Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Nefer    15/01/2009    2 recensioni
FANFIC SOSPESA. ANNO IN CUI E' STATA INIZIATA: 2005
Nell'era moderna vivono sia yokai, hanyo e umani, purtroppo hanyo e yokai vivono segregati in un bosco in cui gli umani non possono accedere.
Kagome Higurashi é una giovane sognatrice. Vorrebbe tanto incontrare il suo principe azzurro. Un giorno si inoltra nel bosco e qui… incontrerà Inuyasha, giovane principe dei demoni…
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Grazie a Ryanforever per aver commentato il terzo capitolo!


CAPITOLO 4: VERSO IL BOSCO
Kagome si sedette al proprio banco accanto a quello di Sango.
- Buongiorno - disse la sua amica sedendosi.
- Buongiorno… - rispose Kagome
- Qualcosa non va?
- Ah…stanotte mi sono addormentata alla scrivania e ora ho un torcicollo tremendo!
Sango guardò divertita l’amica – Ho una bella terapia. Che dici oggi pomeriggio di andare al cinema?
- Non posso…vengono i miei zii e mia cugina. E’ da molto che non li vedo!
- Oh…beh, possiamo andarci domani!
- Perfetto!
In quel momento entrò la professoressa. Tutti si alzarono in piedi.
- Buongiorno ragazzi - disse – Sedetevi. Allora…vi comunico che da oggi avrete una nuova compagna. Mi auguro che la tratterete bene e che la farete sentire a proprio agio - poi guardò verso la porta – Vieni, entra pure.
Una graziosa ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi castani si fece avanti.
- Lei è Inutsuki Megumi. Ha sedici anni. E’ vero, è più piccola di voi di un anno, ma ha superato brillantemente gli esami d’ammissione e così abbiamo deciso di inserirla direttamente al III anno anziché al II. E’ davvero intelligente.
I compagni guardarono ammirati la nuova arrivata.
- Inutsuki, puoi sederti nel banco vuoto accanto a Ran - disse la professoressa.
Inutsuki andò a sedersi e si guardò attorno mentre la lezione cominciava.
Aveva già individuato tre demoni in quella classe e sicuramente loro avevano capito che lei non era umana.
Dopo un po’ che seguiva la lezione si accorse che si stava annoiando. Era molto meglio studiare per conto proprio nella biblioteca del castello.
L’ poteva fare tutte le pause che voleva. Si voltò verso Ran che le sorrise – Ciao, io sono Ran Kamiya.
- Ciao…questa scuola è una noia mortale…
- Qui sono sicuramente tutti d’accordo con te. A nessuno piace studiare.
- Oh, ma a me piace…solo che non così… - disse Inutsuki
“Perché mi sono iscritta?” pensò poi.
Fortunatamente la giornata sembrò volare e ben presto suonò la campanella che annunciava la fine delle lezioni.
“ Meno male! Non vedo l’ora di arrivare a casa e togliermi questa divisa! La gonna mi da un fastidio tremendo!” pensò Inutsuki. Si era appena alzata e messa la cartella sulla spalla quando le quattro ragazze che aveva visto il giorno prima le si avvicinarono.
- Ciao! - disse quella con i mossi capelli neri e gli occhi nocciola –io sono Kagome Higurashi, loro sono Sango Kawamura e Kagura Mei-
- Ciao - fece Inutsuki chiedendosi cosa volessero.
- Noi stiamo andando a mangiare fuori e ci chiedevamo se ti andava di venire con noi così ci conosciamo meglio - fece Ran.
Il volto di Inutsuki si illuminò in un sorriso. Le sue prime amiche! Accettò senza pensarci due volte e seguì le ragazze fuori dalla scuola.
- Allora Inutsuki, da dove vieni?
<< Dal bosco, che domande! >> stava per dire Inutsuki, ma sorrise e disse – Da Kyoto. Sono qui per via del lavoro di mio padre…fa..il…emh…banchiere!
- Certo che saltare un anno di scuola! Devi essere proprio intelligente. I tuoi saranno fieri di te! - disse Sango mentre entravano nel fast-food e cercavano un tavolo libero.
- Emh…già…sembrano davvero contenti - disse Inutsuki “Quando mio padre verrà a sapere che frequento una scuola umana mi ucciderà…”pensò poi.
Si sedettero ad un tavolo e presero i menù.
“Bah…ma cos’è ‘sta roba?” pensò Inutsuki aggrottando la fronte e scoprendo con dispiacere che non conosceva nessuno di quei piatti dagli strani nomi.
Nel frattempo le altre avevano già deciso cosa prendere e attendevano la sua scelta.
Inutsuki lanciò un’occhiata al di là del menù. Tutte la guardavano.
- Emh…allora…prendo questo ha…hamburger semplice…
- Bene, vado io ad ordinare - disse Sango alzandosi e dirigendosi verso il bancone.
Tra tutte era sempre stata l’unica a sopportare la fila, mentre Kagura dava in escandescenza se c’era d’aspettare.
Sango incrociò le braccia e si guardò attorno. Sbattè le palpebre e arrossì quando vide nella fila accanto…Miroku!
- Ciao Miroku! - lo salutò con un sorriso.
Lui si voltò verso di lei – S-Sango?! - esclamò arrossendo – Ciao!
- Come va? Sei solo?
- Si. Sono venuto a prendere qualcosa da mangiare. Poi torno al negozio
- Io sono qui con Kagome e Kagura. Ti va di mangiare con noi?
- Va bene!
Sango sorrise e Miroku ricambiò il sorriso.

