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Autore: GreenStrength    01/07/2015    2 recensioni
Dopo aver combattuto contro Ultron, gli Avengers si troveranno ad affrontare una minaccia lasciata ancora in sospeso, ossia l'HYDRA, che stavolta avrà intenzione di creare e guidare un esercito di potenziati al finale di governare il mondo. Dopo essersi divisi, gli eroi più potenti della Terra torneranno tutti insieme, con l'aiuto di tre giovani ragazzi: Christian, Jade ed Assia, che dovranno lasciarsi alle spalle il loro passato, per poter difendere il futuro di molte altre persone!
Dal testo:
Bruce Banner era in viaggio. Non sapeva dove fosse diretto, né tanto meno gli interessava, tanto in qualsiasi posto si fosse trovato, qualsiasi pericolo gli fosse accaduto, l’Altro avrebbe sempre trovato il modo di uscire fuori. Era una maledizione, la sua maledizione. Ed ormai non avrebbe potuto farci più niente. Aveva perso la speranza, ma mai la perseveranza. In fondo quella vita non era fatta per lui. Hulk non era un supereroe e non lo era mai stato. Quanto riguardava sé stesso, l’impresa più eroica che avesse mai potuto compiere era stata… beh non se la ricordava. L’unica cosa che ricordava perfettamente era la rabbia. Lui era sempre arrabbiato.
(Post Age of Ultron)
Genere: Azione, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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                                                                     PROLOGO

