https://www.youtube.com/watch?v=Aihu16RyYp8
Don’t
let me
go
Correvo, tra le
siepi
del giardino ben curato della casa in cui da tempo ormai vivevo; tra
gli
arbusti sapientemente potati riuscivo a mimetizzare l’odore
di sangue che
emanavo, e questo mi avrebbe dato il tempo necessario per nascondermi
da lui.
Dovevo dirlo ad Ayato prima che lui potesse assaggiare il mio sangue o
le mie
parole sarebbero state inutili perché a quel punto avrebbe
capito da solo.
Ringraziai il cielo per averlo distanziato un po’, da quando
anche io era diventata
una vampira, giocavamo ad armi pari; lui poteva inseguirmi ma adesso io
potevo
realmente tentare di scappargli, e qualche volta, se ero
sufficientemente
fortunata e lui sufficientemente assetato e quindi meno forte riuscivo
persino
a farla franca.
Ma non era
questo il caso.
Solo dopo aver
assunto
questa forma, creatura notturna dipendente dal sangue per la propria
sopravvivenza, mi resi conto di come tutti i sei fratelli avessero
sempre
giocato con me, come il gatto con il topo, ben consapevoli che mai
avrei potuto
resistergli. Da quando anch’io ero diventata una vampira
tutto era cambiato, il
mio rapporto con cinque dei sei fratelli era diventato alla pari,
tranne che
per il sesto… il più problematico, con i suoi
occhi verdi e i suoi sorrisi
maliziosi; la mia vita e quella di Ayato si erano intrecciate sempre
più sino a
fondersi, e proprio per questo adesso, mi ritrovavo a scappare da lui.
Di
quell’argomento non
ne avevamo mai parlato, era passato un po’ di tempo, ed io
francamente quando
me ne resi conto rimasi sconvolta, ma avevo troppo timore per farne
parola con
lui… se mi avesse uccisa? Dopotutto lo shock può
trasformare completamente una
persona, e se parliamo di un vampiro con insoliti sbalzi
d’umore le probabilità
aumentano.
“Yui”
sentivo la sua
voce nella mia testa, un sussurro inconfondibile.
Ero crudele,
spregevole,
egoista; ma ciò non
arrestò la mia corsa.
Sapevo che aveva
bisogno
del mio sangue, così come io avevo bisogno del suo; erano
giorni che con una
scusa o altro svicolavo per non farglielo bere, ma la sete stava
diventando
pressante sia per lui che per me, ed io mi sentivo troppo in colpa per
bere da
lui, dato che io stessa non gli permettevo di avvicinarsi a me…
Quando due vampiri si promettono l’uno all’altro
assieme ad un patto d’unione
vi è quello di sangue, le parole di quel giorno continuano a
ronzarmi in testa
come una cantilena:
“non
potrai bere altro sangue al di fuori di quello
del tuo sposo” recitava il
giuramento,
che costringeva entrambi a nutrirsi del sangue dell’altro per
appagare la
propria sete; ed io fui felice di accettarlo, amavo Ayato, ed ero
sicura che
quel sentimento che sentivo per lui non sarebbe cambiato nemmeno dopo
un’eternità.
Un’eternità
non era
ancora passata, solo pochi mesi e come quando ero ancora umana mi
ritrovavo a
scappare via da lui. Lui che quando si avvicinava al mio collo mi
sorrideva
gentilmente indugiando con le dita sulla mia guancia, lui che con un
solo
sguardo riusciva a comunicarmi i suoi stati d’animo, lui che
dal passato
difficile privo dell’affetto materno aveva costruito una
corazza per farsi
odiare da tutti ma che dopo tanto tempo aveva imparato il vero
significato
celato dietro la parola amare, lui che poco alla volta, giorno dopo
giorno si
era lasciato trasportare dai miei sorrisi, dalle mie esitanti carezze,
dagli
ingenui baci casti e dalle piccole gioie che solo chi è
stato umano può
trasmettere, ed alla fine dopo una lotta contro quei brutti ricordi era
riuscito ad accantonare il suo triste passato per costruire un nuovo
futuro
assieme a me.
