non ci
rimuginò
due volte nel liberare la visuale a Prada che colse il segnale della
padroncina
e scattò prontamente a rosicchiare i polpacci di quello
sgradito ospite.
Il
motivo per cui Stiles aveva deciso quella sera
di mettere a serio repentaglio la sua fedina penale con un reato di
infrazione
era che, in fondo, non gli dispiaceva neanche la serpe.
Nonostante
potesse risultare estremamente
pericolosa.
*
“Lydia,
il lacrosse non è uno sport da…Lydia”
Lo
Stilinski si schiarì la voce, accennando
dubbioso allo sferruzzare della Martin dentro il suo borsone. Stiles si
asciugò
un rivolo di sudore sulla fronte e no, non era perché aveva
finito gli
allenamenti da solo dieci minuti.
“Avrò
pure i tacchi, ma so come si raccatta una
palla” lo riprese Lydia ancheggiando in gonnella sino al
segnale
impiastricciato sul campo.
A
Stiles scappò un sorriso alla vista dell’apertura
poco aggraziata delle gambe della Martin.
“Sbagli”.
“Cosa?” sbottò la ragazza serrando
ancora
di più le dita affusolate intorno all’asta e
agitando in aria il retino che, a
detta dello Stilinski, sarebbe stato più utile nel
acchiappar farfalle
piuttosto che essere agitato dalla Martin a scacciar mosche nel misero
tentativo di imparare a giocare a lacrosse.
“La
mazza, la tieni male” specificò Stiles nella
speranza di scoraggiarla – battaglia persa in partenza.
“Sai
un tempo uscivo con il capitano della squadra
di lacrosse, non so se comprendi”
“Co-capitano”.
Dinanzi
all’ennesimo disastroso gesto sbagliato,
Stiles, che di lacrosse capiva ben poco, giunse in suo aiuto. Perlomeno
aveva
trovato qualcuno che non sapesse nemmeno tenere in mano una mazza,
già era una
vittoria a suo dire.
“No,
la devi tenere così, dritta e rigida”
Stiles
le si posizionò dietro, dando maggior
robustezza all’asticella e divaricando le gambe al punto
giusto.
Disagio,
estremo disagio.
“Ci
sei?”
Non
appena Stiles ebbe azionato il timer, il
meccanismo fece volare una palla ad una velocità
più che accettabile la quale
andrò ad incastrarsi perfettamente nel retino, merito dei
riflessi pronti della
Martin.
Lo
Stilinski non ci pensò due volte e le diede una
pacca sulla spalla, orgoglioso come quando la sua macchina la piantava
di fare
i capricci e si metteva in moto al primo tentativo.
“Stiles?”
lo richiamò seccamente Lydia.
“Mh”
“Non trattarmi come se fossi la tua jeep”.
Stiles
non sapeva se le banshee potessero leggere
pure nel pensiero. Nel dubbio, arrossì.
*
Cecità emotiva.
Lydia Martin sapeva pressoché ogni
cosa di ciascuna pagina di ciascun libro che fosse quantomeno
strettamente
necessario per il conosciuto o il conoscibile. Eppure in tema di
sentimenti
altrui nonché propri non riusciva a vedere a due spanne dal
proprio naso.
Cecità emotiva la chiamavano.
“Dov’è
Stiles?” esordì Lydia sedendosi al solito
tavolo in mensa, nell’attesa che
Scott,
il quale aveva giurato e spergiurato
all’amico di coprirlo – dovesse
costargli
pure la vita – fuorviò la risposta.
“E’
dove deve essere, penso” articolò a bocca piena
e prima ancora che la ragazza potesse spiccatamente ribattere era
schizzato via
al tavolo di Danny, trovando nettamente più interessante
intavolare un discorso
con lui piuttosto che rispondere al Trivia quiz di Lydia Martin.
La
banche rivolse un’occhiataccia al sorriso
furbesco del lupo biondo davanti a lei.
“Allora,
tu e lo Stilinski? Problemi di coppia?”
