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Autore: DrewBieber99lovehim    30/06/2015    1 recensioni
Ocean City, Maryland, 19 Gennaio 1999. Hanno solo 10 e 9 anni. Jason Smith e Jasmine Hasting, quando una mattina vengono rapiti, per strada, mentre stanno andando a scuola, Per tre interminabili giorni rimangono segregati in uno squallido appartamento, ripetutamente violentati, obbligati al silezio e sottoposti alla follia di una mente perversa. Fino a quando accade il miracolo: la polizia fa irruzione nel palazzo e il rapitore, un pedofilo appena uscito di prigione, viene arrestato. Ma la libertà non è la fine dello strazio: negli anni successivi i due dovranno lottare contro il peso insostenibile dei ricordi per ricominciare una vita normale. E per provare a ricucire la loro grande amicizia, distrutta da un orrore indicibile.
Tratto da una storia vera.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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1.

Jason

Io e Jasmine siamo diventati amici per la pelle dal mio primo giorno alla St. John Primary School, nel giugno del 1998, quando avevo nove anni. Essendo passato da un affidamento all'altro fin da quando ero molto piccolo, avevo cambiato diverse scuole.

Ma finalmente abitavo con il mio papà in una vera casa, e speravo di aver trovato un posto stabile dove crearmi solidi legami di amicizia.

La St. John sembrava più grande di tutte le scuole che avevo visto fino ad allora. Aveva una struttura complessa: c'erano due rampe di scale nel mezzo, una per i bambini più piccoli, l'altra per quelli più grandi.

Pensavo che non sarei mai riuscita a orientarmi. Per quel primo giorno mi avevano assegnato Abel, un ragazzino che mi doveva fare da guida indicandomi dove si trovavano i bagni e cose del genere, ma, anche se sembrava simpatico, ero troppo nervoso e intimorito per attaccare discorso.

Eravamo nell’auditorio ed io e una ragazzina dovevamo fare i migliori amici dei vari protagonisti nel nostro spettacolo di musica.

Avevo imparato a memoria i versi, in poco tempo, non erano molti, ma avevo una paura tremenda di salire su quel palco.

Tutti quegli occhi puntati su di me e se avessi sbagliato?

-Immagina che non ci sia nessuno.- Aveva sussurrato stringendomi la mano destra.-Fingi che ci sia soltanto tu e canta.- A quel punto mi ero girato verso di lei e le avevo sorriso timidamente.

Era una bambina coi capelli castano chiaro, corti e ricci, con due chignon ai lati, come la principessa Leila di 'Guerre stellari'.

-Andrà tutto bene.- Continuò senza distogliere lo sguardo dal mio.-Andrà tutto bene.- Ripetei, convincendo me stesso.

Fu lo spettacolo più bello di tutti, papà era così contento.

Il giorno dopo a scuola abbiamo passato tutto il tempo assieme, le avevo raccontato che mi ero appena trasferito da papà e che prima vivevo a Londra.

Durante l'intervallo ci siamo incamminati insieme verso il cortile chiacchierando tutto il tempo.

-dove abiti?-

Le ho detto il nome della via.

-io abito nella via dopo la tua- ha risposto-mi chiamo Jasmine. Possiamo giocare insieme ogni volta che vuoi.-

Mi piaceva il fatto che fosse così piccolina, dolce e allegra. Sorrideva sempre, come se non avesse il minimo pensiero.

L'ho invitata a casa mia quella sera e lei si e' presentata indossando un cardigan rosa, dei pantaloncini corti di jeans e sandali blu. Andavamo d'amore e d'accordo. Abbiamo scoperto subito di avere entrambi una collezione di videogiochi e abbiamo deciso di scambiarcene alcuni.

Le piaceva farsi acconciare i capelli da me, nonostante fossi un maschietto non facevo poi così schifo, poi giocavamo con la playstation a crash bandicoot, final fantasy e con le carte a asso piglia tutto . Il tempo volava quando eravamo insieme, e gli argomenti di cui chiacchierare non finivano mai. Papa' era felice che avessi trovato un'amica e lo ero anche io.

