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Autore: IMmatura    30/06/2015    2 recensioni
"Il colpo di fulmine era come una cento metri stile libero. Una gara di velocità in cui una manciata di secondi può fare la differenza."
Aiichiro Nitori riflette su ciò che prova per Rin e sulle sue speranze per il futuro.
[Questa storia partecipa al contest 'I only write free!' di MissChiara sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Kyoto Animation; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Resistenza

Aiichiro rabbrividì, fermo a bordo vasca, mentre un rivolo gelido scendeva dalla nuca lungo la schiena e le ultime gocce d’acqua sul petto gli si asciugavano addosso. Strinse più saldamente il cronometro in mano, esercitando una leggera pressione sul pulsante. Un bip che si perse tra i rumori scroscianti delle bracciate e il vociferare degli altri nuotatori che, a piccoli gruppi, stavano abbandonando la piscina. Intanto Rin continuava ad allenarsi, e lui a cronometrarlo. Era preciso: non avrebbe potuto staccare gli occhi da lui neppure volendo. Il modo in cui il sempai muoveva le braccia e le gambe, scivolando nell’acqua come se fosse la cosa più naturale del mondo, eppure contraendo i muscoli nello sforzo di essere sempre un po’ più veloce, lo riempiva di rinnovata ammirazione ed anche di altri sentimenti difficili da definire ed accettare.

Il colpo di fulmine era come una cento metri stile libero. Una gara di velocità in cui una manciata di secondi può fare la differenza. Lo stesso tempo il cui si varcava la soglia di una stanza dell’accademia Samezuka, si percorreva il tragitto fino al letto e si gettava su di esso una sacca con aria annoiata, attirando l’attenzione di un kohai intento a leggere...cose che aveva immediatamente nascosto sotto al letto. Senza neanche accorgersene, Rin era entrato nella sua vita con uno di quei tuffi perfetti che, a volte, da soli decidono il risultato. Era stato tutto così naturale, eppure così ansiogeno da lasciare Nitori senza fiato. Aveva borbottato qualche parola di presentazione, mentre il kohai si arrovellava su cosa dire dopo il suo nome per sembrare minimamente interessante. Poi c’era stata la svolta, un sogghigno spontaneo di fronte alle sue imbarazzatissime scuse per il disordine. In quella manciata di secondi Aiichiro Nitori si era innamorato del suo sempai.

Pensava, Nitori, mentre il sempai nuotava, veloce come una freccia appena scoccata.

-Complimenti, sempai, hai battuto di nuovo il tuo record personale!-

Neppure lo ascoltava. Si preparò ad un altro giro, senza prestare la minima attenzione ai suoi elogi più sinceri. Eppure Nitori sapeva di non potersi allontanare da li, di non poter abbandonare il cronometro sopra l’asciugamano che non stava usando per se, lasciando il sempai solo con i suoi pensieri. Vedeva che qualcosa lo preoccupava, e ne soffriva. Avrebbe solo voluto vedergli più spesso in viso quel sorriso sghembo e malizioso della prima volta che si erano incontrati.

-Un altro giro.- si limitò a dirgli.

-S-si!- esclamò il kohai, rischiando quasi di perdere la presa sul cronometro, per il sussulto improvviso.

Osservò il suo viso. Qualsiasi cosa stesse pensando non solo ne induriva l’espressione, ma gli faceva digrignare i denti e fremere rabbiosamente i lineamenti. Di nuovo un bip, che rimbombò nella piscina coperta, orami deserta. Bracciate energiche ma ormai sfiancate, irregolari, come in affanno. Rin nuotava annaspando dietro a pensieri e preoccupazioni. Aveva perso la concentrazione, e questo influì sul tempo, peggiorando ancora di più il suo umore.

