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Autore: Black Swan    14/01/2009    4 recensioni
Junayd Kamil Alifahaar McGregory ha tutto.
E’ l’unico punto di contatto fra due delle più potenti famiglie del paese, ha ricchezza, bellezza, intelligenza, una posizione di prestigio.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory ha le idee chiare.
Sa cosa deve o non deve fare, ha imparato molto presto come far girare il mondo nel verso che gli fa più comodo, ha preso la decisione di condurre una doppia vita a soli quindici anni e custodisce segreti che i suoi genitori neanche immaginano lui possa conoscere.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory è convinto di avere già tutto quello di cui ha bisogno: i pilastri della sua vita sono già stati piantati, i confini già marcati. Si renderà conto che anche lui può sbagliare.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory non ha mai fatto i conti con il suo cuore. Si accorgerà quanto prima dell’errore commesso.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory non ha mai realmente ascoltato il suo cuore. Scoprirà che non è mai troppo tardi per cominciare…
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non E’ Mai Troppo Tardi - Capitolo 18

Non E’ Mai Troppo Tardi

18

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivarono ad una villetta su due piani.

Sua sorella si era trinciata dietro il silenzio delle grandi occasioni. Per non parlare dell’aria sconvolta del resto della famiglia.

Maledizione.

Suo padre sembrava addirittura sotto shock… solo lo zio Connor e la zia Manaar lo battevano.

Juna era il sopravvissuto di un parto gemellare omozigote.

Juna era un killer dell’F.B.I..

Da quando aveva quindici anni, per di più.

Drake era stato arruolato insieme all’amico di sempre.

Cos’altro poteva andare male?

Scesero tutti dal pullman e il generale Lewing li guidò all’entrata.

Aspettò di essere in salotto, per parlare. «Generale, posso farle una domanda?»

«Non ti posso garantire una risposta.»

«Spiegarmi con che testa avete assoldato mio cugino e Drake non dovrebbe intaccare qualche segreto di stato. Avevano quindici e diciassette anni.»

Il generale respirò profondamente. «Tuo cugino aveva solo quindici anni, ma ancora oggi ciò che è in grado di fare lui non può farlo nessun altro. Falcon è da sempre parte integrante della vita di Darkness… è l’unica persona che può stargli accanto e anticipare le sue mosse. Abbiamo pensato di affiancare a Darkness agenti più adulti… ma è stato chiaro fin da subito che chiedere ad un uomo, per quanto ben addestrato, di mettere la propria vita nelle mani di un quindicenne sarebbe stata follia. Con il tempo Darkness e Falcon si sono rivelati un team perfetto. Non è stata una scelta facile, te lo garantisco. Matthew e il sottoscritto hanno perso parecchio sonno… specie Matt, perché Darkness è l’essenza stessa della salvezza di sua figlia. Quando ci siamo resi conto che erano in pericolo abbiamo fatto di tutto per proteggerli… ma quei due hanno i loro segreti. Ero convinto, e lo era anche Matt, che Darkness fosse all’oscuro della seppur breve esistenza del fratello omozigote. Non ho minimamente pensato di controllare il mio computer perché quando tuo cugino lo ha usato si è servito della mia password… ma è attraverso la ricerca che Darkness ha fatto quattro anni fa riguardo suo fratello che sono risaliti ai McGregory.»

«Pensando, ovviamente, che fosse stato un adulto a fare la ricerca» disse suo zio Connor, «e a quel punto hanno tirato le somme e hanno pensato a me.»

Il generale rivolse la propria attenzione a lui, «Esatto. Non ho bisogno di sapere come sono andate le cose per immaginare che Darkness è scattato nel momento in cui lei si è trovato in pericolo, signor McGregory.» Tornò a guardare lui, «Però, voglio che tu abbia chiara una cosa ragazzo, e con te anche la tua famiglia: tuo cugino non è cattivo. Quando la gente sente la parola killer, immagina subito una persona crudele e senza scrupoli. Quei due ragazzi non sono così. Abbiamo dovuto addestrarli per renderli le macchine da guerra che sono diventati. Quando hanno scoperto di essere stati tradirti, la cosa più naturale da fare era mandare al diavolo la missione affidatagli e uccidere me e Matt: gli unici due a conoscenza delle loro vere identità. Non lo hanno fatto. Hanno portato a termine la missione, hanno preso il bambino e lo hanno riportato a casa, hanno avvisato Matt come era nei piani e sono venuti qui ad affrontarci. Non solo. Tuo cugino si è reso subito conto che anche io e Matt potevamo essere in pericolo e ci ha avvisato. Sono i migliori agenti che ho mai avuto ai miei ordini perché uccidere non è la prima soluzione che trovano. Sanno improvvisare, hanno sangue freddo, lucidità e intelligenza… e credo che tu ti renda conto da solo di quanto sono insospettabili. Le loro missioni non sono sempre state finalizzate ad uccidere delle persone. Centinaia di agenti sotto copertura devono loro la vita… e in ultima analisi anche io e Matt.» Lanciò un’occhiata alla porta, «Dimmi Ron.»

Si voltò verso l’entrata e vide cinque uomini.

«Generale» salutò il più alto. «Abbiamo passato la zona al setaccio prima del vostro arrivo. Libera. Posso chiedere il motivo di questa chiamata di massa?»

Lewing annuì. «Parlavo anche di te, Ron. Sono saltate le coperture di Darkness e Falcon. Gli Estrada li hanno trovati.»

«Oh Cristo» disse un altro. «Come stanno?»

«Bene. Darkness li ha disarmati e immobilizzati. Loro sono i familiari.»

Ron si guardò intorno. Li salutò con un cenno della testa, poi… «Sono il responsabile della sicurezza. So che vi sentirete un po’ come in galera, ma Darkness e Falcon hanno già abbastanza a cui pensare, almeno voi non sarete una preoccupazione per loro. Vi consiglio di mettervi comodi.»

Sua zia Manaar piombò su una poltrona e suo zio le fu accanto in un attimo. «Tesoro…?»

«Sto bene Connor. Non preoccuparti.»

Sua madre le si avvicinò, «Manaar, ho bisogno di tenermi occupata e credo di poter immaginare che in questo momento ne hai bisogno anche più di me. Che ne dici di controllare se vanno rifatti i letti?»

«Passare la notte qui?» chiese sua nonna «Oh Dio, non abbiamo niente con noi.»

«Vi faremo avere vestiti e tutto il necessario signora» disse Lewing. «Questa villetta è stata studiata per essere un rifugio sicuro… e di emergenza, se necessario. Dov’è finito Gerard?» sembrò chiedere a se stesso.

«E’ al telefono fuori dall’ingresso» rispose Ron.

«Ah, grazie.»

Zia Manaar si era alzata, «Ti seguo più che volentieri Lennie.»

«Vengo anche io con voi» disse zia Elisabeth.

«Mamma, posso venire con te?» chiese Melissa.

«Abbiamo le manine piccole, però sono sempre quattro in più» aggiunse Michael.

Scoppiarono tutti a ridere, agenti inclusi.

Sarah prese in collo il figlio più piccolo e stava ancora sorridendo, «Piccolo mio, sei un dono del Cielo. Sai cosa facciamo? Andiamo ad aiutarle anche io e te.»

Sua sorella, Jennifer e Sharon sembrarono improvvisamente attratte l’una dall’altra come il ferro con la calamita. «Andiamo anche noi?» chiese poi sua sorella.

Sua nonna ebbe la parola finale, «Avanti, noi donne ci occuperemo che in questa casa tutto fili liscio. Howard, tu e gli altri domestici metterete in funzione la cucina.»

 

L’uscita delle donne fu seguita da un silenzio perfetto.

«Non smettono mai di sorprendermi» commentò Paul.

Connor era rimasto a fissare la porta.

Quella era veramente una giornata da segnare sul calendario. Aveva scoperto che uno dei suoi nipoti, nella fattispecie l’erede designato, era un killer dei servizi segreti, che il giorno che era nato aveva perso un altro nipote… e che la famiglia era più unita e compatta di quanto avesse mai osato immaginare.

Nessuno si era azzardato a fare recriminazioni.

A prescindere dallo shock dello scoprire che Juna era un killer dei servizi segreti, nessuno aveva polemizzato sulla scelta del ragazzo, che pure aveva messo in pericolo tutti loro.

Ryan si avvicinò al fratello maggiore, «Connor… per favore, cerca di rilassarti. Sei un blocco di granito. Posso fare qualcosa per te?»

Connor guardò il fratello, ci mise qualche secondo a rispondere, «Come ho fatto ad essere così irresponsabile? Come ho fatto a non rendermi conto di tutto quello che stava covando mio figlio? Con che coraggio adesso lo affronto chiedendogli spiegazioni? Manaar ha ragione: Juna ha sbagliato, ma siamo stati io e lei a iniziare questa specie di… di congiura del silenzio.»

«Connor, perché ci avete taciuto la morte di Jawad?» si decise a prendere la parola.

