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Autore: Bartie    30/06/2015    1 recensioni
Una vita, per quanto breve, può mutare in una notte?
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Rito come ogni anno si ripeteva. Nella prima settimana di luglio si ritrovavano. Qualcuno era presente per amicizia, qualcuno perchè non aveva nente di meglio da fare, qualcuno per anticonformismo, qualcuno per abitudine, qualcuno per follia. Qualcuno purtroppo non c'era più. Ma tutti i presenti, in modi diversi, volevano rappresentare al meglio il ruolo che si erano inventati, per non apparire vittime o sconfitti.
Al centro della cerchia di persone ardeva un gigantesco fuoco. Gli occhi dei ragazzi e delle ragazze scintillavano di guizzi amaranto e giallo chiaro. Valery prese la mano ad Eugene, guardandola negli occhi. Si vedeva lontano miglia che la felicità non le sfiorava le membra da parecchio tempo, le guance pallide, nelle grandi iridi nere si intravedevano i pensieri oscuri passarle per il cervello. L'amica le appoggiò delicatamente le labbra sottili sulla fronte. -Non temere, ora si metterà tutto a posto.- le sussurrò con dolcezza. Sorrisero entrambe, conoscevano le reciproche avventure, pativano ormai gli stessi dolori, in simbiosi.
Valery aveva sentito molto parlare delle riunioni del Pantheon, ciò che facevano le sembrava straordinariamente inebriante.
Il Sommo Io Lirico, dall'età imprecisata, si sollevò da terra sule gambe esili  tenendo in mano un pugnetto di polvere colorata. La lanciò sul fuoco, il quale assunse una tonalità verde smeraldo. Comparvero fra i presenti i primi sintomi di allegria ed ebbrezza, segno che il processo appena concluso stava per avere un nuovo inizio. Iniziò a parlare.
-Buonasera e benvenuti, ai Veterani, ai Presenti e ai Venturi. Ha inizio ora, a mezzanotte del due luglio, il trentaseiesimo raduno del Pantheon. Illuminerò con un breve discorso coloro i quali ne partecipano per la prima volta. Il Pantheon è una congrega di "emarginati", dei cosiddetti rifiuti della società. Siamo uniti per combattere gli usi, per sfidare le convenzioni, per raccogliere ciò che rimane di esseri apatici e farne persone nuove. Abbiamo fondato una nuova corrente di pensiero, secondo il modello dell'arte per eccellenza, la poesia. Ogni membro possiede un suo ruolo nella congrega, in base alla lunghezza della sua permanenza. Sono troppo giovane per aver assistito alla nascita di questo fenomeno, il ruolo di Sommo Io Lirico mi è stato tramandato dai predecessori. So per certo che questa comunità, inizialmente pura, sta ora lasciando insinuarsi al suo interno individui dalle dubbie finalità. Perciò, da quest'anno, ho preso la decisione di far affrontare una prova ad ogni nuovo membro per dimostrare la sua lealtà e la sua devozione nei confronti del Pantheon.-
Taque un secondo, che bastò a far stizzire alcuni dei presenti e scoppiare in un fragoroso applauso tutti gli altri. Chiunque si era accorto che la congrega ospitava ormai ragazzi e ragazze senza alcuno scopo sensato, presenti alle riunioni solo per farsi qualche spada, usufruire gratuitamente dei narghilè o non passare la serata a casa.
Uno schiocco di dita, e fu di nuovo silenzio.
-Perciò,- continuò -per prima cosa dividerò tutti quanti in ordine di arrivo, quindi vi assegnerò il Nome.- Un leggero brusio eccitato attraversava il sottobosco. Il Sommo raccolse un bastone e tracciò sulla terra fresca delle linee, delimitando spazi. -Di qua, si schierino quelli entrati fra il ventiquattresimo e il ventottesimo anno, più a sinistra quelli entrati fra il ventisettesimo e il trentesimo anno, in parte a loro quelli entrati fra il trentunesimo e il trentatreesimo anno, e davanti a me, coloro che sono qui per la prima volta.-
Una alla volta sagome indistinte si avviarono alle rispettive postazioni. Quell'anno quasi venti anime allettavano il paesaggio con canti, balli, schiamazzi, o solo con la loro passiva presenza.
