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Autore: ItsJustLuly    27/06/2015    0 recensioni
Cosa succede quando sei in una relazione con un ragazzo che fa parte della band più famosa del momento? Beh, inevitabilmente, anche se non sei nessuno, finisci sotto i riflettori, che ti piaccia o no.
Ecco cosa di prova ad uscire con Michael Clifford, il chitarrista della band più popolare del momento, i 5 Seconds Of Summer.
L'amore riesce a sfuggire all'egoismo dei paparazzi?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A/N
Heyy. Allora, so che questa storia in realtà l'avevo già pubblicata, ma ho fatto un bel po' di modifiche e quindi ho cancellato la vecchia versione ed eccovi la nuova :) Spero vi piaccia <3
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"Quindi è solo per questo che esci con me? Per i soldi e per la fama? Non posso crederci. Cazzo Rebecca pensavo che fossi diversa da tutte quelle oche la fuori!" Strillò Michael sbattendo dietro di se la porta della nostra camera d'hotel. "E quella?" Chiese puntando alla mia valigia piena. "Allora sti stronzi avevano ragione?!" Mi sbatté in faccia un giornale con una nostra foto in copertina. Il provocante titolo segnava:

Ennesima delusione d'amore per il chitarrista Michael Clifford?

Iniziai a sfogliare velocemente quel giornale per trovare l'articolo e lo lessi a mezza voce.

Michael Clifford, 24, chitarrista nella band 5 Seconds Of Summer sembra subire l'ennesima di una lunga serie di delusioni d'amore. Questa volta però, la ragazza in questione sembra aver approfittato dell'occasione per avere una buona fonte di guadagno. Ebbene sì, Rebecca Smile, 23, sembra aver mentito sulle sue origini. Infatti la ragazza arriva da un vecchio quartiere malandato di periferia. Altro che famiglia benestante Californiana. Secondo alcune fonti, Rebecca avrebbe proprio approfittato dell'agiatezza e gentilezza di Clifford proprio per..

Non finì di leggere quell'infinità di stronzate. Mi girai verso il ragazzo coi capelli rossi che si era seduto sul letto e aveva lo sguardo perso nel vuoto.

"E tu credi veramente a queste stronzate?" Gli chiesi incredula. Lui si alzò e per una seconda volta punto il dito contro la mia valigia.

"E quella? Cosa vorrebbe dire? Stai scappando. O sbaglio?"

Non riuscivo a descrivere come quelle parole mi avessero ferita. Come se tutto quello che avessimo passato non volesse dire niente.

"Non sto scappando ma sì, sto andando via. È da un po' che volevo dirtelo ma non sapevo come fare. Avevo scritto questa" dissi alzando una busta bianca contente una lettera, "ma credo non serva più. Se é questo che pensi davvero di me, beh, mi dispiace ma addio Michael".

Presi la valigia con la mano libera e nel tragitto verso la porta lasciai cadere la busta nel cestino e uscii prima ancora che il ragazzo potesse dire niente.
Non era la prima volta che i media cercavano di screditarmi. Credo non gli sia mai andato giù il fatto che non sono ricca, famosa o una modella strafiga. Essere nella media non andava bene. Però mi chiedo come abbiano fatto a sapere delle mie origini? Il passato è una parte che avevo cancellato. L'inizio della mia vita lo contavo da quando avevo 16 anni, non da quando ero nata.

Nei quartieri bassi non avevamo una vita semplice, non avevo idea di chi fosse mio padre, a mia madre non gliene fregava niente della mia esistenza. Ero solo un errore nato da una delle tante serate di alcool, droga e chissà che altro. Non mi aveva abbandonata solo per pietà. Ma forse sarebbe stato meglio che essere 'venduta' e sfruttata come prostituta a soli 13 anni per far guadagnare quella figlia di puttana. A 16 anni, quando ero grande abbastanza per rifiutarmi di prendere ordini da lei, mi buttò fuori casa, le ero inutile. E così ebbe inizio la mia vita. Mi trasferì a Los Angeles. Dicevano che li i sogni diventano realtà, e io volevo solo avere una vita normale.

Di questa storia non ne parlai con nessuno. Volevo ricominciare e così finsi di essermi semplicemente trasferita in città per essere indipendente, ed iniziare una vita senza i miei genitori. La cosa non era difficile da immaginare, qui era molto comune che i sedicenni andassero ad abitare da soli. Io non avevo neanche mezzo dollaro in tasca così per un periodo feci la barbona che dormiva sulle panchine ed era in cerca di un lavoro finché non trovai Robert.
Rob divenne quasi come un padre per me. Era uno dei tanti musicisti arrivati a LA per cercare fama ma fallirono dopo pochi mesi e così aprì un pub dove mi diede lavoro come barista.
Per un periodo mi accolse anche in casa sua. Come un cane randagio trovai una specie di 'famiglia'. Sua moglie, Jenna, era una delle donne più scazzate ma allo stesso tempo stra-dolci che io abbia mai conosciuto. Era una tipa tosta che come me sapeva come evitare che la vita le spalasse merda addosso. Loro divennero i miei nuovi genitori. Non avevano figli, non so se non li volessero oppure non potessero averne, ma avermi in casa non sembrava essere un peso - anche se devo ammettere che a volte mi sentivo di troppo. Mi piacevano. Iniziai a lavorare al Tonight's Show. 
Quel pub, proprio come fa intendere il nome, tutte le sere dava l'opportunità a delle band locali di esibirsi live. Imparai ben presto che era uno dei più famosi della zona e che spesso e volentieri passavano di li svariate celebrità in cerca di nuovi talenti oppure semplicemente per sbronzarsi ascoltando della buona musica.