Mancavano solo due settimane alla fine della scuola, ma poi sono arrivate le vacanze, e abbiamo passato tutta l'estate a giocare insieme, a casa mia o da Jasmine. Nel suo giardino c'erano le altalene, ma suo padre era molto severo quindi stavamo più che altro da me. Facevamo la lotta con l'acqua nella piscina gonfiabile, costruivamo dei piccoli accampamenti, andavamo alla spar a mangiare il gelato e ci appostavamo a fare i gavettoni al fratello maggiore,Bob.

Jasmine si fermava spesso a dormire da me, mentre io non passavo mai la notte da lei perchè il suo papà non amava il baccano.

Non avevo mai potuto invitare nessuno a passare la notte a casa mia, ed era una cosa che mi piaceva da morire.

Stavamo svegli per ore a confidarci i segreti e a raccontarci la nostra vita.

Certo, avevo anche amici maschi, ma Jasmine era la migliore e la mia preferita, a lei raccontavo tutto. Per esempio la mia storia, piuttosto interessante da raccontare e molto diversa dalla sua.

Aveva un fratello e due sorelle, i suoi genitori erano spostati e vivevano insieme – una bella famiglia normale, o almeno cosi' mi sembrava. Al contrario, la mia infanzia non aveva avuto niente di normale, anche se in quel momento era più stabile, da quando vivevo con il mio papa', sua moglie Bonnie e la figlia di lei, Mary-jane. Ma il percorso era stato lungo.

Mia madre era alcolizzata ed eroinomane. Aveva provato tante volte a smettere, ma non ci era riuscita nemmeno quando era incinta di me.

Sono nato prematuro e con una dipendenza da metadone: di conseguenza ero piccolissimo e non riuscivo a respirare da solo. Sono rimasto in un'incubatrice, in ospedale, per diversi mesi prima di poter andare a casa.

Avevo due sorellastre, Daisy e Danielle, ma erano molto più grandi di me – di circa vent'anni.- E avevano la loro vita. Daisy aveva dei figli e la incontravo di tanto in tanto, mentre Danielle non la vedevo praticamente mai. Avevo anche due fratellastri molto piu' grandi, ma non li avevo mai conosciuti e non sapevo niente di loro.

Io e la mamma abitavamo in una casa sporca e sempre piena di uomini che entravano e uscivano, si bucavano e poi sparivano in camera da letto con lei.

Io rimanevo da solo a guardare film dell'orrore alla televisione, mentre loro ansimavano e gemevano nella stanza accanto.

Sapevo perfettamente cosa stavano facendo. Era come se lo avessi saputo da sempre.

Una volta stavo dormendo appoggiato sulle gambe della mamma e mi sono svegliato mentre un uomo stava cercando di infilarle il pene in bocca. Questi erano i suoi cosiddetti amici.

Alcuni mi urlavano contro, spintonandomi qua e là, ma nessuno mi ha mai fatto del male. Spesso però litigavano tra loro. Ricordo una lite durante la quale un tizio e' stato accoltellato nel sedere e il divano si e' riempito di sangue. Dopo non mi piaceva sedermi su quel divano, ogni volta che lo guardavo mi sentivo male.

Negli scaffali non c'era mai niente da mangiare e morivo sempre di fame, ma quando la mamma mi accompagnava alla scuola materna mi davano la pizza, i panini o il pollo arrosto. A casa non si preparava mai la cena. La mamma mi dava da mangiare quando le girava, e se aveva qualcosa in casa.

Ho un lontano ricordo di me seduta davanti alla televisione mentre mangio pisellini da una scatoletta, erano squisiti.

Tuttavia, amavo profondamente la mamma. Quando si comportava bene era simpaticissima e mi faceva delle coccole meravigliose. Ma poteva cambiare in un battito di ciglia. Non sapevo quali droghe prendesse, ma mi accorgevo immediatamente quando ne aveva fatto uso perché da mamma sorridente e dolce si trasformava all'improvviso in quella strafatta, sdraiata sul divano, con gli occhi rovesciati, in uno stato di apatia totale.

