Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: BELIEBER_G    27/06/2015    0 recensioni
Certe volte non serve parlare per innamorarsi di qualcuno. Non serve sentire per forza la sua voce.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
-Un migliaio di parole non lasciano un’impressione tanto profonda quanto una sola azione.-
Henrik Ibsen
 
Certe volte non serve parlare per innamorarsi di qualcuno. Non serve sentire per forza la sua voce. Cos’è la voce? In realtà è solo un flebile suono emesso dagli essere umani attraverso organi di fonazione, prodotto dall’aria espirata che incontra, nella laringe , le corde vocali facendole vibrare. E se una persona non possiede la voce? Deve smettere di vivere? Assolutamente no. Ellie era ancora viva e vegeta, priva della parola, ma in salute. Si trattava di una ragazza muta dalla nascita, ma che aveva sempre preso la vita con positività. Fin da quando era piccola, le era stato insegnato il linguaggio dei segni: ogni tanto provava a produrre qualche suono, ma uscivano solo rumori senza senso. Ciò non le aveva impedito di andare avanti, anzi, la giovane aveva chiesto personalmente che un’insegnante giungesse a casa sua per insegnarle ciò che era il mondo intorno a lei. Certo, non si sarebbe mai avventurata nel mondo del lavoro, non avrebbe mai fatto la veterinaria come piaceva a lei, ma si accontentava di stare allo stesso livello di una ragazza qualsiasi. Non aveva amici, ma presto tutto sarebbe cambiato.
 
-Le parole sono come le foglie; e dove più abbondano, raramente sotto si trovano molti più frutti del senso.-
Alexander Pope.
 
Giunta l’estate, la famiglia di Ellie aveva viaggiato fino alle basse colline nel nord di Londra, dove c’era situata una villetta di proprietà della famiglia, i genitori della ragazza erano molto ricchi: il papà faceva l’avvocato e la mamma lavorava in ospedale e si occupava anche della vita della figlia.
Ellie pensò subito di avventurarsi nella natura che la circondava. Tolse il suo gilet verde erba, che nascondeva una maglia a maniche corte e con i capelli biondo sole che dondolavano qua e là, iniziò a camminare sul prato, senza una destinazione precisa.
Osservava gli animali che non avevano paura di lei e si soffermò su un coniglietto bianco paffuto. Poteva udire i rumori che la circondavano, il rumore delle foglie a contatto col vento, degli insetti che le giravano attorno. Continuò a seguire l’animale piccolo a quattro zampe, sempre più velocemente.
Questo la condusse da un giovane ragazzo che, come loro, correva nei campi felice dell’estate. Egli prese il coniglio fra le mani e guardò quasi meravigliato la ragazza davanti a sè.
Notò i suoi occhi azzurri, le mani liscissime e il corpo ben formato. Ellie non sapeva che dire, perché non poteva dire nulla, non sapeva che fare alla vista di quel bel ragazzo e allora si volatilizzò, correndo più che poteva verso casa.
-Ehi! Ma dove vai?!- le gridò il ragazzo.
Ma lei non potette rispondere. Quel ragazzo con i capelli scuri e gli occhi chiari, le metteva quasi terrore: forse perché era pallido in viso e l’aveva guardata in quel modo strano. Mille pensieri si formarono nella testa del ragazzo, affascinato dalla bellezza di lei: doveva a tutti i costi rivederla.
 
-Le parole fanno un effetto in bocca e un altro negli orecchi.-
Alessandro Manzoni.
 