Arrestai la mia
corsa
udendo i suoi passi vicini, il panico mi colse d’improvviso,
il cuore pompava a
tutta velocità il sangue nelle mie vene, d’istinto
m’intrufolai come un
coniglio impaurito dentro una siepe, lasciando che le rose e le spine
mi circondassero
con il loro profumo inebriante.
“Yui”
udii la sua voce
chiamarmi ancora, era limpida e cristallina ma anche accorata.
“Yuii!!”
I suoi passi si
arrestarono proprio davanti al mio nascondiglio, vidi le sue gambe
flettersi in
equilibrio per poi puntare il suo sguardo all’altezza dei miei occhi. I
suoi occhi verdi si
puntarono dritti nei miei, non erano arrabbiati come in altre occasioni
avevo avuto
modo di vedere, erano confusi e sgomenti; dopotutto
nell’istante in cui stava
per affondare i canini nel mio collo, quella mattina, io ero fuggita
via dalle
sue braccia con cui era solito circondarmi e sostenermi, lasciandolo
per
qualche istante confuso e senza parole.
“perché
sei fuggita?” mi
tese la mano in attesa che io la usassi per tirarmi fuori da quel
groviglio di
foglie, ma non lo feci; chissà per quale oscuro motivo,
all’interno della siepe,
stretta in quell’abbraccio spinoso, mi sentivo al sicuro,
anche se colui da cui
stavo scappando era la persona che amavo di più al mondo.
“ho
fatto qualcosa che
ti ha dato fastidio?” continuò lui tentando di
capire il perché delle mie
azioni.
Quella mattina
eravamo
seduti sul divano, o meglio, Ayato era seduto sul divano, io ero
sdraiata su di
lui intenta a scrutare il soffitto persa nei miei pensieri…
quando lui si
avvicinò per bere dal mio collo mi alzai di scatto e senza
dargli nessuna
spiegazione avevo iniziato a correre verso il giardino, arrivando sin
lì.
“no,
tu non c’entri
niente” mi affrettai a dire. Subito lo vidi più
sollevato. Iniziai a piangere
come una stupida, e asciugai malamente le lacrime con le dita, mi
accorsi che
dalla mia mano aveva preso a scendere un rivolo di sangue, le spine
alla fine
avevano vinto la loro battaglia e mi avevano procurato quella ferita.
Ayato si
avvicinò
lentamente, allungò le braccia dentro la siepe e con calma
mi prese in braccio;
sussultai al suo tocco saldo e deciso. In silenzio prese a camminare
verso la
villa, appoggiai la testa sul suo petto che ormai conoscevo talmente
bene quasi
fosse diventato la mia seconda casa cercando di assaporare quegli
istanti di
calma.
“credevo
non avessi più
paura ormai…” alluse a tutto ciò che
avevamo passato insieme, notai che dal suo
sguardo trapelava un aria ferita e mi si strinse il cuore a vederlo in
quello
stato.
“Ed
è così infatti” mi
affrettai a rispondergli forse un po’ troppo velocemente
poiché lui
s’insospettì, strinsi la mano sporca di sangue in
un pugno, lui non mi
rivolgeva nemmeno uno sguardo, continuava a camminare lentamente, e
già temevo
il momento in cui mi avrebbe lasciata.
“e
allora perché sei
scappata via? Perché sei fuggita via da me?”
il suo
tono era ferito, il suo
dolore potei sentirlo come fosse il mio.
“sono
giorni che mi
eviti” mi morsi un labbro, se ne era accorto…
capii che se non avessi agito
subito avrei complicato ancora di più le cose
così, nonostante la paura, decisi
che era giunto il momento di dirglielo.
“Ayato…
fermati, c’è una
cosa di cui ti devo parlare” il ragazzo dai lineamenti nobili
non accennò a
rallentare l’andatura.
“Ayato,
ti prego…” – lo
supplicai.
“Non
voglio ascoltarti!”
esclamò lui di scatto “non voglio sentirti dire
che non mi ami o robe simili,
ormai sei mia, non m’importa cosa provi tu!” era
arrabbiato e allo stesso tempo
potei vedere la paura nei suoi occhi, la paura che confermassi le sue
affermazioni.