“Dovresti
rivedere il tuo lessico, Isaac: hai
utilizzato impropriamente il termine coppia”
“Ma
avete comunque dei problemi”
concluse Isaac facendo rotolare sul vassoio la mela che
aveva per pranzo.
“Da
quando sei diventato il mio consulente?” sputò
Lydia, palesemente infastidita per quelle allusioni.
“Da
quando tu e Stiles non vi parlate più come
prima”
Lydia
si bloccò con il pezzo di polpettone
all’altezza del proprio naso il che diede da pensare al lupo
biondo, se
sporgersi e addentare quel boccone prima che precipitasse sul piatto
schizzando
la sala su ogni dove oppure attendere e godersi la scena. Lydia
abbassò la
posata.“Perché?”
“Andiamo,
lo fiuto ad un miglio di distanza e non
solo perché sono un licantropo. Tutta Beacon High sa che sei
la cottarella di Stilinski ma che a
te non
ha mai fregato molto. Dopotutto lui ti vede come una conquista”
“Non
mi piace il gossip. Specialmente quando
include me in prima
persona” ribatté
contrariata mentre Allison si approssimava al loro tavolo.
“Se
continuerai ad essere il suo bel faccino
finirai con il rovinare la
vostra amicizia” concluse Lahey prima che la cacciatrice
posasse il suo vassoio
accanto a quello della banshee.
Cecità
emotiva.
*
Quando
un giorno lo sceriffo Stilinski e prole a
seguito notarono dalle veneziane semisocchiuse entrare Lydia Martin
dalla porta
principale della stazione di polizia, se ne meravigliarono.
Al
che Stiles abbandonò il suo vecchio in ufficio,
riacciuffando la banshee tra i corridoi della centrale.
“Lydia.
Hai bisogno di qualcosa?”
“No”
rispose aggrottando le sopracciglia.
“E’
successo qualcosa?”. “No”.
Stiles
ritentò. “Riformulo: è successo
qualcosa di
cui non dovrei essere messo al corrente, ma che in realtà
dovrei sapere?”
“No”
Avendo
esaurito le opzioni, allo Stilinski non
rimase che un’ultima domanda.
“Allora
perché sei qui?”
“Mi
piacciono le stazioni di polizia”
Stiles
ne rimase deluso. Sorpreso,
ma deluso.
*
“Non
sono la tua cottarella”
sbottò Lydia serrando le braccia al petto, in fila come
Stiles dinanzi alla porta dell’aula di Economia, in attesa di
essere chiamati
per sostenere l’ennesimo esame finale prima del diploma.
Stiles,
che era un fascio di nervi, a malapena si
accorse del farfugliamento della banshee – complici gli
ettolitri di caffè e
due notti insonne.
“Cosa?”
chiese mentre allungava il collo per vedere
a che punto fosse arrivata la lista che Finnstock teneva tra le mani.
“O
un bel
faccino”
Lo
Stilinski si voltò del tutto, non comprendendo
dove volesse andare a parare, cosa che in effetti era tipica di Lydia
quanto la
sua di prendere le palle al balzo.
“Perché
mi stai dicendo questo – ora!?”
“Sì,
ora,
perché voglio che torniamo a parlarci come prima del bacio.
Non voglio che tu
rimanga deluso o legato a me per sempre per qualche stupida attrazione
chimica-ormonale adolescenziale. E non voglio che tu mi veda come una conquista”.
A
quel punto Stiles, nonostante avesse dimenticato
l’uso della parola nonché le poche nozioni di
economia che aveva imparato nel
corso di uno studio matto e disperatissimo, intuì che in
qualche oscuro modo la
colpa di tutto quel comportarsi strano – più
strano del normale – della Martin era
sua.
“Ascoltami,
Lydia, tutto questo è ridicolo. Tu ed
io continueremo a parlarci, a litigare – beh, molto
più a litigare che a
parlare – come prima di quello stupido bacio, prima ancora
del nemeton e, se
vuoi, anche prima ancora di tutto questo grande casino sovrannaturale
– il che
in effetti equivarrebbe al non parlarci. Il punto è, Lydia,
che non sei la mia
cottarella, non lo sei mai stata. Meriti di meglio di una cotta
passeggera”.
