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Autore: callingonsatellites    30/06/2015    1 recensioni
L'aria fresca sulle braccia. Il sole che brucia negli occhi. Le gambe leggermente indolenzite, e una melodia sconosciuta che girava nella sua mente. Poi un forte dolore alla testa. E ora fissava quegli occhi color nocciola, e ogni domanda veniva annullata come se quei due pozzi scuri fossero l'unica cosa importante ed esistente, l'inizio e la fine di tutto.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di quel giorno, o quel momento (non ricordava bene quanto fosse lontano e né quanto fosse durato), aveva solo pochi, confusi ricordi. L'aria fresca che sbatteva sulle braccia. Le gambe leggermente indolenzite, come se avesse fatto una lunga corsa. Gli occhi che bruciavano per la luce del sole. E poi un forte dolore alla testa.  E adesso era lì, distesa su un letto d'ospedale, a fissare il soffitto bianco. Bianco come le pareti. Bianco come i camici dei medici che le mormoravano attorno. Bianco come la sua mente. Un foglio bianco, vuoto.
Non capiva. Non ricordava nulla. Si sentiva debole, incapace anche solo di alzare la testa, o di dire una parola. Per fortuna ci pensò qualcun altro per lei.
-Kim? Kim, tesoro...mi senti?- una voce familiare la chiamava poco distante. Un lampo squarciò il bianco che aveva in testa: "Mamma". Ecco che le rotelle ricominciavano a girare.
-Kim, riesci a sentirci? Riconosci questa persona? Ti ricordi di lei?- un medico indicava sua madre. "Ma certo che la conosco!! E' mia mamma!" pensò Kim. Ma non riuscì a dirlo. Così si limitò ad annuire, sussurrando "mamma".
-Esatto, cara. Questa è tua madre. Sai come si chiama?- le chiese ancora il medico.
-Ka...Karen.- riuscì a sillabare lei, debolmente.
-Bravissima. E come si chiama il tuo papà?
-Michael. - "Perché mi sta facendo queste domande sceme?!" si chiedeva Kim.
-Stia tranquilla, signora. E' solo una lieve amnesia dovuta alla botta sulla testa. La ragazza ha tutti i ricordi fondamentali, forse avrà scordato qualche amica, o qualche giornata, ma niente di più. Molto, molto riposo, e si riprenderà in breve.- "Amnesia??" Kim sgranò  gli occhi (per quello che riusciva).
-Ok. D'accordo. Su, piccola, ti lascio riposare ancora un po', poi tra qualche giorno ti porto a casa. Vabene?- gli occhi di sua madre erano lucidi di lacrime, nonostante cercasse di mantenere la calma. -Arrivederci, dottore. Grazie mille ancora...ma proprio non posso rimanere qui?- chiedeva, speranzosa.
-Chiediamolo a lei...Kim, vuoi che la mamma resti qui con te?- quel dottore le parlava come se avesse cinque anni, benché ne avesse ben dieci in più. Kim fece di no con la testa. Voleva rimanere da sola, non sapeva il perché. Così Karen uscì dalla stanza, accompagnata dal dottore. E l'ultima cosa che Kim vide fu la porta chiudersi.
 
Correva con il vento e il sole contro, correva senza una meta precisa. Sbatté su un muro, e cadde. Rimase per un po' accasciata a terra, con le mani sulla testa dolorante. All'improvviso tutto era stato circondato dalla nebbia, e l'unica cosa visibile era una il muro davanti a lei. Una figura le si mosse vicino. Alzò lo sguardo...due occhi nocciola la fissavano. Poi il buio completo.
 
Si svegliò ansimante. Era stato solo un sogno? Dove aveva sbattuto? E chi era la figura dagli occhi scuri? Riuscì a calmarsi. "Un sogno. Solo un sogno. Niente di che". Il soffitto bianco non era cambiato. Si guardò intorno. Poche infermiere giravano per la stanza, con delle cartelline in mano. Chiuse gli occhi. L'immagine del volto della madre le comparve nella mente. Dov'era andata? Ah, giusto, la aveva mandata via lei. Chissà perché, poi... ma non importava. Il medico aveva parlato di lieve amnesia, a proposito, e di una botta sulla testa. Forse aveva sbattuto la testa da qualche parte e aveva perso i sensi. Era strano, però, non si sbatte la testa così, a caso. Forse era caduta. Il medico aveva detto un'altra parola...amica. Amica, amica...provò a pensare ad una sua amica. Buio completo. Le sembrava di vivere la classica "ansia da foglio bianco", che si ha di solito nelle verifiche. Verifica. Pensò a una verifica. Zero assoluto. Era come se qualcuno avesse riformattato la sua mente, a parte i "ricordi fondamentali", come li aveva chiamati il dottore. Probabilmente intendeva i nomi dei suoi familiari, o gli oggetti nella sua stanza. Certo, dei suoi familiari si ricordava. Mentre la sua camera...ansia da foglio bianco. Ma ce l'aveva, almeno, una camera, fuori da quell'ospedale??? Che domande, certo che ce l'aveva. Doveva solo provare a ricordarsela. Ah, che cosa ardua, ricordarsi le cose... già di suo non era mai stata la campionessa mondiale di memoria, figuriamoci dopo una botta sulla testa. Ripensò a quegli occhi color nocciola. A quelli non sapeva proprio dare una spiegazione. Forse erano i suoi stessi occhi. Com'erano i suoi occhi? Dovette specchiarsi sulla struttura in metallo del letto, per ricordarselo. Ah, giusto, verdi. Occhi verdi e capelli castani. Provò a pensare ad una ragazza che fosse come lei, con gli occhi e i capelli come i suoi. Non gliene venne in mente nessuna. Ok, basta, per oggi aveva ricordato abbastanza. O almeno, ci aveva provato.
 
 
 
Hi girls!!!! Io sono The Rocker Alien1 (1 perché condivido il profilo con un'amica), e questa è la mia prima storia. Mi sono buttata in questa avventura delle FF così, vedendo le fantastiche storie scritte dalle altre autrici, che saluto tutte, e mi sono detta, perché non ne scrivo una anche io? Così eccomi qua, con questo primo capitolo. Recensite in tante, mi raccomando!! Segnalatemi eventuali cavolate che ho scritto, e ditemi cosa ne pensate!! See you soon guys, baci!! ;)
   
 
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