Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: _sonder    30/06/2015    3 recensioni
Naruto si interroga sui suoi sentimenti per Hinata, mentre lei resta in solitudine coi propri pensieri.
[The Last: Naruto The Movie]
| Prima classificata a pari merito al contest Il Sole che illuminò la Luna - NaruHina Contest, indetto da Nede sul forum di EFP. |
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: _Sonder sul forum / _sonder su EFP
Titolo: A fior di labbra
Coppia: Naruto/Hinata
Personaggi: Naruto, Hinata
Personaggi Secondari: : Shikamaru Nara, altri solo menzionati
Frase: Poi mi chiedi come sto e il tuo sorriso spegne i tormenti (Tiziano Ferro)
Parola Scelta: Morbido
Genere: Fluff, Commedia, Sentimentale
Rating: Verde
Note:Questa storia partecipa al Contest "Il Sole che illuminò la Luna - NaruHina Contest" di Nede
Lo hitai-ate è il coprifronte utilizzato dagli shinobi.
Il nindō è il "credo" ninja, l'insieme dei valori e dei principi secondo i quali uno shinobi vive.



a fior di labbra
"poi mi chiedi come sto e il tuo sorriso spegne i tormenti."


La città fantasma è arroccata sui rilievi montuosi e le case si innalzano da pareti di solida pietra: dall’alto sono tanti gradini e formano un labirinto di vie verso le nuvole.
Ogni abitazione è aperta e senza traccia di vita recente; la brezza saetta con una folata nelle finestre prive di imposte e soffia sulle assi di legno.
Si ode il vento pizzicare le palanche e i rami per intonare canzoni di altri tempi. Se si concentrasse, Naruto riuscirebbe a sentire il suono dell’acqua piovana, raccolta in un vecchio lavatoio o i getti che zampillano dalla bocca delle fontane nei bacini rocciosi oramai levigati.
Invece, tende l’orecchio per catturare il filato che si spiega e scivola come lavoro a maglia fra le dita di Hinata.
Naruto stira gli arti e allunga un braccio verso il cielo. Sbadiglia. Il panorama è identico a quello che ha guardato mezz’ora prima. Non c’è segno di Hanabi nei dintorni, né riesce a percepirla…
Nello stomaco brontola il senso di impotenza per non aver saputo prevenire il rapimento. Ha promesso a destra e a manca di riportarla sana e salva al Villaggio, soprattutto a Hinata. Crede nelle proprie parole d’onore e desidera mantenerle. Allora, perché non sa stare quieto e aspettare il momento giusto per colpire?
Distende la gamba e la scarpa urta una manciata di sassolini: si diverte a guardarli rotolare giù, come un bambino che occupa il tempo per trovare sollievo alla mancanza d’azione.

Shikamaru si massaggia la fronte. Guarda Naruto con fare da paparino scocciato. Scrolla il capo e ruota un braccio. Donne e uomini che corrono loro dietro... proprio non riesce a capirli. Si dà una leggera spinta e si mette in piedi. Non ha tempo di ammirare le stelle a naso in su, né di sprecare fiato su pochezze e relazioni. È roba da suocere o madri in menopausa… come la sua vecchia.
Monta l’ennesima ronda, annunciandola con un grugnito e la bocca storta. Sospira, mentre dà le spalle a Naruto. A mani cacciate nelle tasche, muso lungo e occhi ridotti a due fessure annoiate, Shikamaru si allontana per il perimetro e costeggia le dimore abbandonate.
Sakura e Sai si sono già ritirati a dormire, mentre Hinata sferruzza in una delle sale al piano inferiore. Ha rifiutato la compagnia di Naruto e lui, preso in contropiede, ora perde tempo sulla terrazza del belvedere. Da lassù, il fogliame è un letto scuro di china, appena uscito dalle boccette d’inchiostro di Sai.