Lydia
si poggiò alla fila di armadietti, sollevata
a detta di Stiles.
“E
mi sento così imbecille a un passo dal diploma
dall’aver attuato quello stupido piano”
A
quello parole, lo Stilinski giurò che le orecchie
di Lydia si fossero drizzate.
“Che
piano?”
“Un
piano decennale per farti interessare a me, innamorare,
cose del genere” minimizzò il ragazzo,
giocherellando con uno dei lucchetti.
Lydia
sorrise.
“Si
dice che i migliori strateghi abbiano iniziato
con una lista della spesa. Non c’è obiettivo che
non possa essere raggiunto con
un buon piano”
“Già”
Riuscì
a dire solo questo, prima che
*
Era
stato già abbastanza strano capire come
avessero chiarito senza in effetti giungere allo stato di
‘coppia dichiarata’ o
di ‘amici in ibernazione’.
Per
la verità alcuni dubitavano addirittura che
avessero affrontato l’argomento.
A
fuorviare i commenti sul loro conto furono
rispettivamente il bacio scambiato tra Stiles e Bethany il giorno del
diploma e
la clamorosa uscita di scena di Lydia Martin, munita di tacchi e toga
rossa,
sulla motocicletta rombante di Aiden.
Ma
c’erano state altre occasioni per vedere insieme
Stiles e Lydia prima della loro partenza in diversi college:
l’estate trascorsa
in Messico, la maratona di Star Wars che Lydia aveva acconsentito di
vedere, la
partita di lacrosse maschi contro femmine.
Poi
le loro strade si erano divise. C’erano stati
mesi in cui si sentivano più, altri meno e altri per niente.
Di rado di
sarebbero rincontrati.
Almeno
fin quando anni dopo una nota agente FBI di
Los Angeles non venne chiamata per un caso di omicidio a collaborare
con il
nuovo sceriffo Stilinski di Beacon Hills.
*
*
*
Note
d’Autore:
Ed
eccoci qui, al capitolo finale di questa mini
long. So che vi avevo promesso i quattro capitoli, ma ho ritenuto
più saggio
concludere a tre per non, come si suol dire, tirarla per le lunghe.
Ammetto di
essere soddisfatta di questo finale, poiché nonostante io
sia Stydia sino al
midollo non riesco a vedere un loro happily
ever after nell’immediato futuro (specialmente con
la piega che sta
prendendo il tv show!). Isaac
‘consulente per coppie in crisi’ sarebbe
l’ideale per dare una scossa a quei
due, anche se Stiles non approverebbe il suo aiuto. Scrivere di loro,
del
branco originario, è un qualcosa che mi rattrista e mi
rallegra allo stesso
tempo, perché, senza nulla togliere a Malia, Kira e Liam che
sono troppo tenerelli,
trovo che siano ognuno la colonna portante dell’altro. Ad
ogni modo spero che
vi sia piaciuto il finale, con Lydia come agente FBI e Stiles che segue
le orme
del suo vecchio. Non vi nascondo che ho in mente un parallelismo tra la
relazione Stydia nel futuro e quella di Scully
e Mulder di X-Files
(non so se qualcuno lo seguiva, io lo adoravo anche se ero
troppo piccola per capirlo fino in fondo). Quindi è vero che
con questo
capitolo di chiude l’arco del ‘ten years
plan’ ma in futuro potrebbe tornare
una one shot incentrata sul possibile futuro incontro di
Stiles e Lydia e
dei giganteschi problemi che incontrano nel ritornare a lavorare come
ai vecchi
tempi (insomma partners in crime).
Con
questo vi salute e ringrazio le poche anime pie
che abbiano trovato il tempo per leggere e recensire questa sciocchezza
di
storia.
Buona
estate per chi già lo è (come me), buon fine
maturità/sessione estiva per chi è sommerso dai
libri e buon ritorno di Teen
Wolf.
Sil