Il suo primogenito lo guardò, sembrava improvvisamente sfinito, «Perché comunque la rigiri, Juna ha ucciso il fratello. I bambini sono nati uniti dalla testa fino al torace… durante la gravidanza Juna ha praticamente fagocitato Jawad. Ha incamerato il cervello, il cuore e un polmone. Non mi meraviglierei se durante gli addestramenti mio figlio avesse dimostrato anche una resistenza fisica fuori dal comune perché il suo cuore e il polmone sinistro sono più grandi della media. Una volta al mondo è quasi morto per tenere in vita anche il fratello, ma per superare i nove mesi di gestazione…» scosse le spalle. «Li abbiamo fatti separare per salvarne almeno uno e Juna ce l’ha fatta. La sua incredibile intelligenza ha una sola spiegazione: nel suo cranio ci sono due cervelli, che invece di fare a botte l’uno con l’altro si sono fusi… Dio solo sa come. Larry stesso ci disse che questa cosa avrebbe potuto trasformarlo in un ritardato mentale… non era assolutamente naturale, capite? Già quando cominciò a parlare speditamente mi è sembrato un miracolo, immaginate quando, ad appena quattro anni, l’ho sentito analizzare l’andamento della borsa! Alla fine, contro ogni aspettativa, è venuto fuori addirittura un genio.»

Non riuscì a trattenere un sorriso. Era stato uno dei giorni più belli della sua vita.

Mentre aspettavano che la cena fosse servita, Juna si era arrampicato in collo a Connor, sprofondato nella poltrona, e si era messo buono buono a guardare il giornale insieme al padre.

All’improvviso era uscito con un Papà, visto che fluttuazione stanno subendo i titoli della Desfat? Hanno perso ancora il 1,4%. Se continuano così fra una settimana o ci sarà un tonfo che lo sentiranno da Plutone o qualche nuovo miliardario!

Connor aveva addirittura risposto Sì pargolo, lo avevo notato. E’ proprio per questo dilemma che ancora non ho deciso se vendere o… prima di realizzare che il commento veniva da una creatura di quattro anni ancora da finire che neanche avrebbe dovuto saper leggere!

Io non venderei ancora. Aspetta due o tre giorni papà… e si era lanciato in un’accurata analisi finanziaria!!

Connor aveva seguito il discorso bianco come un lenzuolo, talmente scioccato da non aver il fiato per interrompere il figlioletto.

Lui, superata la sorpresa, aveva avuto la certezza di aver trovato l’erede.

Si riscosse e Connor lo stava fissando.

«Scusami Connor» disse, «stavo ripensando a quando Juna ci ha illustrato per la prima volta la finanza secondo il suo punto di vista.»

Anche suo figlio sorrise appena, poi tornò serio, «Papà, cerca di capire: io e Manaar abbiamo deciso che Juna non avrebbe mai saputo tutto questo. Fossimo stata una famiglia forse avremmo potuto parlarvene, ma in quel momento eravamo io e lei contro il resto del mondo. Neanche Mansur o Charmaine o le sorelle di Manaar sanno niente. Neanche Jessie.»

Paul si coprì gli occhi con un gemito, «Dio, Connor.»

«Non avrei mai immaginato una cosa simile» disse Ryan. «Connor… non so che dire.»

Connor sorrise al fratello minore, «Io e Manaar abbiamo superato la morte di Jawad… l’esistenza stessa di Juna ci ha aiutato. Nei primi anni Manaar aveva delle crisi… ma sono passate.»

«Crisi di che tipo?» chiese Paul.

«Quando la vedevate con gli occhi arrossati non era perché soffriva per la situazione in casa» rispose Connor. «Paul, posso dirti che da quando l’ho conosciuta tutto è passato in secondo piano. Da quando è nato mio figlio, tutte le nostre energie sono state spese per renderlo felice. Quando ho cominciato a rendermi conto di quale… miracolo fosse Juna ho cercato di fare del mio meglio per assecondarlo. Ho scoperto, non tanto tempo fa, che ho finito con l’usarlo inconsciamente per cercare di riavvicinarmi a mio padre.»

Si sentì come risucchiare. «Oh Connor…» mormorò.

Dio che stupido era stato!

«Fino ai quattro anni Juna è sempre stato ad un passo dalla morte: la massa celebrale era troppo grande per il cranio che doveva contenerla» riprese Connor. «Ogni mattina quando lo vedevo scendere a fare colazione era un piccolo miracolo.»

«Ecco perché hai fatto tutte quelle storie per il primo test di intelligenza» disse Paul, «temevi che sarebbe saltato fuori che nella testa di Juna…» si bloccò non riuscendo ad andare avanti.

Due cervelli. Non riusciva neanche a pensarci.

Connor annuì, «In questi anni di calma mi sono quasi scordato che…» si bloccò per una frazione di secondo, poi riprese, «Il giorno che si è sentito male, quando ebbe quello scatto rispondendo a nostro padre e l’ho visto prendersi la testa fra le mani e piegarsi su se stesso ho pensato che fosse finita. Improvvisamente mi è tornato in mente che mio figlio ha una bomba senza sicura dentro il cranio. Vederlo stare così male mi ha gettato nel panico. Ho accettato che andasse all’università quando sarebbe dovuto andare all’asilo per un solo motivo: studiare gli faceva bene. I risultati degli encefalogrammi migliorarono istantaneamente. Tutt’ora non vedo l’ora che ricominci… quei mal di testa sono il costante campanello d’allarme che mi ricorda cosa c’è dentro la sua testa. Ho accettato che a undici anni diventasse il vice presidente della McGregor Investments nella speranza che tu» guardò direttamente lui «lo accettassi per quello che è: un nipote fuori dal comune che appartiene anche ad un tuo rivale. Quando ho capito cosa hai cercato di fare mi ha frenato una sola cosa dallo strangolarti, papà: mio figlio e mia moglie ti hanno perdonato.»

Rimase a fissarlo per qualche secondo. «Juna mi ha perdonato perché sua madre lo ha fatto. Connor… sono stato stupido ed egoista. Non… non…»

Rimasero in silenzio.

All’improvviso la voce di Justin arrivò dalla porta, «A qualcuno va un caffè?» chiese.

«Se riesci ad organizzarlo in questa casa, io lo prendo volentieri, nipote» rispose Connor.

«Beh, ci sarà una cucina anche qui, trovo Howard ed è fatta» ribatté Justin uscendo. «Lo porto per tutti.»

Solo in quel momento si accorse che il generale Lewing e gli agenti li avevano lasciati soli.

 

«Che facciamo adesso?» chiese Ryan dopo che suo figlio sparì alla conquista di un caffè.

«Aspettiamo» rispose Connor. «Su una cosa Drake ha irrimediabilmente ragione: questa è una situazione che devono concludere. Non possiamo passare il resto della nostra vita a guardarci le spalle da questi delinquenti.»

Si trovò ad annuire, «Ce la faranno, vedrai» disse. «Juna saprà risolvere anche questa.»

Suo padre gli dette man forte, «Tuo fratello ha ragione. Dobbiamo avere fiducia in quei ragazzi.»

Connor ebbe un moto di stizza, «Ho lasciato mio figlio con una pistola in mano!» esplose «Ho sempre avuto una fiducia illimitata in lui… ed ecco i risultati!»

«Connor, non fare così, ti prego» disse Ryan.

In quel momento rientrò il generale Lewing.

«Signori… conoscete per caso il professor George Cowley?»

«Mio figlio lo conosc…» cominciò Connor, poi si bloccò. «Non mi verrà a dire che anche lui…!!» esplose.

Lewing scosse la testa, «No. Non più, almeno. Tant’è vero che è intenzionato a prendermi a calci in culo. Scusate l’estrema franchezza.»

«Lavora per i servizi segreti anche lui?» non riuscì a trattenersi.

«Per un certo periodo lo ha fatto… parecchi anni fa. Decodificava, essenzialmente.»

«Ma siamo circondati!» esclamò suo padre.

«Scusate un attimo… come ha saputo di questa storia?» chiese Connor.

«Darkness lo ha avvisato, aggiungendo questa volta il mio nome alla vicenda, lui ha ritrovato il mio numero di telefono e…» mosse una mano in senso rotatorio come a dire il resto viene da sé.

«Era ai suoi ordini anche il professore?» chiese Ryan sempre più sbalordito… e ci credeva.

«Per un certo periodo. Conosce bene questo posto… credo arriverà a momenti.»

«Generale?» lo richiamò Connor mentre stava per uscire.

«Mi dica.»

«Qual è il programma che mio figlio deve seguire?»

Lewing rimase ad osservarlo per qualche secondo, poi respirò profondamente, «Scovare gli uomini degli Estrada ed eliminarli tutti.»

Esattamente quello che temeva.

 

Era una situazione allucinante.

«Micky… sei sicuro che Juna torna?» chiese improvvisamente Melissa.

Le si contorse lo stomaco.

«Sì» rispose semplicemente il bambino.