La situazione peggiorava quando era ubriaca perché diventava violenta.

Una volta le avevo raccolto dei fiori in giardino, ma quando ero entrata per darglieli, era ubriaca.

-ti ho preso dei fiori- le ho detto porgendoglieli con un sorriso da orecchio a orecchio, sicura di renderla felice.

-levati di torno.- Ha sussurrato allontanandomi, prima di barcollare su per le scale e chiudersi in camera con uno dei suoi uomini. Mi sono sentito terribilmente scioccato e ferito, seduto per terra in soggiorno, aggrappato al mio mazzo di fiori disordinati fissando il vuoto che aveva lasciato.

Di tanto in tanto chiedevo di papà, ma la mamma lo odiava profondamente e non mi diceva mai niente, se non che era un ladro, un bugiardo, un tossico e un buono a nulla che probabilmente si trovava in prigione; e così, per un pò, ho smesso di fare domande.

Quando avevo quattro anni sono arrivati i servizi sociali.

A quanto pare le mie costole sporgenti dimostravano uno stato di malnutrizione e decisero che era davvero troppo

Mi hanno preso in custodia e dato in affidamento. Tra i quattro e i sei anni sono stato affidato a quattro diverse coppie di genitori.

I vantaggi c'erano- mi davano da mangiare, mi pettinavano, mi leggevano le favole per farmi addormentare, e mi facevano indossare bei vestiti puliti- ma mi mancava la mamma.

Avrei preferito di gran lunga trovarmi ancora con lei piuttosto che in una casa di estranei. Nessuno di loro mi faceva stare bene quanto la mamma da sobria.

Una volta alla settimana io e lei potevamo vederci, sotto la supervisione di qualcuno, in una sala apposita per le visite, piena di giochi sparsi per terra. Non vedevo l'ora che arrivasse quel momento, ma lei non si presentava sempre e quando lo faceva, di tanto in tanto, era fatta.

Continuava a fare richiesta per riprendermi con sé e a cinque anni sono tornata a vivere con lei per qualche mese. Non si drogava più, ma continuava a bere. Alcuni giorni si comportava come la mamma migliore del mondo, poi, il giorno dopo, era così odiosa da farmi desiderare di starle il più lontano possibile. Suppongo che secondo i servizi sociali non si stava occupando di me nel modo giusto visto che poco dopo mi riportarono via per darmi in affidamento.

Nel frattempo, avevo cominciato ad andare a scuola ma era difficile farmi degli amici, perché mi sentivo molto diverso da tutti. Gli altri avevano vere mamme e veri papà, belle case, feste di compleanno, calze di natale, e potevano dormire insieme, gli uni a casa degli altri.

Ovviamente non potevo far venire nessuno a dormire da me quando stavo con la mamma, e durante l'affidamento, c'era una procedura talmente complicata, con tanti moduli da riempire per invitare qualcuno a giocare, che mi passava la voglia.

Insieme alle famiglie ho cambiato anche diverse scuole, e gli amici li perdevo in ogni caso.

Poi, quando avevo sei anni, Clara, la sorella di papà, e suo marito Arthur hanno fatto richiesta per il mio affidamento. Avevano due figli maschi più grandi di me, Chad e David. Chad aveva all'incirca 17 anni quando sono arrivata e David se ne era già andato.

Zia Clara era meravigliosa, mi comprava tutto quello che volevo e lo zio mi dava l'impressione di aver sempre voluto un figlio maschio.

La scuola, invece, non mi piaceva un granché. Mi era stata diagnosticata la dislessia e nonostante tutte le moine e le lusinghe, mi sono sempre sentito insicuro e incapace di leggere. Ero molto indietro rispetto al resto della classe e pensavo di essere stupida.

Quando sono andata a vivere da zia Clara, papà è rientrato nella mia vita. E' successo una domenica, poco dopo il mio arrivo.

Ci siamo seduti tutti insieme in soggiorno a prendere il tè coi biscotti.

