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Autore: Stephanie86    02/07/2015    10 recensioni
[Emma/Lily || What if]
- Siamo proprio come Thelma e Louise. – continuò Lily, lasciandosi cadere sul materasso, vicino a lei.
- Latitanti?
- No, Emma. – Si tirò su. Era molto divertita. Aveva di nuovo quell’aria incredibilmente astuta. – O meglio, anche. Credo che mi stiano ancora cercando per quella faccenda della rapina. E per altre cose sbagliate che ho fatto.
Emma osservò il ciondolo che Lily portava al collo, la mezzaluna. Si abbinava alla voglia a forma di stella impressa sul suo polso.
- Intendo dire... avventurose. E amiche per sempre, come hai promesso. Ah, ed io sarei Louise, ovviamente.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Let the darkness find his way
From tender womb to darkest tomb...”

 

 
- Quindi... dove stiamo andando esattamente? – domandò Emma.

- Skytop. Dovrebbe esserci un sentiero da queste parti. L’ho sentito dire quando siamo arrivate in città. Magari è coperto dalle erbacce, però...

- Lily...

Il sentiero esisteva. Era stretto, pieno di cunette e quando Lily svoltò all’improvviso, un po’ troppo velocemente, la ruota anteriore della bici sbandò, rischiando di farla finire gambe all’aria. Emma la seguì, facendo più attenzione.

Udì il rombo del tuono, simile al rumore di un treno merci che attraversa il cielo. Poi un fulmine si schiantò sul versante opposto di Skytop, il posto verso il quale Lily si stava dirigendo. Il cielo era tetro, le nuvole temporalesche avrebbero ben presto riversato fiumi di pioggia su di loro. I pini e i rami degli alberi si piegavano sotto la forza del vento, che aumentava di intensità a mano a mano che loro proseguivano verso la meta.

- Lily... spero che tu sappia cosa stai facendo. Tra poco pioverà – osservò Emma, raggiungendola.

Le biciclette, ovviamente rubate, che stavano usando non erano certo nuove. Quella di Emma era imbrattata di fango e quella dell’amica era scrostata in più punti, tanto che ormai nessuno avrebbe potuto indovinare quale fosse il colore originale.

- Sì, Emma. Lo so – rispose Lily, scostandosi dal viso ciocche di capelli scuri che volavano in ogni direzione, frustate dal vento.

Alla fine del sentiero c’era un cartello: CENTRO TURISTICO. TEMPORANEAMENTE CHIUSO. VIETATO L’INGRESSO AI NON ADDETTI. 

- Stiamo andando al centro turistico? – domandò Emma, sollevando un sopracciglio.

- Non al centro. Skyop è vicino. C’è una cosa che voglio farti vedere. – Lily elargì uno dei suoi sorrisi che significavano: ‘aspetta e vedrai’. Il sorriso furbo di chi sperava di sorprenderti. Le aveva rivolto un sorriso simile quando i loro occhi si erano incrociati per la prima volta in un corridoio di un supermarket a Hopkins, nel Minnesota. Emma stava pensando di rubare qualcosa da mangiare e Lily era là ad osservarla. E l’aveva salvata, naturalmente. Le aveva coperto le spalle. Pareva successo un’eternità prima, invece... in fin dei conti era solo anno che scappavano. Erano ben lontane dal Minnesota, ormai, lontane da quegli assistenti sociali pronti ad acciuffarle per darle in affidamento a qualche famiglia che poi si sarebbe stufata di loro.

“Possiamo scappare insieme”, le aveva detto Lily, sporgendosi dal finestrino di un’auto e tendendole un biglietto sul quale aveva scritto il suo numero.

Emma ci aveva pensato a lungo, dopo averle dato il benservito. Per giorni e giorni. Aveva dovuto pensarci perché Lily le aveva mentito, dicendole di non avere una famiglia, quando in realtà ne aveva una.

“Odio casa mia. Mi sento invisibile”.

La sua mente aveva tentennato. Da una parte avrebbe voluto cercarla, dall’altra non si fidava per colpa di quella bugia.

“Pensavo fossi come me”.

“Io sono come te, Emma”.

