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Autore: Road_sama    30/06/2015    1 recensioni
DAL TERZO CAPITOLO:
"Possibile che un Vampiro e un Umano potessero provare tali cose l’uno nei confronti dell’altro? Che genere di Destino crudele poteva giocare con le loro vite e i loro sentimenti in quel modo? Si divertiva forse a vedere nascere due metà della stessa sostanza in due fazioni nemiche e costringerli ad incontrarsi?"
//Mini-long/MikaYuu-YuuMika/Medieval!AU//
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Un po' tutti, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Incontri
 

 




If I hadn’t come,
If I hadn’t met you...
 


Il bambino dai capelli scuri corse via da casa sua. Corse a perdifiato nella Grande Foresta, senza curarsi dei rami e degli arbusti che gli sferzavano il corpo. Non sentiva male per i graffi rossastri che si stavano formando sui polpacci e sugli avambracci, non gli dolevano i sassolini che gli si conficcavano sulla pianta dei piedi ad ogni falcata. Ciò che gli faceva più male era il suo orgoglio e la sua dignità. Non riusciva a sopportare il dolore bruciante delle lacrime sulle guance. Era come se quelle goccioline salate fossero corrosive e, con il loro passaggio, formassero piccoli solchi sulla sua pelle chiara. Non era in grado di fermare il loro corso così, continuavano a scendere inesorabili annebbiandogli la vista.
-Maledetta famiglia!- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Urlò al cielo sperando che il vento potesse portare il suo rancore fino a tutti quelli che conosceva. Gli uccelli volarono lontano dagli alberi in cui si trovavano non appena sentirono quel grande rumore e il ragazzino non poté che sentirsi felice di quella fuga. L’unica cosa che voleva in quel momento era sfogare la sua rabbia e il suo dolore da solo. Era così stanco delle persone, così stanco delle famiglie che voleva solamente sentire i suoi pensieri ed urlare e urlare ancora. In fondo, quella era ciò che sapeva fare meglio: urlare e piangere. Era talmente debole che non poteva fare altro.
Si sentiva patetico e ferito nel profondo. Si domandava perché non riuscisse ad essere più forte di così. Si chiedeva perché l’unica cosa che potesse fare era obbedire e stare a guardare. Quando sarebbe stato abbastanza forte da opporsi a quel mondo ingiusto e affrontare tutto quanto?
La radice leggermente rialzata di un albero lo fece inciampare e lui cadde a terra, in mezzo ad un letto di foglie secche. Il terreno era in pendenza così si ritrovò ad essere trascinato in basso. Cominciò a rotolare su se stesso, urtando con ogni parte del suo corpo alberi e piccole rocce. Non riusciva a pensare nulla se non che tutto quello se lo meritava. Sperava che il tempo potesse fermarsi e lui potesse rotolare all’infinito, lontano da tutto e da tutti e lontano dalla sua stessa rabbia che probabilmente col tempo se ne sarebbe andata. Ma i suoi desideri non furono ascoltati e si ritrovò con il viso immerso nell’erba di un terreno decisamente diverso da quello della Grande Foresta. Restò immobile ad ascoltare il battito del suo cuore che gli martellava nelle orecchie, impedendogli di sentire qualsiasi altro rumore. Aspettò che il suo respiro si regolarizzasse, ma non aprì mai gli occhi. Rimase, così, immobile temendo che non appena li avesse aperti si sarebbe trovato davanti suo padre. Le sue narici erano inondate dell’odore di terriccio mentre il sapore ferroso del sangue aveva invaso la sua bocca.
Non appena il suo cuore cominciò a battere normalmente le sue orecchie riuscirono a percepire ciò che gli stava intorno. Un leggero venticello gli accarezzava i capelli mentre la sua testa si faceva sempre più rovente, molto probabilmente a causa del sole autunnale. Il frusciare dell’acqua era vicinissimo a lui tanto che la paura di essere in acqua gli fece aprire immediatamente gli occhi. Quello che vide lo lasciò spiazzato. Era uscito dalla foresta e ora si trovava in una radura che non aveva mai visto. Il colore predominante era il verde acceso dell’erba in cui era seduto. Oltre a quell’enorme distesa smeraldina c’era un piccolo torrente nel quale l’acqua azzurrissima scorreva selvaggia e indomabile. Senza accorgersene, si alzò in piedi e cominciò a camminare lentamente verso il fiumiciattolo che sembrava più distante di quanto non avesse immaginato. La morbidezza dell’erba gli solleticava i piedi che qualche istante prima erano in preda ai ciottoli appuntiti. Si guardò intorno a bocca aperta senza riuscire a chiuderla talmente era rapito da ciò che vedeva. Il paesaggio circostante gli aveva trasmesso una pace che aveva placato completamente la sua rabbia, cancellando, almeno per un po’, tutte le sue preoccupazioni.
