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Autore: epouvantail    30/06/2015    1 recensioni
L'oscurità lo inghiottiva, rendendolo parte di sé.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era l'una di notte.
In tutta la casa regnava l'oscurità, ma Benjamin teneva sempre la luce accesa in camera sua. Aveva paura del buio, come molte altre persone. Ma in cuor suo sapeva che il suo caso fosse diverso: spesso gli capitava di sentire i muscoli paralizzarsi ed indolenzirsi a causa dell'acido lattico, la gola seccarsi completamente ed iniziava ad ansimare, quasi come se fosse a corto di ossigeno.
Non ne parlava con nessuno. Aveva paura che in qualche modo quella sua fobia lo etichettasse come un codardo agli occhi degli altri.
Nonostante la tarda ora, Benjamin non aveva per niente sonno, e per ingannare il tempo, decise di guardare un film.
Era concentrato solo sullo schermo del suo computer, tanto da non accorgersi subito che aveva bisogno di andare in bagno.
Controvoglia, si alzò.
Si diresse in corridoio, tenendo la lampadina della sua camera accesa, in modo da far luce.
Arrivò in bagno.
Chiuse la porta e accese la luce.
La stanchezza cominciava a farsi largo, fino a prendere il sopravvento, mentre lui era ancora seduto sulla tazza.
Un tonfo lo risvegliò dopo poco.
Strizzò gli occhi, cercando di abituarsi alla luce.
Si diresse verso la porta cercando di non far rumore.
Aprì la porta e il cuore gli sobbalzò in petto: la luce della sua camera era spenta.
Si incamminò per il corridoio, senza spegnere la luce del bagno.
Era quasi arrivato.
Non appena ebbe varcato la soglia della sua stanza, la luce del bagno si spense.
E quello che vide lo paralizzò.
Nel buio, distingueva una per una delle sagome umane.
Sembravano essere senza volto, ed erano numerose.
Fecero un passi verso di lui.
Benjamin si guardava intorno, terrorizzato.
Avanzarono ancora.
Si distese al suolo.
Sentiva il respiro farsi sempre più affannoso, come se lo stessero strangolando.
Gemeva e ansimava.
Gli balzarono in mente altri ricordi. Aveva già vissuto quell'esperienza un'altra volta prima di allora. E da allora ne è uscito traumatizzato, vivendo con la paura di rincontrare "loro". Allora decise di tenere sempre una torcia nel cassetto, in caso si fosse ritrovato al buio.
Alzò lo sguardo.
Erano sempre più vicini a lui, e sentiva la loro presenza opprimente su di sé.
Si fece coraggio.
Si trascinò fino alla scrivania, e notò i fili del computer staccati o tagliati.
Si avvicinarono.
Aprì il cassetto.
Estrasse la torcia e la accese.
Erano scomparsi.
Si distese a terra con la torcia in mano.
Era tornato tutto alla normalità.
Ripensò alle immagini che aveva appena visto, respirando profondamente.
Era passato dal sentirsi morire all'essere al sicuro nel giro di un secondo.
Ma qualcosa nella sua testa lo tormentava.
Era una voce. La riconobbe.
Era di sua madre.
Sua madre era morta tre anni prima in circostanze misteriose e mai del tutto chiarite.
Lo intimava a smetterla di scappare.
Che sarebbero arrivati prima o poi.
Gli disse di spegnere la torcia e buttarla via.
Benjamin non ci ripensò, e, non appena la luce della torcia smise di illuminare il soffitto bianco della stanza, loro ritornarono di fronte a lui.
Si distese, cullato dalla voce della madre che continuava a sussurrargli di stare tranquillo.
Le figure si fecero sempre più opprimenti.
"Chiudi gli occhi, Ben."
Li chiuse.
Gli mancava il respiro.
"Tranquillo, è tutto finito. Ci sono io qui" disse lei, mentre l'oscurità lo inghiottiva, rendendolo parte di sé.
   
 
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