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Autore: RosalieHale    16/01/2009    4 recensioni
"Guardò fuori dalla finestra [..] e, per l'ennesima volta, sentì quel fastidio, quella tristezza, quella sensazione indefinibile che provava ogni volta che osservava la desolazione nella quale era immerso."
Storia di un antieroe. Storia di un ragazzo, IL ragazzo..
Storia di Jesus of Suburbia.
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, ragazzi! Questa è la prima fanfiction che pubblico su questo sito, e soprattutto è la prima riguardo questo argomento.. Sì, lo so, lo so, nella voce “personaggi” ho scritto Green Day, però no, non ci saranno Billie Joe, Mike e Tré in questa storia, bensì una loro “creazione”. Era da tanto che ci pensavo, e finalmente ho trovato il tempo per cominciare a scrivere un racconto che parli del personaggio più enigmatico ed interessante che io abbia analizzato finora. Parlo, ovviamente, di JOS, Jesus of Suburbia.
Non so ancora cosa ne verrà fuori, ho qualche idea, ma finora sono riuscita a scrivere solo il primo capitolo. Spero vi piaccia.
Scusate la lunga introduzione, era solo per presentarvi la ff, prometto che la prossima sarà brevissima!



***


CAPITOLO 1: "EVERYONE'S SO FULL OF SHIT, BORN AND RAISED BY HYPOCRITES"


