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Autore: KyraPottered22years    01/07/2015    6 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
(SECONDA STAGIONE DI TWO BODIES, ONE SOUL)
Artemis ritorna ad Asgard, la sua terra natia, dopo circa venti lunghi anni. Il desiderio di conoscere Persefone e Klaus, i suoi fratelli, si realizza, essi sono gli ultimi membri della sua famiglia, il motivo per cui lei è veramente ritornata ad Asgard. E' diventata una guerriera e dopo due anni dalla partenza, proprio quando ha raggiunto l'apice della felicità, ella si accorge di non avere in realtà nulla. Loki è il suo tutto e senza di lui la maledizione dell'Alao Obscuro si è risvegliata.
Il folle richiamo di lui porta Artemis a far riaccendere dentro di lei una passione che aveva attenuato, ma Persefone mette in guardia la sorella prima che sia troppo tardi...
Trailer della storia: https://www.youtube.com/watch?v=h8aTonsSA1A
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Two souls, one heart.




“Tu, Ettore, sei per me, padre, madre, fratello,
giovane sposo. Abbi pietà di me: resta qui [...]”

Cit. Iliade, Libro VI, vv. 423 – 424



* * *


* * *
 



Se ne stava nelle stanze di Frigga insieme a una decina di dame, ridendo e scherzando, intrattenendo così la sovrana. Quella mattina Persefone si era svegliata molto presto, quando il sole non era ancora sorto fra i colli. Si era preparata con tranquillità, aveva indossato un abito di seta bianco tenuto su da due spille d’oro alle spalle e il colore di queste ultime richiamavano i fili con cui aveva legato i lunghi capelli corvini. Quel giorno avrebbe fatto compagnia alla regina dal mattino, alla ricevimento reale della sera, ed era un’ottima occasione per mettere l’abito più elegante che aveva; anche se non era proprio il più elegante. Ne aveva un altro, solo che gli era stato regalato dal principe Thor e non aveva alcuna intenzione di indossarlo. Avrebbe dovuto bruciare quel vestito molto tempo prima, ma era l’unica cosa che ormai gli ricordava quell’incredibile rapporto che c’era stato fra di loro. Faceva male prendere in mano il soffice tessuto verde smeraldo e portarselo al naso, ricordando la notte in cui lo aveva indossato, la notte in cui lei si era unita a lui per la prima volta. Ma poi ricordava ciò che Thor aveva fatto a Midgard e gettava quello straccio nella cassa, maledicendolo.
Quando le dame iniziarono a parlare proprio di lui, Persefone si zittì senza proferire parola alcuna.
“Avete sentito l’ultima voce?” Domandò con fare malizioso una dama, quando le chiacchere sul principe stavano iniziando a scemare.
“Di che si tratta?”
“Raccontaci, Yrina!”
“Si tratta della nuova guerriera, Lady Artemide.” Disse dopo una risatina acuta. Persefone tese le orecchie e guardò, tra un misto di paura e curiosità, Yrina.
“Si vocifera che notti fa sia entrata nella casa del piacere giù alla radura,” non aveva ancora terminato il pettegolezzo e già le dame erano elettrizzate dalla notizia così piccante e divertente. Solo la regina parve disinteressata all’argomento. “e che abbia pagato due prostitute con un sacchetto di monete d’oro!” Dei respiri mozzati dallo stupore si propagarono nelle stanze.
“Sapevo che quella lì era una tipa particolare!” E molte di loro furono d’accordo.
Persefone non poteva starsene zitta ad ascoltare quelle falsità sulla propria sorellina, tra l’altro appena ritrovata dopo anni. Sapeva che Alagasies aveva il compito di controllare personalmente le stanze di quel dio, ma cosa avrebbe potuto fare in modo che se ne stesse alla larga? Non poteva competere con Odino, ma poteva comunque difendere l’immagine della sorella con le donne del suo stesso rango.
“Lo ha fatto per il mancato Re.” Non avrebbe mai pronunciato il suo vero nome, quelle quattro lettere non sarebbero mai uscite dalle sue labbra; era un odio ben diverso da quello che provavano gli altri asgardiani: loro lo odiavano perché era giusto così, perché Odino lo aveva incarcerato per il resto della sua vita. Persefone lo odiava da quando era solo una bambina e viveva in quel fuoco da anni, ormai.
“Lady Artemide ha il compito controllare personalmente le sue stanze, di conseguenza cerca di accontentarlo, almeno per quanto le sia possibile.” Diede una piccola spiegazione, ma abbastanza chiara da togliere quelle espressioni perplesse nei volti delle dame.
“Non ne ero a conoscenza.” Confessò Yrina in tono di scuse. “Come fate a saperlo?”
“Il vero nome di Lady Artemide è Alagasies, ed è mia sorella.” I volti delle dame si colorarono di un rosso acceso di imbarazzo, avevano sparlottato della sorella di una loro compagna.
Frigga fu l'unica ad assumere un’espressione sconvolta e nessuna se ne accorse. Quell’informazione le fece venire un colpo al cuore e quasi le mancava il respiro.
Lady Artemide era Alagasies.
Questo era un grave ed enorme problema.
Specialmente per Loki..
“Lasciatemi da sola.” Ordinò Frigga improvvisamente, facendo cadere il silenzio. Lentamente le dame si alzarono e andarono verso la porta.
“Non tu, Persefone,” ordinò la sovrana. “tu rimarrai con me.”