“mi
appartieni e
qualunque cosa tu dica o faccia non ti lascerò andare
via!” Sentii la sua
stretta sulle mie gambe e sulla mia vita farsi più violenta,
mi strinse
talmente tanto a sé che anche volendo non avrei potuto
scostare il mio volto
dalla sua camicia, il che fu un bene dato che iniziai a piangere.
Non potevo
tollerare
tutta quella tensione, se iniziavamo così, dargli quella
notizia sarebbe stato
ancora più difficile per me.
“mi
amerai qualunque
cosa accada?” alzai lo sguardo con esitazione.
Presi il suo
silenzio
come un sì, ma forse era troppo arrabbiato per rispondermi.
“il
motivo per cui sono
fuggita questa mattina”
“da
me” rettificò
seccato.
“da
te” aggiunsi. Lui
rallentò il passo sino a fermarsi per guardarmi dritto negli
occhi.
“è
perché non volevo che
tu bevessi il mio sangue…non prima di avertelo detto a
parole”
“dirmi
che cosa??” si
avvicinò di più a me probabilmente per sentire
meglio dato che il mio tono di
voce era diventato sempre più basso.
“Sono
incinta” bisbigliai.
Quelle parole
gli
entrarono nella testa, lo vidi guardarmi dapprima confuso nel tentativo
di
riordinare le idee, sentii la sua presa sulla mia vita sottile farsi
più
cedevole. Non avevamo mai parlato di figli, ma visto i suoi traumi da
bambino
non ero sicura che sarebbe voluto diventare padre.
“non
lasciarmi andare”
gli dissi stringendomi a lui, ebbi il terrore potesse mollare la presa
da un
momento all’altro.
Mi tirai un
po’ su
avvicinandomi al suo viso trasformatosi in una maschera inespressiva.
“dì
qualcosa” sussurrai
preoccupata, stringendo le mie dita attorno al suo collo.
“ne
sei sicura?” mi
chiese dopo un po’.
Per tutta
risposta gli
avvicinai la mia mano ferita alle labbra. Mi rivolse uno sguardo
dubbioso, per
la prima volta da quando lo conoscevo lo vidi indugiare davanti a del
sangue a
pochi centimetri dalla sua bocca, gli feci un cenno per rassicurarlo,
poi
socchiuse gli occhi e affondò i canini nel mio palmo
iniziando a sorseggiare
lentamente il liquido rosso che sgorgava nelle mie vene.
< puoi
sentirli? Li
senti i due battiti?> pensai.
Si
staccò da me, la mano
appariva pulita adesso, aveva ripulito ogni traccia di sangue che
macchiava la
mia candida pelle.
La paura che lui
potesse
andar via, che potesse abbandonarmi dopo quella rivelazione mi fece
rabbrividire,
mi costrinsi a non piangere, e dovetti attingere a tutte le mie forze
per
farlo.
“l’ho
sentito” prese un
respiro “un altro battito oltre al tuo”.
Attesi che
continuasse a
parlare, senti la sua stretta rinvigorirsi, mi issò su
stringendomi di più a
sé, sentivo il suo cuore forte battere deciso nel suo petto,
dolore, rabbia,
paura? Quali delle tante emozioni non potei dirlo con sicurezza, non
ebbi il
tempo per fare inutili congetture, perché
un’istante dopo sentì le sue labbra
dal sapore dolce come il miele sulle mie.
Mi strinsi
ancora di più
a lui facendo aderire i nostri corpi, si staccò e a pochi
centimetri dal mio
viso potei sentire il suo respiro caldo. “non fare mai
più una cosa del genere”
mi sussurrò a fior di labbra.
Le mie mani
erano strette
attorno al suo collo, Ayato sfiorò il mio con le labbra,
come aveva preso
l’abitudine di fare prima di mordermi, poi
continuò a bere il mio sangue
lentamente. Chiusi gli occhi accarezzando i suoi capelli
così morbidi,
intrecciandovi le dita, quanto doveva essere assetato… erano
giorni che non gli
permettevo di bere e lui rispettando i miei silenzi mi aveva lasciato
fare, ed
io non avevo ancora realizzato quanto effettivamente lui tenesse a me,
fidandosi ciecamente delle mie scelte irrazionali, amandomi nonostante
i tanti
rifiuti che in quegli ultimi giorni gli avevo dato.
