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Autore: StellaBieber98    01/07/2015    5 recensioni
"Cammino lentamente lungo la navata di una piccola chiesa del New Jersey. Il lungo vestito color panna ondeggia tra le mie gambe e per arrivare fino all’altare devo sollevarlo con entrambe le mani, scoprendo i fastidiosissimi tacchi a spillo che non vedo l’ora di togliere, una volta che tutto sarà finito. Tutte le mie risposte sono lì, in fondo a quel corridoio illuminato dalla fioca luce delle candele. “Ci sei quasi, continua a camminare”, mi ripeto a pochi passi dal mio obiettivo. . Mi iniziano a tremare le gambe e faccio uno sforzo quasi titanico per sporgermi oltre il bordo e scoprire la ragazza che giace lì dentro. Quando lo faccio sto già piangendo a dirotto e ciò che vedo va oltre ogni limite di immaginazione."
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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CAPITOLO UNO

 

“Voglio delle risposte”

 

 

Mi posiziono vicino al parroco e guardo verso coloro che oggi hanno deciso di partecipare al mio funerale; ai miei occhi appaiono come una macchia indistinta di color nero: i volti abbassati, straziati dal dolore. Li guardo bene, uno ad uno, ma le nere velette mi impediscono di riconoscere almeno un tratto di familiarità in ognuno di loro. Non ricordo molto della mia vita antecedente alla mia morte e per questo motivo molti tra coloro che sono riuniti in questa chiesa mi sembrano degli estranei eppure, a giudicare dalle lacrime, molto probabilmente non lo sono affatto.

Ad un certo punto il parroco invita i fedeli ad alzarsi in piedi ed Alex suona nuovamente la canzone che aveva composto per me. Mi avvicino a lui e lo guardo per qualche istante, come per rievocare un ricordo che riguarda noi ormai sbiadito. Appena incrocio i suoi grandi occhi verdi veno riportata indietro nel tempo, al nostro primo incontro...

 

Scusami”- mi dice un ragazzo dagli occhi verdi dopo aver versato un frullato sul mio vestito primaverile comprato da poche ore. Lo guardo un po' irritata e subito noto le pagliuzze dorate dei suoi occhi che il sole di aprile mette in risalto.

Non preoccuparti”- dico, con un mezzo sorrisetto, ormai più imbarazzata che irritata. Lui sembra estremamente sicuro di se e quando incrocia il mio sguardo, un rosso scarlatto si impossessa delle mie guance. Le mie amiche, che erano venute con me a studiare in quel parchetto verdeggiante dietro il college, mi guardano divertite.

Sono Alexander McPhils comunque, ma puoi chiamarmi Alex”- mi dice porgendomi la mano. Io la stringo e mi presento a mia volta: “Samantha Thompson, Sam per gli amici”. Lui mi sorride e quel contatto tra le nostre mani brucia più di un sole cocente in un deserto.

Vorrei tenerlo imprigionato per sempre nel mio sguardo, mentre una voglia matta di passare altro tempo con lui inizia ad avvamparmi dentro.

Sam, dobbiamo andare!”- esclama Abby, la mia migliore amica da un vita, e a malincuore sono costretta a lasciare la sua mano forte. “Devo andare, ci vediamo in giro.”

Lo spero Sam, lo spero davvero”.

 

 

Quando riapro gli occhi sono nuovamente nella piccola chiesa. Ormai la messa è finita e tutti si avvicinano alla mia bara per dare un ultimo saluto al mio corpo inerme. Io rimango vicino ad Alex, sedendomi sulla panca del pianoforte. Lui guarda lo spartito, leggendo il mio nome scritto in alto al centro del foglio: “Per la mia Sam” recita a bassa voce e, pronunciando il mio nome, china il capo, mentre le lacrime iniziano a rigargli il viso. Alcune ricadono sul pianoforte, bagnandone i tasti neri e bianchi. Mi si strazia il cuore e vorrei tanto abbracciarlo ma, quando provo a farlo, cado giù stramazzando al suolo. Cavolo gli sono passata attraverso! Mi rialzo e istintivamente mi massaggio la natica destra che ha ammortizzato la caduta, per far diminuire il dolore ma in realtà mi rendo presto conto di non avvertirlo. Rimango sorpresa da quell'assenza di umanità in me, ma probabilmente avrei dovuto farci l'abitudine d'ora in poi.