 
   °   °



Era passato un mese da quella notte, ma ogni volta che mettevo piede nelle sue stanze mi sentivo sempre più in colpa. Loki mi evitava, non mi rivolgeva nemmeno la parola e inutile dire che dopo una settimana mi ero rassegnata al fatto che non mi avrebbe mai perdonata. Avevo pregato Odino più di una volta affinché mi dimettesse dall’incarico, ma non ne sentiva ragione. Io avevo il dovere di controllare personalmente le stanze di Loki, l’alternativa era la perdita della mia carica e del mio titolo.
Solo quando volavo trovavo sollievo. La sensazione più bella era salire fin sopra le nuvole e volteggiare fra di esse, ed era quello che stavo facendo in quel momento.
Quella mattina Thor si era offerto per andare a controllare il fratellastro al mio posto, quindi avevo dedicato quella mezz’ora con un po’ di volo. Ma il dovere di guerriera mi chiamava, e per quanto odiassi farmi umiliare da Lady Sif, dovevo comunque allenarmi.
Attraversai le nuvole spumose e scesi in picchiata fino al campo di allenamento, ritirai le ali nel momento in cui i miei piedi toccarono il suolo.
“Era ora.” Sentii la voce di Sif in lontananza e, naturalmente, si riferiva a me. La me di qualche mese fa le avrebbe risposto, ma avevo imparato a starmene zitta, e purtroppo questa cosa mi faceva apparire abbastanza antipatica agli occhi del resto dei guerrieri. Decisi di iniziare con un po’ di mira. Andai all’armeria, presi un arco e una faretra con all’interno una decina di frecce ben appuntite. La prima freccia si conficcò nell’anello prima del centro, così come le prossime due. I miei pensieri vagavano ovunque, da Loki, al mio incarico, da Odino, alla mia famiglia.
“Concentrati!” Ringhiò Sif proprio dietro di me. “Pensi troppo!”
Quando ero un’Agente dello S.H.I.E.L.D mi piaceva allenarmi concentrandomi sui miei pensieri, trasformandoli così in rabbia e ferocia. Non avevo mai rivelato questo mio trucchetto a nessuno, ma il primo a scoprirlo fu proprio Loki, quando fu imprigionato nella cella all’interno della stanza ove mi allenavo, Fury mi aveva dato il compito di scoprire le sue intenzioni passando del tempo con lui. Già allora non mi riconoscevo quella strana attrazione che provavo per lui, per quella strana personalità. Ne avevo incontrati di prigionieri, assassini e cospiratori, ma lui era diverso.


