Fanfic su attori > Cast Divergent
Ricorda la storia  |       
Autore: DianeStark    26/06/2015    0 recensioni
A volte si ha la convinzione che la vita sia il risultato di innumerevoli scelte e decisioni e che possa essere costantemente controllata e pianificata... ma cosa succede se si incontra qualcuno capace di scardinare ogni certezza e mettere in discussione il tuo intero mondo?
Elena è una ragazza italiana che si è trasferita a Londra per lavoro. Un giorno però incontra qualcuno che non si sarebbe mai neanche sognata di incontrare: THEO JAMES, l'attore che ha sempre amato con tutta se stessa...al limite tra sogno e realtà la sua vita cambia. Scatterà davvero l'amore tra i due?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miles Teller, Shailene Woodley, Theo James
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sveglia continua a suonare imperterrita.
 Mi giro dall'altra parte cercando di ignorarla e finalmente smette di suonare.
So che è una breve tregua e che tra pochi minuti inizierà nuovamente ma voglio godermi questi ultimi minuti di quiete prima di iniziare la mia frenetica giornata. Oggi è lunedì e l'inizio settimana è sempre traumatico: il lunedì è il primo giorno di una lunga settimana di schiavitù.
Vivo a Londra da pochi mesi, la ricerca del lavoro è stata estenuante, la concorrenza altissima, i posti di lavoro pochi e per vivere in una città così costosa come Londra bisogna rimboccarsi le maniche.
Avevo iniziato come cameriera in un bar in periferia giusto per mantenermi e intanto avevo cercato disperatamente qualcosa di meglio.
Sono laureata in Economia e la mia famiglia non accetterà mai di buon grado che dopo tutti quegli anni sui libri, dopo tanti sacrifici e tante rinunce io faccia la cameriera, soprattutto così lontana da casa. Ma è la mia vita e devo inseguire i miei sogni.
Desideravo questa esperienza all'estero da anni, da molto prima di iscrivermi in università e adesso devo godermi il momento.
L'odioso trillo della sveglia mi riporta alla realtà.
È giunto il momento di alzarsi. Respiro profondamente, conto fino al tre e mi alzo di scatto.
Faccio così ogni mattina, è il mio modo di dirmi di essere coraggiosa, di essere pronta per affrontare la giornata, per affrontare il mio capo, Mrs Smith, una deliziosa vecchietta che ama rendermi la vita difficile. È una dei più bravi avvocati della città e lavoro per lei come segretaria.
In parte rimpiango la mia vita da cameriera proprio per il fatto di non dover correre come una matta per cercare di accontentare le sue assurde richieste, ma il lato positivo è che lavoro in pieno centro, in una delle zone più belle e ricche della città.
Tutto sommato sono grata per quel posto come segretaria, la paga è buona e mi permette di vivere in un quartiere abbastanza carino. Per una volta nella vita posso dire di essere stata veramente fortunata, mi sono trovata al posto giusto a momento giusto. Mi infilo in doccia di fretta e furia, mentre Jess, la mia coinquilina, parla al telefono col suo fidanzato francese. Jess è la migliore coinquilina che io potessi desiderare, appena arrivata a Londra ho cercato disperatamente un appartamento in condivisione ad un prezzo che la mia umile paga da cameriera potesse permettermi. Poi ho conosciuto Jess per puro caso e cercava una ragazza con cui dividere l'appartamento. È una ragazza forse un po' troppo eccentrica, ma ha un cuore d'oro e sa sempre come farmi sorridere anche in quelle giornate difficili. È una ragazza che difficilmente passa inosservata, di quelle bellezze mozzafiato, alta, bionda e occhi chiari, viene dalla Scozia e segue un corso di arte moderna in città.
Mi metto il solito paio di jeans, una maglia nera a maniche lunghe di pizzo e gli stivali neri di pelle col tacco. Fuori è la solita giornata nuvolosa, ormai il sole è un miraggio, intravederlo tra il fitto strato di nuvole è evento raro.
Difficile abituarsi a quel clima umido e grigio, a volte sento una forte fitta al cuore ripensando a casa mia, a quel sole caldo e quel cielo limpido. Corro veloce e prendo la metro al volo e dopo due fermate arrivo. Mi faccio trascinare dalla folla frenetica fuori dalla stazione ed entro in ufficio.
Mrs Smith è appena entrata in studio e la intravedo dalla porta scorrevole ancora aperta del suo ufficio andare avanti e indietro  sbraitando al telefono.
Non so come faccia ad essere sempre così di cattivo umore già di prima mattina.
Mi guarda e furiosa, senza rivolgermi alcun gesto di saluto, mi fa segno di guardare la mia scrivania.
La segretaria numero 1 (ebbene si, io sono la segretaria numero 2, cioè quella che mandano a fare i lavori sporchi e faticosi) mi aveva lasciato sulla scrivania un foglio.
Alzo gli occhi e la guardo, stacca impercettibilmente gli occhi dallo schermo del pc e accenna un saluto. Ma lo accenna proprio. Forse non lo accenna neanche e me lo immagino soltanto. Voglio essere ottimista oggi.
Prendo il foglio e leggo a caratteri cubitali “DA FARE SUBITO” e una lista interminabile. Trattengo a stento la mia voglia di piangere.
Voglio tornare a letto.
Inizia una lunga e interminabile corsa contro il tempo.