Il sole era già molto alto nel cielo, quando Josh aprì gli occhi. Si sentiva le palpebre pesantissime e non riusciva a tenerle alzate per più di pochi secondi, prima di doverle riabbassare a causa della luce accecante che, dalla finestra, illuminava tutta la stanza. Quando finalmente riuscì a mettere a fuoco il soffitto, ritenne di essere abbastanza sveglio per tirarsi su. Pessima idea: dopo aver scostato le lenzuola, cercò di mettersi a sedere. Invano, perché la testa prese a girargli vorticosamente, costringendolo a lasciarsi cadere nuovamente sul cuscino.
-'Fanculo.. MJ e la sua cazzo di festa! Ahia.. Smettila, smettila.. per favore.. falla finita, testa..STA' FERMA!
-Che, ora parli anche con la tua testa?! Cristo, Jo, che spettacolo terrificante..
Una ragazza minuta, dal fisico asciutto, e i lunghi capelli di un rosso innaturale palesemente rovinati da frequenti cambiamenti di tinta, comparve sulla porta e squadrò quel groviglio di braccia, cuscino e coperte dal quale continuavano a provenire imprecazioni, insulti ed anche incomprensibili minacce alla propria testa.
-Chiudi quella bocca, Brit! Vattene, capito?
-Non metterti a darmi ordini, chiaro? La devi smettere, hai solo un paio d'anni più di me, e pensi sempre di essere "l'uomo di casa".. E invece sei solo un ragazzino perennemente ubriaco..!
-E tu sei solo una bambina che gioca a fare la puttana! Ti ho detto di andartene!
-Certo che me ne vado!! 'fanculo..
La sorella uscì dalla stanza sbattendo la porta. Josh si alzò con cautela dal letto massaggiandosi le tempie con le dita. Raccolse un pacchetto di sigarette che trovò per terra e per i successivi minuti si dedicò alla disperata ricerca di un accendino. Mentre allungava un braccio per cercare se ne avesse gettato uno sotto il letto, sentì la porta che si apriva di botto, andando a sbattere con forza contro la parete. Voltò di scatto la testa e una smorfia di dolore gli si dipinse sul volto: la sensazione che qualcuno gli martellasse il cervello ancora non era passata e i movimenti bruschi non l'aiutavano di certo.
-Sei tornato.
La madre lo guardò, con un misto di disprezzo e sollievo dipinti sul volto. Era da due giorni che a casa non si faceva vedere. D'altronde non era poi così strano; era già successo diverse volte che sparisse per qualche giorno, facendosi ospitare da un amico, o da MJ, ragazza che lei tanto detestava, e che in realtà era più simile a com'era stata in un altro tempo, di quanto Josh potesse immaginare e di quanto lei stessa volesse ammettere. E forse era proprio per questo motivo che Susan e Mary Jane non potevano davvero vedersi. La prima perché rivedeva nella ragazza troppo di quanto aveva visto mille e mille volte, anni prima, guardandosi allo specchio, e la seconda perché aveva l'impressione di vedere come sarebbe diventata nel giro di poco, e, nonostante i suoi diciott'anni, aveva già il terrore di invecchiare, perciò non c'era nulla al mondo che la deprimesse di più.
Josh guardò la madre con lo stesso sguardo che poteva leggere nei suoi occhi, ma sul suo viso non c’era traccia di sollievo.. Solo disprezzo. E rabbia.
-Ci vedi ancora.. Complimenti, mà..
-Non usare quel tono!
Per tutta risposta, Josh si girò dall'altra parte, riprendendo a cercare l'accendino. Stava ormai per darlo per disperso, quando le sue dita infine lo afferrarono. Si accese la sigaretta e diede un lungo tiro.
La madre fece due lunghi passi in avanti e gliela strappò dalle labbra.
-Quante cazzo di volte devo dirtelo che non voglio che fumi in camera?! Ma è tanto difficile mantenere un minimo.. un MINIMO di autocontrollo?? Ma cos'hai lì dentro? Sparisci, torni, a scuola chissà da quanto non ci metti piede.. Mi spieghi cosa ne vuoi fare della tua vita?!
-Chissà, forse mi ridurrò a fare il disoccupato cocainomane che non fa niente dalla mattina alla sera se non rompere i coglioni a suo figlio.. Che c'è, mà? Vuoi insegnarmi come si fa per caso?!
Un sorrisetto sadico, privo di allegria, si dipinse sul volto di Josh, mentre osservava la madre e si riprendeva la sigaretta.
Lo schiaffo arrivò con forza sulla guancia del ragazzo, lasciando i segni delle cinque dita di Susan. E se c'era una cosa che Josh non poteva sopportare era l'essere umiliato, in qualunque modo, da lei. Reagì immediatamente: le afferrò il braccio e le diede uno strattone, poi la spinse via con decisione, con rabbia.. La prese per le spalle e la fece indietreggiare fino a farla uscire dalla stanza. Dopodiché le sbattè la porta in faccia e si chiuse a chiave nella sua camera.
Si tolse la sigaretta di bocca, mentre una nuvola di fumo gli usciva dalle narici offuscandogli la vista. Si sedette a terra, sentendo urla provenire dalla stanza accanto. Quella stronza di sua madre aveva trovato su chi sfogare la sua rabbia. Forse la sorella.. o il fratello più piccolo. Ma non gliene fregava nulla. Accese lo stereo e fece partire la musica a tutto volume, alzando sempre più, ogni volta che sentiva picchiare sulla parete in segno di protesta.
Guardò fuori dalla finestra. Vide il loro misero giardinetto, pieno d'erbacce, il cancello rotto dei vicini, una moquette di mozziconi a terra e una moto sventrata nel giardino della casa di fronte. E, per l'ennesima volta, sentì quel fastidio, quella tristezza, quella sensazione indefinibile che provava ogni volta che osservava la desolazione nella quale era immerso. Chiuse gli occhi e, come sempre, si ritrovò ad immaginare come sarebbe stata la sua vita in un altro posto, lontano da lì.. Il rumore di una porta che sbatteva lo riscosse dai suoi pensieri. Aprì gli occhi. Il mondo lì fuori era rimasto il solito schifo mentre lui sognava spiagge sconosciute e quel mare che non aveva mai visto.
Diede l'ultimo tiro, aspirò lentamente il fumo e, trovato un vecchio posacenere sbeccato, spense la sigaretta.

  
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