La battaglia contro Ultron era giunta alla fine. Dopo aver dovuto affrontare l’intelligenza artificiale, che aveva fatto sollevare dal suolo un’intera città, e il suo esercito, tutti avevano avuto modo di festeggiare la straordinaria vittoria e l’entrata di Wanda Maximoff, che ancora piangeva la morte del fratello Pietro,  nella squadra dei Vendicatori. Tutti, eccetto uno. Bruce Banner era in  viaggio. Non sapeva dove fosse diretto, né tantomeno gli interessava, tanto in qualsiasi posto si fosse trovato, qualsiasi pericolo gli fosse accaduto, l’Altro avrebbe sempre trovato il modo di uscire fuori. Era una maledizione, la sua maledizione. Ed ormai non avrebbe potuto farci più niente. Aveva perso la speranza, ma mai la perseveranza. In fondo quella vita non era fatta per lui. Hulk non era un supereroe e non lo era mai stato. Quanto riguardava sé stesso, l’impresa più eroica che avesse mai potuto compiere era stata… beh non se la ricordava. L’unica cosa che ricordava perfettamente era la rabbia. Lui era sempre arrabbiato. Già, ma perché? Forse perché a quest’ora avrebbe potuto continuare i suoi esperimenti in tutta tranquillità? Avrebbe abbandonato gli studi sui raggi gamma? Mai! Era uno scienziato ed aveva passato tutta la sua vita a studiare quell’argomento, che ormai era diventato la sua vita, parte di lui, il suo pezzo forte, l’unico motivo per cui Bruce Banner non era ancora stato definitivamente rimpiazzato dall’Hulk. Forse perché non avrebbe potuto avere dei figli o una splendida donna al suo fianco?  Parlando di donne, ne aveva trovata una davvero meravigliosa, la sua Natasha. No, ormai non era più sua. Era stato davvero bello passare del tempo con lei, sentirsi felice, ma lui non poteva essere felice. Se lo fosse mai stato sarebbe stata la sua condanna. Hulk era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Il governo diffidava da lui, mentre quelli che non lo facevano erano proprio le persone alle quali teneva, le uniche di cui gli sarebbe davvero importato l’incolumità, e che quindi avrebbero dovuto tenersi il più lontano possibile dalla furia incontenibile del Gigante Verde. Era stato proprio per loro che se n’era andato, mentre era ancora trasformato. Ora riusciva ad immaginare il gruppo al completo. Tony che dava una festa per la vittoria, Thor che faceva baldoria, Clint che si riprendeva dalle batoste subìte, Steve come leader indiscusso degli Avengers e Natasha? Come sarebbe mai potuta stare? Era triste? Era arrabbiata con lui? Forse lo erano tutti. Curioso che fossero proprio loro quelli arrabbiati. Quei ragazzi avrebbero continuato a fare davvero tante altre cose per il mondo, ma senza di lui. Li aveva aiutati per l’ultima volta, prima di andarsene allo sbaraglio da solo. Ricordava benissimo quando aveva scacciato Ultron da quello steso veicolo, nei panni dell’altro, però ricordava anche quando, sotto il controllo di Wanda, aveva perso del tutto la ragione, rischiando di fare del male a dei civili e a Tony. Per fortuna, con l’aiuto dell’amico tutto si era risolto, ma Bruce sentiva la rabbia pulsargli dentro soltanto ripensando all’accaduto. Scacciò quindi quei pensieri, e si focalizzò su se stesso. L’ennesimo indumento gli si era strappato, ed ora si ritrovava a torso nudo, su di un veicolo reso invisibile e quindi impossibile da rilevare in qualsiasi radar. Viaggiava da giorni. Non aveva mangiato, si sentiva freddo e debole dopo le battaglie combattute. Perlomeno era solo, quindi non correva rischi di alcun tipo. Lui detestava la solitudine, ma in quel caso era necessaria. Col tempo aveva imparato a trasformarsi in un eremita, nomade, sempre in cerca di posti in cui stare. Per fortuna tra i comandi del veicolo era inserito il pilota automatico, quindi ebbe almeno modo di alzarsi e di cercare qualche rifornimento di cibo o acqua, o magari qualcosa da mettere addosso. L’unica cosa che trovò furono un pacchetto di noccioline, una strana bibita e una camicia ben stirata e piegata. Tipico di Tony, che gli aveva persino preparato il cambio di vestiti. Così, dopo essersi rifocillato e vestito, si sedette al posto di guida, dopotutto non c’era nient’altro lì con cui intrattenersi. Riguardò il sacchetto di noccioline e pensò a cosa sarebbe successo quando il suo contenuto fosse terminato. E se si fosse lasciato morire di fame? Probabilmente Hulk avrebbe trovato il modo di mangiare, uscendo e spaccando tutto. Si ritrovò a sorridere all’idea che sarebbe davvero potuto accadere, ma constatò anche che prima o poi sarebbe dovuto atterrare. Già, sarebbe atterrato, ma poi dove avrebbe trovato i soldi per vivere? Per un attimo Bruce rimpianse i momenti in cui aveva un amico miliardario al suo fianco.

                                                                                    ***

“Heil HYDRA!” Questo era il saluto tipico dell’organizzazione criminale tedesca, creata nella Seconda Guerra Mondiale, e queste erano anche le uniche parole che venivano concesse di essere pronunciate ai ragazzi che venivano mandati lì per essere “potenziati”. Tre giovani: Christian, Jade ed Assia, ciascuno di essi portato lì per un solo obbiettivo: servire l’HYDRA, ed ovviamente fare da cavia. Si trovavano rinchiusi in una stanza grigia e spoglia, più simile ad una cella che ad altro, dalla quale era impossibile uscire. Dopotutto, dopo essersi lasciati scappare gli ultimi due potenziati, dopo averli trattati con i guanti bianchi, non potevano permettersi di ricommettere un simile errore. Stavano sorvolando l’Italia, per mettersi in affari con le organizzazioni criminali del luogo. I malavitosi locali avrebbero offerto loro fedeltà in cambio di soldi e ricompense varie. Ovviamente l’HYDRA non era tenuta ad essere fedele all’accordo. Una volta ottenute tutte le comodità, si sarebbe sbarazzata di qualsiasi altra organizzazione criminale in circolazione, in modo tale da essere l’unica ed incontrastata governatrice del mondo. Quella era la dimostrazione dell’inesistenza di limiti alla crudeltà. Un agente dell’HYDRA, incaricato di occuparsi dei tre giovani era già entrato nella loro stanza, con movimenti bruschi, senza però portare con sé nient’altro che perfide intenzioni.