La mattina scorre veloce mentre cerco di destreggiarmi in città con tutte le commissioni da svolgere.
Sono una segretaria numero 2 esemplare; la ragazza che lavorava prima allo studio è stata licenziata perché Mrs Smith la considerava troppo lenta.
E la lentezza era inefficienza. Non che a me faccia mai complimenti o che sia lodata se un lavoro è fatto bene, però metto tutta me stessa in ciò che faccio e cerco di essere precisa.
Non è il lavoro della mia vita, ho studiato per fare tutt'altro, ma trovare questo posto è stata una benedizione divina e la mia paga è anche aumentata quindi non mi lamento affatto.
Notevole lato positivo: rassodo che è una meraviglia a differenza della segretaria numero 1 che da quando è passata da numero 2 a numero 1 ha messo qualche chilo di troppo. Ammesso perfino da lei tra l'altro, in quelle rare volte che si è degnata di rivolgermi la parola.
Credo non le vada a genio il fatto che sia Italiana, non capisco che problema abbia con noi Italiani e onestamente non mi interessa minimamente. Si chiama Clare e ha un gatto di nome John, informazione che ovviamente non ho avuto da lei ma che ho dedotto dalla targhetta sulla sua scrivania e dalle innumerevoli foto incorniciate di questo gatto persiano con tanto di dedica. Molto gentile e simpatica la segretaria numero 1.
È quasi ora di pranzo e io corro disperata per strada per cercare di arrivare entro mezzogiorno in ufficio e consegnare tutto in tempo.
Ho ritirato due enormi fascicoli dallo studio legale Thomson che è associato al nostro e sta traslocando e sono passata da Chan a prendere il pranzo di Mrs Smith.
È il solito ristorante cinese da anni, non so come faccia a mangiare sempre e solo lo stesso piatto senza stufarsene mai: involtini primavera a gogo e pollo al curry. Chan è il nome del proprietario, un sant'uomo che ha pietà di me e ogni giorno alla stessa ora (per evitarmi l'incombenza di dover aprire la porta del locale visto che ho sempre entrambe le mani occupate) mi aspetta fuori dal suo negozio col suo pacchettino col pranzo per l'arpia tra le mani.
È divertente sentire pronunciare il proprio nome da un asiatico, ormai eravamo amici, cerca di ingraziarmi perché vuole che sposi il figlio Liang che non riesce a trovare moglie. Strano visto che di solito i cinesi si sposano tra loro, ma probabilmente è un cinese anomalo.
 Liang è un ragazzo sulla ventina a parere del padre incompreso e che necessita nella sua vita una donna intraprendente che gli dia la spinta a rimboccarsi le maniche e sarsi da fare nella vita e la prescelta sono io, la segretaria numero due, esempio di laboriosità e impegno.
Non avevo mai visto finora un cinese ozioso e non nascondo che inizio a nutrire qualche sospetto sulla loro origine.

Ambientarmi a Londra non è stato facile, ma adesso riesco ad orientarmi abbastanza bene.
L'ora di punta è la peggiore in assoluto: a malapena vedo la strada davanti, fascicoli e fascicoli occupano la mia visuale e inizio ad avere le braccia intorpidite.
Dannazione, avrei dovuto mettere le scarpe più comode.
Ogni giorno decido di vestirmi più carina e più elegante per essere più adeguata all'elegante studio legale per cui lavoro e ogni giorno rimpiango le mie adorate Converse. Svoltato l'angolo mi scontro contro qualcosa che mi fa perdere l'equilibrio e mi ritrovo a terra.
Maledico in turco ottomano ciò che mi ha fatto finire a terra e mi metto le mani in testa dalla disperazione: i  fascicoli sono sparpagliati a terra aperti e ci sono fogli ovunque. Dannazione.
Almeno il pranzo per fortuna è salvo.
Ribollo dalla rabbia e dalla frustrazione quando capisco che non sono andata a sbattere contro qualcosa, ma contro qualcuno.

« Mi scusi » mi dice una voce calda.
Non alzo neanche lo sguardo per guardare da chi provenga la voce, ho lo sguardo fisso su quel macello di fogli sparsi e mi sembra di sentire il rimprovero della segretaria numero 1 e poi le urla isteriche di Mrs Smith. Questo è peggio dell'inefficienza dovuta alla lentezza: sento odore di licenziamento, sono spacciata.