«Sei stato bravo a mantenere il segreto» commentò Lennie.

Michael annuì, «Juna e Drake immaginavano che le cose sarebbero andate così se lo aveste saputo.»

«Vale a dire?» chiese Jennifer.

«Tu avresti solo pensato che Juna ha ucciso delle persone, tanto per dirne una» rispose il bambino con la calma e la tranquillità che lo accompagnavano da quando suo figlio aveva attaccato al muro uno degli Estrada.

Jennifer rimase in silenzio.

Faceva fatica a ricordarsi che Michael aveva quattro anni.

«Almeno Sharon sta aspettando che Drake le spieghi. Tu lo hai già condannato» riprese Michael. «Se io sono vivo è perché Juna ha ucciso Carlos… e non avevo capito quanto è stato pericoloso per lui entrare da solo nella villa per lasciare Drake con me. Tu neanche immagini quanto era cattivo quell’uomo Jennie. Ringrazio Dio che abbiano preso me.»

Fu la goccia che fece traboccare il vaso: Jennifer, che fino a quel momento aveva mantenuto un comportamento controllato e pacato, cominciò a singhiozzare. «Non dire queste cose Michael!» esplose.

Sarah era a bocca aperta a guardare i figli.

«Gli vuoi bene, vero Jennie?» chiese Michael.

«Maledizione, l’ho lasciato con una pistola in mano!» fu la risposta di Jennifer «Lo stanno cercando perché vogliono ucciderlo!»

Fu Sharon ad alzare gli occhi al soffitto, «Micky, tua sorella si è innamorata di Juna a undici anni» disse. «Adesso però abbiamo altro a cui pensare.»

Era la conferma di quello che già sapeva, ma non riuscì a trattenere le lacrime.

Oh Juna, cos’hai combinato…

Madeline l’abbraccio, «Su Manaar. Piangere adesso non serve a niente. Dobbiamo essere forti. Pensiamo ad uscirne tutti di un pezzo, poi ci sarà il tempo di lasciarsi andare.»

Sharon ebbe un improvviso gesto di stizza, «Lasciarsi andare?? Aspetti che metta le mani su mio padre! Mentre gli parlavo di Drake e Juna lui sapeva perfettamente chi fossero!!»

«Ha ammesso che altrimenti non ti avrebbe mai permesso di dormire a casa nostra» disse sua suocera. «A tuo padre non interessa quanto siano ricchi e potenti i McGregory. Lui sapeva di lasciarti con Juna.»

«Adesso acquista un significato tutto nuovo l’ammissione del signor Castlemain di aver organizzato un’imboscata per cercare di prendere di sorpresa Juna… e non c’è riuscito. Come Juna lo ha visto ha… improvvisato» disse Lennie… e riconobbe una nota di ammirazione nella sua voce.

Suo figlio sapeva fingere alla perfezione.

«A quel punto Juna aveva già capito tutto» ribatté Sharon, «ne sono sicura… e ovviamente ha avvisato anche Drake. Sapevano perfettamente che si sarebbero trovati davanti il loro superiore.» Si batté una mano contro la fronte, «Dio che stupida! Tutti questi anni… e mia madre sapeva della sua doppia vita! Sapeva del trapianto di occhi! Ho quasi diciannove anni maledizione, perché non mi hanno detto niente?! Io e Juna ci saremmo potuti conoscere tanti anni fa!» La voce le si incrinò «Cosa staranno facendo adesso?»

Ecco, era quello che non le dava pace, povera piccina.

Razionalmente parlando, lei aveva in ballo il figlio e un ragazzo che considerava come tale… quella ragazza si trovava a dover scendere a patti con un padre ed un neo fidanzato che non erano quello che aveva creduto, l’idea di vederci perché un’altra creatura era morta in tempo utile per donarle gli occhi… e l’esistenza di un’altra creatura direttamente connessa al trapianto, al neo fidanzato e al padre!

«Forse… potremmo chiamarli» disse Elisabeth. «Juna e Drake hanno il cellulare dietro.»

«Potrebbe essere pericoloso» disse Sarah dopo qualche secondo di silenzio. «Devono avere la mente sgombra.»

«Sarah ha ragione» disse Madeline. «Avanti, facciamo quello per cui siamo venute qui.»

 

«Dannazione, non capisco neanche la metà di quello che dicono» imprecò Matthew. «Darkness dovrà dettarmi la traduzione dell’interrogatorio. Spero la stia tenendo a mente.»

«Per le tue scartoffie, Matt?» chiese.

«Molto spiritoso Falcon.»

Lui e quell’uomo si sarebbero visti spesso in futuro… se Sharon avesse accettato un compromesso grosso come una montagna.

«Dobbiamo riuscire a trovare i loro uomini» riprese Matthew. «Ancora non si è visto nessuno a casa di Darkness.»

In quel preciso istante Juna mollò un sonoro manrovescio a Diego Estrada.

Gli stava proprio simpatico, quell’uomo!

Gli disse qualcosa rabbiosamente.

In parte capiva il perché: quegli animali avevano in mente di rapire Jennifer… il perché era chiaro, e Juna si era legato questa cosa al dito.

Non per la prima volta vide la facciata di spavalderia di Diego incrinarsi.

Oh sì, quel ragazzo incazzato faceva paura… era un killer dell’F.B.I. con una fama di tutto rispetto che sapeva di avere carta bianca. Le vite di quei due erano nelle sue mani.

«E’ uscito vivo da quella villa perché capiva quello che dicevano» disse. «Capendo lo spagnolo gli impedisce di dialogare liberamente fra di loro e mettersi d’accordo su cosa dire.»

Matthew annuì, «E’ un punto a nostro favore non indifferente» ammise. «Sta’ certo che questi due tutto si aspettavano tranne di essere catturati da un diciannovenne: non hanno preparato versioni di emergenza. Falcon… volevo chiederti una cosa.»

«Dimmi.»

«Riguarda cosa ti ha detto Darkness qualche giorno fa.»

Sentì lo stomaco contrarsi.

E dire che si era convinto che la cosa di Jawad si fosse risolta in maniera indolore. «Cosa vuoi sapere?»

«Come l’hai presa?»

Si voltò a guardarlo sbalordito, «Come l’ho presa io??»

Matthew stava annuendo, «E’ una bella batosta psicologica ragazzo. Non si tratta solo di un qualcosa che si è… risolto con la morte di Jawad, ma anche di una situazione che Darkness si porterà dietro per tutta la vita. Voglio sapere come l’hai presa.»

Sorrise appena, tornando a guardare il suo migliore amico «Sono cresciuto al fianco di Juna, Matt… quando io imparavo a fare le divisioni a due cifre, lui già parlava cinque lingue. Il mio concetto di normalità è estremamente elastico. Se lo ha accettato lui, va bene anche a me.»

Improvvisamente Juna si voltò verso il falso specchio, sapeva che loro due erano lì. «Avete controllato la villa dove ho ucciso Carlos?» chiese in americano… con un tono che riconobbe senza problemi: stava ragionando fra sé e sé riguardo il nascondiglio degli uomini di Estrada da quando aveva steso quei due… in quel momento aveva tirato le somme.

Nella frazione di secondo in cui Matthew spalancò la bocca sbalordito, nella stanza dall’altra parte dello specchio successe il finimondo.

Diego balzò in piedi lanciandosi verso Juna… che lo evitò senza il minimo sforzo vedendo il suo riflesso nello specchio, facendogli poi lo sgambetto. Avendo ancora le manette, finì subito disteso in terra.

Migũel seguì il fratello nella manovra… ma finì in terra anche lui.

In quel momento capì: Juna aveva tirato le somme giuste.

Avevano trovato il covo degli uomini degli Estrada.

«Matt, maledizione, come è possibile che siano tornati proprio lì?»

«Non lo so Falcon. Ero convinto che quella maledetta villa fosse ancora sotto controllo» fu la risposta del suo diretto superiore.

 

Quando le donne tornarono al piano di sotto trovarono anche il professor Cowley… che aveva appena cominciato ad inveire contro Lewing.

«Quando Juna mi ha parlato di questa storia avrei dovuto immaginare che c’eri tu dietro!»

«George…»

«George un accidente! Sei a capo della sezione più allucinante dei servizi segreti Richard, lasciatelo dire! Come ti è passato per la mente di… di… sono due ragazzi maledizione!!»

«Buonasera professore» disse Manaar.

«Buonasera signora McGregory» rispose automaticamente il professore… e riprese da dove aveva interrotto. «Ti rendi conto di quello che hai fatto? Perché accidente non ti sei limitato a sfruttare le capacità intellettuali di quel ragazzo come hai fatto con me? Fra l’altro se non te ne fossi accorto Juna è anche più dotato del sottoscritto! Dovevi proprio mettergli una pistola in mano??»

«Professore…» cominciò suo fratello Connor, «chi l’ha accompagnata qui?»

Si ricordò solo in quel momento che quell’uomo aveva problemi di cuore. Seri problemi di cuore. E in quel momento era parecchio agitato.