Ellie si era girata e rigirata troppe volte quella notte nel letto. Aveva fatto sogni su quel ragazzo.  Aveva immaginato che potesse restituirle la voce con solo un colpo di bacchetta magica. Il pomeriggio seguente, Ellie spazzò via tutte le sue paure e tornò nel posto in cui il coniglietto si era fermato, ma non trovò il ragazzo. Confusa, continuò a camminare e proseguendo, incontrò una cascata che aveva formato un lago tra gli alberi. Il terreno era abbastanza scivoloso e tentò di reggersi a qualche pietra appuntita, sperando di non scivolare e fare un bel tonfo. Essendo attenta a quel che faceva, non notò che il ragazzo del giorno prima era proprio dietro di lei e che le stava dando una pacca sulla spalla come saluto. Ellie emise un gridolino ed improvvisamente scivolò sulle rocce, cadendo quasi giù per la cascata. Ma il ragazzo l’afferrò subito e la tenne ben stretta.
-Non preoccuparti, ti tengo io!- esclamò egli e con tutta la sua forza,  la riportò su e la fece tranquillizzare. –Stai bene?- le chiese.
Ellie riprese fiato e annuì con la testa. Poi si portò un dito alla bocca e lo scosse come per dire che non poteva parlare.
Il viso dell’altro divenne serio e quasi dispiaciuto.- Ohw..Sei muta..- mormorò tra se e se e si grattò la nuca.- Beh,io mi chiamo Tom.-
La ragazza non sapeva come parlargli e allora le venne un’idea. Prese dal proprio zainetto un quaderno e mise in atto tutte le sue conoscenze di scrittura per scrivere bene il suo nome. Fece un sorriso amichevole e pensò che quel ragazzo non era poi tanto pericoloso.
-Ellie,mi piace come nome.- continuò Tom.
Da quel pomeriggio,iniziò la loro amicizia. Tom le spiegava il mondo secondo il suo punto di vista di diciassettenne e le mostrò anche la sua casetta che non era poi tanto lontana da quella di Ellie.
Tom era un ragazzo che parlava tanto, ma la ragazza invece osservava solo come si muovevano le sue labbra sottili e formavano parole.
Restarono stesi sull’erba a guardare il cielo per tutto il giorno e quando Ellie notò che era il tramonto, fece segno che doveva tornare a casa.
-Hai il coprifuoco eh?- le disse Tom con un sorriso divertito.
Ellie annuì e si alzò da terra, pulendosi la gonna dalla terra. Porse la mano a Tom per salutarlo e il ragazzo la portò alle labbra lasciandoci un bacio. L’altra arrossì molto sulle guance e poi si nascose il viso. Infine, i due si lasciarono andare, ma sapevano che si sarebbero rincontrati il giorno dopo.
 
-Dove le parole finiscono, inizia la musica.-
Heinrich Heine.
 
Mano per la mano, il giorno dopo, i due si stavano avviando verso una grotta:  dentro cui c’erano un materasso e una radio. Ellie si guardò attorno curiosa e poi si sedette sul materasso senza chiedere nessun consenso.
-Ti piace la musica?- chiese Tom con un sorriso entusiasta, per poi inserire nella radio, una cassetta.
La ragazza annuì con un sorriso ampio e batté le mani felice. Dall’oggetto partì una canzone usata nelle feste di paese, ciò le fece capire che Tom non veniva proprio dal centro di Londra. Convinse Ellie a ballare e anche se non sapevano come si facesse, i due ballarono a caso, estranei e incompetenti nella materia. La ragazza rise e uscirono dalla sua bocca quei rumori incomprensibili che faceva lei. Imbarazzata, si coprì la bocca.
-Non preoccuparti, sapessi come ride quell’oca di mia sorella!- esclamò Tom, per poi scoppiare a ridere e mettersi a sedere per riprendere fiato.
Il rosso sul viso di Ellie scomparve e si sedette accanto a lui, stanca per il ballo. Diede un altro sguardo al posto e si domandò perché fosse così solo. Allora lo guardò e indicò la grotta con il dito, in un movimento circolare.
-Perché sono solo?- le chiese l’altro.
Lei confermò con un gesto della nuca.
-Vedi.. Le persone che piacciono a me sono diverse da quelle che vedo quasi ogni giorno. Sono false, burattini che in realtà vengono comandati da qualcuno, lassù. Io sono fatto per le persone intelligenti,  per quelle vere...-  esclamò.
Ellie notò che credeva davvero, dal suo comportamento, alle parole che gli uscivano dalla bocca.
-La vita è come un’interpretazione, le persone intorno a noi sono gli spettatori e noi i protagonisti. Dipende come siamo in quel determinato giorno, se siamo timidi ,il ruolo verrà male.- disse infine e poi la guardò.- Sono un ragazzo un po’ complicato eh?- le chiese sorridendo.
La ragazza socchiuse gli occhi in una smorfia e avvicinò al viso due dita avvicinando il pollice e l’indice di poco.
L’altro ridacchiò.- Non pretendo che tu mi capisca.- commentò, accarezzandole il viso roseo.
 
