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Autore: _eco    01/07/2015    3 recensioni
(Malia-Kira-Lydia) (friendship)
Malia fissa lo sguardo sul parabrezza e serra gli occhi all’istante.
Il vetro è sano, non ci sono graffi, non c’è sangue.
Respira rumorosamente.
Non c’è mia madre.
Non può piangere. Non lo ha mai fatto, non davanti a Kira e Lydia, mai davanti ad altre ragazze.
C’è un silenzio agghiacciante nell’abitacolo dell’auto, stalattiti gelate che si diramano fra loro.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Malia Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ domenica mattina. Beacon Hills è relativamente tranquilla.
Dovrebbe iniziare così questa storia, no?
E’ domenica mattina.
Malia se lo ripete in testa più volte.
Beacon Hills è tranquilla.
Kira chiude gli occhi, cercando di convincersi che sia la verità.
Relativamente.
Lydia non è molto sicura.
Ma, in realtà, non possono rimandare ulteriormente questa lezione di guida. Sono ritornati nel mirino di un qualche pazzo alfa o quel che è. Sono in pericolo, serio pericolo.
Devono saper scappare. Malia deve saper guidare; e, siccome il signor Yukimura sembra aver fallito con lei – è lui che ha fallito, ovviamente, non Malia – devono provarci loro due, Kira e Lydia.
Questo è quanto.
 
- Okay, adesso inserisci la marcia. – suggerisce Lydia, che ha deciso di occupare il sedile accanto a quello del guidatore.
Malia si gratta la fronte, in preda all’ansia. E’ un movimento che fa spesso anche Stiles. Forse l’ha contagiata, ma in senso buono. Potrebbe anche trasmetterle, che so, l’abilità nella guida. Non è molto da chiedere, giusto?
- Malia? –
Kira occupa il sedile posteriore, ma sembra ostinata a non voler poggiarsi allo schienale. Piuttosto, si protende in avanti, quasi abbracciando il sedile davanti a lei, quello di Lydia. E’ una posizione che farebbe ridere Malia, se solo non fosse colta da un’ansia talmente divorante.
- Sì, sì. La marcia. – ripete la ragazza alla guida, scuotendo la testa come per tornare in sé.
 
Hanno scelto un itinerario semplice e consueto, facile da memorizzare: casa-scuola.
Lo percorrerà spesso, con suo grande disappunto, almeno nel corso di quest’anno. Ma lo percorrerà in auto. Un’auto tutta sua. Figo, no?
Figo. Già.
Malia si morde l’interno della guancia. Non va poi così male.
Kira ha smesso di starsene appollaiata al sedile di Lydia, la quale adesso legge distrattamente un libro di biologia, alternando sguardi di sottecchi verso Malia e verso il contachilometri.
Lydia si schiarisce la gola, chiude il libro, usando il proprio braccio come segnalibro.
 Come diavolo è possibile che riesca a studiare anche in un momento del genere?!
Malia deve ancora decidere se sia pazza o geniale.
- Forse dovresti accelerare. – esordisce Lydia, la voce roca, un po’ perché è rimasta in silenzio per minuti, un po’ perché le sue corde vocali sono irrimediabilmente logorate da tutte le morti che le hanno fatte vibrare.
- Sì! – le dà manforte Kira, sembrando un po’ troppo entusiasta. – Giusto un po’. – si corregge immediatamente, sfoggiando un sorriso tirato.
Malia lo scorge dallo specchietto retrovisore e rotea gli occhi.
- Non vogliamo metterti pressione. – chiarisce Lydia.
- Uhm. – replica Malia, lo sguardo sul contachilometri.
Non ha superato i quaranta negli ultimi cinque minuti; ma è pur vero che è partita da venti, quindi è un progresso, no?
- E’ solo che, sai, se un assassino ci stesse inseguendo, ci avrebbe già prese. – completa Kira.