«Sono venuto da solo!» rispose lui «Come potevo chiedere a mio figlio di portarmi in un posto che non esiste??»

Il professor Cowley era davvero fuori di sé.

«Se non ricordo male lei non deve guidare» continuò infatti testardo suo fratello. «Professore, devo già preoccuparmi per mio figlio!»

«E continui a farlo Connor, perché io non rientro nella categoria preoccupazioni adesso. Resto qui con voi» li informò poi. «Ho già sistemato tutto con mio figlio e mia moglie.»

«Cosa hai detto?» chiese il generale.

«La verità: sono tornato attivo e sono venuto qui per prenderti a calci! Richard, se succede qualcosa a quel ragazzo mi prenderò la tua testa, e prendimi alla lettera, sono stato chiaro?»

Lewing annuì. Semplicemente.

«Dammi tutte le cartine, i tracciati… qualsiasi cosa pensi che stia studiando anche Juna in questo momento. Trova il modo di mettermi in contatto con lui.»

Lewing uscì dalla stanza senza aggiungere altro.

«Lei sapeva che Juna lavorava per l’F.B.I.?» chiese suo padre.

«Juna me lo ha confessato il giorno che sono entrato in casa McGregory» rispose il professore. «La pressione gli stava diventando intollerabile. Non solo era preoccupato per se stesso e per Drake, e chi conosce il legame che unisce quei due ragazzi sa che solo questo è un peso di tutto rispetto, ma anche per voi… e ovviamente per Michael e Jennifer. Buonasera signorina» aggiunse rivolto alla ragazza in questione.

«Buonasera professore» rispose Jennifer.

«E’ come se si fosse svegliato un bel giorno e si fosse trovato all’inferno. E’ stato uno shock per lui, anche se il suo autocontrollo lo ha immediatamente trasformato in un semplice problema da risolvere. Per Juna è stato un gioco da ragazzi conformarsi agli standard dell’F.B.I. e di seguito ha assecondato gli ordini che gli venivano dati senza il minimo sforzo. So cosa si prova maledizione, anche io mi sono reso conto solo dopo cinque anni che le informazioni che codificavo valevano la vita di centinaia di esseri umani! Improvvisamente si è reso conto che potevano pagarne le conseguenze le persone alle quali tiene di più. Se n’è accorto quando ha realizzato che Drake era in pericolo e lui non poteva farci niente, ha spalancato definitivamente gli occhi quando il pericolo si è esteso a suo padre, sua madre e… beh, a lei» concluse indicando Jennifer con un gesto della testa. «Se davvero quei delinquenti avevano in mente di rapire lei, non ci vuole un genio per capire il perché… e state sicuri che Juna agirà di conseguenza.»

«E’ per questo che mio figlio si è sentito così male?» chiese Manaar.

Cowley scosse le spalle, «Onestamente, credo che il crollo fisico sia da attribuire al fatto che ha smesso di esercitarsi mentalmente. Cosa lo ha fatto davvero crollare, signora, ce lo può dire solo Juna.»

«Forse ha scoperto il fatto di Jawad» disse Lennie.

Cowley guardò sua cognata in maniera strana… per l’ennesima volta fu raccontata la storia di suo nipote.

Sentì tirare i pantaloni e abbassò lo sguardo. Sua figlia alzò le braccia verso di lui.

Segno che voleva essere presa in collo, «Papà, io e Micky possiamo dormire insieme stanotte?» chiese.

Lanciò un’occhiata a sua moglie che gli fece segno affermativo, «Se Michael se la sente di rischiare va bene. Scalci come un puledrino, lo sa?»

Sua figlia rise. Finalmente. «Adesso lo sa di sicuro papà!»

«Anche io, Jennie e Sharon dormiremo nella stessa stanza» disse sua nipote.

«Abbiamo pensato di organizzare le cose per dormire tutti nello stesso piano» disse Lennie.

«Avete fatto bene» sancì la cosa suo padre.

«Due cervelli??» esplose Cowley «Ma state scherzando?»

«No professore» disse suo fratello Connor. «Ma la signora Castlemain le potrà spiegare molto meglio.»

Ascoltarono la spiegazione che diede quella donna.

Il professore scosse la testa, «Ora capisco. Effettivamente i risultati dei test d’intelligenza di Juna non hanno precedenti. E pensare che mi ero convinto che quel ragazzo non avesse più segreti dopo che l’ho sentito ammette di lavorare per L’F.B.I..»

«Professore, cosa pensa di fare adesso?» chiese Manaar.

«Cercherò di aiutare Juna» rispose Cowley. «Manderanno sicuramente lui in avanscoperta perché ha già affrontato una volta questi criminali e ne è uscito vivo. Devo sapere in che tipo di ambiente si muoverà, in modo da potergli dare indicazioni utili. Come stratega non me la cavo male. Se potessi lo raggiungerei fisicamente, ma non ho più trent’anni.»

Lewing tornò nella stanza con le braccia piene di fogli… e l’auricolare del cellulare nell’orecchio. «Che mi venisse un colpo. Matt, ti giuro che stento ancora a crederci.» Pausa «Sì, ho tutto qui ancora, lo sto portando a Cowley. … Eh, perché. Perché conosce Darkness e ha intenzione di staccarci la testa, vecchio mio.» Altra pausa, «Dannazione, lo pensavo anche io. Non so che dirti.» Altra pausa, «D’accordo. Ci sentiamo dopo. Ok George» riprese, «buone notizie. Darkness è riuscito ad estorcere a Diego Estrada il nascondiglio dei suoi uomini. Queste sono le cartine della villa e del parco.»

«Che significa estorcere?» chiese suo padre… addirittura Paul scosse la testa davanti a quella domanda.

«Dalle mie parti, ottenere con le cattive determinate informazioni che la fonte non ha alcuna intenzione di dare» rispose Lewing. «Neanche Matt riesce ancora a capire come Darkness sia arrivato a… quel ragazzo è incredibile.»

Nel frattempo il professore aveva raggiunto il generale al tavolo. «Lo so. Che tu sappia quindi Juna conosce il posto.»

Lewing annuì, «E’ la villa dove ha ucciso Carlos Estrada e ritrovato il bambino. Conosce già la cartina a memoria. Immagino che gli Estrada abbiano pensato che un fulmine non cade mai due volte nello stesso punto.» Fece una smorfia, «Devo capire come sia possibile che abbiano tolto la sorveglianza, maledizione. L’ordine non è partito da me.»

«Mettimi in contatto con Juna» ripeté il professore.

«Usa il mio cellulare, puoi chiamare direttamente il numero del ragazzo: ha un cellulare schermato.»

«Richard, non mi sono spiegato: un contatto continuo. Anche quando è dentro la villa. Togliti dalla testa che lo lasci solo.»

«Non sarà solo: c’è sempre Falcon con lui. George, quei due funzionano perfettamente, credimi. Sono usciti illesi da situazioni ben peggiori di questa.»

Non era la prima volta che quel militare pronunciava quella frase. Avrebbe voluto sapere quali potessero essere, quelle situazioni, ma Manaar e suo fratello erano già abbastanza sotto stress in quel momento.

Il professore respirò profondamente, poi prese il cellulare che il generale gli stava tendendo. «Immagino abbiate bisogno di sentire la sua voce» disse rivolto a Manaar e a suo fratello. «Metterò il cellulare in viva voce, ma vi prego di non interferire con la comunicazione. Qualsiasi cosa Juna dica. Non è vostro figlio che parlerà, ma un killer dei servizi segreti. E’ importante che voi abbiate ben chiara questa differenza.»

Si trovarono tutti ad annuire.

«Melissa, Michael, lo stesso vale per voi due» aggiunse il professore. «La cosa più logica sarebbe farvi uscire dalla stanza, non sono decisamente cose da bambini, queste… ma so quanto siete legati a Juna e ormai non c’è più niente da nascondere, quindi vi propongo un onesto compromesso: restate qui, ma acqua in bocca, intesi?»

Al cenno affermativo dei bambini fece partire la chiamata.

«Dimmi Richard» disse la voce di suo nipote al secondo squillo.

«Sono io ragazzo.»

Breve silenzio. «George? Questa sì che è una sorpresa. Giusto per la cronaca: come hai convinto tuo figlio a portarti in un posto che non esiste?»

«Ci sono venuto da solo. Come stai?»

Altro silenzio, poi… «Maledizione George, devo già preoccuparmi per mezzo mondo…»

«Io non rientro in questa metà di mondo ragazzo. Dimmi come stai.»

«Bene» si arrese Juna. «Incazzato nero ma sto bene.»

«Drake?»

«E’ qui con me… e sta tale e quale a me.»

«Me lo immaginavo.»

«Hai visto i miei? Come stanno?»

«Ragionevolmente sotto shock, direi. Non preoccuparti per loro, sono al sicuro. Sapevi che sarebbe successo, vero?»