Era stata affidata ad un’altra famiglia. E una sera aveva ritrovato Lily. Nascosta nel suo garage. Erano successe un mucchio di altre cose. Ma poi...

“È come se fossi immersa nell’oscurità... ma quando ci sei tu, tutto è più luminoso”.

Forse avrebbe dovuto dar retta alla parte razionale, quella arrabbiata e delusa per ciò che Lily aveva fatto. Invece aveva prevalso la parte irrazionale. La parte che non riusciva a togliersi dalla testa gli occhi disperati di Lily, gli occhi che gridavano aiuto. Che gridavano “resta con me, ti prego, non sopporto questo posto, queste persone, questa vita. Io sono come te. Non ho ti mentito”.

“Emma, ti prego, non andartene di nuovo. Ti sto supplicando...”

- E non ci bagneremo. – aggiunse Lily. Scese dalla bici perché ormai era diventato troppo faticoso pedalare. La salita era sempre più ripida.

Ancora la voce del tuono: un rombo potente. Emma scrutò il cielo color pece. L’aria era ancora calda contro le guance. Non appena si fosse raffreddata, avrebbe cominciato a piovere.

- Andiamo. – la incitò Lily, riprendendo il cammino.

 

***

 

“And if it sees the light of day
On distant shores where shadows loom...

 

 Si addentrarono fra gli alberi. I rami danzavano sopra le loro teste ed era una danza caotica, scoordinata, controllata dalle raffiche impetuose. Le foglie si sollevavano e vorticavano o venivano strappate dai rami con ferocia. Le nuvole erano livide e mentre Emma si chiedeva quanto ancora mancasse a ciò che Lily voleva mostrarle rimbombò un altro tuono e tre fulmini saettarono giù da ventri gonfi di pioggia.

Emma sobbalzò.

Lily si fermò di colpo. Quando aprì la bocca per parlare la sua voce voleva essere rassicurante, ma i suoi occhi erano leggermente sgranati. – Non preoccuparti. È sicuro.

- Che cosa diavolo c’è qui di tanto interessante?

- C’è... un palo. Un’antenna, sai. Attira i fulmini. Guarda, è là. – Alla svolta successiva indicò con l’indice un punto davanti a loro. Anche se non ce ne sarebbe stato bisogno.

Skytop, come lo chiamavano da quelle parti, era uno sperone di granito molto alto in cima al quale faceva bella mostra di sé un’asta di ferro che sembrava sul punto di toccare le nuvole per squarciarle. Sulla sinistra il bosco, sulla destra c’era un rudere pericolante e coperto di graffiti, che un tempo qualcuno doveva aver chiamato baita.

- Beh, ma... come hai fatto a scoprire questo posto? Ci sei venuta da sola prima di portare anche me, vero? – disse Emma, sbalordita.

L’aria era diventata più densa. Spessa. Carica di aspettative e di mistero. Era la stessa aria che tirava in quei film d’azione, giusto un attimo prima che il conto alla rovescia termini per lasciare il posto all’esplosione della bomba.

- No, certo che no. Ne ho sentito parlare. Ho dato un’occhiata al sentiero prima di venirci, tutto qui... – Sorrise, ma gli occhi scurissimi erano seri e vigili.

Sai che è una cazzata. Certo che ci sono venuta.

Con il tempo Emma aveva sviluppato un certo superpotere. Un superpotere che le permetteva di capire quando qualcuno stava mentendo. Lily mentiva, era brava quando si trattava di dire bugie. Non più tanto brava per lei, ma lo era in generale. Ormai la conosceva fin troppo bene.

Ed Emma stava giusto per replicare, quando la folgore squarciò le nubi e piombò giù dal cielo come scagliata dalla mano di un gigante invisibile. Le sue parole divennero un grido e Lily allungò una mano per afferrare saldamente la sua. Le venne la pelle d’oca. Le sue dita si intrecciarono a quelle dell’amica.

- Lily, io credo... – cominciò Emma.

Poi un secondo fulmine colpì il palo di ferro e fu costretta a sollevare l’altro braccio e a chiudere gli occhi.

- Emma... – disse Lily qualche secondo dopo.