- Allora scendiamo dalla macchina e corriamo. Posso raggiungere i sessanta chilometri orari solo con le mie gambe. – ribatte Malia, picchettando le dita sul volante.
- Con le tue zampe. – le ricorda Kira.
Lydia schiocca le labbra. – Credo di poter raggiungere i trenta chilometri orari. Senza tacchi. – interviene.
- Non più di quaranta, ma potrei neutralizzare l’assassino con una scarica elettrica. – replica Kira.
- Cosa che io non posso fare, ma sarei abbastanza intelligente da progettare una bomba molotov; se fossi a scuola… in un laboratorio di chimica; cosa che non succederà. Ecco perché Malia deve imparare a guidare. – conclude Lydia.
- Velocemente. – aggiunge Kira.
- Giusto un po’ di più. – continua Lydia.
Malia sbuffa. Vorrebbe grattarsi la fronte, come fa Stiles, ma se lo facesse lascerebbe il volante e non può.
- Per favore? – chiede Kira.
Malia sbuffa nuovamente.
- Va bene, accelero. Va bene. –
 
 
Sessanta chilometri orari.
Malia avverte l’attrito degli pneumatici contro un asfalto non esattamente liscio.
Assurdo come certe cose non cambino mai. Anche quella sera la strada era abbastanza accidentata. Non che fosse stato quello il motivo per cui…
Settanta chilometri orari.
Kira si è rilassata un po’, poggiata contro lo schienale, un auricolare nelle orecchie. Solo uno, deve restare vigile.
Sua sorella aveva entrambe le cuffie. Ascoltava una di quelle stupide canzoni tratte dai cartoni animati Disney. Muoveva la testa a tempo. Anche Kira lo fa.
Ottanta chilometri orari.
- Vai di seconda. – suggerisce Lydia, di nuovo intenta a controllare degli appunti.
Malia non ha neppure il tempo di aggrottare la fronte, perché la rossa risponde al suo dubbio: - Sei in salita, è meglio usare la seconda. –
La ragazza deglutisce e segue le istruzioni.
Non è una notte di luna piena. E’ giorno. Distingue perfettamente gli estremi della strada, le case che s’intravedono in fondo, gli alberi che ne colorano i giardinetti.
Va tutto bene. Non farà del male a nessuno.
Novanta chilometri orari.
Malia deglutisce. Non è una notte di luna piena e lei è perfettamente in grado di controllare una eventuale trasformazione, in ogni caso.
Deve esserlo. Ha bisogno di crederci.
Dio, è solo una macchina.
- Se continui così perforerai il volante. – le fa notare Lydia, con una punta di curiosità nella voce.
Lydia ha questo strano modo di farti notare le cose, questo modo che ti mette quasi in soggezione, e un giorno Malia glielo dirà, ma non oggi. Perché ha imparato a conoscerla, e non è cattiva, Lydia, no. Ha soltanto la verve della leader, tutto qua.
Malia si morde l’interno della guancia, deglutisce rumorosamente e scuote la testa. Prima ancora di connettere il cervello agli arti, frena all’improvviso, proprio in cima alla salita.
- Ma che…?! – sbotta Kira, le mani in avanti per evitare di colpire il sedile anteriore con la faccia.
Lydia sbatte le palpebre più volte, chiude il libro meccanicamente, il braccio fermo a pagina 253.
Malia fissa lo sguardo sul parabrezza e serra gli occhi all’istante.
Il vetro è sano, non ci sono graffi, non c’è sangue.
Respira rumorosamente.
Non c’è mia madre.
Non può piangere. Non lo ha mai fatto, non davanti a Kira e Lydia, mai davanti ad altre ragazze.
C’è un silenzio agghiacciante nell’abitacolo dell’auto, stalattiti gelate che si diramano fra loro.
- Da qui in avanti è tutto in discesa. – tenta di rompere il ghiaccio Kira.
- Le salite non erano neppure il mio forte all’inizio. – continua Lydia, nella speranza di una reazione da parte di Malia.