«Sì… e lo sai. Non ho mai pensato che forse ci avrebbero trovato, ma quando. Ero pronto ad affrontarli, ma che se la siano ripresa con mio padre mi manda fuori dai gangheri. A quanto pare c’è tutta una serie di risvolti e controindicazioni che il mio geniale cervello non ha preso minimamente in considerazione. Mio padre non si sarebbe mai dovuto trovare a tu per tu con una pistola, maledizione.»

Connor abbracciò Manaar e si scambiarono un’occhiata. Se era vero che quello che stava parlando era solo il killer dei servizi segreti, anche lui voleva loro molto bene.

«Neanche noi siamo infallibili, Juna. Ci deve essere una spiegazione. Riesci ad immaginarla?» riprese Cowley.

Suo nipote rimase in silenzio per qualche secondo, poi… «Sono sempre più convinto che accanto a Richard o Matthew ci sia ancora qualcuno dalla parte degli Estrada» alla frase il generale sembrò attraversato da una scossa, guardò il cellulare come se potesse morderlo. «Qualcuno che li ha guidati fino al computer di Richard e che ha loro permesso di riprendere possesso di quella dannata villa come proprietari rientrati da una vacanza alle Maldive. A parte questo, sai George, mi sa che c’è qualcosa che ancora non sai di me. Sono stato concepito in duplice copia.»

Suo fratello e Manaar distolsero lo sguardo dal cellulare come se fosse improvvisamente una vista intollerabile.

«… sono risaliti ai McGregory seguendo le tracce di una ricerca che feci quattro anni fa su mio fratello… e hanno pensato che l’artefice di questo capolavoro fosse mio padre» concluse nel frattempo suo nipote.

«Ah. Me lo spiegherai meglio quando torni, ok?»

«Amico mio, mettiti in fila: quando torno avrò da dare tante di quelle spiegazioni che probabilmente salterò il test di intelligenza se voglio dormire!»

Tutti dovettero mordersi le labbra per non ridere… il senso dell’umorismo di suo nipote era sempre lo stesso.

«Cos’altro ti fa pensare che ci sia ancora una spia?» riprese il professore sorridendo.

«Diego Estrada non me la racconta giusta. Non ho altro tempo da perdere con lui, ma la talpa che abbiamo fatto fuori non… non era importante. Non voglio vantarmi o roba del genere, ma Richard e Matthew non sono esattamente signori nessuno all’interno dell’F.B.I. ed entrambi tengono moltissimo sia a me che a Drake… per essere arrivati a noi, ci deve essere qualche pezzo da novanta nel mezzo.»

Lewing fissò sbalordito un punto davanti a sé.

«… e poi questa cosa della villa» stava dicendo suo nipote. «Hai mai sentito di una sorveglianza di questo genere che viene tolta da qualcuno leggermente meno importante di Dio?»

Cowley era accigliato. «Il tuo ragionamento non fa una piega ragazzo. Segui il tuo istinto. Da che ti conosco non ha mai sbagliato. Posso avvisare Lewing di questa cosa?»

«Sicuro. Ho già avvertito Matthew.»

«Sono contento di sapere che ti fidi di loro.»

«Sono piuttosto chioccia con i miei superiori…» ammise rassegnato suo nipote.

«Quindi gli perdoneresti qualsiasi cosa.»

Juna rimase un attimo in silenzio, poi… «Beh, complimenti per la diplomazia nella scelta del verbo. Perdonare? L’unica cosa che sarebbe costata la vita ad uno di loro sono stato proprio io ad impedire che la facessero.»

«Cosa, se non sono indiscreto?»

«Uccidere il padre di Jennifer.»

Cowley sbiancò. La stanza sembrò traballare. «Cosa?»

Jeremy era sorpreso, Jennifer sembrava sul punto di svenire.

«Jeremy stava per mettere in moto una macchina che gli sarebbe scoppiata fra le mani George. Mi fido dei miei superiori perché erano disposti a tutto pur di proteggere me e Drake.»

Seguì un silenzio pesante come un macigno. «Per curiosità ragazzo: come tendi spiegarla a Jennifer, questa?»

«Beh, ammesso e non concesso che Jennifer sia disposta ad ascoltare spiegazioni dal sottoscritto, credo che al momento buono troverò le parole. Non mi sono mai mancate, ci mancherebbe solo che non le trovassi con lei, ti pare?»

Jennifer si portò una mano sulla bocca mentre le lacrime cominciarono a rigarle le guance.

«Ok. Parliamo di cosa ti aspetta. Che stai facendo adesso?»

«Sto ripassando la cartina di una villa.»

«Lo immaginavo. Ho la stessa cartina sotto gli occhi. Ti occorre qualcosa?»

Ancora silenzio, poi… «Sei tornato attivo George?»

«Il tempo utile per sapere te e Drake definitivamente fuori da questo casino. Raccontami questa villa Juna e cerchiamo i punti ciechi e scoperti.»

«Aspetta. Metto in viva voce il cellulare, così ti sente anche Drake.»

Breve silenzio, poi la voce di Drake, «Ciao George.»

«Ciao ragazzo. Vi apprestate ad una scampagnata, se ho capito bene.»

«E’ una scampagnata che abbiamo già fatto una volta e ti garantisco che non tengo minimamente al bis. Purtroppo non abbiamo scelta. Allora, cerchiamo di uscirne vivi anche stavolta, ok?»

Nella mezz’ora successiva le voci di Juna e Drake dialogarono con il professore. Ripassarono l’intera cartina della villa analizzando i punti pericolosi che i due ragazzi avrebbero attraversato per arrivare dove dovevano.

Era incredibile quanti punti ciechi e scoperti ci potessero essere in una singola villa e suo nipote e Drake avrebbero dovuto passarli praticamente tutti.

«Gli uomini saranno dislocati a casaccio» disse improvvisamente suo nipote. «Stavolta non li troverò disarmati e neanche avrò una vaga idea di quanti sono.»

«Beh, guarda il lato positivo: questa volta non ci aspettano e abbiamo i cani anche noi» disse Drake. «E so che sono addestrati divinamente.»

«Verrà Lizar con me» decise Juna.

«Bisognerebbe sapere se quei due avevano intenzione di portarci vivi alla villa o ucciderci appena trovati» riprese Drake.

Manaar e Jessica si scambiarono un’occhiata che da sola valeva un’ora di grida e pianti.

«Devo essere obbiettivo? Per come si sono avventati contro mio padre, non credo saremmo arrivati alla villa» disse suo nipote.

«Juna, hai intenzione di entrare solo?» chiese Cowley.

«Sì» disse suo nipote.

«Se lo può scordare» disse Drake.

Perfettamente sincronizzati.

«Drake, maledizione…» riprese Juna.

«Scor-da-te-lo» sillabò Drake. «Ho già fatto una volta una cazzata del genere e solo per un mostruoso colpo di fortuna non ci hai rimesso la vita, per fortuna hai gli occhi anche sulla nuca. O tutti e due o nessuno.»

Manaar si mise le mani nei capelli mordendosi il labbro inferiore quasi a sangue. Suo fratello abbracciò la moglie.

Juna e Drake non sapevano che li stessero ascoltando, quindi erano totalmente onesti circa la situazione.

Juna aveva ammesso a chiare lettere di sapere dell’esistenza del fratello omozigote e di aver rischiato la vita almeno due volte negli ultimi mesi.

Sua figlia era stranamente calma.

«Rammenti che siamo pari?» stava dicendo Juna «Per poco la volta prima prendevano te.»

«Appunto, quindi ripartiamo da zero. Dragar verrà con me. Saremo in contatto con i soliti auricolari» ribatté Drake. «Mac, sono pronto a darti battaglia su questo. Tu non entri in quella villa senza di me. Chiaro?»

«Drake, pensi mi stia divertendo?» chiese suo nipote con un tono di voce indescrivibile. Talmente calmo che la diceva lunga su quanto fosse incazzato.

«Conosco il tuo concetto di divertimento amico mio, resta il fatto che non ci vai da solo» rispose Drake con lo stesso preciso tono.

Il silenzio dall’altra parte si poteva improvvisamente tagliare.

Se li poteva immaginare benissimo, uno davanti all’altro, fermi nelle loro posizioni.

Anche Cowley appariva adesso teso e preoccupato.

Lewing aveva un’espressione da non commentare.

Da che erano nati non li aveva mai visti l’uno contro l’altro, solo in quel momento realizzò che sia suo nipote che Drake erano personalità forti e predominanti e che tutto il bene che si volevano, quando ne andava dell’incolumità dell’altro, non li fermava da scontri anche duri e violenti… anzi.

Manaar e Jessica erano ad un passo dalla fusione per quanto erano vicine.

«Sei testardo come un mulo, accidenti a te» disse suo nipote.

«Non mi arrabbio perché detto da te è un complimento» ribatté Drake. «La morale della favola, George, è che entriamo tutti e due!» concluse.

«Ok, almeno questo è un punto fermo» disse Cowley con un sorriso. «Quindi sarete in contatto via auricolari.»