Naruto sbadiglia a bocca aperta e una lacrima si gonfia su ambedue le estremità degli occhi. Addossa il peso della testa sulla mano che gli regge il mento e si chiede come mai Hinata lo abbia mandato via. È da ore che rimugina su quel gesto che lo ha spiazzato e punto nell’orgoglio.
Hinata lo conosce bene e sa quanto il rifiuto lo renda permaloso, ma non lo sfiora l’idea che abbia voluto restare sola per risparmiargli le sue preoccupazioni.
Anzi; Naruto stringe gli occhi e il broncio acuisce i segni caratteristici della Volpe sulle guance. Non sa celare di essere preoccupato per lei. Gratta la pelle del viso e si sforza di pensare alle ragioni di Hinata.
Essere un ragazzo è più semplice: si possono annegare i dispiaceri in un buon allenamento, nella corsa, con una scodella di ramen di Teuchi a Ichiraku… poi, gli torna in mente il viso di Sasuke e il lungo viaggio che l’amico aveva intrapreso per espiare le proprie colpe; ancora una volta lontano da Sakura e dal Villaggio, ma con la promessa di un ritorno sereno.

Lo sforzo di riflettere gli dà alla testa e incrocia le braccia, più irritato di prima. Fra tutti, è proprio lui quello che guarda alle cose con gli occhi di un eterno bambino. Fa un salto all’indietro e torna in posizione eretta. Comincia a camminare per la terrazza, non trovando risposte alle sue domande. Che si trattasse di faccende da donne?

Un brusio sempre più forte lo distrae. Volta la testa verso la sorgente del chiasso e si innervosisce fino a sbottare un: “La volete piantare?”
Le sue copie giocano a carte in un cantuccio riparato. Qualcuno piagnucola per la perdita, un altro rivolta le tasche perché non ha denaro da scommettere, quello a destra sgomita in direzione del compagno al suo fianco, il più famelico carezza la pancia gonfia, mentre si ingozza di snack a lunga conservazione. Sul piatto delle puntate c’è uno sgorbio che vorrebbe ritrarre Hinata.
Si alzano tutti assieme, con l’aria bastonata dei condannati a morte e i muscoli tesi.
“È colpa tua se Hinata-chan non vuole vederci!”
Gli danno addosso, mentre Naruto tenta la fuga. Scompaiono in una nuvola di fumo non appena lo pigliano per il bavero. Capelli arruffati e qualche bernoccolo gli decorano il viso. Stupide copie!

Scende le scale, fino a trovarsi alla soglia della camera in cui Hinata è intenta a cucire con tanta devozione. Prende la decisione di battere in ritirata per non alterarla, ma a metà percorso si ferma e torna indietro. Pensa a una scusa per introdursi dentro senza contraddirla: pensa e ripensa, finché l’emicrania non batte alle sue porte. Tira il braccio verso l’addome e lo alza in un pugno vigoroso; si dice che sì, riuscirà a evitarle inutili arrabbiature.

Naruto entra nella stanza a passi svelti: non misura la distanza che lo separa da Hinata, ma irrompe con atteggiamento spavaldo, perché adesso saprebbe dirle che non può lasciarla sola. Non più.
Le gambe vanno per conto proprio e anche da ferme trattengono a stento il nervosismo che lo travolge.

Hinata giace china, addossata al muro. La tempia è poggiata contro la parete e il busto pende in un’unica direzione, coi ferri abbandonati sul grembo. Le ciocche si divertono a scivolarle lungo il braccio scoperto e ad arrivare sulle guance e sul petto. È un ritratto tenero e goffo, con la luce aranciata delle candele che la investe.

