Anime & Manga > Diabolik Lovers
Ricorda la storia  |      
Autore: Clara_Oswin    28/06/2015    5 recensioni
Yui sta correndo attraverso i sentieri del giardino per sfuggire via da Ayato, sono giorni che lo evita impededogli di bere il suo sangue, ma adesso il vampiro è stanco dei suoi giochetti e la mette alle strette; Yui confesserà il motivo della sua ennesima fuga? Riuscirà a trovare il momento giusto per dargli una notizia di cui teme una reazione violenta?
Dal testo:
“dirmi che cosa??” si avvicinò di più a me probabilmente per sentire meglio dato che il mio tono di voce era diventato sempre più basso.
“Sono incinta” bisbigliai.
YuixAyato
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ayato Sakamaki, Yui Komori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A.a.:

Per il titolo di questa storia mi sono ispirata alla cansone dei The fray, never say never, a arer mio sta molto bene con la lettura di questo brano, vi lascio il link nel caso in cui voleste ascoltarla assieme alla lettura di questo brano.

https://www.youtube.com/watch?v=Aihu16RyYp8 

spero vi piaccia!  un'altra storia dedicata alla mia coppia preferita, spero non sia troppo OOC in tal caso segnalatemelo che correggerò nelle note delle trama! In attesa di tante belle recensioni vi lascio alla storia senza ulteriori indugio!



Dont let me go

Correvo, tra le siepi del giardino ben curato della casa in cui da tempo ormai vivevo; tra gli arbusti sapientemente potati riuscivo a mimetizzare l’odore di sangue che emanavo, e questo mi avrebbe dato il tempo necessario per nascondermi da lui.
Dovevo dirlo ad Ayato prima che lui potesse assaggiare il mio sangue o le mie parole sarebbero state inutili perché a quel punto avrebbe capito da solo. Ringraziai il cielo per averlo distanziato un po’, da quando anche io era diventata una vampira, giocavamo ad armi pari; lui poteva inseguirmi ma adesso io potevo realmente tentare di scappargli, e qualche volta, se ero sufficientemente fortunata e lui sufficientemente assetato e quindi meno forte riuscivo persino a farla franca.

Ma non era questo il caso.

Solo dopo aver assunto questa forma, creatura notturna dipendente dal sangue per la propria sopravvivenza, mi resi conto di come tutti i sei fratelli avessero sempre giocato con me, come il gatto con il topo, ben consapevoli che mai avrei potuto resistergli. Da quando anch’io ero diventata una vampira tutto era cambiato, il mio rapporto con cinque dei sei fratelli era diventato alla pari, tranne che per il sesto… il più problematico, con i suoi occhi verdi e i suoi sorrisi maliziosi; la mia vita e quella di Ayato si erano intrecciate sempre più sino a fondersi, e proprio per questo adesso, mi ritrovavo a scappare da lui.

Di quell’argomento non ne avevamo mai parlato, era passato un po’ di tempo, ed io francamente quando me ne resi conto rimasi sconvolta, ma avevo troppo timore per farne parola con lui… se mi avesse uccisa? Dopotutto lo shock può trasformare completamente una persona, e se parliamo di un vampiro con insoliti sbalzi d’umore le probabilità aumentano.

“Yui” sentivo la sua voce nella mia testa, un sussurro inconfondibile.

Ero crudele, spregevole, egoista; ma ciò non arrestò la mia corsa.

Sapevo che aveva bisogno del mio sangue, così come io avevo bisogno del suo; erano giorni che con una scusa o altro svicolavo per non farglielo bere, ma la sete stava diventando pressante sia per lui che per me, ed io mi sentivo troppo in colpa per bere da lui, dato che io stessa non gli permettevo di avvicinarsi a me…
Quando due vampiri si promettono l’uno all’altro assieme ad un patto d’unione vi è quello di sangue, le parole di quel giorno continuano a ronzarmi in testa come una cantilena:

“non potrai bere altro sangue al di fuori di quello del tuo sposo” recitava il giuramento, che costringeva entrambi a nutrirsi del sangue dell’altro per appagare la propria sete; ed io fui felice di accettarlo, amavo Ayato, ed ero sicura che quel sentimento che sentivo per lui non sarebbe cambiato nemmeno dopo un’eternità.

