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Autore: Lauretta Koizumi Reid    29/06/2015    1 recensioni
Sappiamo cosa ha provato Katniss quella notte in cui non ha più lasciato andare Peeta. Ma, senza volerlo, c’è qualcun altro che ha assistito al miracolo di una nuova speranza nel Distretto 12. Colui che li ha riportati a casa, e che ripensa all’unico amore della sua vita, strappato da quegli Hunger Games che non esistono più: Haymitch Abernathy.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Osservo il tramonto fuori dalla mia finestra attendendo che l’oscurità di questa sera di fine primavera ingoi anche l’ultimo raggio del sole.
Tempo fa questa per me sarebbe stata l’ora di cominciare a bere per tenermi sveglio, per controllare i demoni che ogni notte dimorano queste pareti. Ma ho scoperto che ormai a tenermi sveglio bastano i pensieri. Mentre adagio la bottiglia di liquore a cui stasera non farò onore, spalanco la finestra facendo entrare aria fresca e pulita, dopo tanto tempo.

Non c’è più cenere in giro. Nemmeno un piccolo sbuffo grigio. Il Prato è rifiorito.

Appena pochi metri più in là, la casa di Katniss è illuminata dal lampadario della cucina, e la sua voce e quella del ragazzo che non l’ha mai abbandonata risuonano mescolate al rumore della televisione: l’hanno sempre detestata quella macchina, poiché una volta che le uniche trasmissioni venivano da Capitol City, ma, ora che non è più così, il suono metallico riempie quell’ambiente.

So cosa succederà tra qualche ora. Peeta abbandonerà quella casa, e Katniss dormirà per conto proprio, nella sua casa vuota, senza televisione, senza mamma, sorella… senza Peeta. Durante la notte risuoneranno i suoi gemiti, i suoi lamenti e qualche volta le sue urla. Spesso sono così forti che il ragazzo è costretto a correre da un capo all’altro delle case del Villaggio, per poi aprire la porta di scatto e precipitarsi tra le braccia di quella che una volta era la Ghiandaia Imitatrice. Una ragazza che ora sembra una bambina cresciuta troppo in fretta, con quella sua magrezza ancora così innaturale, con quelle occhiaie leggermente marcate, con quei capelli che ha dovuto tagliare appena sotto l’orecchio perché il resto della capigliatura era bruciata irrimediabilmente.
Si tengono stretti per tempi infiniti e poi dormono insieme.
O almeno, credo che qualche volta succeda. Ma ritengo che la maggior parte delle circostanze si allontanino una volta che Katniss si è calmata. So anche perché lo fanno… per colpa di quel maledetto depistaggio di cui ogni tanto Peeta è vittima. E dire che è solo Katniss che riesce a portarlo in superficie: lo stringe, gli parla, e d’improvviso Peeta ritorna in se’… in preda ai sensi di colpa, certo, ma ritorna. Katniss è il suo veleno e la sua cura.

Se potessi andare lì da loro e rinchiuderli dentro a forza, lo farei. Vedo ormai quanto Peeta sia migliorato e quanto arda, dentro di loro, il desiderio di lasciar andare ogni peso, ogni lutto, ogni cosa, dietro le loro spalle.  Fregarsene di tutto e amarsi.
Ragazzi, fatelo, perché voi potete. Io ho avuto solo l’assaggio del piacere che può dare l’amore, ovviamente prima dei miei Hunger Games: isolarsi in mezzo ai boschi, baciarsi senza farsi scoprire dai Pacificatori, e chissenefregava degli Hunger Games maledetti. Quei primi tentativi, buffi e gracili, di avere qualcosa di più. E lo avemmo, io e lei. Due bachi inesperti e doloranti che aspettavano di trasformarsi in farfalle. Ma prima che potessimo cominciare a volare, vennero i Giochi. La mia vittoria. La sua morte. La morte di mia madre e di mio fratello. E naturalmente, la mia, se non fisica, almeno psicologica. Vennero i giorni in cui soddisfare i miei appetiti non mi trasformava in una farfalla, ma in un pipistrello.
Mi siedo in poltrona in preda all’uragano dei miei pensieri sconclusionati.