“Allora, come state oggi mie care cavie da laboratorio?” domandò con tono schernitore, mentre i ragazzi stettero a guardarlo senza proferire parola.

“Che cosa c’è? Avete perso la lingua per caso?” il suo accento tedesco stava cominciando a diventare davvero irritante, perciò il ragazzo, che prima era seduto per terra, si alzò e si ritrovò faccia a faccia con l’uomo.

“Ci scusi per la profonda mancanza di rispetto, signore” disse poi. L’agente sorrise.

“Molto bene, accetto le tue scuse Christian, ma non deve capitare più” rispose.

“Certamente signore, in fondo deve capirci. E’ difficile non rimanere senza parole di fronte a cotanta bruttezza” lo derise poi il giovane, suscitando le risate delle due ragazze dietro di lui. A quel punto l’uomo, che normalmente non era certamente un pezzo di pane, era diventato furente, ma non lo diede a vedere, anzi, sorrise e disse:

“Beh se proprio volete scherzare fatelo pure. Si, ridete quanto volete, ma poi sarà l’HYDRA a ridere per ultima, quando vi sarete trasformati in chissà quali mostri a causa di un esperimento andato male”

A quelle parole velenose i sorrisi sulle facce dei ragazzi scomparvero, e ci fu il silenzio. L’agente stava per andarsene soddisfatto, quando una delle due ragazze ruppe l’atmosfera creata.

“Beh… sicuramente non potremmo mai ridurci peggio di te!” disse, suscitando nuovamente delle risate.

“Jade insolente! Rimangiati quello che hai detto altrimenti…” tentò di minacciare l’uomo, ma venne fermato da l’altra ragazza, che si avvicinò con aria di sfida.

“Altrimenti cosa?” domandò.

“Ti ricordo, Assia, che tu non hai alcun potere, sei ancora inutile, per cui non servi a nulla. Vuoi forse che ti spediamo giù dal veicolo senza preavviso?” disse l’uomo.

“Provaci  e sei morto!” intervenne Jade, che cominciò a muovere le mani in modo pericoloso, mentre Christian sfoggiava un sorriso che lasciava in mostra un canino appuntito. L’uomo, per quanto orgoglioso, non era certo stupido. Non poteva fare niente a quei ragazzi, tra i quali due possedevano poteri speciali, quindi si limitò ad andarsene con una sola parola: “insolenti”.

“Insolenti” ripeté Christian deridendo l’uomo.

“Accidenti, io non vedo l’ora di andarmene!” disse Assia.

“Sta tranquilla, ce ne andremo!” la rassicurò Christian.

“Già… dobbiamo solo aspettare il momento opportuno” constatò Jade.

Nel frattempo l’agente per niente soddisfatto  del comportamento dei ragazzi, contattò il suo capo, per discutere di una punizione esemplare da dare loro. Aprì così un contatto audiovisivo con un uomo, il quale volto era coperto e impossibile da riconoscere.

“Si, chi osa disturbarmi?” domandò. Anch’egli possedeva un accento tedesco, ma molto più terrificante degli altri.

“Heil HYDRA! Signore, sono l’agente Smith”

“Agente mi dica”

“Volevo parlare al riguardo di quei  ragazzini, i potenziati. Ecco loro sono instabili, non credo ci si possa minimamente fidare della loro fedeltà!”

“Possiamo invece fidarci della loro paura!” concluse freddo il misterioso uomo.

“Nient’altro?” domandò poi. L’agente deglutì prima di rispondere.

“No signore, è tutto!”

“Bene allora la nostra conversazione può dichiararsi conclusa” disse infine l’individuo dall’altra parte, e staccò la comunicazione senza ulteriore indugio.