«Esatto» riprese Drake. «Indosseremo le stesse tute di quando abbiamo trovato Michael. Sono di un tessuto speciale, non si sente neanche la voce se parliamo con il passamontagna abbassato.»

«D’accordo. Ripassate la cartina alla luce di quanto abbiamo detto fino ad ora… e in bocca al lupo ragazzi.»

«Crepi» risposero in coro i due ragazzi.

«Ciao George, ci vediamo presto» aggiunse Juna prima di interrompere la comunicazione.

Cowley chiuse il cellulare che aveva in mano con un sospiro.

Manaar e Jessica scoppiarono a piangere.

Jennifer si piegò su se stessa come se un peso immenso le fosse piombato addosso.

 

L’entrata di Brian fu seguita da un silenzio attonito… eppure Lewing lo aveva detto chiaramente: sarebbe arrivato sano e salvo entro la serata.

Jessica si catapultò verso di lui gettandogli le braccia al collo ancora piangendo.

Brian l’abbracciò quasi sollevandola da terra… poi cercò lui. «Connor, cosa dannazione sta succedendo? Mi hanno praticamente portato via di peso dall’albergo per portarmi qui. Ho pensato ad un sequestro.»

Nessuno aprì bocca mentre spiegava all’amico di sempre cosa avessero combinato i loro rispettivi eredi.

«Ti hanno portato via di lì per la tua sicurezza e anche per quella dei ragazzi: sarebbero potuti arrivare a uno di noi per ricattarli» concluse.

Brian si passò una mano sul viso. Aveva cambiato colore. «Quindi erano uomini dell’F.B.I. quelli che mi hanno gentilmente scortato fino all’aeroporto. Se è un incubo è arrivato il momento di svegliarmi.»

«Brian, Drake teneva una pistola in casa!» disse Jessica «Lui e Juna hanno una dimestichezza paurosa con le armi! Come è potuto succedere?»

«Come è potuto succedere?» ripeté Brian «Non lo so tesoro. Onestamente non credo di aver fatto errori che mio padre non abbia già fatto prima di me. Drake non ci ha mai dato problemi… e il saperlo con Juna era la cosa che mi tranquillizzava di più.»

«Lo stesso vale per noi» ammise Manaar. «Ed è questo che per cinque anni gli ha dato via libera. Li sapevamo insieme e non facevamo domande.» La vide passarsi le mani fra i capelli, «Juna non mi ha mai detto bugie. Lo capisco adesso. Quando ci siamo sentiti al telefono, nel week end che abbiamo passato dai parenti di Lennie, mi disse che stava lavorando e che aveva coinvolto anche Drake. Che sarebbero rimasti a casa quella sera e sarebbero usciti l’indomani. Mi ha detto inderogabilmente la verità, ma io ho sentito quello che volevo ascoltare.»

Jessica lanciò un’occhiata a sua moglie che le annuì, «Certo, deve saperlo anche lui adesso.»

Fu Jessica a ripetere al marito la storia di Jawad.

Brian a quel punto aveva gli occhi fuori dalle orbite.

Rimase a fissare lui e Manaar senza parole, poi con una calma impressionante… «Chi ha operato Juna?» chiese.

«L’equipe del professor McIntyre» ripeté Jessica.

«No, voglio dire l’operazione per coprire i segni della separazione. Erano attaccati dalla testa al torace e non ho mai notato neanche l’ombra di un segno sul corpo di Juna… e ho quella creatura sotto il naso da sempre. Non posso sbagliarmi, con la pelle dorata che ha le cicatrici sarebbero state bianche e quindi visibilissime anche ad un profano.»

«Siamo stati fortunati Brian. Larry e la sua equipe hanno fatto un autentico capolavoro: non è rimasto nessun segno su Juna» rispose. «Se ce ne fosse stato bisogno, e ti prego di credermi sulla parola, non ci sarebbe stato altro chirurgo estetico su questo pianeta al quale avrei affidato mio figlio.»

«Dove sono ora quei due delinquenti?» riprese Brian dopo un breve silenzio.

«A caccia degli uomini ai comandi degli Estrada» rispose sempre lui.

«Non possiamo raggiungerli in nessun modo?»

«Hanno entrambi il cellulare dietro…» cominciò Jessica e raccontò al marito la telefonata conclusasi pochi minuti prima.

Quando un cellulare cominciò a squillare, tutti sussultarono.

Brian prese il proprio e lesse nel display. «Non ci credo.» Prese la chiamata. «Dove sei?» chiese. Pausa. «Cosa significa che…?» Altra pausa «Aspetta, ti metto in viva voce.»

«Immagino tu sia con la mamma adesso» disse la voce di Drake.

«Drake!» esclamò Jessica appoggiando una mano sul cellulare del marito come se stesse accarezzando i capelli del figlio.

«Ciao mamma. Ho poco tempo» riprese dopo un profondo sospiro, «volevo solo dirvi… che parleremo. So di averla fatta grossa e vi darò tutte le spiegazioni che meritate… ammesso e non concesso che esistano spiegazioni valide. Devo essere onesto papà? Al momento non me ne viene in mente neanche una. E’ successo e basta.»

Jessica piangeva a dirotto. «Tesoro, ti prego stai attento…»

«Drake, voglio staccartela di persona quella testa, tienila di conto» disse Brian. Lanciò un’occhiata a lui e a Manaar, «Dov’è quell’altro delinquente?»

«Con Matt, a dettargli l’interrogatorio con gli Estrada nella nostra lingua. Stiamo bene. Papà… vedi una ragazza mora da codeste parti?»

Sharon si avvicinò al cellulare, «Ce l’hai con me, Tyler?» chiese cercando di mantenere un tono tranquillo.

Aveva i lucciconi agli occhi.

«Al momento sei l’unica ragazza mora nella mia vita Shasha, ce l’ho proprio con te. Come stai?»

«Infuriata e preoccupata.»

«Spero infuriata con tuo padre e preoccupata per me.»

Tutti risero.

«Accidenti a te, aspetta che ti metta le mani addosso Drake!» esclamò Sharon con un sorriso sulle labbra.

«Se le cose vanno come spero avrai quest’occasione prima di quanto immagini. Appena Juna può, farà uno squillo anche lui. Non preoccupatevi, ok? Ci sentiamo presto.»

Gli rispose un coro.

Brian riattaccò scotendo la testa, «E’ sempre il solito. Da una parte è rassicurante.»

Il professor Cowley annuì, «L’ho detto anche prima del suo arrivo, signor Tyler. Dovete assolutamente tirare una netta linea di demarcazione fra Juna e Drake e Darkness e Falcon. I killers non hanno niente a che fare con i vostri figli. Juna e Drake resteranno sempre i ragazzi allegri, ironici, fuori di testa e in grado di far perdere la pazienza ad un sasso che avete cresciuto con sani principi.»

«Deve conoscerli bene, signor…?» disse Brian.

Realizzò che Brian non conosceva Cowley.

Furono fatte le presentazioni e fu Cowley a spiegare la sua presenza in quella stanza.

Brian annuì, semplicemente. Sembrava aver raggiunto anche lui lo stadio del tanto ormai…

 

Nel silenzio che seguì la spiegazione del professor Cowley, Connor accarezzò la nuca a Manaar, uno dei tanti gesti d’affetto che aveva d’abitudine verso la moglie. «Stai tranquilla. Ho sentito Drake padrone della situazione… e da quello che hanno detto quando non sapevano di essere ascoltati anche da noi, hanno la situazione sotto controllo.»

Manaar corrugò la fronte, «E’ la prima volta che non li sento d’accordo su qualcosa. Temono l’uno per l’altro, Connor. Sono perfettamente coscienti di essere in pericolo e ognuno vuole evitare all’altro di esporsi.»

Lanciò un’occhiata a suo fratello. Michael era seduto accanto a Melissa. Sembrava che i due bambini stessero ascoltando con molta attenzione.

Non riusciva a togliersi dalla mente la voce di Juna.

Che stupida, stupida e cieca era stata. Aveva scambiato per freddezza l’atto di Juna per salvare suo padre.

«Drake non permetterà mai a Juna di correre dei rischi» disse il padre di Drake. «Da quando respira quel ragazzo è il giocattolo preferito di mio figlio, vale a dire che può smontarlo solo lui.»

Sharon sorrise, «Esattamente le stesse parole che mi ha detto anche Drake. Ricordi Jennie?»

Le annuì.

«Ci pensavo anche io Manaar» disse Ryan. «Li ho sempre visti così perfettamente coalizzati che è stato quasi uno shock sentirli l’uno contro l’altro per qualcosa.»

«In ultima analisi è questo che li ha sempre salvati» prese la parola il generale Lewing, «ognuno di loro tiene all’altro più che a se stesso. A differenza vostra a me è capitato di vederli discutere… sempre ironicamente, intendiamoci. Anche quando pensavo che mi avrebbero ucciso non hanno mai perso quel modo di fare che li rende…» sembrò non trovare le parole. «Il legame che esiste fra quei due ragazzi li rende più unici che rari. Non so come farò a rimpiazzarli.»