Gli occhi di Naruto si tingono di malinconia: il momento è bello, raccolto fra loro, e ha timore di svegliarla.
Un pollice scorre sull’indice: sale e scende su tutta la lunghezza del dito, per ritrovare la calma e impegnarsi in qualcosa. Cerca di frenare la tentazione che gli assale il petto e gli arrossa le gote. Per un istante può guardarla davvero e ammirare la sua bellezza, senza nessun altro a distrarlo o a stuzzicarlo.
Manda le spalle avanti e indietro, respirando a fondo e gettando fuori l’aria. Inspira fino a gonfiare il petto e a incassare la nuca nel dorso. È il suo modo di incanalare il coraggio e tenerlo con sé, per continuare a godere di quei momenti. Si intima di non dimenticare, di non allentare la presa sull’immagine di lei.
Il labbro inferiore è morso dai denti e il grugno tanto tirato da formare due pieghe verticali sul mento.

Si avvicina a Hinata e si accovaccia con la cautela di un cucciolo curioso: incanta il capo di lato e addolcisce lo sguardo. E così, è crollata a furia di lavorare sulla sciarpa… sulla sciarpa che intendeva regalargli al festival di Rinne. Si è spinta fino al limite per lui. Ancora una volta, come in altre occasioni.
Stranamente, Naruto riesce a comprenderlo appieno soltanto adesso, guardando con rinnovata tenerezza i suoi lineamenti, la resa al sonno dopo giorni difficili di viaggio.

Gli nascono dentro altre domande. Si chiede cosa nasconda Hinata dietro l’espressione dolce e un po’ pensierosa. Hanabi… Hanabi deve mancarle. E nonostante l’assenza di Hanabi, nonostante le abilità straordinarie della sorella minore, Hinata spende il poco tempo libero a confezionare una sciarpa per lui, anziché riposare. Il cuore si stringe fino a fargli male. Si sente una carogna: un’ottusa, gigantesca Volpe ingorda.

Le iridi sono colme di felicità e di amarezza per i propri limiti: sostano con stupore sulle labbra appena schiuse, sulla curva della bocca, degna di una splendida fanciulla.
È un ninja dalle esperienze catastrofiche in campo amoroso… e Sakura ha ragione a chiamarlo idiota e a rimarcare quanto non capisca la differenza tra il piacere per il cibo e i sentimenti per una persona.

Non è tanto sicuro di questo, però. Per anni ha ricercato l’affetto e l’approvazione degli altri. Per anni ha convissuto con una bestia che si agitava nel petto… e ha pianto di disperazione per l’abbandono del suo migliore amico, del suo degno rivale. Ha pianto perché comprendeva il dolore che dividevano in due, ma non poteva entrare davvero nell’animo di chi aveva perso tutto sotto gli occhi, dopo aver gustato la completezza di una famiglia.
Ed è giunto da Hinata, nudo, col cuore in mano e tante domande che non possono attendere che lei si svegli. Eppure, ha il terrore di rovinare la pace dei sogni, il riposo delle sue guance soffici. Le mani sudano alla sola idea di tirarla a sé e il coraggio, in fondo, gli manca. È in ginocchio, con il palmo a mezz’aria, indeciso se carezzarla o meno.

Frappone le dita tra lei e il muro e le accompagna il corpo a terra, per stenderla su un giaciglio improvvisato. Porta una mano dietro la nuca e si dà qualche pacca sul collo. Resta inebetito a fissarla, ad ascoltare il respiro stanco uscire dalla sua bocca.
Lei, che inciampava e temeva la lotta in giorni non tanti distanti, è una donna. Dipendeva dalle parole di Naruto e si lasciava ispirare da lui.
Lui, che accenna a carezzarla, quante cose ancora non conosce di Hinata? Quante cose si agitano al palpitio del cuore femminile, senza che Naruto se ne avveda?
Hinata ha seguito il nindō del ninja, l’ombra di ogni impresa di Naruto… e nello spirito è così diversa dalla bambina che tremava di fronte a Neji e persino davanti a lui.