I quattro occhi azzurri si incontrarono, quelli di Ellie e quelli di Tom. Lei si morse il labbro nascondendo un sorriso timido, poi poggiò la testa sulle gambe di lui ed infine si addormentò. Tom la lasciò dormire e le accarezzò i capelli osservando tutta quella bellezza. Quel giorno Ellie, conobbe un po’ di più il ragazzo: il suo animo e cosa voleva dalla vita. Ma furono gli ululati dei lupi che fecero svegliare la ragazza e le fecero notare che si era fatta buio.
-Dovresti andare.- mormorò Tom.
Ellie annuì e si alzò ricomponendosi vestiti e capelli. Baciò la guancia del ragazzo ed uscì dalla grotta, per poi scende dalla collina. Ma si soffermò, voltò la testa lentamente per guardarlo un ultima volta. Tom era lì, ad aspettare che la sua figura scomparisse, il vento notturno gli stava scompigliando i capelli neri; allora alzò la mano al di sopra della testa, illuminata dalla luce della luna, e la scosse per salutare la ragazza. Fu il suo ultimo gesto, quel giorno.
 
-Polonio: Che cosa state leggendo,mio signore?
Amleto: Parole,parole,parole.-
William Shakespeare.
 
Pioveva molto il giorno in cui Tom si era messo a leggere il suo libro preferito, Romeo e Giulietta, ad Ellie. La ragazza osservava come muoveva le labbra, in effetti aveva gli occhi solo per quello, come i suoni gli uscivano dalla bocca e soprattutto il modo in cui leggeva: a dir poco soave, come se fosse nato solo per quello.
-A me piace molto questo verso: “Occhi guardatela per un’ ultima volta, braccia scambiate il vostro ultimo abbraccio e voi labbra, voi che siete la fonte del respiro, chiudete questo tormento con un lieve bacio..” – mormorò, con il sottofondo della pioggia che cadeva.
I loro occhi si incrociarono di nuovo ed entrambi sorrisero lievemente avendolo fatto in contemporanea. Ellie si guardò attorno e raccolse un altro libro che le sembrò interessante, per poi porgerlo al ragazzo.
-Vuoi che te lo legga?- le domandò.
La ragazza annuì con un sorriso entusiasta. Poi si portò le gambe al petto e lo fissò.
-Sono felice che i miei ultimi giorni siano qui con te.- continuò a sussurrare, guardandola.
Ellie alzò la testa e addrizzò le orecchie come un cane che aveva udito uno strano rumore e fece una smorfia confusa.
Il ragazzo si toccò i capelli e da essi ne cadde una ciocca.- Cancro.- continuò, con uno sguardo triste.
Lei abbassò lo sguardo tristemente, lo rialzò poco dopo e tentò di dire qualcosa, ma non poteva. Uscì solo un rumore grave dalla sua bocca e se la coprì.
Lui sorrise divertito.- Stavi per dirmi che ti dispiace?-
L’altra fece di sì con la testa, mantenendo lo sguardo spento.
-Non preoccuparti per me, starò bene lì su.- disse, alzandosi.- Buffo vero? Quando ti dicono che stai per morire pretendono che tu la prenda in un certo modo. Io seguo solo il corso della vita, come va fatto.- spiegò, mentre le nuvole si aprivano e tornava il sole.
Ellie non poteva più immaginare una giornata senza Tom: era lui che la faceva sorridere, divertire e stare allegra nonostante la situazione di entrambi. Non appena comparve la luce, Tom afferrò la mano della ragazza, saldamente ed entrambi si sedettero sull’erba ormai asciutta ad osservare le nuvole che se ne stavano piano andando via.
-Dicono che le ragazze annegano negli occhi azzurri, è così anche per te?- mormorò voltandosi verso di lei.
Ellie fece lo stesso e guardandolo negli occhi annuì, senza nemmeno rendersene conto. Arrossì e mantenne lo guardo quando l’altro si mise di fianco per vederla meglio. Osservò la sua pelle e i due cerchi rossi sulle sue guance. Infine, fece una mossa azzardata: si avvicinò con il viso e sfiorò il naso con il suo, facendole sentire il suo respiro. Poggiò lentamente le labbra su quelle della ragazza e le diede un bacio lieve ,ma dolce. Ellie non aveva idea di come si baciasse, si lasciò semplicemente andare come aveva fatto fino a quel momento.
 
