Arima
è ancora lì dentro, mi chiedo se gli sia successo qualcosa.
Sarei
quasi tentata di… No Yukino, non devi ASSOLUTAMENTE
farlo!
Smettila
di fare sempre l’impulsiva e sii ragionevole per una buna volta.
Quello
è lo spogliatoio dei ragazzi, potrebbe ancora esserci qualcuno e… MA PROPRIO
NO!
Che pensieri
vado a fare? Le guance mi stanno scottando, sarò sicuramente rossa come un
peperone, maledetto rossore!
Però
a pensarci bene, sembra proprio che lì dentro non ci sia nessuno…
E
se Arima si fosse sentito male?
Mi
sporgo leggermente per sbirciare nello spogliatoio, la porta è aperta –devo
avere proprio l’aria di una bimba timida, diamine Yukino
hai già quattordici anni! - e non vedo altri borsoni appoggiati sulle panche – fiuuuu! - c’è solo quello azzurro di Arima
ancora semiaperto.
Mi
faccio coraggio, l’aria quasi mi brucia i polmoni, DEVO entrare lì dentro.
Potrebbe aver bisogno di me, io sento quando ha bisogno di me.
I
copriscarpe in plastica attutiscono il rumore dei
passi sul pavimento umido, silenzio assoluto intorno, chissà Arima dov’è… Fa troppo caldo qui dentro!
Attraverso
lo spogliatoio deserto, quindi apro la porta bianca con cautela e mi porto nella
stanza accant- oddio, stavo per scivolare!
Sono
troppo agitata, Yukino smettila! Ti vuoi dare una
calmata? Il massimo che può capitarti è trovare Arima
mezzo nudo. E quindi? Che male ci sarebbe? In fondo quel pomeriggio a casa sua noi
due abbiamo ehm…Sì, ma poi non è successo più nulla.
(Ancora
rossore)
Avrei
voluto parlarne con Arima subito dopo, gli avrei
chiesto il motivo per cui, beh… Era stato così bello, magari mi sarebbe
piaciuto… Ma che cosa sto dicendo?!
Lui
non ha voluto più parlarne, forse è giusto così. E poi mi è sembrato che si sia chiuso un pochino
da quel giorno, quasi gli avessi fatto qualcosa di sgradito, o peggio gli
avessi fatto del male…
Posso
davvero fargli del male senza rendermene conto?
Continuo
a camminare, percorrendo il corridoio con i listoni di legno e l’acqua che
scorre sotto fino alla stanza delle docce.
Mi
sento un po’ triste adesso, sono brava a riempirmi la testa con
pensieri blu, uffa.
Questo
gorgoglio sotto i piedi è davvero inquietante.
Eccomi
arrivata finalmente alla stanza delle docce! La seconda porta cigola, mi sembra
pesantissima. Sento già il fragore del gettito delle doccia, nel morbido
vapore la bianca schiena di Arima s’intravede appena…
Deglutisco a fatica, mentre nella pancia un serpente caldo si avvita e
comincia a divorarmi le viscere…
-
Miyazawa!
Ch-che ci fai qui?!-
Oddio,
mi ha vista! Che faccio che faccio che faccio???
Arima
cerca di coprirsi, è imbarazzatissimo anche lui! Cavolo, adesso cosa gli
rispondo?
Mi
tremano le gambe, ma è soprattutto l’ustione di terzo grado della mia faccia ad
impedirmi di articolare una risposta perlomeno comprensibile.
Devo
aver lasciato la dignità nello spogliatoio delle ragazze, a quanto pare.
-
…Ehm…A-a-arima…Io…Io
credevo c-che…-
Ci
mancava solo la balbuzie a completare il quadro dell’idiota perfetta! Ma cosa
diavolo mi è preso? Arima è pur sempre il mio
ragazzo, l’ho già visto nudo quella volta e… Ok, non riesco a portare a termine
un pensiero negli ultimi tre minuti.
Rimango
impalata a fissare il petto di Arima, la sua pelle
bianca e liscia, oh quanto vorrei accarezzarla…
Ma
che fa adesso, si sta avvicinando? Arima sta venendo
proprio verso di ME, sembra meno impacciato, adesso sono io che sto crollando!
Cerco
di rimproverare sottovoce il mio cuore perché sta battendo troppo forte, Arima potrebbe prendermi in giro per questo! E se stessi
per avere un infarto? In effetti mi fa male il braccio sinistro…Ma che sto
dicendo?
Yukino,
ti serve solo un po’ di controllo, su su ricomponiti,
raddrizza la schiena, respira più lentamente… Oddio, qualcuno fermi questi
battiti che stanno aumentando ad un esponente impazzito!
Aspettate,
Arima si è fermato. Ci separano dieci centimetri
carichi di tensione e senso del decoro. Prego che mi prenda in braccio perché sto
per liquefarmi e scivolare nel rigagnolo sotto i listoni di legno. Fortunatamente
un provvidenziale braccio forte è lì che mi cinge la vita, è il braccio di Arima, credo, ma non oso incrociare il suo sguardo penetrante
perché temo di essere più nuda di lui in questo momento.
E
temo di non piacergli così come sono.
Già.
L’acqua
continua a scrosciare, cerco di focalizzarmi su questo rumore mentre la lingua
di Arima contorna le mie labbra e si insinua
lentamente nella mia bocca.
Non
posso parlare, non riesco a parlare.
Spero
solo che Arima entri nella mia testa, come fa di
solito, perché continuo a pregarlo di reggermi, sì Arima
sostienimi perché queste gambe di
gelatina mi abbandoneranno da un momento all’altro.
Lui
sembra aver capito, si china più verso me e dolcemente mi attrae verso il suo
bacino, caldo contro caldo, il punto di restrizione.
I
miei vestiti. Chi sono, senza i miei
vestiti.
Ma
adesso è solo acqua.
L’acqua,
l’elemento essenziale, il tutto che riesco a fatica a discernere perché il mio
corpo si muove troppo velocemente rispetto alla testa.
Continuiamo
a baciarci con foga frammista a tenerezza e mi sembra di risucchiare con
avidità il respiro di Arima, perché non sono più
capace di insufflare aria, né di vedere o sentire o di prendere alcuna decisione
mentre resto immersa nel soffice vapore che la mia pelle assorbe assieme al suo
profumo.
Non
sono più capace
sono
e basta
sono
e sento
sento lui, e tutto inizia e finisce con lui.
La
velocità di gesti ansimanti ed affamati che sfumano sempre più i contorni tra i
due corpi, al punto che resto imbrigliata alla fibre di Arima,
che mi scuoto ad ogni sussulto della sua pancia e mi scompongo negli attimi
strascicati del suo sospiro più lungo…
L’acqua,
l’estasi nel galleggiare in quella perfetta sintonia di silenzio, tregua dalle
incomprensioni che spesso ci allontanano.
Se
potessi congelare questo istante e perpetrarlo in un loop
generoso, morirei sfiancata dalla felicità, felicità di sentirmi per una volta
completa.
Chiamami
per nome, Arima.
Chiamami
col mio nome.