L’agente, in parte indignato, in parte spaventato, riprese a camminare per il veicolo, fino a quando non si avvertì uno scossone.

“Che cosa succede?” urlò arrabbiato.

A risponderlo fu il comandante del veicolo, che aveva abbandonato la sua postazione.

“Stiamo precipitando signore. Abbiamo avuto un forte impatto con un altro veicolo, che per qualche motivo è risultato invisibile ai nostri radar, ed abbiamo subito un forte danno”

“Che cosa?” domandò esterrefatto. “Niente paura, abbandonate il veicolo!” disse poi a tutti.

Era tranquillo, sì, solo perché lui aveva già con sé il proprio paracadute. Egli si gettò senza esitare, pur di mettersi in salvo, e dopo poco, tutti gli altri seguirono il suo consiglio, abbandonando completamente il veicolo. Gli unici rimasti erano i giovani potenziati, che ancora si trovavano nella loro stanza.

“Che cosa succede?” chiese Assia.

“Non lo so” rispose Christian.

“Succede che ce ne andiamo!” terminò Jade soddisfatta.

“E come pensi di fare?” le fu chiesto da uno dei due, ma la giovane non rispose. Chiuse gli occhi, e le sue mani cominciarono ad emanare una luce, dopodiché la ragazza la rilasciò con un colpo potente verso la parete che si bruciò all’impatto.

“Fuoco” disse poi, dopo aver aperto gli occhi.

“Ma tu.. insomma… come?” balbettarono i due amici.

“Non c’è tempo di spiegare” disse Jade. “Ora andiamo!”

Detto questo i ragazzi uscirono dalla stanza, e capendo di stare per schiantarsi, cercarono dei paracadute, ossia l’unico modo per salvarsi. Ne trovarono soltanto uno, piuttosto malandato, ma lo usarono comunque gettandosi dal veicolo, e finendo in mare.

                                                                            ***

Bruce si era ritrovato ad atterrare molto prima di quanto avesse pensato. Si, il veicolo con cui si era schiantato quello dell’HYDRA, era proprio il suo. Per fortuna era riuscito a trovare un paracadute, e ad usarlo, evitando così di fare i conti con Hulk. Non si sarebbe trasformato, no. Aveva resistito anche dopo aver subito un impatto improvviso, quindi non avrebbe gettato tutto all’aria, non stavolta almeno. Ripresosi dall’atterraggio, si accorse di essere finito su una costa e davanti a sé vide il mare. A Bruce parve uno spettacolo, ma osservandolo meglio, notò tre figure che annaspavano e che sembravano in pericolo. Il dottore allora senza pensarci due volte, si immerse, per cercare di raggiungerle. 







Angolo dell'autrice.
Allora, sono quasi le 6.00 del mattino ed io mi metto a pubblicare storie. Sto bene, certo...
Questo è il prologo, molto tranquillo, di una storia molto movimentata. 
Si, ho parlato del punto di vista di Bruce, perché riflettendoci su, è lui ad essersene andato, quindi è lui ad avere la possibilità di incontrare persone nuove, non trovate?
Scusate se vi sembra troppo lungo o se non vi piace. Questa è soltanto una storia scritta con l'intenzione di intrattenere sia me che voi. 
Non mi aspetto certo di ricevere subito recensioni, state tranquilli, ma spero che coi prossimi capitoli possiate lasciarmi una vostra opinione, così giusto per farmi sapere se vale la pena continuare o se dovrei direttamente chiudermi in un manicomio.
Va bene,spero davvero che vi piaccia, nient'altro.
Ah, volevo dirvi che per i poteri del personaggio di Jade, mi sono ispirata ad Akia, opera della mente geniale di Red Madness, autrice della storia Inside Your Mind, e che ringrazio per l'appoggio e per avermi spinto a scrivere questa storia. I personaggi di Christian ed Assia invece, sono frutto della mia mente puramente contorta.
Detto questo, un abbraccio stritolatore, e alla prossima :D
  
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