«Si rende conto di quello che sta dicendo?» chiese il padre di Drake «Mio figlio avrebbe potuto ucciderla

Lewing annuì. «Sì signor Tyler, e per come si erano messe le cose, lui e Darkness avrebbero avuto tutte le ragioni. Il tradimento, per due agenti come loro, è la cosa peggiore che un superiore possa fare… va ad intaccare quella cieca fiducia che sta alla base del rapporto fra chi da ordini e chi li deve eseguire senza discutere. L’unica volta che quei ragazzi hanno fatto di testa loro hanno salvato la vita a Michael, a me e a Matthew. Se avessi avuto dei dubbi riguardo le loro capacità, la notte in cui hanno ritrovato Michael me li avrebbero tolti definitivamente.»

«Quindi anche mio marito ha rischiato di fare la tua stessa fine» disse improvvisamente Connie.

Lewing rimase a fissare per qualche secondo la donna, poi guardò Sharon. «Sì» disse alla fine. «Visto che non ne stiamo parlando, posso dirti anche questo Connie: è vero quello che ha detto Juna, e cioè che anche il governatore Flalagan ha rischiato grosso. Quando ha cominciato a fare domande su di loro ero pronto a qualsiasi cosa per farlo smettere. E’ stato proprio Darkness a salvarlo mettendosi in mezzo e avvertendolo a chiare lettere di quello che stava rischiando.»

Sharon fissava il generale come se non lo avesse mai visto prima. «Richard, stai parlando del mio ragazzo e del ragazzo che…»

«No Sharon» la interruppe secco il generale. «Hai sentito cosa ha detto George? Imparati quella litania come l’Ave Maria, se davvero sei innamorata di Drake come dai ad intendere. Io sto parlando di Darkness e Falcon. Il tuo ragazzo e il suo migliore amico sono un’altra cosa.»

Fissava il generale senza riuscire a parlare e il generale se ne accorse, «Hai davvero pensato che quel ragazzo avrebbe ucciso un uomo che conosce da sempre?» le chiese «Quando parlammo di questa situazione Darkness mi mise davanti al fatto compiuto: avrebbe parlato con il governatore e io non dovevo muovere un dito. Nell’ottica della situazione io e Matt avevamo già combinato abbastanza casini, visto che non eravamo stati capaci di proteggerli. E ce l’abbiamo messa tutta, credimi» con un gesto della testa indicò la porta, «Gerard stesso, che è anche sopra di me come mansione, non aveva la minima idea di chi fossero i migliori agenti della sezione: li ha visti oggi. Darkness non ha mai voluto conoscere i grandi capi e Falcon lo ha assecondato.»

Si voltò un attimo verso la porta per vedere tale Gerard annuire.

«Quindi, Darkness ha deciso che ci avrebbe pensato lui» riprese Richard. «Prese come scusa che glielo aveva chiesto il nonno, ma per me è stato chiaro che voleva mettere al sicuro il governatore e gli ho dato carta bianca. Gli ha fatto da scudo. Sapeva che parlando chiaro a tuo padre e facendosi vedere da tuo fratello avrebbe ottenuto quello che voleva: il bambino avrebbe smesso di fare pressioni perché aveva ritrovato… i suoi guerrieri e il governatore non sarebbe stato tentato di continuare a indagare per i fatti suoi.»

Jeremy scosse la testa, «Io lo sapevo» disse, «Dio mio, io lo sapevo. Juna si è esposto in prima persona per proteggere me e la mia famiglia.»

«Tesoro, accetti che quest’uomo aveva in progetto di ucciderti?» chiese Sarah additando il generale Lewing.

Jeremy annuì, «Sì Sarah. Si parla di una situazione… di livello superiore. Non so spiegarmi in altra maniera. I servizi segreti ragionano ad un livello superiore. Il generale aveva me su un piatto e due suoi agenti nell’altro. Le sue priorità sono limpide.»

Calò il silenzio.

«Generale» disse Manaar, «credo di avere il diritto di sapere cosa ha rischiato mio figlio.»

Lewing rimase a fissarla per qualche secondo, respirò profondamente. «D’accordo. Resta chiaro signori che questa conversazione non sta avendo luogo. Nella più semplicistica delle ipotesi, gli uomini di Estrada li avrebbero massacrati. Una talpa all’interno della sezione li ha venduti a Carlos Estrada. Li stavano aspettando.»

«Che fine ha fatto questa talpa?» chiese Connor.

«E’ saltata in aria con la propria macchina il lunedì mattina stesso.»

«Sono stati…?» cominciò Jessica… e si fermò.

Lewing scosse la testa, «No. Io diedi l’ordine e Matt lo eseguì. E con immenso piacere, lasciatemelo dire.»

«Richard!» esplose Connie.

«Matt è sempre stato molto legato a Darkness… non credo di doverti spiegare il motivo. Lo scoprire che proprio il suo braccio destro aveva messo per ben due volte in pericolo quel ragazzo gli ha tolto ogni scrupolo. E’ stato quel giorno che Matt ha dato a Darkness il numero di cellulare di Aaron

«Scusami… chi è Aaron?» chiese Gerard.

«Te lo spiego dopo» rispose Lewing. «Ha ricambiato la fiducia di quel ragazzo nell’unico modo possibile: mettendo a sua volta la propria vita nelle sue mani» riprese poi. «Personalmente posso dirti che sono abituato a dare ordini agli agenti sotto di me, ma quei due ragazzi sono speciali… quando mi sono reso conto di cosa stava succedendo…» si bloccò. «Dannazione Connie. Juna e Drake non sono mai stati due qualunque per me e Matt e questo deve bastarti.»

Li aveva chiamati per nome.

Tutti dovettero rendersi conto di cosa quel particolare implicava, perché stavano guardando Lewing come se lo vedessero per la prima volta.

 

«Grazie della sincerità, generale» disse Manaar.

Dio, come aveva potuto pensare che Juna…?

Aveva bisogno di sentire di nuovo la sua voce. Aveva bisogno di sentirlo ridere.

Si era innamorata di lui a undici anni.

Fu un pensiero che le dette le vertigini.

Sì. Adesso riusciva ad ammetterlo. Si era innamorata di un ragazzo che dava un’altra dimensione al concetto di luci e ombre.

Si chinò su se stessa e si portò una mano sugli occhi. Era innamorata di Juna.

Lo aveva perso nel momento in cui lo aveva creduto capace di uccidere suo padre?

«Jennifer!» esclamò suo padre.

Con un sussulto tornò a sedere a schiena diritta. «Papà, mi hai fatto prendere un accidente!»

«Stai bene tesoro?» chiese sua madre.

Le annuì.

«Richard, fammi capire un attimo» stava dicendo Connie sottovoce a pochi passi da lei. «Se quel Gerard non sa di… Aaron, mi spieghi cosa ci rappresentiamo io e Sharon qui?»

«Tuo marito vi ha incluso nel pacchetto come strette conoscenze dei Flalagan e Sharon è comunque la ragazza di Falcon. Nessuno, tranne me, Darkness e Falcon sa della doppia vita di Matt» fu la risposta del generale Lewing.

Lo squillo del suo cellulare attirò la sua attenzione e smise di ascoltare.

Lo cercò nella tasca dei jeans e lesse sul display.

Quelle lettere le ballarono per qualche istante davanti agli occhi. Juna.

«Jennie, chi è?» chiese Madeline.

«Juna. E’ Juna» rispose la sua voce.

Allungò il cellulare verso Manaar… che scosse la testa. «No tesoro, ha chiamato te. Rispondi, ti prego.»

Prese la chiamata. «Pronto?»

«A giudicare dalla voce sei passata dallo shock al coma.»

Era la sua voce. Era lui.

«Dove sei?»

«Fammi una domanda più facile Flalagan.»

«Juna ti prego…»

«Dovrei dirti una bugia, Jen, lo preferisci?»

Si arrese, «No. Stai bene?»

«Mh, direi di sì. Tu come stai?»

«Stiamo tirando a sorte i numeri per prenderti a botte appena questa situazione sarà risolta. Sono la quarta dopo tuo padre, tua madre e il professor Cowley.»

Juna scoppiò a ridere. Un suono che le fece salire le lacrime agli occhi. «E’ confortante sapere che il senso dell’umorismo non ti ha abbandonata!»

«Aspetta» aggiunse con voce un po’ più malferma, «ti metto in viva voce.»

«Ok.»

Appena lo fece la voce di Juna risuonò come se lo avesse avuto seduto accanto, «Non credo sia il caso di cominciare con un buonasera, vero?»

«Come stai tesoro?» chiese Manaar che nel frattempo era volata a sedere accanto a lei.

«Sto bene mamma. Stiamo bene. Voi come vi siete organizzati?»

«Bene» rispose Michael. «Abbiamo rifatto i letti anche io e Lissa.»

«E come? Saltandoci sopra?»