Un’eternità non era ancora passata, solo pochi mesi e come quando ero ancora umana mi ritrovavo a scappare via da lui. Lui che quando si avvicinava al mio collo mi sorrideva gentilmente indugiando con le dita sulla mia guancia, lui che con un solo sguardo riusciva a comunicarmi i suoi stati d’animo, lui che dal passato difficile privo dell’affetto materno aveva costruito una corazza per farsi odiare da tutti ma che dopo tanto tempo aveva imparato il vero significato celato dietro la parola amare, lui che poco alla volta, giorno dopo giorno si era lasciato trasportare dai miei sorrisi, dalle mie esitanti carezze, dagli ingenui baci casti e dalle piccole gioie che solo chi è stato umano può trasmettere, ed alla fine dopo una lotta contro quei brutti ricordi era riuscito ad accantonare il suo triste passato per costruire un nuovo futuro assieme a me.

Arrestai la mia corsa udendo i suoi passi vicini, il panico mi colse d’improvviso, il cuore pompava a tutta velocità il sangue nelle mie vene, d’istinto m’intrufolai come un coniglio impaurito dentro una siepe, lasciando che le rose e le spine mi circondassero con il loro profumo inebriante.

“Yui” udii la sua voce chiamarmi ancora, era limpida e cristallina ma anche accorata.

“Yuii!!”

I suoi passi si arrestarono proprio davanti al mio nascondiglio, vidi le sue gambe flettersi in equilibrio per poi puntare il suo sguardo all’altezza dei miei occhi. I suoi occhi verdi si puntarono dritti nei miei, non erano arrabbiati come in altre occasioni avevo avuto modo di vedere, erano confusi e sgomenti; dopotutto nell’istante in cui stava per affondare i canini nel mio collo, quella mattina, io ero fuggita via dalle sue braccia con cui era solito circondarmi e sostenermi, lasciandolo per qualche istante confuso e senza parole.

“perché sei fuggita?” mi tese la mano in attesa che io la usassi per tirarmi fuori da quel groviglio di foglie, ma non lo feci; chissà per quale oscuro motivo, all’interno della siepe, stretta in quell’abbraccio spinoso, mi sentivo al sicuro, anche se colui da cui stavo scappando era la persona che amavo di più al mondo.

“ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?” continuò lui tentando di capire il perché delle mie azioni.

Quella mattina eravamo seduti sul divano, o meglio, Ayato era seduto sul divano, io ero sdraiata su di lui intenta a scrutare il soffitto persa nei miei pensieri… quando lui si avvicinò per bere dal mio collo mi alzai di scatto e senza dargli nessuna spiegazione avevo iniziato a correre verso il giardino, arrivando sin lì.

“no, tu non c’entri niente” mi affrettai a dire. Subito lo vidi più sollevato. Iniziai a piangere come una stupida, e asciugai malamente le lacrime con le dita, mi accorsi che dalla mia mano aveva preso a scendere un rivolo di sangue, le spine alla fine avevano vinto la loro battaglia e mi avevano procurato quella ferita.

Ayato si avvicinò lentamente, allungò le braccia dentro la siepe e con calma mi prese in braccio; sussultai al suo tocco saldo e deciso. In silenzio prese a camminare verso la villa, appoggiai la testa sul suo petto che ormai conoscevo talmente bene quasi fosse diventato la mia seconda casa cercando di assaporare quegli istanti di calma.

“credevo non avessi più paura ormai…” alluse a tutto ciò che avevamo passato insieme, notai che dal suo sguardo trapelava un aria ferita e mi si strinse il cuore a vederlo in quello stato.

“Ed è così infatti” mi affrettai a rispondergli forse un po’ troppo velocemente poiché lui s’insospettì, strinsi la mano sporca di sangue in un pugno, lui non mi rivolgeva nemmeno uno sguardo, continuava a camminare lentamente, e già temevo il momento in cui mi avrebbe lasciata.