"E' davvero strabiliante quello che riesci a fare quando concentri la tua forza sui pensieri e i ricordi." Aggottai le sopracciglia, leggermente confusa.
"E tu come fai a saperlo?" Chiesi con il fiatone, […]
"Leggo nella mente." Disse qualche secondo dopo. L'istinto mi suggeriva di fermarmi e di riempirlo di insulti, ma dovevo finire la serie di flessioni. E non appena finii mi alzai dal lettino, presi un asciugamano dal tavolino e mi ci asciugai il sudore dietro al collo.
"Quindi tu hai letto nella mia mente?" Era più un'affermazione che una domanda, il mio tono di voce freddo e distaccato avrebbe infastidito chiunque, tutti, tranne Loki. Sul suo volto si dipinse un altro dei suoi sorrisetti languidi.
"Beh, tecnicamente, sì." Il dio si alzò e parve che lo fece apposta per dare più enfasi alle sue parole.



Sorrisi a quel ricordo. In fondo non era cambiato molto da allora.
L’ultima freccia si conficcò proprio al centro del bersaglio, guardai Sif con un sorrisetto soddisfatto.
“Puoi darmi qualunque tipo di ordine, ma non potrai mai controllare il modo in cui mi concentro.” Intuii la sua voglia sfrenata di prendermi a pugni, così ritornai velocemente all’armeria e mi dedicai al duello.




                                                              °   °


Loki si tirò su svogliato, immaginando che si trattasse di Artemis, come tutti i giorni. Ma dalla porta entrò qualcun altro e Loki non sapeva se essere più sorpreso o arrabbiato.
“Thor,” Pronunciò quel nome con ripudio. “che diamine ci fai qui?”
“Aspettavi qualcun altro?” Domandò il futuro Re, con un sorrisetto divertito. “Oh, ma certo che aspettavi qualcun altro.” Loki lo trovò infinitamente patetico e fastidioso. Non aveva assolutamente voglia di discutere con lui, di qualunque argomento si trattasse.
“Non ho intenzione di richiedertelo.” Lo guardò dritto negli occhi, sperando che il suo cervello piccolo quanto un fagiolo capisse cosa stesse intendendo.
“Ho concesso ad Artemide un po’ di spazio. Padre insiste che tu passi del tempo con lei.” E Loki sapeva il perché. Odino era tutto tranne che scemo, aveva capito tramite Artemis, che tra loro vi era qualcosa, e sperava che l’amore gli avrebbe riportato il suo vecchio figliastro indietro. Ma nemmeno l’amore che provava per Artemis avrebbe portato indietro il vecchio principe. Perché quell’uomo era morto molto tempo fa e non esisteva un modo per riportare in vita i defunti.
Loki gettò un’occhiata di puro odio a Thor e quello sospirò.
“Sono venuto a farti visita.” Ammise in tono neutrale.
“Non ho bisogno della tua compassione, né di quella di Odino, o di Frigga, o di chiunque altro!” Urlò forte Loki, ormai spazientito.
Improvvisamente Thor si avvicinò pericolosamente al fratellastro, lo afferrò dalla blusa e lo spinse in alto, parlandogli in tono rabbioso: “Dopo tutto quello che hai fatto, qui ad Asgard, a Midgard, dovresti ringraziare mille volte Padre e Madre! Se fosse stato per me la tua testa giacerebbe nei fondali del Blåveis!” Loki se ne stava lì, a guardarlo impassabile, a qualche centimetro dal pavimento. Thor lo spinse giù e andò verso la porta. “Mi manca mio fratello.” Detto questo si voltò e andò via, sbattendo forte la porta.
A Loki non importava. Non prendeva più in considerazione niente. L’avevano voluto loro! Escludendolo sempre, trattandolo sempre come l’ultimo membro della corte, isolandolo. Cosa si sarebbero dovuti aspettare dopo questo? Gratitudine?
Li trovava patetici, fin troppo patetici. Tutti. Perfino Artemis. Si impegnavano tanto a tirar fuori il suo lato buono, quando ormai lo aveva represso per sempre.
Sì, adesso non gli importava più di niente. Avrebbe trovato un modo per uscire di lì, recuperare tutti i suoi poteri e riconquistare il trono di Asgard.
Avrebbe usato proprio la più debole di tutti. Artemis era la pedina perfetta.
Loki sorrise malefico e pensò ad alta voce: “Devo solo avere un po’ di pazienza.”