Tutti risero alla battuta.

In quel momento le fu finalmente chiaro che Juna sarebbe rimasto sempre ben separato dal killer a sangue freddo.

«Juna, quando torni?» chiese Melissa.

«Presto pulcino. E’ arrivato il momento di farsi passare gli incubi e affrontare la realtà di tutti i giorni, lo capisci, vero?»

La bambina rimase in silenzio per qualche secondo, poi… «Sì. E’ proprio arrivato il momento. Ho imparato anche a nuotare, ricordi?» aggiunse con un sorriso.

Juna rise di nuovo, «Quando torno ricordami di darti un bacione!»

«Juna…» Sharon si era accucciata vicino al cellulare.

«Dimmi Shasha.»

«Sta’ attento a Drake e… a Matt.»

Anche Juna rimase in silenzio un attimo, mentre lei fissava l’amica sorpresa. «Per Matt non preoccuparti. Io e Drake siamo ancora d’accordo su qualcosa, ci siamo intestarditi e seguirà l’azione da fuori… per quanto riguarda il tuo ragazzo invece, sto prendendo in seria considerazione l’ipotesi di legarlo e imbavagliarlo.»

«Qualunque cosa voglia fare Drake non credo sia contro di te» disse Manaar, «quindi fammi il favore di assecondarlo.»

«Oh, finalmente!» disse la voce di Drake «La voce della saggezza! Manaar, mi serviresti qui per far ragionare quel testone di tuo figlio!»

Melissa in un lampo le fu in collo, «Drake! Per favore, stai attento a Juna!»

«Tranquilla puffetta: è in una botte di ferro.»

«Credo che adesso spengeremo i cellulari» disse Juna. «Mamma?»

«Dimmi.»

«Non ti sbarazzerai di me così facilmente, quindi non farmi diventare pazzo papà, intesi?»

Manaar ricominciò a piangere in silenzio «Intesi» rispose in un sussurro.

«Juna…» fu appena un soffio ma il ragazzo la sentì.

«Dimmi Flalagan.»

«Quando tornerai sarò così felice che probabilmente non ti prenderò a botte.»

Juna rimase in silenzio la frazione di un secondo, poi indovinò il sorriso che gli piegò le labbra e la sua voce suonò dolce come non l’aveva mai sentita prima, «Adesso sì che ho un buon motivo per risolvere questa situazione il più velocemente possibile. E’ un richiamo irresistibile. Contaci.»

La comunicazione fu interrotta.

Non riuscì più a frenare le lacrime e i singhiozzi.

 

Juna chiuse la comunicazione con un’espressione che non gli aveva mai visto prima.

Oh, finalmente se n’era accorto!

«Bene bene… cominceremo ad organizzare uscite a quattro» disse.

«Forse anche sei o otto… scordi Justin e Georgie con relativi partners?» ribatté il suo migliore amico.

In meno di mezz’ora furono pronti e tornarono nella stanza dove si trovava Matthew.

Non si misero ancora i passamontagna.

«Ah ragazzi, ecco vi qua» disse vedendoli. «Ho preparato le vostre armi.»

Presero le pistole e le misero nelle fondine.

«Funziona tutto?» riprese Matthew.

«Non dovrebbe?» ribatté Juna.

Matthew sorrise divertito. «Overdose di ottimismo o cosa, Darkness?»

«Oggi dovrà andare tutto bene Matt, non abbiamo altra scelta.»

«Andrà tutto bene… o mi conviene non tornare a casa.» Si schiarì la voce, «Nella villa non entrerete da soli stavolta e anche nel parco sarete coperti da tre uomini ciascuno.»

«Vengono anche i cani» lo informò Juna.

«D’accordo.»

«Chi sono gli uomini in questione?» chiese per la cronaca.

«Erano tutti nella lista. Stanno arrivando.»

«Matt, mi togli una curiosità?» riprese Juna.

«Dimmi.»

«Perché tua figlia dovrebbe chiamarti Matt?»

Un leggero sorriso piegò le labbra dell’uomo. «Fino a ieri sera eravate solo in quattro a sapere della mia doppia vita: tu, Falcon, Richard e mia moglie. Mia figlia ha sentito parlare diverse persone oggi e… beh, è estremamente sveglia la mia bambina.»

Rimasero in silenzio.

Ne approfittò per ripassare ancora una volta la disposizione delle stanze in quella dannata villa.

Il rumore della porta che si apriva lo distolse da quei pensieri.

Entrarono sei uomini, ad occhio età media quarant’anni.

«Comandante» salutarono in coro.

«Ben arrivati. Spero mi scuserete per questa chiamata così improvvisa… ma so che ognuno di voi ha una questione aperta e ho pensato di darvi l’occasione per chiuderla.»

I sei uomini si guardarono, poi fu uno solo a parlare, «Posso chiedere a cosa si riferisce?»

«Ricordate quando la lista dei nomi fu rubata?»

Un altro sbuffò, «Sì, lo seppi quattro ore troppo tardi, se non fosse stato per Darkness e Falcon sarei morto.»

L’uomo accanto a lui lo guardò sbalordito, «Eri anche tu sotto copertura in quel periodo?» chiese.

«Lo eravate tutti e sei» riprese la parola Matthew. «Vi presento Darkness e Falcon.»

Silenzio.

«Cosa?» chiese il primo che aveva parlato «Questi due ragazzi sono…?»

«Adesso sono loro ad essere nei guai, così ho pensato…» disse Matthew.

I sei uomini si mossero in bloccò. Lui e Juna si trovarono circondati.

Sorrisi, pacche sulle spalle e strette di mano: sembravano aver completamente scordato che erano davanti ad un loro superiore.

«Chi se lo sarebbe mai immaginato!» esclamò quello che lo aveva saputo quattro ore troppo tardi «Sono Madoc! Ragazzi, sono felicissimo di incontrarvi! Non avete idea di quanto vi devo!»

«Eri in Afghanistan all’epoca» disse Juna.

«Devi essere tu quello che imparò la lista a memoria!» ribatté allora Madoc «Chi sei dei due?»

«Darkness, lui è Falcon.»

Si presentarono anche gli altri: oltre a Madoc si trovavano davanti Looser, Gothic, Flame, Hell e Ice.

Juna sembrava capire perfettamente… e tanto gli bastava.

«Cosa è successo ragazzi?» chiese Hell «Come possiamo aiutarvi?»

Fu Matthew a riassumere la situazione.

«Quei figli di puttana!» esplose Ice «Sarà un piacere coprirvi!»

«Sono tiratori scelti, fra le altre cose» li informò Matthew. «Darkness ha già catturato i due Estrada fratelli di Carlos» riprese poi. «Quella villa pullula di uomini ai loro ordini. Non deve rimanerne vivo uno, intesi? La priorità è arginare il più possibile la fuga della notizia. Potete spegnere i cellulari: ho fatto portare in loco un dispositivo di disturbo per le onde radio. Sono già isolati e non lo sanno.»

«Ma vi sono venuti a cercare?» chiese Looser.

«A casa mia» rispose Juna.

«I tuoi non sapevano nulla, immagino» disse Gothic.

Al gesto negativo di Juna, «Figli di puttana» sottolineò il concetto Ice. «Le vostre famiglie sono al sicuro?»

Fu lui a rispondere, «Sì.»

«Ragazzi, siete in una botte di ferro» disse Flame.

Sperò che avesse ragione.

 

 

 

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NOTE:

 

giunigiu95: ma dai, hai la ff sul comodino??? Bellissimo! XD Sono onorata, davvero!

Non so se affronterò il matrimonio fra J&J (ormai siamo in confidenza…), forse…

Per quanto riguarda le reazioni dei familiari, mi sono immaginata uno shock composto del tipo ”lo vedo e non riesco a crederci, ne riparliamo appena sono sicuro/a che non ti hanno ammazzato”.

Come avrei portato avanti altrimenti la storia? Neanche la mia immaginazione mi ha suggerito alternative… o.O

Le armi che Juna ha in camera… beh… Howard è un maggiordomo che lavora in quella casa da 40 anni… obiettivamente pensi che esistano nascondigli che lui già non conosce?

 

Zarah: Ci ho pensato un bel po’. Ho cominciato a scrivere la scena fra Juna e Drake quando Juna gli doveva dire cosa aveva saputo, ma mi sono resa conto che avrei solo ripetuto cose che avevo già fatto dire ad altri personaggi.

Come anche che Drake e Sharon si sono messi insieme… mi sono chiesta: devo scrivere una scena apposta? Non è chiaro ormai?

Quindi ho deciso di affrontare subito la scena dell’irruzione e far emergere gli ultimi avvenimenti (il fatto del pc di Lewing, che Juna e Drake avevano parlato etc) man mano che la situazione progrediva.

Jennifer… beh, Jennifer… immaginala in uno stato di shock in un contesto in cui tutto è più importante e urgente dello shock… dici che la sua reazione è troppo calma? Questo cap. ti ha un po’ chiarito le idee? XD

   
 
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