Ero preoccupato perché la mamma mi aveva sempre detto che era una brutta persona e un poco di buono, quindi mi sono trattenuto senza avvicinarmi per abbracciarlo o cose del genere.

-ti ricordi di me?-, Mi ha chiesto subito. Io ho fatto cenno di no con la testa, poi mi è venuto il timore di sembrare maleducata.

-ci siamo incontrati un paio di volte- ha detto, -quando vivevi con la tua mamma, ma eri molto piccolo.-

Aveva un bel viso e mi guardava dritto in faccia quando parlava, e questo mi piaceva. Mi ha spiegato che anche lui, come la mamma, era stato eroinomane, ma che dopo un periodo di disintossicazione , in un centro a Bexhill, ne era uscito.

Mi ha detto che appena aveva saputo del mio affidamento era andato in tribunale per ottenere la mia custodia o almeno per potermi venire a trovare, ma ogni richiesta era stata rifiutata visti i suoi precedenti, che includevano un periodo passato in prigione per furto ai tempi della tossicodipendenza.

-Adesso vivo nell'Ocean City-, ha detto, -lavoro come consulente in un centro di riabilitazione. Significa che aiuto altre persone a uscire dalla droga.-

-Potresti aiutare la mamma?- Ho chiesto ingenuamente , e nella stanza è calato il silenzio, mentre gli adulti si guardavano fra loro.

-Non so se è pronta per smettere.-, ha risposto infine.-Ma se vuoi un giorno potresti venirmi a trovare nell'Ocean. C'è l'oceano. Ti piacerebbe?-

Mi sentivo un po' strana perchè anche se era il mio papà non lo conoscevo-Può venire anche la zia Clara?-, ho chiesto.

-Certo. E anche zio Arthur.-

Non siamo andati subito a trovarlo, ma mi sono reso conto che cominciavo a desiderare che venisse a farmi visita.

Mi piaceva il modo in cui a parlava, come a una sua pari e non come un adulto parla a una bambina, e poi a ascoltava sempre e la volta successiva a faceva domande su quello che gli avevo raccontato.

Se gli dicevo che avrei avuto una verifica di matematica a scuola, si ricordava di chiedermi come era andata. Si ricordava che avevo un amico di nome Benjamin e ogni volta che ci vedevamo a chiedeva:

-Come sta Benjamin?- Dopo un po' ha iniziato a portarmi fuori a pranzo, sempre da McDonald's.

Adoravo McDonald's. Era il mio posto preferito in assoluto.

Continuavo a vedere la mamma durante le visite sorveliate e nei fine settimana, e iniziavo a essere capriccioso e a farle ricatti.

-Se non a compri il cioccolato, vado a vivere con papà.- le dicevo.

Odiava il solo pensiero e quindi me lo comprava sempre.

-Non puoi tesoro.-, Mi diceva cercando di addolcirmi, -Noi torneremo a vivere insieme, non appena riuscirò a far ragionare i servizi sociali.-

Compiuti gli otto anni le cose avevano cominciato ad andare decisamente meglio. La mamma aveva smesso di drogarsi e non beveva da sei mesi, era determinata a ottenere il permmesso per riprendermi con sé.

I servizi sociali avevano detto che bastavano altre due settimane e mi avrebbero lasciato tornare a casa. Ero emozionatissimo. Ogni sabato veniva all'istituo infantile per la visita sorvegliata e mi portava sempre un lion, la mia barretta di cioccolato preferita.

Aveva un bell'aspetto, viveva in un appartamento nuovo e carino e si era fidanzata con Blaze, un tizio meraviglioso che con la droga non aveva niente a che vedere. Giurava di aver abbandonato tutti i suoi vecchi amici drogati e che adesso frequentava solo persone pulite. Non vedevo l'ora di tornare a casa perche' era la mia mamma e io le volevo un mondo di bene.

Poi un sabato non si è presentata. Zio arthur mi aveva accompagnato all'istituo per la visita ed era rimasto con me ad aspettare nella sala grande con tuttti i giocattoli nel mezzo mentre gli altri bambini mettevano tutto in disordine.