Alex si alza, dirigendosi verso la mia bara. Lo seguo e lo vedo fermarsi per dare le condoglianze alla nonna che lo abbraccia affettuosamente. Lui la stringe forte, come faceva con me quando ero spaventata da qualcosa, mentre lei continua a singhiozzare sul suo petto ripetendo instancabilmente quanto fossi giovane e bella e che non meritavo di morire in questo modo, così piccola. Sentendo le sue parole mi chiedo quanti anni abbia perchè non lo ricordo. Mi avvicino alla me morta, alla ricerca di una data che possa farmi ritornare alla mente qualcosa. Non trovo nulla ma, guardandomi nel mio sonno eterno, mi rendo conto di non avere più di venti anni. La nonna ha ragione: era troppo presto per morire. Alex si sposta al mio fianco e per un istante guarda verso la mia parte come se potesse vedermi, ma in realtà mi accorgo che sta solo osservando il crocifisso alle mie spalle. Poi si volta verso il mio corpo, posandomi un giglio bianco sulle mani giunte. Si abbassa verso il mio orecchio e mi sussurra dolcemente “Buon viaggio dolce Sam”; posa un leggero bacio sulle mie labbra ancora rosee e in quel preciso istante giurerei di aver sentito il suo alito caldo davvero sulla mia bocca di fantasma. Si allontana e la bara viene chiusa. Insieme ad altri ragazzi la carica sulle spalle e il mi corpo viene portato fuori dalla chiesa, mentre un corteo di donne e altri ragazzi lo segue, creando una processione funebre. Io mi aggiungo a loro e una volta usciti dalla chiesa vedo la mia bara che viene caricata in una macchina nera laccata, evidentemente diretta al cimitero. I nonni, mio padre ed Alex salgono a bordo ed io decido di seguirli. Dopo che tutti sono entrati mi fermo davanti alla portiera ormai chiusa e mi concentro, sperando di riuscire ad attraversarla e poi mi lancio attraverso di essa e... sbuco dall'altro lato della macchina. Cavoli! Ci riprovo, ma niente. Lo rifaccio altre tre volte e l'ultima volta, come era prevedibile, cado di nuovo. Mi rialzo e infastidita mi dico che c'è una sola cosa da fare: attaccarmi alla maniglia della portiera. Provo ad afferrarla ma niente, passo anche attraverso gli oggetti. Fantastico! Di bene in meglio!

La macchina mette in moto e parte, lasciandomi indietro. Okay, sarò anche il fantasma più patetico della terra, ma devo arrivare in quel maledetto cimitero. Così non mi resta niente altro da fare che raggiungerlo a piedi.

Cammino per quindici minuti buoni e quei maledetti tacchi mi danno il tormento. Avrei tanto voluto essere morta senza. Inoltre non riesco proprio a capire come mai sia l'unica sensazione umana che riesca a percepire.

Finalmente vedo il grande cancello di bronzo arrugginito in fondo alla strada e affretto il passo per raggiungerlo.

Appena entro, il mio istinto mi dice di girare a sinistra e così faccio. E' come se il mio corpo stesse chiamando la mia anima. Continuo a camminare e vedo un gruppo di persone davanti ad una lapide solitaria: la mia. Mi avvicino, passando attraverso la folla per arrivare avanti. C'è un'iscrizione incisa nel marmo che recita:

 

 

Samantha Thompson

1996-2015

 

 

Ecco quello che cercavo: ho solo diciannove anni!

Alle mie spalle Alex sussurra: “Non riesco a credere che tu sia morta Sam, non mi darò pace fino a quando non avrò delle risposte. Chiunque ti abbia uccisa, pagherà per ciò che ha fatto.”

Già Alex, hai ragione! Anche io voglio delle risposte e le avrò!

 

 

READ ME!

Okay tesori, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Mi rendo conto che la storia sia leggermente piatta ma i colpi di scena ci saranno eccome, dopotutto siamo solo all'inizio! Volevo soltanto precisare che, per quanto riguarda i discorsi diretti, ho avuto dei problemi con le virgolette e ho dovuto mettere per forza quelle in alto, anche se so bene che non si usano per i dialoghi, spero possiate perdonarmi.

Detto questo lasciate qualche recensione se il capitolo vi è piaciuto ed io continuerò. Alla prossima :*

  
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