Riaprì gli occhi e si accorse che l’asta in cima a Skytop brillava. Era rosso fuoco. Uno spettacolo strano, inquietante, che forse aveva anche un che di maligno e di terribilmente affascinante.

Subito dopo arrivò il rombo possente del tuono. Chicchi di grandine cominciarono a cadere alla spicciolata.

Lily la prese per il polso e la trascinò fino alla baita malandata. Così malandata che Emma si chiese se non sarebbe stata spazzata via dal vento. O se loro non sarebbero state trasportate via.

Lily ruppe il vetro di una finestra, infilò dentro la mano e riuscì in qualche modo ad aprire la porta. Doveva essere stato semplice, visto che il legno appariva mangiato dai tarli. Forse sarebbe bastata una spallata per buttarla giù.

Una folata strappò quasi la porta dalle mani di Emma. Spinsero insieme per richiuderla. Lo scheletro di legno della casa cigolava.

Con le spalle ancora contro il legno della porta, Emma girò la testa per guardarla. Lily era pallida, con gli occhi spalancati e brillanti. Aveva ancora i capelli legati in una coda alta, ma altre ciocche erano sfuggite e le spiovevano sul viso. Emma, invece, li portava sciolti ed era sicura che fossero un disastro. Lily le scostò alcuni ciuffi, sistemandoglieli alla meno peggio.

- Avresti dovuto raccoglierli – osservò.

- Se mi avessi anticipato dov’eravamo dirette l’avrei anche fatto. – rispose. Poi Emma afferrò il suo laccio e glielo tolse. I capelli le ricaddero sulle spalle.

Un fulmine illuminò di nuovo il cielo e l’interno della baita. Lily si spostò vicino alla finestra per guardare fuori.

- Oh, cazzo, Emma. Vieni a vedere.

- Cosa?

Non avevano assistito al secondo attacco del temporale contro l’asta di Skytop, ma i risultati erano portentosi. Globi infuocati rimbalzarono e rotolarono lungo il pendio sassoso. Scomparvero lentamente, uno per uno.

- Fuochi di Sant’Elmo – disse Lily.

- È incredibile.

La grandine si trasformò presto in un acquazzone, che inondò le finestre e cancellò la vista di Skytop. Tuttavia il palo, ripetutamente toccato dai fulmini, lanciava barbagli blu, azzurrini e purpurei. Infine si scoloriva per essere centrato di nuovo.

Emma si girò per dire qualcosa a Lily, forse per ringraziarla di averla condotta in quel posto, di aver pensato che quello spettacolo terrificante potesse piacerle... e si bloccò.

Anche Lily la stava fissando e i suoi occhi, illuminati dai fulmini come l’antenna in cima allo sperone di granito, non le parvero più semplicemente scuri.

Erano neri. Neri come onice.

Poi cambiarono ancora e non furono più neri, ma pieni di fuoco. Quasi stessero per emettere lingue di fiamma. Fuochi di Sant’Elmo simili a quelli che rotolavano giù dalla vetta di Skytop.

Quasi fossero gli occhi di un drago pronto a sputare una fiammata che avrebbe raso al suolo quel rifugio scricchiolante.

Poi l’impressione passò. Lo sguardo di Lily tornò normale.

- Cosa c’è?

Profondamente scossa, Emma strinse le labbra. – Niente. Non c’è niente.

- Ti fa paura il temporale?

- Certo che no!

Doveva essere stata colpa della luce. Del bagliore dei lampi. Gli occhi di Lily non avevano assolutamente nulla di strano.

 

***

 

“Then let no magic give it form...”

 

 
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto. – disse Lily, poco dopo.

- Ah, lo sapevi?

- Sì. Ed è vero. Insomma... ci sono già venuta qui e non solo a dare un’occhiata al sentiero. Volevo capire se ne valesse davvero la pena. Volevo che la mia sorpresa ti piacesse e fosse diversa... dalle solite sorprese.

- E a che cosa devo questa sorpresa? Non credo che oggi sia il mio compleanno.

- No.

La pioggia era ancora molto intensa e scrosciava contro i vetri del rifugio. Ogni tanto i lampi screziavano il cielo, ma il temporale stava perdendo forza.

- Non lo è. Ma non è nemmeno un giorno qualunque. – continuò Lily.