“e allora perché sei scappata via? Perché sei fuggita via da me?”  il suo tono era ferito, il suo dolore potei sentirlo come fosse il mio.

“sono giorni che mi eviti” mi morsi un labbro, se ne era accorto… capii che se non avessi agito subito avrei complicato ancora di più le cose così, nonostante la paura, decisi che era giunto il momento di dirglielo.

“Ayato… fermati, c’è una cosa di cui ti devo parlare” il ragazzo dai lineamenti nobili non accennò a rallentare l’andatura.

“Ayato, ti prego…” – lo supplicai.

“Non voglio ascoltarti!” esclamò lui di scatto “non voglio sentirti dire che non mi ami o robe simili, ormai sei mia, non m’importa cosa provi tu!” era arrabbiato e allo stesso tempo potei vedere la paura nei suoi occhi, la paura che confermassi le sue affermazioni.

“mi appartieni e qualunque cosa tu dica o faccia non ti lascerò andare via!” Sentii la sua stretta sulle mie gambe e sulla mia vita farsi più violenta, mi strinse talmente tanto a sé che anche volendo non avrei potuto scostare il mio volto dalla sua camicia, il che fu un bene dato che iniziai a piangere.

Non potevo tollerare tutta quella tensione, se iniziavamo così, dargli quella notizia sarebbe stato ancora più difficile per me.

“mi amerai qualunque cosa accada?” alzai lo sguardo con esitazione.

Presi il suo silenzio come un sì, ma forse era troppo arrabbiato per rispondermi.

“il motivo per cui sono fuggita questa mattina”

“da me” rettificò seccato.

“da te” aggiunsi. Lui rallentò il passo sino a fermarsi per guardarmi dritto negli occhi.

“è perché non volevo che tu bevessi il mio sangue…non prima di avertelo detto a parole”

“dirmi che cosa??” si avvicinò di più a me probabilmente per sentire meglio dato che il mio tono di voce era diventato sempre più basso.

“Sono incinta”  bisbigliai.

Quelle parole gli entrarono nella testa, lo vidi guardarmi dapprima confuso nel tentativo di riordinare le idee, sentii la sua presa sulla mia vita sottile farsi più cedevole. Non avevamo mai parlato di figli, ma visto i suoi traumi da bambino non ero sicura che sarebbe voluto diventare padre.

“non lasciarmi andare” gli dissi stringendomi a lui, ebbi il terrore potesse mollare la presa da un momento all’altro.

Mi tirai un po’ su avvicinandomi al suo viso trasformatosi in una maschera inespressiva.

“dì qualcosa” sussurrai preoccupata, stringendo le mie dita attorno al suo collo.

“ne sei sicura?” mi chiese dopo un po’.

Per tutta risposta gli avvicinai la mia mano ferita alle labbra. Mi rivolse uno sguardo dubbioso, per la prima volta da quando lo conoscevo lo vidi indugiare davanti a del sangue a pochi centimetri dalla sua bocca, gli feci un cenno per rassicurarlo, poi socchiuse gli occhi e affondò i canini nel mio palmo iniziando a sorseggiare lentamente il liquido rosso che sgorgava nelle mie vene.

< puoi sentirli? Li senti i due battiti?> pensai.

Si staccò da me, la mano appariva pulita adesso, aveva ripulito ogni traccia di sangue che macchiava la mia candida pelle.

La paura che lui potesse andar via, che potesse abbandonarmi dopo quella rivelazione mi fece rabbrividire, mi costrinsi a non piangere, e dovetti attingere a tutte le mie forze per farlo.

“l’ho sentito” prese un respiro “un altro battito oltre al tuo”.

Attesi che continuasse a parlare, senti la sua stretta rinvigorirsi, mi issò su stringendomi di più a sé, sentivo il suo cuore forte battere deciso nel suo petto, dolore, rabbia, paura? Quali delle tante emozioni non potei dirlo con sicurezza, non ebbi il tempo per fare inutili congetture, perché un’istante dopo sentì le sue labbra dal sapore dolce come il miele sulle mie.

Mi strinsi ancora di più a lui facendo aderire i nostri corpi, si staccò e a pochi centimetri dal mio viso potei sentire il suo respiro caldo. “non fare mai più una cosa del genere” mi sussurrò a fior di labbra.