Si diresse verso la riva smanioso di toccare l’acqua del torrente ma a poco più di quattro metri da esso notò che c’era qualcosa di strano. Un bambino, proprio come lui, lo stava fissando sorpreso. Il ragazzino dai capelli color dell’ebano si morse la lingua. Sembrava tutto troppo perfetto perché fosse vero, pensava di aver trovato un posto in cui stare da solo e invece quel luogo era già stato scoperto da qualcuno prima di lui. Si avvicinò comunque alla riva e si inginocchiò su quella parte di terriccio umido a causa dell’acqua. Non guardò nemmeno in faccia il bambino di fronte a lui, anzi, affondò le mani nel ruscello e rimase lì a godersi quella sensazione di frescura che stava placando il bruciore ai taglietti sulle sue mani.
-Ciao.- disse il bambino dall’altra parte del torrente. Sperava che se ne stesse zitto ma ovviamente non fu così. Sollevò lo sguardo per incrociare le iridi azzurre di quello che aveva parlato. Cercò di fulminarlo con un’occhiata per fargli capire che non aveva voglia di parlargli, ma l’altro gli sorriso in modo quasi irritante.
-Sono Mikaela, tu?- continuò l’altro bambino inginocchiandosi per arrivare all’altezza dell’altro. Il moro strinse i denti perché stranamente non gli dava fastidio che l’altro gli parlasse.
-Yuuichiro.- disse sprezzante nella speranza che quello si offendesse e lo lasciasse solo. Ma Mikaela gli sorrise ancora e si sedette sulla riva affondando le gambe nell’acqua gelida del fiumiciattolo. Yuu continuò a giocare con il liquido trasparente alla ricerca di quella pace che aveva provato appena arrivato nella radura però non ci riuscì. Si sentiva osservato e quella sensazione di solitudine era sparita. Sollevò lo sguardo e come aveva pensato, vide gli occhioni azzurri dell’altro puntati su di lui.
-La smetti di fissarmi?!- gli ringhiò addosso, sperando di incutergli paura e di farlo scappare.
-No, sei tu che sei piombato nel mio rifugio.- sottolineò il bambino biondo con un sorrisetto divertito per l’espressione scocciata dell’altro.
-Non sapevo fosse il tuo “rifugio”. Tranquillo, me ne vado.- disse alzandosi in piedi. Questo bambino era così irritante!
-Puoi rimanere…se vuoi.- si affrettò a dire Mikaela come se non volesse rimanere da solo. Yuuichiro rimase stupito dal suo gesto però, in un certo senso, lo capiva. Nemmeno lui voleva andarsene da lì. Quel bambino era irritante ma i suoi sorrisi lo facevano stare bene.
-Bene, non voglio ritornarmene da quelli là.- disse cupo risiedendosi a terra.
-Cosa ti è successo?- gli chiese incuriosito il bambino biondo disegnando cerchi concentrici in acqua con le gambe. Yuuichiro si morse un labbro e guardò a destra perdendo il suo sguardo nel punto in cui la radura verdeggiante e il cielo azzurro si incontravano.
-Mia madre è stata presa dai Vampiri e mio padre non ha avuto il coraggio di far nulla. Non l’ha difesa, ma è scappato con la coda tra le gambe dicendomi che non potevamo fare nulla. Io ho provato a difendere mia madre ma lui me l’ha impedito e mi ha picchiato e mi ha detto che dovevo obbedirgli. Ma se obbedirgli vuol dire stare a guardare, la prossima volta non lo farò.- concluse stringendo i pugni attorno ad alcuni ciuffi d’erba e mordendosi il labbro quasi a sangue.
-Te la sei vista parecchio brutta, eh? Se vuoi puoi venire ancora qui, Yuu. Mi va bene condividere il mio rifugio con te perché tu capisci cosa vuol dire non riuscire ad opporsi ad una famiglia matrigna.- disse Mikaela osservando il cielo leggermente nuvoloso sopra di loro. Yuuichiro rimase interdetto da quelle parole. Chi era quel ragazzino? Come aveva fatto a capire i suoi sentimenti così bene? Era così strano incontrare un estraneo che mai aveva visto al villaggio e sentirsi così a proprio agio. Nessun bambino lo aveva mai capito. Giocava con loro e si divertiva con loro ma non aveva mai provato quel sentimento di completezza che stava provando in quel momento. La pace che credeva di aver perso a causa di quel bambino era tornata proprio per merito suo.
-Io voglio andarmene da qua, Mikaela!- esclamò alzandosi in piedi di scatto, Yuuichiro. Il bambino di fronte a lui sorrise malinconico.