Il Sommo si avvicinò alla prima postazione. Con amarezza dovette accettare che vi erano solo due persone, Antares e Bellatrix, gemelli ventitreenni. -Buonasera, Protettori degli Ossimori, è un piacere vedervi nuovamente qui.- Detto ciò slittò alla seconda postazione. Tre giovani uomini e due giovani donne si sorridevano. -Salve Cacciatori di Sineddoche, Achernar, Sirio, Mizar, buonasera Eridani, Mintaka.- Si spostò di fronte ala terza postazione. -Bentornati Educatori di Antitesi.- i ragazzi ammiccarono allegri, quasi a volersi congratulare a vicenda per essere tornati. -Castore, Spica, Aldebaran, Adhara... Vega, Doradus, Betelgeuse.- Una mano sventolò di fronte al volto del Sommo, -Oh, ed Eta. Perdonami, signorina.- le disse con espressione gaia.
Tornò verso i nuovi volti. -Buonasera ragazzi, siete ben accolti. Dovete sapere che i Presenti, ovvero quelli al loro primo anno, non possiedono un ruolo nella Poesia. Devono però cambiare nome, ora vi saranno assegnati in base ai tratti, somatici e caratteriali.- Eugene abbassò lo sguardo. L'unica certezza che le era rimasta era il suo nome. Ma era disposta anche a gerttarlo via pur di dare una svolta alla sua miserabile esistenza. -Mettetevi pure in fila, vi guarderò uno per volta.- In fretta una fila indiana di frementi giovani si formò di fronte al Sommo Io Lirico. La prima ragazzina, con gli occhi verdissimi, boccoli castani e una spruzzata di lentiggini sul naso.  -Quanti anni hai? Come ti chiami?- le domandò. -Lei abbassò lo sguardo. -Sono Annette, ho quattordici anni.- Il Sommo sorrise. Poi sentenziò. -Agena, benvenuta nel Pantheon.- Dalla tasca dei pantaloni larghi estrasse un vasetto di vetro contenente pittura per il volto, e le tracciò due segni in parte al naso appuntito. Agena arrossì violentemente, poi si scostò. Avanzò un ragazzo alto e dinoccolato, dalla criniera nera e il sorriso beffardo. Non gli venne chiesto niente. -Orione- pronunciò di botto. Senza nemmeno sapere che si chiamava Colin. In seguito, la rossa e altissima Lilith diventò Hamal, il vanitoso occhi azzurri Aaron si fece Keid, il malizioso e magnetico Seth, per la sua felicità, cambiò in Deneb. Quando fu il turno di Valery, le vennero poste le stesse due domande. -Sono Valery, ho quindici anni- lo informò. Il Sommo la squadrò per qualche secondo, pensando intensamente. -Enif, sarà questo il tuo nome.- le disse. La ragazzina sbarrò le polle vitree, le piaceva quel nome, caspita. Lo adorava. Con la mente vagante, lasciò spazio ad Eugene. -Sono Eugene, ho diciotto anni.- scandì lentamente. Egli ridusse gli occhi a due fessure,  fissandola intensamente. Pronunciò alcune frasi a voce troppo lieve per essere udita, e decise. -D'ora in poi ti chiamerai Rigel, occhi ardenti.- Lo sconcerto pervase la mente di Eugene. Nessuno l'aveva mai chiamata "occhi ardenti". Lei odiava i suoi occhi, troppo scuri, inespressivi. Ma a quanto pare non tutti la pensavano così. Non si sentiva poi così male, ad aver abbandonato il suo appellativo di nascita, anzi, quasi sollevata. Come se bastasse a scacciare via tutti i ricordi latendi che le pervadevano il subconscio.




NdA
Buonasera a tutti!
Non posso evitare di iniziare con una captatio benevolentiae degna della bestia strisciante che sono
:si sfrega le mani con aria sardonica:
Ordunque... Sebbene gironzoli per EFP da ormai alcuni anni, non mi sono mai decisa a pubblicare qualcosa di serio. Questa storia è stata iniziata un paio di anni fa, se non erro, ma mi è sempre mancata la motivazione per proseguire con la stesura; ciononostante, spero gradiate la breve introduzione e di ricevere qualche commentuccio (anche spietato, si accetta ogni tipo di critica a patto che essa sia costruttiva, obviously) <3
Nel frattempo, grazie e a presto!
Bart~

 

   
 
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