-Sarà sicuramente la stanchezza, sempai, tu sei bravissimo e oggi ti sei allenato così tanto...-

Gli strappò di mano l’asciugamano, senza rispondere. Nitori lo seguiva comunque passo passo, continuando a parlare. Rin si tratteneva a stento dall’urlargli contro, dato che non era affatto stanco. Furioso, piuttosto. Solo il pensiero dell’attimo di pace della doccia riuscì a togliergli la tentazione di una reazione violenta contro il kohai.

 

Eppure doveva esserci qualcosa di più. Sotto lo scroscio dell’acqua calda della doccia, Nitori pensava. Pensava all’amore, ed istintivamente gli venne nostalgia dei suoi genitori. Per lui erano sempre stato il simbolo dell’amore puro e incondizionato, con quegli sguardi affettuosi e complici anche dopo una vita insieme, dopo anni e anni di difficoltà e problemi e cambiamenti dell’uno o dell’altra. L’amore, quello vero, allora doveva essere qualcosa di più di una manciata di secondi, dello scoccare di una freccia, di un tuffo. L’amore era... una gara dei quattrocento metri. Una gara in cui procedere con costanza, adattandosi ogni volta alle circostanze di una vasca troppo stretta, procedendo nonostante il fiatone e con l’impegno che richiedeva un percorso così lungo.

Nitori aspettava contento il suo sempai.

-Sempai non puoi tornare in camera così! Sei il miglior nuotatore della squadra, non puoi rischiare di ammalarti!-

Rin borbottò qualcosa ma prese comunque il phon per asciugarsi. Nitori lo osservò imbambolato per qualche istante, prima di imitarlo. I capelli del sempai erano belli, ma più lunghi e più difficili da asciugare dei suoi. Aveva fatto bene a tenere da parte per lui quell’asciugamano, prima. Aiichiro voleva stare accanto al suo sempai, anche accettando di non capirlo. Per quello c’era tempo, tanto tempo ancora. Doveva adattarsi ad aiutarlo come poteva, cercando di distrarlo. Parlando, parlando, e parlando ancora, anche sopra l’urlo rovente di due phon accesi, che tentavano di seccargli la gola. Gli allenamenti per le gare lunghe stavano dando i loro frutti anche in quell’abbondanza di fiato e, in un certo senso, testardaggine.

Intanto la stanchezza era cascata addosso a Rin all’improvviso, stordendolo. I muscoli si erano rilassati contro la sua volontà e la rabbia era scivolata via sotto la doccia, Restava solo un sopracciglio inarcato dalla perplessità, nell’osservare Nitori senza capire molto delle sue parole, chiedendosi quanto fiato potesse mai avere in corpo, così piccolo e gracile com’era, rispetto a lui.

-Ma non ti stanchi mai?- riuscì solo a sospirare, sfinito, una volta spento il phon.

Ai scosse energicamente la testa, finendo di scompigliare i capelli, già arruffati dall’aria calda. Sorrideva, sperando di riuscire a conquistare a poco a poco il suo sempai in quel modo discreto, ma costante, di nuotargli accanto nella vita. Se l’amore era una quattrocento metri, Nitori poteva solo mettercela tutta, senza avvilirsi quando si trovava di fronte ad un muro, ma adattandosi e ripartendo con più spinta di prima. In fondo, sapeva di essere portato per quel genere di gare: qualcuno gli aveva detto che aveva un’ottima resistenza...

 

Note

Dato che non volevo metterlo nell’introduzione lo scrivo adesso: primo tentativo di scrittura su Free. Spero possa piacere.

La fanfic è ambientata durante la prima stagione, in cui Nitori era ancora un po’ uno sfiga!character (ed io amo scrivere sugli sfiga!characters...) e Rin era stra-scazzato, come ben sapete. La scena in cui si asciugano i capelli è liberamente ispirata alla pin-up dell’episodio 7, anche se per coerenza di trama ho dovuto ignorare Mikoshiba sullo sfondo (non avete idea di quanto sia stato difficile! T.T). Anche la frase finale fa riferimento ad un episodio della prima stagione, ma - ahime! - non ricordo più quale.

  
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