Abbiamo aspettato più di un'ora.

Mentre stavamo lì, seduti in silenzio, ho sentito un brivido di paura e la pelle che mi si accapponava. Era accaduto qualcosa di brutto, lo sapevo. Non si sarebbe dimenticata di me. Desiderava talmente riacermi con sè che l'unico motivo per cui poteva non essersi presentata quel giorno era che fosse morta.

E' davvero quello che ho pensato. Come se in qualche modo lo sapessi già.

La notizia è stata confermata due giorni dopo. Stavo guardando la televisione con gli zii quando hanno suonato alla porta. Sono andata ad aprire: era mia sorella Daisy.

-Ho brutte notizie.- Ha detto bruscamente.- La mamma è morta.-

La mia paura peggiore si era avverrata. Sono rimasta lì in piedi, non riuscivo a reagire. Non ho chiesto come; sapevo che c'entrava la droga.

Daisy se ne stava lì, muovendosi nervosa, poi ha detto:-Ti faccio sapere quando sarà il funerale.- E se ne è andata.

-Chi è?- ha chiesto zia dal soggiorno.

-Era Daisy.- le ho risposto tornando di là.-Dice che la mamma è morta.-

Zia ha emesso un urlatto ed è corsa ad abbracciarmi, ma io non ho pianto. Mi sentivo completamente anestetizzato.

Poco dopo sono uscito a giocare con i miei amici e non ho raccontato niente a nessuno.

Era come se non fosse successo.

Una settimana dopo, sono andato al funerale della mamma, nella stanzetta di un crematorio, ma ancora non riuscivo a sentire dolore. C'erano poche persone perchè la maggior parte dei suoi amici era morta di overdose prima di lei, e la cosa durò poco.

Dopo il funerale, continuavo a sognare di svegliarmi e trovare viva la mamma. Non avevo ancora introiettato la realtà. E' passato all'incirca un anno quando, all'improvviso, ho manifestato la mia reazione tardiva al tutto. Era come se MI avessero anestetizzato e dopo un anno l'effetto cominciasse a svanire. Il dolore è scoppiato in un enorme ondata emotiva.

E' allora che ho chiesto alla zia di raccontarmi cos'era successo.

A quanto pare mamma aveva avuto una brutta discussione con Blaze. Se ne era uscito per la serata lasciandola sola. Lei, per la disperazione, fuori di sé, si era fatta di eroina. Essendo passati sei mesi dall'ultima volta il suo corpo non era più in grado di sopportare la droga, gli organi avevano smesso di funzionare. Rientrando Blaze l'aveva trovata a letto, aveva pensato che stesse dormendo, e le si era coricato accanto. Solo alle sei del mattino, avvicinandosi per abbracciarla, si era reso conto che era fredda come il marmo.

Dopo, ho pianto per mesi. Ho inizaito ad avere grossi problemi a scuola perchè non risucivo a concentrarmi durante le lezioni, e continuavo a chiedere a zia se potevo stare a casa perchè ero triste.

E' stata meravigliosa con me per tutto quel periodo, ma io volevo la mia mamma e non potevo aversa. Non avrei mai potuto stringerla, né ridere o scherzare insieme a lei.

E' stata la cosa più difficile che abbia mai dovuto affrontare. Un dolore immenso.

Anche allora, quando io e Jasmine ci sussurravamo i segreti accoccolati sotto il piumino, non riuscivo a dirle tutto quello che avevo passato. Alcune cose erano troppo brutte e dolorose, non sarei riuscito a raccontarle a nessuno, mai.

Ma la perdita della mamma era solo l'inizio.

 

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'


 

Pov Autrice:

Scusate il ritardo, ma il mio pc era andato, sul serio e il mio cellulare non è adatto per poter scrivere un capitolo intero. Prometto che non farò più dei ritardi del genere. In questo capitolo si conosce la storia di Jason, nel prossimo invece di Jasmine.

Poi, il rapimento...

   
 
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