Naruto prende in mano il kit di cucito: liscia la sciarpa e struscia le guance su di essa. La lana pizzica appena la pelle e risponde alla premura con un tocco delicato. Non s’intende di tessuti: per lui è bello tutto ciò che è pratico e che risalta sulla carnagione.
La sciarpa è rossa, come quella che indossava da bambino. Lo pervade una sensazione nostalgica. I brandelli della stoffa li avevano uniti per la prima volta. Non aveva dato peso a quell’episodio, così lontano nei ricordi; invece, Hinata lo aveva conservato dentro di sé. Custodito come se valesse la pena tenere viva l’immagine di un bambino tanto emarginato. Sin dall’inizio, lo aveva guardato. Era riuscito a comprenderlo grazie a un genjutsu di Toneri.
Sghignazza e poi torna serio. Figurarsi! Non avrebbe mostrato gratitudine a un tipo simile.
Cerca di tornare padrone di se stesso e di scacciare la missione dalla sua mente, la necessità di tenersi pronto e affrontare il nemico. Era nato nella guerra e nell’odio e lo aveva visto scorrere, inesorabilmente…

Il gomitolo rotola a terra e dipana il filo, che segna una traccia scarlatta sul suolo. Naruto emette un verso mortificato, che gli rimane sul pomo d’Adamo, quando pensa a Hinata che sonnecchia. Tenta di rassettarlo pian piano e il risultato è un groviglio di nodi.
Sconfitto, abbassa la testa e depone le armi femminili. Si corica su un fianco vicino a Hinata, perché possa guardarla; la testa adagiata sul gomito, l’altro braccio abbandonato sul fianco. Ha occhi solo per lei. Hinata è luna bianca su cui si raccoglie la notte, con quella chioma lucida come un torrente.
Gli ricorda le sere in solitudine e le poche stelle che penetrano il cielo e lo impreziosiscono di piccole pietre. Il cielo che lo accompagna anche nei momenti più duri, con una costanza senza tempo.

Lo sguardo di Naruto si ferma sulle labbra di lei e sul lieve respiro che le scuote. Sono rotonde e piene. Timide e a volte piene di rimproveri che non sa pronunciare. I silenzi di Hinata sono il colpo più spietato che possa ricevere. Deglutisce un groppo di saliva al pensiero.
La guarda ancora: fili di capelli le cadono sul naso e segnano il suo volto. Soffia appena per giocarvi, con un sorriso infantile che rende generose le labbra.
“Come sei strana,” sussurra. I polpastrelli lisciano la ciocca ribelle. Non resiste e la accompagna dietro l’orecchio. Le dita sussultano: le ritira, sorpreso e realizza che non tremerebbe tanto contro un avversario.
La pelle di Hinata scotta: qualche linea di febbre deve averla colta nel suo riserbo ostinato e altruista. Naruto le scosta la frangia e raccoglie le perle di sudore. Persino nella malattia, Hinata ha una compostezza da regina.
Accanto a lei, sente l’impulso di toccarla e di scorrere la mano sulla nuca, trattenerle le labbra unendole alle proprie. Senza pensare, avendo ragione di tutti gli errori commessi e riscattando le mancanze, le gaffe… fondere le loro carni e restare intrecciati a guardarsi, a viversi, con il giorno che cresce ed entrambi incuranti della mattina.

Hinata è pallida: neve sfinita sulle rocce nude. A lungo ha imbiancato il cammino di Naruto. Ha spolverato il sentiero del ritorno, affinché trovasse una casa nel suo petto di donna.

Naruto morde e tira le labbra: diventano una striscia sottile. È stato lui a non capire, nemmeno quando Hinata era sotto i suoi occhi, pronta a rischiare la vita, a dichiarare il proprio amore.

Lo sguardo la studia: esplora il suo corpo come la carezza di un amante. Osserva le sue dita: la forma di alcuni polpastrelli è plasmata da piccoli calli da cucito. Naruto curva il busto e si abbassa per lasciare un bacio su di esse. Gli occhi si rivolgono al volto addormentato della ragazza. Sono spalancati e colgono le movenze lente delle membra immerse nel sonno.