                                                                                        ***

Digitai quel numero che ormai sapevo a memoria aspettando insistentemente una risposta. Appena sentii che alzarono la cornetta non lasciai neanche il tempo di rispondere che attacchai a parlare.

"Hey Rob, spero che il mio letto sia ancora intatto perché sto tornando a casa". Cercai di tenere una voce felice ed entusiasta per non farlo preoccupare inutilmente.

"Ehi, la mia bambina. Certo, lo sai che la tua stanza é solo tua! Quando arrivi dolcezza?"

"Dieci minuti circa." risposi un po' incerta staccando il cellulare dall'orecchio per controllare l'orologio.

L'uomo sembrava sorpreso dell'immediatezza. Passai tutta la notte a spremermi il cervello pensando a dove sarei potuta andare dopo quello che era successo con Michael.
Inizialmente optai per andare da Emma, la ragazza di Calum, il bassista nella band di Michael. Era la tipica cantante che a prima vista sembrava che con la fama si potesse permettere di fare qualsiasi cosa, ma conoscendola in fondo era una brava ragazza, gentile e disponibile. Ma accantonai l'idea pensando che restando da lei avrei dovuto avere a che fare con Michael in un modo o nell'altro.

Poi pensai all'hotel dello zio Ben. Non era veramente mio zio ma ci conoscevamo ormai così bene che tutte le volte che ne avevo bisogno mi dava qualsiasi stanza gratis. Ma li mi sarei dovuta subire interi interrogatori su come va la mia vita e sui vari gossip che giravano tra i media ed era decisamente l'ultima cosa di cui avevo bisogno. Così, come opzione finale, decisi di tornare a casa.

Jenna e Rob come al solito erano anche fin troppo accoglienti. Furono discreti e non mi fecero nessun tipo di domanda sul perché mi trovassi li. Si vedeva che erano curiosi e non si erano bevuti la storia della semplice visita. Io non avevo voglia di parlarne, le cose tra me e Michael stavano andando a rotoli da qualche tempo ormai. Ero il bersaglio preferito dei media proprio perché non appartenevo al mondo dello spettacolo. Si divertivano a creare scandali per aumentare le loro stupide vendite senza pensare a chi non appartiene a questo mondo e non vuole averne a che fare. I 5 seconds of Summer erano la band del momento. Sulla bocca di tutti, seguiti da più di mezzo mondo. Quale obiettivo migliore per dei scoop?

Apparentemente con Micheal ne avevamo passate di ogni: Io sono morta un paio di volte, ero incinta di qualcun altro, ci siamo traditi a vicenda quasi un milione di volte... tutte cazzate.

Michael era la persona che ho amato più di ogni altra cosa in vita mia. Nessuno mi aveva mai fatta sentire così bene, così 'a casa'. Ma ora tutto questo non c'era più. La cosa triste è che Michael credeva a tutto ciò che si inventavano. Diceva di fidarsi di me, ma c'era sempre qualcosa che lo teneva distante, era come 'in guardia' per chissà che cosa.

"Hey zuccherino, per quanto ti fermi?" Mi chiese Rob restando al gioco. Volevo inventarmi qualche balla ma quando mi guardava con quello sguardo da padre apprensivo ed amorevole non riuscivo proprio a mentire.

"Ehm, insomma, come dire, in verità mi chiedevo se aveste ancora bisogno di una cameriera al Tonight's Show? Mi manca quel posto" Ammisi. Lui mi guardò con aria preoccupata ma prima che potesse dire qualsiasi cosa Jenna lo interruppe dalla cucina

"Certo che abbiamo ancora bisogno! Da quando te ne sei andata, tesoro, la gente si lamenta della mancanza di belle e giovani ragazze!" Come se lei fosse vecchia o brutta.

"Certo tesoro. Sai che qui per te le porte sono sempre aperte". Sorrisi in segno di gratitudine, lo abbracciai e poi mi ritirai in camera mia per disfare le valigie e buttarmi a letto.

Non avevo ancora avuto tempo per riposarmi un attimo da quell'ultima litigata. Controllai il cellulare almeno 27 volte sperando in un suo messaggio. Niente. Mi sentivo come una stupida quattordicenne che aspttava un sms dalla sua prima cotta.
Decisi che forse dormirci su mi avrebbe fatto bene, così spensi tutto e mi addormentai. Forse non era una bella idea, quella notte sognai di come incontrai Michael per la prima volta.

  
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