La sua lingua si
mosse
abile a ripulire la chiazza rossa che macchiava il mio collo, aveva
finito di
bere eppure esitava ancora ad allontanare il volto.
“mi
dispiace” gli
sussurrai all’orecchio, ma ancora non si decise a voltare lo
sguardo.
“Sei
arrabbiato?” chiesi
incerta.
Le mie parole
smossero
qualcosa in lui, finalmente sollevò il volto fissando i suoi
smeraldi verdi
nelle mie iridi arrossate dal pianto.
“Solo
perché sei
scappata in fretta e furia dalle mie braccia questa mattina…
e mi hai evitato
in questi giorni.”- mi diede un altro bacio a fior di labbra
“e stai pur certa
che riceverai una punizione per questo…” sorrise
malizioso posando le sue
labbra nuovamente sulle mie.
“avevo
paura di dirtelo”
Lui rise
sfoggiando i
suoi candidi canini bianchi “questo l’avevo
capito!”
Gli diedi un
pugnetto
sul petto. “Avevo il terrore che non la prendessi
bene…”
Lo vidi davvero
sollevato; forse per un istante aveva davvero creduto che volessi
lasciarlo, ed
in confronto la notizia che io fossi incinta gli era sembrata una
sciocchezza
in confronto alla paura che gli avevo fatto prendere facendogli credere
che, come
sua madre l’avrei ferito andando via, ma non io non
l’avrei mai fatto. Mai.
“Sai”
continuò lui
facendosi più serio “per un momento mi hai fatto
davvero arrabbiare, ho creduto
che avresti tirato fuori delle stronzate varie e” non
riuscì a terminare così
lo feci io “…e sarei andata via”.
Mi
posò sulla soglia
dell’ingresso, su un gradino più alto rispetto a
lui, nonostante questo ero
ancora più bassa di lui anche se di pochissimo. Gli presi le
mani e le
intrecciai alle mie
“questo
non accadrà mai”
mi alzai sulle punte
e gli diedi un
bacio sulla guancia liscia come seta. Appoggiò la sua chioma
ramata sulla mia
spalla, dopo qualche istante sentii le sue dita sciogliersi dalle mie
per
cingermi dolcemente, ero il suo sostegno, ed
io volevo essere tutto per lui. Gli accarezzai i capelli come
una madre
amorevole farebbe con un bambino, ma lui probabilmente non aveva mai
provato
niente di simile; ed io che come una stupida avevo paura che quel
bambino
potesse rovinare il nostro rapporto… l’unica
persona che lo stava davvero
rovinando ero io, e solo in quel momento quando vidi il vampiro forte e
fiero
di cui mi ero innamorata, aver ceduto alla paura di potermi perdere, mi
sentii
così piccola e impotente e… colpevole.
“non
lasciarmi andare”
mi sussurrò, e capii che aveva volutamente nascosto il suo
volto per impedirmi
di vedere la sua espressione in quel momento. Avrei voluto vedere il
suo
sguardo, leggere le sue emozioni, ma Ayato era pur sempre un uomo, e
come tale
aveva un fortissimo orgoglio, era una questione in cui nemmeno la Yui
vampira poteva
intromettersi, così mantenni per me la mia
curiosità e continuai ad
accarezzargli i capelli respirando a fondo il suo profumo.
“mai”
“Yui”
chiamò il mio
nome.
“sono
qui” gli dissi in
risposta.
“non
sono l’unico che ha
digiunato in questi giorni”
Capivo
perfettamente
cosa stesse cercando di dirmi, ma mi sentivo troppo in colpa per bere
così
presto da lui, volevo punirmi per il male che gli avevo fatto. Scossi
la testa
facendo un no deciso.