La sfiora con le gambe. Le loro ginocchia si incontrano dopo aver camminato accanto le une alle altre, dopo aver percorso migliaia di passi su strade parallele. Ora, stremate, possono guardarsi e raccontarsi i rispettivi tragitti, approfittare dell’intimità della notte. Parlare di come siano cresciute in tutti questi anni, degli allenamenti che le hanno rafforzate; dei duri attimi in cui si sono rialzate da sole, grazie al supporto dei compagni o per merito di una singola parola d’incoraggiamento.
Le gambe rabbrividiscono d’eccitazione, pronte a condividere l’esperienza delle vecchie separazioni, dei viaggi, al minimo contatto.

Naruto indugia sul collo di Hinata. La vede ingoiare: un suono leggero di saliva che scende. D’improvviso, Naruto avverte un calore che lo invade sino alla punta delle orecchie. È un’unica, minuscola, reazione.
La stringe d’impeto e incastra il mento sulla spalla di lei. Le palpebre si abbandonano al buio e inspira il balsamo di cui odorano i capelli di Hinata. Nella mente la scia del profumo disegna il ricordo di Konoha… è una fragranza che lo accompagna fino a casa, dove qualcuno lo aspetta. Alla fine della strada vede Hinata che gli allunga la mano. Non più nascosta, non più riparata in fretta dietro un vicolo. È Hinata che lo accoglie. I suoi capelli ondeggiano nell’aria, liberi.
Sembrano un’ala aperta, maestosa, che fende il cielo.
“Come stai?” chiede.
Si staglia un sorriso calmo sulle sue labbra. È un filo curvato verso le guance, in alto; Naruto ha il terrore di spezzarlo e l’addome si scombussola, mentre tenta di sostenerne la bellezza.
Le paure di Naruto diventano polvere sotto i piedi. Spengono la grandezza che aveva dedicato loro e la disperdono nella memoria, nei passi che si trovano già dietro le sue spalle. Gli ostacoli che ha superato non valgono il sorriso di Hinata; non valgono le labbra che gli danno il bentornato. I tormenti si smorzano e tacciono dentro il cuore.
Con una singola domanda, come se tutte le sue ore – in attesa di un’occhiata – fossero state facili da digerire, lei ha saputo spegnere l’angoscia, annullarne gli effetti.

Naruto sa di essere egocentrico. Di pensare a se stesso e di portare avanti convinzioni cocciute, anche arroganti. È dinanzi a lei, così mite e discreta, come la brezza che stempera la calura e i miraggi torridi delle pietre. È dinanzi a lei, col pugno chiuso sul petto, mentre giura a se stesso di non ferirla mai più, di non calpestare i suoi sentimenti con qualche frase fuori luogo… e, nonostante tutto, dalla sua bocca usciranno parole che le adombreranno il volto. Sa che correrà più veloce per portare a termine una missione e salvare altre persone. Finirà con l’allungare il passo, dando l’impressione di non curarsi di lei, che ha in bocca il suo nome e nelle mani altri doni da offrirgli. Si rinfranca all’idea che Hinata lo attenderà, ma lui... le deve di più. Abbassa gli occhi sul sorriso che la illumina.
È ancora tutto per lui. Questa certezza gli risana le ferite e i timori.
La ama… e dopotutto glielo aveva detto: a lui sono sempre piaciute le persone strane, timide, un po’ come lei. E se ripensa ai momenti in cui aveva ferito i suoi sentimenti, di fronte al padre, si dà dell’idiota e gli viene voglia di tirarsi i capelli fino a inculcarsi un po’ di buonsenso.
Può passare le dita sulle labbra di lei e vedere gli angoli della bocca tirati all’insù, in un’espressione innamorata e limpida. Chissà quando si è trasformata in una donna tanto determinata, chissà dove ha raccolto il coraggio per inseguirlo e affrontare i suoi difetti.