- Oh, ma guarda i piccioncini - disse Kagura ridacchiando.
- Chi? - Kagome si voltò e vide Sango che chiacchierava con Miroku – Ah beata Sango…Guarda come stanno bene insieme - osservò i due ragazzi prendere le cose ordinate e dirigersi verso il tavolo.
- Ragazze, ho invitato Miroku a mangiare con noi. Va bene?
- Certo! Ciao Miroku! - dissero Kagome e Kagura.
- Felice di rivedervi, mia ninfa e mia fata! Oh, ma cosa vedo? Due dee!! - disse Miroku afferrando le mani di Ran e Inutsuki – Come vi chiamate, bellissime ragazze?
Kagome vide un lampo attraversare gli occhi di Sango e le sue sopracciglia curvarsi verso il basso. Anche Ran e Inutsuki se ne accorsero, così si affrettarono a liberarsi dalla stretta di Miroku e ognuna prese il proprio panino.
Sango si sedette accanto a Kagome. Aveva l’aria offesa e Kagome capì perché: Miroku non le aveva rivolto tutte quelle attenzioni. Quando le parlava o cadeva o balbettava. Sango l’aveva inteso come un segno che al ragazzo non piaceva. Invece a quanto pareva era tutto il contrario: Miroku era impacciato con Sango proprio perché la ragazza gli piaceva.
Kagome sorrise divertita e cominciò a mangiare.
Chiacchierarono molto e conobbero meglio sia Miroku che Inutsuki. Erano entrambi molto simpatici e divertenti e Miroku fu così carino con Sango che Kagome fu certa che l’amica non era più offesa…