“Yui,
devi bere” avvicinò
il mio viso al suo collo, ma io ero ben decisa a tenere i miei canini
fuori
dalle sue vene. Una forte fitta mi fece quasi piegare in due dalla
sete, non
era la sete a cui ero abituata di solito, era una fame che andava oltre
i miei
bisogni, era la creatura che cresceva dentro di me che mi chiedeva sangue.
“no!
Non voglio!” mi
allontanai bruscamente ma ero come un uccellino in gabbia, non potevo
liberarmi
dal suo abbraccio, specialmente adesso che gli erano ritornate tutte le
forze.
“non
sono molto pratico
di queste cose…” detto questo salì un
gradino e mi ritrovai alla solita
posizione di inferiorità. “ ma quando una vampira
come te… aspetta un figlio,
la sua sete diventa più forte”.
“non
berrò il tuo
sangue! Mi sento troppo in colpa per poterlo fare!” gli
gridai al limite della
sopportazione. “non… non puoi
costringermi”.
“non
impari mai”
sussurrò mentre mi prendeva nuovamente in braccio; conoscevo
la strada che i
suoi passi stavano seguendo, mi stava portando nella nostra camera da
letto.
Persi i sensi, o
forse
mi addormentai cullata dalle sue braccia mentre mi riportava in camera,
fu il
sapore del sangue caldo che scendeva in gola a farmi riprendere da quel
torpore. Aprii gli occhi, eravamo nel nostro letto, e mio marito mi
aveva dato
un bacio pieno di sangue, mi tirai a sedere dato che ero praticamente
tenuta da
Ayato il quale mi fissava arrabbiato non mollando la presa.
“cosa…
cosa è successo?”
notai il segno di due canini sul suo polso sinistro, ma non ero stata
io, me lo
sarei ricordato, le sue labbra erano sporche di sangue. In un istante
capii
cosa fosse successo, Ayato mi aveva rianimato dandomi il suo sangue per
bocca,
aveva morso il suo polso e mi aveva costretta a berlo baciandomi.
“quando
avrai finito di
farti divorare dai sensi di colpa e ti ricorderai che adesso porti
dentro di te
nostro figlio… magari ti
ritornerà il
buon senso!” mi disse seccato lasciandomi andare.
Abbassai lo
sguardo
colpevole. “oggi non ne faccio una
giusta…” dissi tra me e me.
Presi un bel
respiro e
mi avvicinai al vampiro a carponi, non appena gli fui davanti, lui
continuava a
fissare un punto indefinito della stanza offeso, iniziai a sbottonargli
la
camicia, ma la mia vista era appannata dalla troppa sete e avevo
difficoltà con
tutti quei bottoni… sulle mie mani si chiusero le sue che mi
aiutarono ad
aprirmi un varco sul suo petto.
“grazie”
riuscii a
sussurrargli mentre incontravo il suo sguardo che dietro
quell’apparenza offesa
risultava velato di preoccupazione. Guidò la mia testa
all’altezza della sua
clavicola, in una posizione abbastanza comoda che mi potesse consentire
un
maggiore afflusso di sangue, e così finalmente potei bere.
“va
meglio?” la sua mano
mi accarezzava i capelli mentre io dopo aver appagato la mia sete
bevendo molto
più di quel che solitamente prendessi, mi ero accoccolata
sul suo petto
facendomi trasportare dalle sue carezze rassicuranti.
“si”
gli sorrisi
voltando il viso verso di lui. “Saranno dei mesi
impegnativi” asserì io.
“un
bambino non è la
fine del mondo…” mi fece il suo solito sorriso
sghembo, accanto a lui svanivano
tutte le mie incertezze, sapeva prendermi per il verso giusto
sempre…o quasi.
“…
se tu volessi andare
via, quella sì che lo sarebbe”, lui rise anche se
capii che le sue parole dette
scherzosamente celavano la verità delle sue emozioni; mi
sentii in dovere di
rassicurarlo.
“se
avessi voluto andare
via, l’avrei fatto molto tempo fa, ma poi è
successo qualcosa che mi ha
convinto a restare per sempre,”
“che
cosa?”
“mi
sono innamorata di
te”
The End