Naruto apre gli occhi. Hinata è ancora stretta nel suo abbraccio. La morsa con cui la cinge raggrinzisce i vestiti. Il respiro di lei si è fatto pesante e le pulsazioni sono accelerate. È calda e vorrebbe che le sue braccia fossero sufficienti per toglierle ogni dolore…
“N-Naruto…”

Era sveglia.
Lo era stata sempre, da quando i ferri della maglia erano caduti accanto a lei e il gomitolo si era lanciato in una giocosa corsa sul pavimento.
Naruto ride sommessamente sulla spalla della ragazza. Il mento si strofina sul giromanica e tocca la sua pelle. La sta avvolgendo in un abbraccio che la cerca con tutto se stesso.
Era sveglia.
E lo ha capito tardi, giungendo alla conclusione giusta con la solita tempistica. Persino le sue abilità di ninja lo hanno tradito… ma adesso è solo un ragazzo innamorato, incapace di allentare la tensione. Vuole accantonare per un attimo la missione, perché entrambi sono lì, perché entrambi sono quel momento tra loro.
La pelle dorata si immerge in una trama setosa, densa di lucentezza. Le tiene il capo con una mano e, immergendo le dita fra i suoi capelli, si chiazza del colore della sua chioma.

A occhi chiusi, Naruto ascolta i loro battiti unificarsi. È una melodia a due. Scandisce la notte e si attacca alle note, che s’inseguono e diventano eco l’una dell’altra sino a mescolarsi e sovrapporsi. Non si capisce più chi guida la musica e chi è guidato da essa.
Le labbra di Naruto arrivano al profilo dell’orecchio di Hinata e sussurrano in segreto quella che è un’ovvietà.
“Che stupido sono stato… ad arrivare così tardi.”

Sfila il laccio dello hitai-ate e lo depone a terra. Fronte contro fronte, ricambia lo sguardo di lei. Nei suoi occhi azzurri c’è gioia incontenibile.
Trabocca, mentre avvicina il viso a quello di Hinata. Le dita dell’arto fantasma pulsano sotto le bende. L’emozione crea delle fitte dolorose sulla punta delle falangi, ma non vuole desistere dall’idea di toccarla, di renderla sua. Così, le afferra il mento e carezza col pollice la pelle e arriva sulle labbra, vincendo l’imbarazzo che le legge nelle iridi. Hinata si ritrae di un soffio e serra le palpebre. Il volto tradisce il pudore e tutta la meraviglia di un cuore innamorato.

Naruto segue i tratti della pelle e sfiora il collo coi polpastrelli. Assapora la leggerezza della sua cute e ne rimane incantato. È un bacio, uno soltanto, che dura più delle parole rivoltele. È un bacio, uno soltanto, perché Hinata sappia che lei gli ribolle dentro.
Quel poco d’amore che Naruto desiderava, sin dall’inizio, lo ha preso goccia dopo goccia, unicamente dalle sue labbra.





L'angolo di Son:
Questa storia è un piccolo pretesto per approfondire un "momento mancante" con un mio personale head-canon. O forse è più un what if, dato che Hinata è malaticcia e che Naruto decide di raggiungerla nella stanza da cui lei lo allontana con un: "Perdonami, vorrei stare da sola."
Comunque sia, ho utilizzato il termine "morbido" più volte nel testo (con vari sinonimi). Ha una curiosa accezione - negativa, in origine: il morbido indicava la malattia, la mancanza di forze... di qui la febbriciattola di Hinata. Il "morbido" riconduce essenzialmente a lei lungo tutta la fic - e in modo positivo: sono sue le labbra tenere, i lineamenti aggraziati...
Ho preferito adottare il vedo-non vedo, per quanto riguardava il prompt e la citazione; quest'ultimo appare in un singolo momento, ma acquista un'importanza non accessoria (è parte di un ragionamento più "ampio").
Entro nel fandom di Naruto in punta di piedi... mi spaventa - troppo per i miei gusti - la dose massiccia di bashing e shipwars che serpeggia nella sezione.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: _sonder