Sesshomaru si dirigeva a passi veloci e decisi verso il giardino. Il suo servo, Jaken, doveva correre per stargli dietro. Il demone rospo sospirò. Il suo padroncino era davvero un tipo particolare: freddo e dallo sguardo glaciale non dava dimostrazione di nessun tipo di emozione se non indifferenza e, raramente, rabbia.
In quel momento sembrava davvero indignato e Jaken non apriva bocca per timore che se la prendesse con lui.
Sesshomaru uscì in giardino e raggiunse un albero.
- Inuyasha, scendi! - sbottò.
- No, sto dormendo. Non lo vedi?
- Non rivolgerti così a me e scendi prima che ti faccia a pezzi con tutto l’albero.
- Sesshomaru, così mi spaventi - borbottò sarcasticamente Inuyasha, ma scese ugualmente – Cosa vuoi?
- Dove sei stato ieri? - domandò Sesshomaru.
- Che t’importa? - fece Inuyasha incrociando le braccia.
Sesshomaru cominciava a spazientirsi. – Lo so che sei andato nel mondo umano per riprendere Inutsuki.
- Se lo sapevi perché me lo hai chiesto? - fece con aria annoiata Inuyasha.
Le sopracciglia di Sesshomaru si curvarono verso il basso: ecco che esplodeva – Avevo detto di non fare nulla! Di non andarla a cercare e questo valeva anche per te! Maledizione! Vi è così difficile fare quello che vi si dice? Tu e quell’altra stupida siete uguali!
- Cosa c’è, Sesshomaru? Ti brucia perché non abbiamo fatto quello che tu hai ordinato? Ti brucia perché Inutsuki è scappata proprio quando nostro padre ti aveva affidato il castello? Ma perché devi essere sempre così perfetto? - sbottò Inuyasha.
La pazienza di Sesshomaru, messa a dura prova, crollò e il demone mollò un pugno al fratello.
Inuyasha indietreggiò. Poi guardò Sesshomaru con rabbia e gli si lanciò contro.
- Oh no! - gemette Myoga – Signorino Inuyasha, signorino Sesshomaru, smettetela! Possibile che dobbiate litigare per ogni cosa?
- Forza padroncino Sesshomaru, dategliele!! Forza! - incitò Jaken.
I due non li ascoltavano. Ormai avevano cominciato e non si sarebbero fermati…forse…
- Smettetela, cretini! Vi state comportando come due mocciosi di quattro anni! - gridò una voce.
Entrambi si bloccarono e si voltarono.
Inutsuki li guardava indignata con le mani sui fianchi. Aveva riacquistato il suo aspetto demoniaco ma indossava ancora gli abiti degli umani.
Sesshomaru si allontanò da Inuyasha e si diede una rassettata ai vestiti, incrociò le braccia e guardò Inutsuki.
Inuyasha ghignò – Ah! Lo sapevo che non avresti resistito! - esclamò – Ho vinto la scommessa!
- Non sono tornata per rimanere, cretino! Quindi non hai vinto!- fece Inutsuki –Sono tornata solo a prendere una cosa! - e si allontanò canticchiando allegramente.
- Hai scommesso con quella stupida quanto avrebbe resistito nel mondo umano? - disse Sesshomaru.
- Proprio così - fece Inuyasha.
- Sei davvero un cretino - disse Sesshomaru e senza aggiungere altro si allontanò. Jaken lo seguì.
Inuyasha si sedette ai piedi dell’albero e incrociò le braccia.
- Signorino Inuyasha, siete davvero incorreggibile - disse Myoga.
- Cosa? Ha cominciato Sesshomaru!! - sbottò Inuyasha.
- Se voi non gli aveste mancato di rispetto, il signorino Sesshomaru non ne avrebbe mancato a voi. A quanto pare ve le andate a cercare.
- Come? Prova a ripetere quello che hai detto!
- Emh…dunque io mi congedo! - esclamò Myoga saltellando via.
- Codardo di un demone… - borbottò Inuyasha. Guardò il cielo terso e sospirò.
Ripensò all’umana che aveva visto il giorno prima chiedendosi cosa stesse facendo…

- Kagome! - chiamò la mamma dal piano di sotto – Sono arrivati gli zii!!
Kagome chiuse il libro di matematica e uscì dalla stanza scendendo di corsa le scale. Zia Hitomi, la sorella più giovane della mamma, e zio Tsubasa erano sempre stati i suoi zii preferiti e adorava soprattutto la sua cuginetta di dieci anni.
- Rin! - gridò Kagome abbracciando la bambina.
- Kagome-chan! - esclamò quest’ultima felice.
-Come stai? Ehi, ma quanto ti sono cresciuti i capelli!-
Rin sorrise. Aveva lunghi capelli neri con un ciuffetto raccolto di lato e occhi color caffè.
Era molto divertente e simpatica e voleva molto bene alla cugina.
Kagome salutò gli zii, poi guardò Rin.
- Allora, cosa vogliamo fare, Rin-chan?
- Mh…usciamo! Andiamo a fare un giro! - disse la ragazzina che vivendo ad Hokkaido non aveva molte occasioni di girare per Tokyo.
- Ok! Ehi Sota, vieni con noi? - disse Kagome.
- Certo! - fece il fratellino, felice, anche lui, di poter passare un po’ di tempo con la cuginetta.