Niente. L’unico movimento captabile è quello della gamba destra della ragazza, che traballa senza sosta.
- Potremmo mettere della musica. E’ una distrazione. – suggerisce Kira. – In senso buono: una buona distrazione. –
Malia annuisce, come per riflesso, mentre una melodia serpeggia nelle sue orecchie. Non era un bel brano, per niente. Era una di quelle canzoni anni ottanta che tanto piaceva a sua madre. Papà le aveva registrato delle cassette, e lei le ascoltava così tanto che si erano presto rovinate.
A Malia non piaceva quella musica, ma quel giorno era troppo impegnata a litigare con sua madre per lamentarsene. Ecco perché sua sorella aveva le cuffie: quella canzone la odiavano a morte.
Malia borbotta qualcosa di incomprensibile. Lydia le chiede di ripetere.
- Moonlight shadow. – dice allora la ragazza, a voce più alta.
Lydia corruga la fronte, un’espressione interrogativa sul volto.
- E’ una canzone. – mormora Kira.
Malia annuisce, mentre un sorriso deforme si fa spazio sul suo volto. Sembra la maschera di un clown – triste – di quelli a cui si scioglie il mascara e traumatizzano i bambini a vita.
- Ascoltavamo “Moonlight shadow”.  E’ una colonna sonora perfetta per una notte di luna piena. – le sfugge un risolino isterico.
Kira si abbandona contro lo schienale. Lydia chiude gli occhi.
Eccolo, il momento in cui la verità impatta contro di loro. Dimenticano di trovarsi in cima a una salita, a circa dieci chilometri dalla scuola, nel silenzio più totale.
- Mia… madre canticchiava. Lizzie aveva le cuffie. Odiava quella canzone. Odiavamo quella canzone. Ma mia madre l’amava, quindi forse è un bene che la stesse ascoltando mentre… quando io… insomma… -
Lydia è sicura di non aver mai sentito la voce di Malia contorcersi in tal modo, come se si stesse sforzando di rimanere stabile e tesa a guisa di una corda e sbandasse di continuo.
Malia emette il respiro più profondo che abbia mai fatto da che ne ha memoria. Probabilmente si è morsa la guancia fino a farla sanguinare, ma non importa.
- Tu non vuoi andare più veloce. – mormora Kira, che non riesce a frenare l’intuizione nel momento in cui questa le balena in mente.
Malia scuote la testa: è il massimo della risposta che può fornirle per adesso.
C’è qualcosa di estremamente unico e commovente nel modo in cui Lydia sfila il braccio dal libro di biologia e poggia la mano su quella di Malia.
- Niente musica. – sentenzia.
Malia si concentra sui segni delle unghie – o forse dovrebbe dire artigli? – lasciati sul volante. Stiles dice che l’autocontrollo è sopravvalutato, ma ora, in questo preciso istante, è tutto ciò di cui ha bisogno.
- Anche se qualcosa dal titolo “Chasing cars” sarebbe appropriato. – cerca di sdrammatizzare la banshee.
Kira è sul punto di dare un calcio allo schienale del sedile di Lydia. Come le viene in mente di fare una battuta del genere?
Malia soffoca una risata. E’ un ossimoro vivente: gli occhi che lacrimano e le labbra che si curvano all’insù.
- Non sarebbe esattamente in tema, visto che non ci sono auto da inseguire. –
Lydia annuisce e si prende il lusso di tirare un sospiro di sollievo. Parte di lei temeva di peggiorare la situazione con una battuta tanto azzardata.
- Giusta osservazione. – ammette.
Kira ritorna in quella buffa posizione, appollaiata al sedile davanti, il mento poggiato sullo schienale, il viso che sporge in avanti, curioso e indagatore, lo sguardo ora su Malia ora su Lydia – o meglio, sui capelli di Lydia.
- Ma ho un’idea migliore. – esordisce Lydia con voce quanto più sicura.