Emma sollevò un sopracciglio.

- Un anno fa mi hai detto che saresti venuta con me. Alla fermata dell’autobus, ricordi?

- Hai tenuto il conto?

- Sì. Ovvio. Tengo sempre il conto delle cose speciali che mi accadono. Anche perché non sono molte. – Nella penombra del rifugio gli occhi di Lily erano neri. Non pieni di fiamme, ma semplicemente neri. Calmi. La scrutavano.

Emma si sentì affluire il sangue alle guance. Non disse niente. Pensò solo che le piaceva il modo in cui Lily la guardava. Come se lei fosse l’unica in grado di comprenderla davvero. Come se fosse l’unica in grado di starle vicino.

“È come se fossi immersa nell’oscurità... ma quando ci sei tu, tutto è più luminoso”.

Emma si rendeva conto che nessuno l’aveva mai guardata così. Non aveva incontrato nessuno capace di riporre in lei la propria fiducia, nessuno che tenesse a lei al punto tale da ricordarsi del giorno in cui aveva deciso di mollare tutto per seguirla. Se ci pensava bene, nessuno le aveva mai fatto una simile sorpresa. Le sorprese... erano sempre state brutte.

- Beh... grazie – si decise a rispondere, alla fine.

- Sempre meglio stare con me che con quella famigliola che nemmeno ti considerava – aggiunse Lily.

- Veramente mi consideravano. Sono stati gentili.

- Se lo dici tu, Ruotina.

- Non chiamarmi Ruotina! – Emma alzò la voce e le riservò un’occhiataccia.

- Beh, non è colpa mia se eri una Ruotina.

- E tu sei un mostro!

 
***

 

And work no curse
Nor magic worse...”

 

 Intorno a loro il suono dell’acqua che scorreva era vivace, quasi la terra stesse bisbigliando. Lily era semisdraiata su un divanetto malconcio e spinto contro una parete. Emma sedeva a gambe incrociate su un vecchio materasso.

“E tu sei un mostro!”.

E pensò che non sarebbe stata la prima volta, se lei e Lily si fossero prese per i capelli. Pensò che forse aveva proprio esagerato, ma mantenne l’aria risentita, aspettandosi che Lily reagisse in qualche modo.

Non sorrideva più. Quello era certo. Era mortalmente seria. – Potrebbe essere vero. Anche se nel mio caso sarebbe meglio dire “maledetta”.

- Oh, dai, non ricominciare con questa storia!

“È come se fossi maledetta... o qualcosa del genere”.

“Qualunque cosa faccia nella mia vita... è sbagliata”.

Il tuono rumoreggiò ancora. Un sordo brontolio, come se il cielo fosse ormai stanco e annoiato. La discesa di granito, lungo la quale erano rotolati i globi infuocati, si era trasformata in un fiume in piena.

Lily ignorò il commento e si alzò. – Vedi? Stiamo proprio bene, insieme. Devi ammettere che da quando abbiamo deciso di scappare la mia vita non sembra più andare a rotoli e la tua... è un po’ più allegra. E non sei più la Ruotina di nessuno.

Ed era anche diventata più brava quando si trattava di rubare. Non aveva più l’aria poco disinvolta che aveva il giorno in cui aveva incrociato Lily nel corridoio di quel supermercato.

- Siamo proprio come Thelma e Louise. – continuò Lily, lasciandosi cadere sul materasso, vicino a lei.

- Latitanti?

- No, Emma. – Si tirò su. Era molto divertita. Aveva di nuovo quell’aria incredibilmente astuta. – O meglio, anche. Credo che mi stiano ancora cercando per quella faccenda della rapina. E per altre cose sbagliate che ho fatto.

Emma osservò il ciondolo che Lily portava al collo, la mezzaluna. Si abbinava alla voglia a forma di stella impressa sul suo polso.

- Intendo dire... avventurose. E amiche per sempre, come hai promesso. Ah, ed io sarei Louise, ovviamente.

- Perché tu dovresti essere Louise?

- Perché sono più vecchia di te.

- Abbiamo la stessa età.

- No, sono più grande di qualche mese.

Emma roteò gli occhi. – D’accordo. E?