-Piacerebbe anche a me però, i miei genitori non mi permetterebbero di andare.- disse stringendo i pugni sopra le sue ginocchia e guardando l’acqua scorrere sotto di lui.
-E invece ce ne andremo! Diventeremo più forti, ubbidiremo soltanto a noi stessi e andremo lontani da questo mondo, lontani dai Vampiri, dal nostro villaggio e dalle nostre famiglie!- disse il ragazzino dai capelli scuri tendendo una mano in direzione dell’altro. Mikaela sorrise sinceramente colpito dalle parole di Yuu. Non gli era mai capitato di incontrare nessuno che gli dicesse quelle cose. Al suo villaggio tutti avevano un’aria quasi indifferente e nessuno lo aveva mai invitato a scappare né tantomeno a diventare più forte. Da lui c’erano soltanto rigide regole: “non uscire di casa”, “non allontanarti dal villaggio”, “non avvicinarti a chi non hai mai visto al villaggio, sono pericolosi e tu non sei abbastanza forte per sconfiggerli”. Eppure, questo bambino era diverso. Diverso da tutti quelli che conosceva, sembrava quasi fosse una proiezione della sua mente.
-Come facciamo a diventare più forti?- chiese Mika, pensando alla realtà dei fatti. Loro erano solo bambini e tentare di farsi allenare dai loro conoscenti era fuori questione.
Yuu ci pensò un po’ su poi si guardò in torno prima di rivolgergli un sorriso sicuro mentre nei suoi occhi riusciva a leggere una tenacia che non credeva possibile in qualcuno.
-Ci alleneremo insieme, qui. Da soli.- esclamò entrando nel torrente fino alla vita. Mika lo osservò stupefatto mentre si avvicinava a lui e gli tendeva la mano. Yuuichiro salì sull’altra riva  continuando a tendergli la mano. Il biondo la afferrò con decisione, ricambiando il suo sorriso. Si, ce l’avrebbero fatta. Sarebbero diventati più forti e se ne sarebbero andati lontani da lì, in un luogo in cui nessuno avrebbe potuto impartirgli ordini ma dove avrebbero potuto seguire ciò che gli diceva il loro credo.
Erano talmente presi nei loro progetti che non si accorsero nemmeno che il cielo si era rannuvolato. Qualche gocciolina di pioggia cominciò a cadere sulle loro teste mentre un venticello gelido si alzava fra di loro.
-Accidenti!- disse Yuu irritato mentre scioglieva la loro stretta di mano. Ripercorse il tragitto che aveva fatto a ritroso e corse dalla parte in cui era venuto ma quando si accorse che Mika non lo stava seguendo si fermò e guardò verso di lui. Il bambino biondo se ne stava esattamente dove lo aveva lasciato.
-Non torni al villaggio? Se stai da quella parte i Vampiri potrebbero prenderti!- gli urlò contro con una certa preoccupazione nella voce. Mikaela non parlò per qualche secondo e continuò a guardarlo da lontano con uno sguardo malinconico.
-Tu vai avanti, ho lasciato le mie cose nella foresta.- disse con voce tremante.
-Ti aspetto! Non voglio lasciarti qui…ora che ti ho trovato.- aggiunse la seconda parte in un sussurro, Yuu.
-Non importa, sul serio, ti prenderai un raffreddore! Forza, vai! A domani, Yuu.- gli urlò di rimando Mika prima di voltarsi ed addentrarsi nella foresta.
-Aspet…ah!- il bambino dai capelli color ebano cercò di seguirlo ma la pioggia si stava facendo troppo scrosciante e violenta. Non poteva rimanere lì ancora per molto, in più doveva attraversare ancora l’intera foresta, rischiando poi di perdersi. Si girò a sua volta e cercò di ripercorrere lo stesso percorso che aveva fatto precedentemente.
Mikaela osservò Yuu allontanarsi da dietro un albero. La pioggia si stava facendo veramente forte e cominciava a sentire freddo eppure non riusciva a muoversi. Non era riuscito a dirgli la cosa più importante su sé stesso: lui era uno dei Vampiri.










Note dell'autriciah:

Salve a tutte!
Sono venuta a scoprire l'esistenza di questo anime/manga per caso e non appena ho visto che c'era una sezione di Efp dedicata a Owari No Seraph mi sono subito fiondata a leggere e, diciamocelo, a scrivere questa cosuccia. Dunque, si tratta di una mini-long di cinque capitoli, credo (devo ancora definire qualche cosa però indicativamente sarà di questa lunghezza) ed è un AU un po' strano perché per alcuni versi (distinzione vampiri-esseri umani) sarà uguale al manga per altri (ambientazione ed epoca) sarà diverso. Spero di avervi intrigato almeno un po' con questo capitolo, quindi lasciate tutte le recensioni che volete (quelle non guastano male). E al prossimo capitolo!
Road_sama

  
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