Le mie mani erano strette attorno al suo collo, Ayato sfiorò il mio con le labbra, come aveva preso l’abitudine di fare prima di mordermi, poi continuò a bere il mio sangue lentamente. Chiusi gli occhi accarezzando i suoi capelli così morbidi, intrecciandovi le dita, quanto doveva essere assetato… erano giorni che non gli permettevo di bere e lui rispettando i miei silenzi mi aveva lasciato fare, ed io non avevo ancora realizzato quanto effettivamente lui tenesse a me, fidandosi ciecamente delle mie scelte irrazionali, amandomi nonostante i tanti rifiuti che in quegli ultimi giorni gli avevo dato.

La sua lingua si mosse abile a ripulire la chiazza rossa che macchiava il mio collo, aveva finito di bere eppure esitava ancora ad allontanare il volto.

“mi dispiace” gli sussurrai all’orecchio, ma ancora non si decise a voltare lo sguardo.

“Sei arrabbiato?” chiesi incerta.

Le mie parole smossero qualcosa in lui, finalmente sollevò il volto fissando i suoi smeraldi verdi nelle mie iridi arrossate dal pianto.

“Solo perché sei scappata in fretta e furia dalle mie braccia questa mattina… e mi hai evitato in questi giorni.”- mi diede un altro bacio a fior di labbra “e stai pur certa che riceverai una punizione per questo…” sorrise malizioso posando le sue labbra nuovamente sulle mie.

“avevo paura di dirtelo”

Lui rise sfoggiando i suoi candidi canini bianchi “questo l’avevo capito!”

Gli diedi un pugnetto sul petto. “Avevo il terrore che non la prendessi bene…”  

Lo vidi davvero sollevato; forse per un istante aveva davvero creduto che volessi lasciarlo, ed in confronto la notizia che io fossi incinta gli era sembrata una sciocchezza in confronto alla paura che gli avevo fatto prendere facendogli credere che, come sua madre l’avrei ferito andando via, ma non io non l’avrei mai fatto. Mai.  

“Sai” continuò lui facendosi più serio “per un momento mi hai fatto davvero arrabbiare, ho creduto che avresti tirato fuori delle stronzate varie e” non riuscì a terminare così lo feci io “…e sarei andata via”.

Mi posò sulla soglia dell’ingresso, su un gradino più alto rispetto a lui, nonostante questo ero ancora più bassa di lui anche se di pochissimo. Gli presi le mani e le intrecciai alle mie

“questo non accadrà mai”  mi alzai sulle punte e gli diedi un bacio sulla guancia liscia come seta. Appoggiò la sua chioma ramata sulla mia spalla, dopo qualche istante sentii le sue dita sciogliersi dalle mie per cingermi dolcemente, ero il suo sostegno, ed io volevo essere tutto per lui. Gli accarezzai i capelli come una madre amorevole farebbe con un bambino, ma lui probabilmente non aveva mai provato niente di simile; ed io che come una stupida avevo paura che quel bambino potesse rovinare il nostro rapporto… l’unica persona che lo stava davvero rovinando ero io, e solo in quel momento quando vidi il vampiro forte e fiero di cui mi ero innamorata, aver ceduto alla paura di potermi perdere, mi sentii così piccola e impotente e… colpevole.  

“non lasciarmi andare” mi sussurrò, e capii che aveva volutamente nascosto il suo volto per impedirmi di vedere la sua espressione in quel momento. Avrei voluto vedere il suo sguardo, leggere le sue emozioni, ma Ayato era pur sempre un uomo, e come tale aveva un fortissimo orgoglio, era una questione in cui nemmeno la Yui vampira poteva intromettersi, così mantenni per me la mia curiosità e continuai ad accarezzargli i capelli respirando a fondo il suo profumo.

“mai”

“Yui” chiamò il mio nome.

“sono qui” gli dissi in risposta.

“non sono l’unico che ha digiunato in questi giorni”

Capivo perfettamente cosa stesse cercando di dirmi, ma mi sentivo troppo in colpa per bere così presto da lui, volevo punirmi per il male che gli avevo fatto. Scossi la testa facendo un no deciso.