Arriva l’alba della mezzanotte e le mie palpebre ancora non si appesantiscono, per cui decido di cedere alla bottiglia, sperando in un effetto anestetizzante.
Mentre recupero il liquore dal lavandino di fronte alla finestra, sono convinto di assistere alla solita scena di “Arrivederci a domani e buonanotte di Katniss e Peeta”, a cui magari non assisterei, se Katniss si decidesse a mettere delle tende a quelle finestre, prima o poi. O ad abbassare le tapparelle.
Ma stasera non succede. Non capisco se è per un attacco di Peeta appena passato, o per una crisi di Katniss, ma non sembrano avere la minima intenzione di lasciare andare quell’abbraccio asfissiante in cui sono avviluppati.
Finalmente torno a vedere le loro labbra unirsi. Non come nei primi Hunger Games. Non per finzione: lo capisco perché di baci tra Peeta e Katniss ne ho visti milioni nei giochi, ma questi che si scambiano ora sono di un intimità così forte che distolgo spontaneamente lo sguardo, dopo averli visti forsennatamente caracollare via verso quella che era la stanza di Katniss.

La bottiglia di liquore giace ancora ermeticamente chiusa nel lavandino, e ancora una volta decido di non darle onore.
Qualcosa che non pensavo di poter provare si impadronisce di me. Potrei chiedere se è questa sensazione ciò che maggiormente si avvicina alla felicità. Perché anche se so di aver visto qualcosa che non mi riguardava, mi sento pieno di calore.
Haymitch, la tua vita non è stata inutile. Li hai salvati. Sono tutti e due salvi. E saranno felici. Non è colpa tua se in ventiquattro anni hai visto morire tutti i tuoi tributi. Non è colpa tua se l’alcool è stata la tua via di fuga. Guarda come la speranza ha vinto sulla morte e sul dolore. Fuori c’è un mondo cambiato, ed è cambiato anche grazie a te. E’ una voce dolce dentro di me a sussurrarmi tutto questo. La voce di colei che non ho mai dimenticato, e alla cui morte non mi sono mai rassegnato. Sei sopravvissuto per Katniss. Sei vissuto per contribuire a cambiare Panem. E grazie a te, due persone che non volevano più vivere, due persone apparentemente senza speranza, sono nella casa di fronte e probabilmente staranno beneficiando della cosa più bella del mondo. Be’, dopo il doppio senza ghiaccio di Ripper, si capisce.

Rido da solo per questi pensieri. Sto impazzendo? Forse è così. E il sorriso che ho sul volto ne è la conferma. Sorriso che si trasforma in riso gracchiante. Un’altra voce d’improvviso rimbomba nella mia testa.
Oooooddioooo sul serio? Cielo, Haymitch, come ti permetti di spiarli? Insomma! Be’, è una grande, grande, grande notizia! Verrò a trovarvi al Distretto 12 appena possibile! Sai, ho una carriera da mantenere! Oh, ma cosa pensi sarà più adatto per le loro nozze? Non voglio certo adeguarmi a quegli orrendi costumi locali del 12!
Spalanco gli occhi. Effie che parla nella mia mente. Eh no, questo no, penso ridendo. Sarà decisamente ora di andare a dormire.
Mi siedo sul mio letto, mi stendo e chiudo gli occhi.

Dopo molto tempo, troppo tempo, la pace è tornata a regnare in questo  fottuto Villaggio dei Vincitori.

In barba all’oscurità che ho sempre temuto, mi addormento.

Buonanotte Peeta.
Buonanotte Katniss. 






Ciao a tutti! Torno con questa fanfiction dopo molto tempo di assenza da EFP. Spero vi sia piaciuta, non è stato facile entrare nei panni di Haymitch...fatemi sapere che ne pensate!! Un bacio a tutti
  
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