- E... se qualcuno cercasse di farti del male, di certo gli sparerei. – Continuava a sembrarle divertita, ma non era più così convinta che stesse scherzando.

No, non scherza.

Emma sapeva benissimo che Lily aveva una pistola. Non aveva idea di come avesse fatto a procurarsela, ma ce l’aveva. Emma l’aveva presa in mano, una volta e l’aveva puntata dinanzi a sé. Era scarica, ma era certa che Lily avesse anche i proiettili, da qualche parte.

“Se qualcuno cercasse di farti del male, di certo gli sparerei”.

Come una sera di qualche settimana prima, in un locale fumoso di una cittadina del Maine simile a quella in cui si trovavano in quei giorni. Non aveva sparato a nessuno, ma quando un ragazzo si era avvicinato ad Emma e aveva cominciato a darle fastidio, Lily aveva ben pensato di regalargli un pugno in faccia, scaraventandolo giù dallo sgabello. Il proprietario si era lanciato contro di loro, gridando improperi, cosa che aveva spinto le due ragazze a filarsela.

- Credo che sparerei anch’io – osservò Emma.

- Io sparerei... senza il credo. Al massimo lo avviserei una volta. – Lily sollevò le spalle, come se ciò che aveva appena detto non fosse niente di importante.

Il ragazzo del pub non l’hai avvisato, però.

Emma cercò qualcosa da dire. – Non... non ce ne sarà bisogno. So difendermi anche da sola.

- Parlo di un’eventualità. Senza contare che avremmo bisogno di una macchina. Magari una Ford Thunderbird.

- Troveremo una macchina. Gialla.

- Gialla? Perché non nera? O rossa?

- Mi piace il giallo.

Lily parve rifletterci qualche istante. – D’accordo. Vada per il giallo. Appena troveremo una macchina gialla, sarà nostra.

- Bene. Evitiamo di ritrovarci sull’orlo di un precipizio a ridosso del Grand Canyon.

- Oh, non ti piacerebbe vedere il Grand Canyon?

- Sì, se non abbiamo la polizia alle costole. – Emma si figurò lei e Lily in una vecchia Ford Thunderbird inseguite da un folte gruppetto di auto con le sirene blu accese. Non uno scenario impossibile considerando che erano due ragazze minorenni, a corto di soldi e senza un posto fisso in cui vivere. – Quindi... da qualche parte ci sarà Brad Pitt ad aspettarmi?

- Non ti serve un Brad Pitt. E poi qualcosa mi dice che li preferisci mori.

Emma non commentò.

Lily sorrise. Poi abbassò gli occhi e allungò una mano, afferrandole il polso. Le scostò la manica della maglia.

- Cosa fai? – chiese Emma.

- Dobbiamo ripassarla – Lily si sporse per afferrare lo zaino e lo aprì. Frugò per qualche istante e poi estrasse un pennarello nero dalla punta fine. Tolse il tappo con i denti e si chinò in avanti, concentrandosi su ciò che rimaneva della stella disegnata sulla pelle di Emma. Ripassò i contorni con attenzione, così come faceva tutte le volte che si accorgeva che il simbolo stava svanendo. Era estremamente importante, per Lily, che la stella fosse sempre in evidenza sul polso dell’amica.

- Ecco – concluse Lily, quando ebbe finito. Inclinò la testa di lato, osservando la sua opera. Il suo pollice sfiorò le linee nere che si univano per formare l’immagine speculare della sua voglia.

 

***

 

“On innocents of mortals born”

 

 
Il temporale si esaurì nel giro di qualche ora.

Emma e Lily attesero che smettesse di piovere, poi uscirono dalla baita e recuperarono le biciclette malconce, abbandonate vicino ad un pino. Emma sollevò lo sguardo, lanciando un’ultima occhiata a Skytop e ripensando ai globi infuocati che rotolavano lungo il pendio di granito.

Ripensando ai fulmini che squarciavano le nubi e colpivano l’asta, rendendola di un rosso maligno e splendente.

Ripensando alle fiamme negli occhi di Lily. A quanto fosse stato inquietante e ipnotizzante tutto lo spettacolo.

Lily si legò di nuovo i capelli.