“Yui, devi bere” avvicinò il mio viso al suo collo, ma io ero ben decisa a tenere i miei canini fuori dalle sue vene. Una forte fitta mi fece quasi piegare in due dalla sete, non era la sete a cui ero abituata di solito, era una fame che andava oltre i miei bisogni, era la creatura che cresceva dentro di me che mi chiedeva sangue.

“no! Non voglio!” mi allontanai bruscamente ma ero come un uccellino in gabbia, non potevo liberarmi dal suo abbraccio, specialmente adesso che gli erano ritornate tutte le forze.

“non sono molto pratico di queste cose…” detto questo salì un gradino e mi ritrovai alla solita posizione di inferiorità. “ ma quando una vampira come te… aspetta un figlio, la sua sete diventa più forte”.

“non berrò il tuo sangue! Mi sento troppo in colpa per poterlo fare!” gli gridai al limite della sopportazione. “non… non puoi costringermi”.

“non impari mai” sussurrò mentre mi prendeva nuovamente in braccio; conoscevo la strada che i suoi passi stavano seguendo, mi stava portando nella nostra camera da letto.

Persi i sensi, o forse mi addormentai cullata dalle sue braccia mentre mi riportava in camera, fu il sapore del sangue caldo che scendeva in gola a farmi riprendere da quel torpore. Aprii gli occhi, eravamo nel nostro letto, e mio marito mi aveva dato un bacio pieno di sangue, mi tirai a sedere dato che ero praticamente tenuta da Ayato il quale mi fissava arrabbiato non mollando la presa.

“cosa… cosa è successo?” notai il segno di due canini sul suo polso sinistro, ma non ero stata io, me lo sarei ricordato, le sue labbra erano sporche di sangue. In un istante capii cosa fosse successo, Ayato mi aveva rianimato dandomi il suo sangue per bocca, aveva morso il suo polso e mi aveva costretta a berlo baciandomi.

“quando avrai finito di farti divorare dai sensi di colpa e ti ricorderai che adesso porti dentro di te nostro figlio… magari ti ritornerà il buon senso!” mi disse seccato lasciandomi andare.

Abbassai lo sguardo colpevole. “oggi non ne faccio una giusta…” dissi tra me e me.

Presi un bel respiro e mi avvicinai al vampiro a carponi, non appena gli fui davanti, lui continuava a fissare un punto indefinito della stanza offeso, iniziai a sbottonargli la camicia, ma la mia vista era appannata dalla troppa sete e avevo difficoltà con tutti quei bottoni… sulle mie mani si chiusero le sue che mi aiutarono ad aprirmi un varco sul suo petto.

“grazie” riuscii a sussurrargli mentre incontravo il suo sguardo che dietro quell’apparenza offesa risultava velato di preoccupazione. Guidò la mia testa all’altezza della sua clavicola, in una posizione abbastanza comoda che mi potesse consentire un maggiore afflusso di sangue, e così finalmente potei bere.

“va meglio?” la sua mano mi accarezzava i capelli mentre io dopo aver appagato la mia sete bevendo molto più di quel che solitamente prendessi, mi ero accoccolata sul suo petto facendomi trasportare dalle sue carezze rassicuranti.

“si” gli sorrisi voltando il viso verso di lui. “Saranno dei mesi impegnativi” asserì io.

“un bambino non è la fine del mondo…” mi fece il suo solito sorriso sghembo, accanto a lui svanivano tutte le mie incertezze, sapeva prendermi per il verso giusto sempre…o quasi.

“… se tu volessi andare via, quella sì che lo sarebbe”, lui rise anche se capii che le sue parole dette scherzosamente celavano la verità delle sue emozioni; mi sentii in dovere di rassicurarlo.  

“se avessi voluto andare via, l’avrei fatto molto tempo fa, ma poi è successo qualcosa che mi ha convinto a restare per sempre,”

“che cosa?”

“mi sono innamorata di te”

 

The End

 


 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Diabolik Lovers / Vai alla pagina dell'autore: Clara_Oswin