                                                        °    °


Quando mi avevano chiesto di partecipare a prendere qualcosa da bere alla locanda avevo categoricamente rifiutato, ma la stanchezza degli allenamenti mi aveva spinta a concedermi un momento per me, almeno una volta. Il locale non era sudicio come quella casa del piacere, ma lo stile era sempre quello.
“Qualche volta una pausa ci sta, dico sempre io!” Volstagg era già arrivato al quarto boccale, mentre il resto di noi stava per finire il primo. Era una strana bevanda, il sapore era quello della birra, ma era più dolciastra e il colore era violaceo.
“Basta così per me,” Posai il boccale sul tavolo e feci per alzarmi. “ci vediamo domani agli allenamenti!” La testa iniziava a girarmi come una trottola ed era meglio che tornassi subito al castello, ispezionare le maledettissime stanze di Loki e dopo di ché andarmene a letto.
“Dove credi di andare?” Fandrall mi afferrò per il polso e in una sola mossa mi fece risedere accanto a lui. Come per magia, il boccale che prima avevo posato sul tavolo si era riempito fino all’orlo. Per un attimo pensai di essermi ubriacata davvero.
“Ma come ha fatto?” Indicai la bevanda, guardando Fandrall scioccata.
“Si riempirà da solo fino a quando tu vorrai.”