Yume stava insegnando ai piccoli demoni gatto a soffiare minacciosamente. Quei cuccioli erano davvero buffi e lei si stava divertendo molto a far loro da baby-sitter.
Una bella ragazza sui venticinque anni le si avvicinò. Aveva splendidi occhi verdi e lunghi capelli castano-arancio. Era Rika, un demone volpe.
- Yume… - disse.
Yume si alzò e le si avvicinò – Dimmi Rika.
- Abbiamo scoperto una cosa riguardo la famiglia reale…a quanto pare la principessa dei demoni è scappata dal castello ed è andata a vivere nel mondo degli umani…
Yume sorrise – Bene…una facile preda… - fece – Vai a prenderla.
- Va bene - disse Rika. In quel momento un cucciolo di demone volpe dai capelli arancioni, occhi verdi e una folta coda volpina, le saltò in braccio.
- Mammina, posso andare con papà al fiume?
- Ma certo, Shippo! - disse Rika – Fai il bravo, mi raccomando - diede un bacio al cucciolo che corse via, felice di poter andare a pesca con il papà.
Rika guardò Yume – Vado.
- Si, fa’ attenzione… - disse Yume

- Allora, abbiamo girato tutti i negozi, mangiato due gelati a testa e un pacchetto di patatine. Cosa facciamo ora?
- Portami a vedere la tua scuola! - disse Rin
- La mia scuola? - ripetè Kagome – Non è molto interessante. Perché vuoi vedere la mia scuola?
- Perché è vicina al bosco dei demoni - fece Sota – Rin vuole vederlo, me lo ha detto prima.
- Sota!! - sbottò Rin – Brutto spione! - si mise le mani sui fianchi, indispettita.
- Rin, il bosco non è una località turistica - disse Kagome seria.
- Lo so, ma non voglio entrarci. Solo vederlo…anche da lontano va bene…ti prego, Kagome-chan!
- Uff…va bene, ma non ci avvicineremo.
- Ok! Evviva!!!
Kagome prese per mano Rin da una parte e Sota dall’altra e si diresse verso scuola, percorrendo la solita strada che faceva tutte le mattine da tre anni ormai.
- Eccoci qui… - disse una volta davanti scuola. Da lì si poteva vedere molto bene il bosco. Rin lo fissò.
- E’ un semplice bosco… - disse dopo un po’.
- Visto? Andiamo - disse Kagome voltandosi per tornare indietro. Proprio in quel momento sentì un grido. Tutti e tre si voltarono di scatto. Rin strabuzzò gli occhi, la bocca di Sota si aprì in un urlo muto e Kagome rimase pietrificata.
Un demone…un demone era uscito dal bosco…aveva lunghi capelli castano-arancio e occhi verdi. Era una femmina. Era dotata di una bellezza particolare, differente da quella degli umani.
A terra, davanti a lei, c’era una ragazza dai lunghi capelli neri.
Aveva un taglio sanguinante sul volto e tremava…
- I…INUTSUKIII!!! - gridò Kagome.
Il demone e Inutsuki si voltarono verso di lei.
- Kagome?!…KAGOME SCAPPA! - gridò Inutsuki rimettendosi in piedi. Il demone l’afferrò velocemente per il collo sollevandola da terra.
Inutsuki si lasciò sfuggire un grido soffocato.
- NO! - gridò Kagome. Sota e Rin si strinsero a lei, spaventati.
Il demone si inoltrò nel bosco portando con se Inutsuki.
- Oh no! - fece Kagome. Si voltò verso Sota – Sota, dovete correre a casa di Sango e avvertire i cacciatori…
- E tu cosa farai?
- Non lo so…adesso andate, presto!
Sota prese la mano della cuginetta. I due bambini corsero via. Kagome guardò il bosco. Poi cominciò a correre verso di esso. Non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare lei…un’umana…in più non avrebbe resistito a lungo all’aura demoniaca…
Ma non poteva abbandonare Inutsuki così.

CONTINUA
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Nefer