Per la prima volta Malia trova il coraggio di voltarsi e guardarle negli occhi. Ha le pupille arrossate, una sola scia che le percorre la guancia destra. Una sola lacrima.
E’ tosta, lei.
- Matematica. – dice Lydia.
- Matematica? – le fa eco Kira, incerta. – Non credo che le piaccia molto la matematica. –
Malia annuisce, dandole ragione.
- Appunto. – ribatte Lydia. – La odia più di quanto non odi guidare un’auto a più di quaranta chilometri orari. –
- E’ vero. Credo. – conferma Malia.
Lydia sorride, trionfante.
- Okay, Kira, allaccia la cintura di sicurezza.  – dice, voltandosi. – Malia, metti in moto. –
Malia aggrotta le sopracciglia. – Cosa?! –
- Superiamo i novanta chilometri. Metti in moto. – ripete Lydia, assicurandosi che la sua cintura sia ben ferma.
La ragazza gira le chiavi, a metà tra lo spaventato e l’incerto.
- Okay, iniziamo con le domande semplici. – esordisce Lydia, sfregandosi le mani con una sinistra aria compiaciuta.
Malia si passa una mano sulla guancia, asciugando quel che resta della lacrima solitaria.
- Domande semplici. – le fa il verso, inserendo la marcia.
Kira sorride genuinamente. Dovranno dirle, un giorno, che il suo concetto di semplicità è ben diverso dal loro.
- Giuro che è semplice. Nove per otto. –
- Settantadue. – risponde quasi immediatamente Malia, le mani salde sul volante.
Lydia costruisce una smorfia di compiacimento e sorpresa.
- Ho studiato le tabelline alle elementari. – sembra quasi giustificarsi Malia.
- Allora più difficile. – conclude Lydia, tentando di non farle capire che si stanno realmente muovendo e probabilmente Malia non se n’è neppure accorta.
- Secondo teorema di equivalenza dei triangoli. –
- E’ geometria. –
- E’ matematica. Comprende aritmetica e geometrica. Secondo teorema di equivalenza dei triangoli. – ripete Lydia.
Malia si morde il labbro, lo sguardo fisso sulla strada, che cambia e cambia e cambia e… si sta muovendo. Si stanno muovendo!
- Il secondo teorema dice che… il secondo teorema dice che… prendi un righello, misuri i lati e capisci se i triangoli sono equivalenti. Ecco cosa dice. – butta lì la ragazza.
Lydia si prende la testa fra le mani, esasperata e divertita.
- E’ scritto nei miei appunti. –
- Che continuo a non capire e mai capirò. – replica Malia, un sorriso dispettoso sulle labbra.
- Malia, quanto fa cinquanta per due? – le chiede Lydia.
- Non sono così stupida. – chiarisce Malia.
- Dimmi solo quanto fa. –
- Cento. Quanto deve fare? – ribatte la ragazza.
- Esattamente quanto segna il contachilometri. – risponde Lydia con nonchalance.
Ci vogliono dieci secondi perché Malia comprenda ed elabori ciò che sta succedendo. Allo scoccare dell’undicesimo secondo, stacca le mani dal volante per esultare.
- Sto guidando! Sto guidando velocemente! – esclama, un enorme sorriso sul volto, gli occhi che brillano nuovamente.
- Il volante! – grida Kira.
- Ci serve altra matematica. – conclude Lydia, come se si trattasse di una diagnosi.
Malia artiglia immediatamente il volante.
- No, no, niente matematica! –
Lydia prorompe in una risata divertita, che si trasforma presto in un sorriso amorevole, e se Malia non la conoscesse direbbe addirittura orgoglioso.
- Niente matematica. – le assicura Lydia.
E’ domenica mattina. E  no, non va tutto bene, anche se ogni storia che si rispetti dovrebbe finire così, ma non la loro – semplicemente perché non è finita: è appena iniziata.
 
 

 
  
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