Passarono due ore così, a bere, a ridere e scherzare. Inutile dire che dopo il boccale numero-che-non-ricordo ero ubriaca da far schifo, ma a quanto pare non lo ero abbastanza da non ricordare i miei doveri. Mi alzai in piedi barcollando, inciampai sui miei stessi piedi e caddi a terra. Con difficoltà mi rimisi in piedi e andai verso la porta della locanda. Presi un respiro profondo prima di spiccare il volo verso il castello. Tutto era sfocato e ruotava attorno a me, lo stomaco era pieno di quella strana bevanda viola e la bile saliva e scendeva ripetutamente. Decidere di andare in volo era stata una cattiva idea.
Arrivai davanti alla porta delle stanze di Loki in un quarto d’ora. Non ci sono parole per esprimere la confusione mentale delle guardie in quel momento, avevo sicuramente un aspetto terribile.
“Ragazzi!” Urlai con fare troppo amichevole. “Perché non vi prendete una pausa?” Uno di loro, quello più vicino a me, fece una smorfia di disgusto, probabilmente per il mio alito all’aroma di alcol asgardiano.
“Eseguiamo gli ordini del Re, rimarremo qui fino all’alba.” Rispose una.
“Oohh!” Esclamai, facendo un passo avanti. “E’ la prima volta che ti sento parlare… hai una voce strana, sai?” Quella più vicina a me tossicò un po’. Il mio alito doveva proprio far schifo. “Comunque, uomini! Io controllo un po’ la situazione lì dentro.” Sorrisi come un ebete e senza bussare aprii la porta ed entrai nelle stanze di Loki.
Se fossi stata sobria, avrei provato un’ansia indescrivibile, ma siccome non lo ero, mi misi a gironzolare per le stanze. Di Loki non c’era traccia. I miei occhi caddero verso il letto, che in quel momento mi appariva come la cosa più comoda al mondo. Mi gettai letteralmente su di esso. Iniziai a ridere mentre mi rotolavo fra le lenzuola verdi e dorate, afferrai un cuscino e me lo strinsi al petto.
“Artemis?”
“Non sono stata io!” Urlai come un ossessa, mettendomi seduta in tempo record. Guardai Loki dritto negli occhi e anche se ero ubriaca fradicia, realizzai che quelle furono le prime parole che ci scambiammo dopo quasi un mese. Indossava una vestaglia verde piena di prestigiosi ricami e un paio di pantaloni di pelle. Aveva i capelli spettinati ed era scalzo.
“Dio mio..” Esclamai seria. Aggrottò la fronte in un’aria enigmatica. “come sei sexy.” E ripresi a ridere come una scema.
“Sei ubriaca.”
“Cosa te lo fa credere?” Chiesi dopo un sospiro teatrale.
“Il puzzo che si sente fin da qui.” La sua voce era fredda e distaccata, quasi arrabbiata, ma non ci davo troppo peso, anzi, non ci davo nessun peso. Quanto amai l'alcol in quel momento..
“Perché mi guardi così?” Con aria disgustata. “Ho un brutto aspetto?” Rotolai via dal letto e corsi verso uno specchio.
La blusa bianca che indossavo aveva una macchia viola ed enorme sul petto, i pantaloni di cuoio che indossavo si erano strappati alle ginocchia e i stivali erano impolverati alle punte.
“Non sono così male, dai.” E ricominciai a ridere, acquisendo una stranissima autostima di me stessa.
“Se non ti dispiace, vorrei dormire. Quindi, va via.” Lo guardai, aveva tolto la vestaglia e adesso era a dorso nudo, mi guardava penetrante e con un’aria severa.
Ma me lo fai apposta?, pensai imperterrita.
“Dio come vorrei saltarti addosso.” Sussurrai invece.
Sapevo che l’indomani avrei voluto prendermi a testate sul muro per le oscenità che stavo dicendo in quel momento.
“Come?” Chiese lui, con un sorrisetto che pian piano si faceva spazio sulle sue labbra sottili.
“Cosa come?” Anche da ubriaca, mi ero resa conto della gravità della cosa che avevo appena detto.
“Ripeti quello che hai detto.” Ecco che i miei ormoni entrarono in fibrillazione quando iniziò ad avvicinarsi a me.
“Lo hai sentito!” Per qualche strana ragione mi sentii offesa. “E’ quello che voglio fare ogni volta che entro in questo posto!” Sbraitai con le mani all’aria. Sbuffai, portandomi una ciocca dietro l’orecchio.
“Sai, ti preferisco da ubriaca.” Disse, a pochi centimetri da me, così pochi che potevo sentire il suo respiro. “Sei molto più sincera.” Sentii il sangue fluire alle gote. Non riuscivo a concentrarmi per bene nello sguardo di Loki, la testa mi girava troppo.
Annuisco in una smorfia. “Anche io mi preferisco da ubriaca.” Tirai su col naso. “Sono più.. animale da festa. Invece.. da sobria sono sempre così.. preoccupata per tutto, e.. insicura!” Urlai spaventata l’ultima parola dato che inciampai un’altra volta sui miei piedi per mancanza di equilibrio, mi aggrappai su Loki e insieme finimmo a peso morto sul letto. Le sue mani erano poggiate sui miei fianchi e le mie mani sui suoi pettorali, pallidi e freddi. Non appena lo guardai negli occhi, le sue mani presero ad accarezzarmi lentamente. Il suo sguardo perforava la mia anima, studiandomi nel profondo. Improvvisamente mi sentii al sicuro, dopo tantissimi mesi, in quel momento non mi sentivo insicura.
“Scusami, Loki.” Aggrottò le sopracciglia e le sue mani si occuparono a tirar lembi della blusa fuori dai pantaloni di cuoio.
“Per cosa?” Domandò con dolcezza.
“Per.. le prostitute.. dell’altra volta.” Abbassai gli occhi, mi era difficile guardarlo mentre ricordavo quell’aneddoto.
“Infondo non sei così ubriaca.” Le sue mani si infiltrarono all’interno della blusa, accarezzando la mia pelle nuda. Brividi di caldo attraversarono tutto il mio corpo, scuotendolo di pura eccitazione per quel momento così intimo.
“Mi perdoni?” Gli chiesi, portando le mie dita a giocare con i suoi capelli corvini.
“Solo se mi baci.” Per un attimo lo guardai titubante. Nei suoi occhi percepivo lo stesso desiderio che c’era dentro di me. Mi avvicinai timidamente a lui, feci sfiorare i nostri nasi.
“E cosa succede se non lo faccio e ascolto la parte ragionevole in me?” Le sue mani mi spinsero verso il suo corpo e percepii sul ventre il suo desiderio di me fra i pantaloni.
“Sarò costretto a fare così..” Con sensualità, la sua mano percorse tutto il mio busto, fermandosi su un mio seno, stringendolo.
Quel suo tocco fu l’estasi ai cancelli dell’Inferno.
In un attimo le nostre labbra si plasmarono in un’unica cosa. Non fu qualcosa di dolce o passionale, fu esigente, come se le nostre bocche avessero sofferto d’astinenza l’una dell’altra per molto tempo. Solo quando Loki mi spinse sotto di sé mi resi conto di cosa stessi facendo. Non davo la colpa all’alcol asgardiano per quel bacio, perché lo avrei fatto comunque, perché lui era il respiro della mia anima e senza di lui non esistevo.
Restammo sdraiati così per ore, a noi bastava anche solo quello. Ma la parte più bella fu quando mi addormentai fra le sue braccia, finalmente con quella sensazione di protezione marchiata nella pelle.