« Mi scusi un corno. Guardi bene dove va la prossima volta. » rispondo acida.

Generalmente non sono maleducata o scortese ma sono furiosa e sconfortata. Senza alzare lo sguardo sulla figura china su di me che mi porge la mano, inizio freneticamente a raccogliere i fogli sparsi ovunque e cerco di rimetterli in qualche modo in ordine dentro i fascicoli.
La figura, credo sia un ragazzo, si china in ginocchio e inizia a raccogliere insieme a me i fogli.

« Sono un idiota, mi dispiace, stavo controllando la mia mail e non mi sono accorto di te. Spero tu mi possa scusare» continua la voce.

Non oso alzare lo sguardo, rossa dalla rabbia.
Adesso sono nei casini, i fogli in disordine non ho proprio idea di come li debba sistemare. Il ragazzo premuroso è ancora insistente e continua a raccogliere fogli. Ho preso tutto.
Mi alzo da terra e  alzo gli occhi su di lui.
Sgrano gli occhi dallo sgomento.
Non è possibile.
Il sangue fluisce alle mie guance dalla vergogna e dall'assurdità della situazione.
Il ragazzo mi porge i fogli che ha raccolto e mi sorride. Ha occhi e capelli castani che riconoscerei tra mille.
 È alto, spalle larghe, porta una leggera barbetta e ha belle labbra carnose.

« Sul serio, scusami» continua

« Ehm...non fa niente » rispondo confusa.  
Non posso credere a quello che mi è appena successo. Mi aspetto da un momento all'altro qualcuno che mi dica “sei su candid camera” ma aspetto qualche secondo e non succede.
Mi rendo conto che è il caso di respirare.
Il ragazzo continua a sorridere, sembra dispiaciuto ma io non riesco a sbloccarmi da quell'imbarazzante estasi mistica. Non devo avere un'espressione molto intelligente.

« Vorrei sdebitarmi per il guaio che TI ho arrecato... sembrano documenti importanti...» aggiunge. Cerco di ritrovare un minimo di lucidità.

« Non..preoccuparti va bene così..»

« Insisto. Posso offrirti il pranzo per sdebitarmi? » continua sorridendo.
Continuo ad avere l'espressione sgomenta e incredula.
Vado in iperventilazione e cerco di formulare una frase di senso compiuto mentre il ragazzo continua a sorridere aspettando che io dica qualcosa.
Devo dire qualcosa, non posso continuare a fissarlo con la bocca aperta dallo stupore. Devo avere una faccia abbastanza buffa perché lui  sembra trattenere una risata. La situazione è decisamente imbarazzante, molto imbarazzante.

« Ehm..non preoccuparti. Non è successo nulla, non devi sdebitarti di nulla»

« Non mi ero accorto di...te.»

«Può capitare in questa caotica città con tutta questa gente caotica» rispondo. Ho ripetuto due volte “caotica”. Che idiota. Sto decisamente blaterando.

« Mi sono accorto però adesso, DI TE. » continua con la sua voce profonda.

Il cuore batte all'impazzata per le ultime parole dette. Forse non ho sentito bene. Non può essere..non sta capitando proprio a me. Mi ha appena rivolto la parola. Sto parlando con lui...e mi ha dato del tu. Sorrido imbarazzata e mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

« Devo rientrare in ufficio o il capo mi ammazza » rispondo.
Sono un'idiota. Non ci posso credere di aver appena detto IO a LUI di dover andare...ripenso con odio a Mrs Smith e alla sua isteria.

« E il nostro pranzo?» aggiunge sorpreso della mia risposta.

« Ehm...non ti disturbare, davvero »dico sorridendo

« Se proprio devi andare...»aggiunge « Non vorrei essere la causa della tua morte» dice ridendo.

«Proprio morte magari no, ma licenziamento si» aggiungo ridendo anch'io.

« Ti lascio andare allora. Peccato per il nostro pranzo. Vorrà dire che sarà una cena » dice sorridendo mentre si allontana.
Non posso crederci. Accenno un sorriso imbarazzato e alzo la mano in senso di saluto. Alza la mano anche lui e si gira per proseguire. Ancora non ci credo. Inizio a camminare quando una voce mi chiama.

« Ehi scusa! Non ti ho neanche chiesto come ti chiami»  dice il ragazzo sorridendo

«Sono Elena.» rispondo

« è stato un piacere Elena. Sono Theo.»

« Lo so» mi limito ad aggiungere.
Il ragazzo sorride di rimando e si rigira allontanandosi.
Non ci posso credere... ho appena parlato con quel bel figaccione di Theo James.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Divergent / Vai alla pagina dell'autore: DianeStark