Ellie tornò a casa tardi quel giorno e i suoi genitori si arrabbiarono molto. Non le consentirono di uscire il giorno dopo e la chiusero in casa.
 
-Il mio corpo era come un’arpa e le parole e i gesti di lui come dita sulle sue corde.-
James Joyce.
 
Da mattina fino al tramonto ,Ellie era rimasta con gli occhi fuori dalla finestra, per osservare comunque cosa succedeva nella natura e sperando di intravedere Tom che la cercava con il suo solito sguardo perso. E proprio quando stava per togliere gli occhi dal cielo, udì qualcuno che fischiava da lontano. Era proprio lui, Tom, in groppa ad un cavallo marrone che andava verso la casa. Allora lei aprì la finestra sorridendo, sapendo già cosa fare: uscì dalla finestra e salì dietro di lui. Non avrebbe mai dimenticato quel giorno. Il giorno in cui il vento le scorreva fra i capelli, il sole le batteva sul corpo e poteva udire tutti i rumori attorno a se. Ma soprattutto le piaceva stringere il suo Tom, che era l’unico che la capiva e la faceva stare bene. Si fermarono in un prato per dare delle carote al cavallo.
-Come lo chiamiamo?- domandò Tom, mentre l’animale masticava il cibo.
Ellie si grattò la testa facendo segno che ci stava pensando.
-A me piace Hope, è una femmina.- disse poi, inclinando la testa per controllare il cavallo.- Si, è femmina.- confermò infine.
Poi il ragazzo si voltò e affondò gli occhi in quelli di lei, ancora una volta.
Le afferrò le mani lisce e le intrecciò alle sue, infine le loro labbra si incontrarono formando un bacio dolce.
 In realtà quello a sarebbe stato l’ultimo bacio e quello l’ultima carezza.
Tom morì quella stessa sera, mentre Ellie non faceva che pensare ad altro.
 
-Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili, possono cambiare il mondo.-
Buddha.
 
Quando aprì gli occhi ed andò verso la porta, vide una busta ai suoi piedi e la raccolse da terra, confusa. C’era il suo nome, perciò probabilmente era indirizzata a lei: si sedette in un angoletto e si mise a leggerla.
 
Cara Ellie ,
 
trovarti è stato bellissimo, non ho mai incontrato una persona che possa esprimere i propri sentimenti con un solo sguardo. Quest’estate ho passato con te una bellissima avventura ,ma sapevo che presto sarebbe arrivato questo giorno ,il giorno in cui il mio cuore si sarebbe fermato. Non voglio che tu pianga, voglio che tu sorrida ricordandoti le cose che ci siamo detti e quanto abbiamo riso. Sei la persona più bella e più divertente che io abbia mai conosciuto. Forse sì, vivrai più di me e avrai una grande vita perché hai un grande cuore. Realizza tutti i tuoi sogni e io sarò sempre con te. Riuscirai sempre a trovarmi nelle tue parole, è la che vivrò.
 
Firmato Tom.
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: BELIEBER_G