 
          °    °
 


Adesso comprendeva tutto.
Quei silenzi, quella smorfia di dolore sulle sue labbra, quell’imbarazzo quando si parlava di quell’uomo misterioso…
Mai avrebbe immaginato una cosa simile.
Il cuore di Persefone era stretto in una morsa dolorosa, sentiva il sangue pulsarle alle tempie e le dita tremare per il nervosismo.
I suoi piedi non sapevano dove stavano andando, ma la sua mente individuava un unico luogo. Sentiva solo i passi ovattati dei suoi sandali sul marmo.
La rabbia, la delusione, il risentimento e la sete di vendetta le stavano perforando l’anima. Voleva andare da quel dio, risvegliare la sua magia, a lungo celata, e ucciderlo, urlargli di come le aveva rovinato l’esistenza, che a causa sua lei non aveva più una madre, che a causa sua la storia si stava ripetendo. Ma non lo avrebbe permesso, questa volta lo avrebbe fermato.
Lo giurò su Andromeda, sulla madre perduta.
Quando arrivò davanti alle stanze, le guardie le si pararono davanti, sbarrandole la strada.
“Non avete il permesso di aggirarvi qui. E’ pericoloso.” Non appena incontrarono gli occhi nero pece dell’alae, sguainarono le spade; ma non ebbero nemmeno il tempo di attaccare che Persefone, fuori di sé, alzò una mano verso di loro e un’onda d’urto, dallo strano colore verdastro, fece volare i due all’indietro, battendo le teste così forte che si udirono le ossa del collo spezzarsi come fragili ramoscelli.
Si avvicinò alla porta, ma non riuscì ad aprirla. Rimase ad ascoltare le loro voci.

 “Mi perdoni?” 
 “Solo se mi baci.”

Con l’intero corpo che tremava per la rabbia, indossò il cappuccio coprendosi completamente il volto, spiegò le ali nere come la sua anima, strappando l’abito e il mantello, e volò verso casa.















Nda.

Hallooooo!!

E' da un po' che non mi faccio sentire, eh? 
Che ne dite, vi piace questo super capitolone? Che ne pensate? Casini in vista, eh sìsì, 'o so.

Voglio TAAAAAAAAANTE recensioni, così so se questa storia, dopo più di un anno è ancora letta da qualcuno ^-^

#angoloSPAM

Sto scrivendo una nuova storia su Thor, si chiama Wahnssin, la potete trovare nel mio profilo (MA DDDAI), vi avviso che è una storia abbastanza complessa e a mio parere, è molto più particolare di questa (già, già T_T)
VI VOGLIO VEDERE PASSARE IN TANTIIIH.


Un bacione a tutti,


alla prossima ;)
  
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