“Siamo proprio come Thelma e Louise”.

- La macchina la ruberò io – disse Emma, all’improvviso, accomodandosi in sella.

- Eh?

- La macchina di cui abbiamo bisogno, Lily. La ruberò io.

- Sei sicura di non volere una mano?

- Beh... al massimo puoi... tenere d’occhio la situazione mentre lo faccio. Coprirmi le spalle.

Lily ammiccò, soddisfatta. – Lo sai che puoi contare su di me. Sempre.

Emma lo sapeva.

- Ci pensi mai? – chiese, dopo qualche minuto di silenzio.

Lily batté le palpebre. - A cosa?

- A casa tua. Sai, alla tua famiglia adottiva e a tutto il resto...

- Mi stai chiedendo se mi mancano? – La fissava come se Emma le avesse appena raccontato una barzelletta.

- Non se ti mancano... solo se ci pensi.

- Sei proprio strana, a volte, lo sai? – le fece notare Lily. – E comunque no, non ci penso più di tanto. Non era la mia famiglia. Mi sentivo invisibile là dentro. Al massimo potevano interessarmi le carte di credito quando avevo voglia di andare a farmi un giro...

Emma si morse un labbro. – Certo.

- Mi basta avere te. Così riesco a comportarmi bene. Beh, più o meno.

Percorsero nuovamente la stradina stretta e piena di buche che avevano percorso per raggiungere Skytop.

Alla fine del sentiero scesero dalla biciclette. Un uomo stava osservando una cartina proprio a pochi metri dal punto in cui iniziava la salita. Quando vide le due ragazze, sorrise.

- Quindi esiste questo sentiero! Pensavo di essermi sbagliato – disse.

- Esiste, sì. È solo un po’ nascosto. – rispose Emma.

L’uomo aveva i capelli lunghi e grigi. Il viso rugoso era incorniciato da una folta barba bianca. Aveva un’aria cordiale e sembrava il tipico viaggiatore solitario.

- Non ci saranno altri temporali per il momento – osservò Lily.

Ha un’aria da stregone, ecco, si disse Emma. Da Mago Merlino o qualcosa di simile.

- Non è un problema. Sono venuto solo a dare un’occhiata. Immagino che quello di oggi sia stato uno bello spettacolo.

- Lo è stato. – rispose Emma.

Lui annuì e non si trattenne oltre. Lei e Lily lo osservarono aggiustarsi lo zaino in spalla e imboccare il sentiero.

- Non hai avuto l’impressione di averlo già visto? – domandò Lily, con la fronte aggrottata.

- Non mi sembra. Ma forse l’abbiamo davvero già visto. Questa città è un buco.

- Già. E forse prima ce ne andiamo, meglio è. Sai, per non dare troppo nell’occhio. Siamo come Thelma e Louise, no?

Emma si voltò a guardarla, ripensando a tutti quei fulmini che colpivano l’asta in cima allo sperone di granito. Ripensando alla strana sorpresa di Lily e anche al fatto che si fosse ricordata del giorno in cui lei aveva deciso di seguirla nonostante tutto ciò che era successo.

Istintivamente Emma si protese verso di lei e le mise un braccio intorno alle spalle, stringendola contro di sé. Stupendosi di ciò che stava facendo, perché non l’aveva mai fatto da quando si conoscevano.

Dopo un istante Lily ricambiò lo stretta.

 

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Angolo autrice:

 

Ecco un’altra one shot su una delle ship che mi piacciono di più, ovvero la SwanStar (nome ideato da una accanita fan di Once proprio come me).

Ovviamente ci sono diversi riferimenti al film “Thelma e Louise”, mentre Skytop e lo spettacolo temporalesco sono elementi presenti in alcune scene di un romanzo di Stephen King, Revival. Proprio leggendolo ho avuto l’idea per questa piccola storia, che vuole essere un omaggio al rapporto Emma/Lily, anche se nella serie non è andata così. ^_^

I versi citati all’inizio di ogni paragrafo compongono l’incantesimo che l’Apprendista ha eseguito per trasferire l’oscurità da Emma a Lily. Essendo una cosa che accompagna entrambe per tutta la vita, ho voluto citarlo dentro al racconto.


   
 
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