Anime & Manga > Le situazioni di lui e lei/Karekano
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Autore: Lady Lazarus    29/06/2015    1 recensioni
Sono gli ultimi giorni di vacanze. Arima e Miyazawa si recano in piscina con tutti gli altri, ma al momento di andar via Arima si attarda ad uscire dallo spogliatoio...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Soichiro Arima, Yukino Miyazawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Arima è ancora lì dentro, mi chiedo se gli sia successo qualcosa.

Sarei quasi tentata di… No Yukino, non devi ASSOLUTAMENTE farlo!

Smettila di fare sempre l’impulsiva e sii ragionevole per una buna volta.

Quello è lo spogliatoio dei ragazzi, potrebbe ancora esserci qualcuno e… MA PROPRIO NO!

Che pensieri vado a fare? Le guance mi stanno scottando, sarò sicuramente rossa come un peperone, maledetto rossore!

 

Però a pensarci bene, sembra proprio che lì dentro non ci sia nessuno…

E se Arima si fosse sentito male?  

Mi sporgo leggermente per sbirciare nello spogliatoio, la porta è aperta –devo avere proprio l’aria di una bimba timida, diamine Yukino hai già quattordici anni! - e non vedo altri borsoni appoggiati sulle panche – fiuuuu! - c’è solo quello azzurro di Arima ancora semiaperto.

Mi faccio coraggio, l’aria quasi mi brucia i polmoni, DEVO entrare lì dentro.

 Potrebbe aver bisogno di me, io sento quando ha bisogno di me.

 

I copriscarpe in plastica attutiscono il rumore dei passi sul pavimento umido, silenzio assoluto intorno, chissà Arima dov’è… Fa troppo caldo qui dentro!

Attraverso lo spogliatoio deserto, quindi apro la porta bianca con cautela e mi porto nella stanza accant- oddio, stavo per scivolare!

 

Sono troppo agitata, Yukino smettila! Ti vuoi dare una calmata? Il massimo che può capitarti è trovare Arima mezzo nudo. E quindi? Che male ci sarebbe? In fondo quel pomeriggio a casa sua noi due abbiamo ehm…Sì, ma poi non è successo più nulla.

(Ancora rossore)

Avrei voluto parlarne con Arima subito dopo, gli avrei chiesto il motivo per cui, beh… Era stato così bello, magari mi sarebbe piaciuto… Ma che cosa sto dicendo?!

Lui non ha voluto più parlarne, forse è giusto così.  E poi mi è sembrato che si sia chiuso un pochino da quel giorno, quasi gli avessi fatto qualcosa di sgradito, o peggio gli avessi fatto del male…

Posso davvero fargli del male senza rendermene conto?

 

Continuo a camminare, percorrendo il corridoio con i listoni di legno e l’acqua che scorre sotto fino alla stanza delle docce.

Mi sento un po’ triste adesso, sono brava a riempirmi la testa con pensieri blu, uffa.

Questo gorgoglio sotto i piedi è davvero inquietante.  

Eccomi arrivata finalmente alla stanza delle docce! La seconda porta cigola, mi sembra pesantissima. Sento già il fragore del gettito delle doccia, nel morbido vapore la bianca schiena di Arima s’intravede appena… Deglutisco a fatica, mentre nella pancia un serpente caldo si avvita e comincia a divorarmi le viscere…

 

-         Miyazawa! Ch-che ci fai qui?!-

 

Oddio, mi ha vista! Che faccio che faccio che faccio???

Arima cerca di coprirsi, è imbarazzatissimo anche lui! Cavolo, adesso cosa gli rispondo?

Mi tremano le gambe, ma è soprattutto l’ustione di terzo grado della mia faccia ad impedirmi di articolare una risposta perlomeno comprensibile.

Devo aver lasciato la dignità nello spogliatoio delle ragazze, a quanto pare.

 

-         …Ehm…A-a-arima…Io…Io credevo c-che…-

 

Ci mancava solo la balbuzie a completare il quadro dell’idiota perfetta! Ma cosa diavolo mi è preso? Arima è pur sempre il mio ragazzo, l’ho già visto nudo quella volta e… Ok, non riesco a portare a termine un pensiero negli ultimi tre minuti.

Rimango impalata a fissare il petto di Arima, la sua pelle bianca e liscia, oh quanto vorrei accarezzarla…

 

Ma che fa adesso, si sta avvicinando? Arima sta venendo proprio verso di ME, sembra meno impacciato, adesso sono io che sto crollando!

Cerco di rimproverare sottovoce il mio cuore perché sta battendo troppo forte, Arima potrebbe prendermi in giro per questo! E se stessi per avere un infarto? In effetti mi fa male il braccio sinistro…Ma che sto dicendo?

Yukino, ti serve solo un po’ di controllo, su su ricomponiti, raddrizza la schiena, respira più lentamente… Oddio, qualcuno fermi questi battiti che stanno aumentando ad un esponente impazzito!

 

Aspettate, Arima si è fermato. Ci separano dieci centimetri carichi di tensione e senso del decoro. Prego che mi prenda in braccio perché sto per liquefarmi e scivolare nel rigagnolo sotto i listoni di legno. Fortunatamente un provvidenziale braccio forte è lì che mi cinge la vita, è il braccio di Arima, credo, ma non oso incrociare il suo sguardo penetrante perché temo di essere più nuda di lui in questo momento.  

E temo di non piacergli così come sono.

Già.

 

L’acqua continua a scrosciare, cerco di focalizzarmi su questo rumore mentre la lingua di Arima contorna le mie labbra e si insinua lentamente nella mia bocca.

Non posso parlare, non riesco a parlare.

Spero solo che Arima entri nella mia testa, come fa di solito, perché continuo a pregarlo di reggermi, sì Arima sostienimi perché queste gambe di gelatina mi abbandoneranno da un momento all’altro.

Lui sembra aver capito, si china più verso me e dolcemente mi attrae verso il suo bacino, caldo contro caldo, il punto di restrizione.

 

I miei vestiti. Chi sono, senza i miei vestiti.

 

Ma adesso è solo acqua.

L’acqua, l’elemento essenziale, il tutto che riesco a fatica a discernere perché il mio corpo si muove troppo velocemente rispetto alla testa.

Continuiamo a baciarci con foga frammista a tenerezza e mi sembra di risucchiare con avidità il respiro di Arima, perché non sono più capace di insufflare aria, né di vedere o sentire o di prendere alcuna decisione mentre resto immersa nel soffice vapore che la mia pelle assorbe assieme al suo profumo.

 

Non sono più capace

 

sono e basta

 

sono e sento

 

sento lui, e tutto inizia e finisce con lui.

 

La velocità di gesti ansimanti ed affamati che sfumano sempre più i contorni tra i due corpi, al punto che resto imbrigliata alla fibre di Arima, che mi scuoto ad ogni sussulto della sua pancia e mi scompongo negli attimi strascicati del suo sospiro più lungo…

 

L’acqua, l’estasi nel galleggiare in quella perfetta sintonia di silenzio, tregua dalle incomprensioni che spesso ci allontanano.

 

Se potessi congelare questo istante e perpetrarlo in un loop generoso, morirei sfiancata dalla felicità, felicità di sentirmi per una volta completa.

 

Chiamami per nome, Arima.

Chiamami col mio nome.

 

 

   
 
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