“Let the darkness find his way
From tender womb to darkest tomb...”
-
Quindi... dove stiamo andando esattamente? –
domandò Emma.
-
Skytop. Dovrebbe esserci un sentiero da queste parti. L’ho
sentito dire quando
siamo arrivate in città. Magari è coperto dalle
erbacce, però...
-
Lily...
Il
sentiero esisteva. Era stretto, pieno di cunette e quando Lily
svoltò
all’improvviso, un po’ troppo velocemente, la ruota
anteriore della bici
sbandò, rischiando di farla finire gambe all’aria.
Emma la seguì, facendo più
attenzione.
Udì
il rombo del tuono, simile al rumore di un treno merci che attraversa
il cielo.
Poi un fulmine si schiantò sul versante opposto di Skytop,
il posto verso il
quale Lily si stava dirigendo. Il cielo era tetro, le nuvole
temporalesche avrebbero
ben presto riversato fiumi di pioggia su di loro. I pini e i rami degli
alberi
si piegavano sotto la forza del vento, che aumentava di
intensità a mano a mano
che loro proseguivano verso la meta.
-
Lily... spero che tu sappia cosa stai facendo. Tra poco
pioverà – osservò Emma,
raggiungendola.
Le
biciclette, ovviamente rubate, che stavano usando non erano certo
nuove. Quella
di Emma era imbrattata di fango e quella dell’amica era
scrostata in più punti,
tanto che ormai nessuno avrebbe potuto indovinare quale fosse il colore
originale.
-
Sì, Emma. Lo so – rispose Lily, scostandosi dal
viso ciocche di capelli scuri
che volavano in ogni direzione, frustate dal vento.
Alla
fine del sentiero c’era un cartello: CENTRO TURISTICO.
TEMPORANEAMENTE CHIUSO. VIETATO
L’INGRESSO AI NON ADDETTI.
-
Stiamo andando al centro turistico? – domandò
Emma, sollevando un sopracciglio.
-
Non al centro. Skyop è vicino. C’è una
cosa che voglio farti vedere. – Lily
elargì uno dei suoi sorrisi che significavano:
‘aspetta e vedrai’. Il sorriso
furbo di chi sperava di sorprenderti. Le aveva rivolto un sorriso
simile quando
i loro occhi si erano incrociati per la prima volta in un corridoio di
un
supermarket a Hopkins, nel Minnesota. Emma stava pensando di rubare
qualcosa da
mangiare e Lily era là ad osservarla. E l’aveva
salvata, naturalmente. Le aveva
coperto le spalle. Pareva successo un’eternità
prima, invece... in fin dei
conti era solo anno che scappavano. Erano ben lontane dal Minnesota,
ormai,
lontane da quegli assistenti sociali pronti ad acciuffarle per darle in
affidamento a qualche famiglia che poi si sarebbe stufata di loro.
“Possiamo
scappare insieme”, le
aveva detto Lily, sporgendosi dal finestrino di un’auto e
tendendole un
biglietto sul quale aveva scritto il suo numero.
Emma
ci aveva pensato a lungo, dopo averle dato il benservito. Per giorni e
giorni.
Aveva dovuto pensarci perché Lily le aveva mentito,
dicendole di non avere una
famiglia, quando in realtà ne aveva una.
“Odio
casa mia. Mi sento invisibile”.
La
sua mente aveva tentennato. Da una parte avrebbe voluto cercarla,
dall’altra
non si fidava per colpa di quella bugia.
“Pensavo
fossi come me”.
“Io
sono come te, Emma”.
Era
stata affidata ad un’altra famiglia. E una sera aveva
ritrovato Lily. Nascosta
nel suo garage. Erano successe un mucchio di altre cose. Ma poi...
“È
come se fossi immersa
nell’oscurità... ma quando ci sei tu, tutto
è più luminoso”.
Forse
avrebbe dovuto dar retta alla parte razionale, quella arrabbiata e
delusa per
ciò che Lily aveva fatto. Invece aveva prevalso la parte
irrazionale. La parte
che non riusciva a togliersi dalla testa gli occhi disperati di Lily,
gli occhi
che gridavano aiuto. Che gridavano “resta con me, ti prego,
non sopporto questo
posto, queste persone, questa vita. Io sono come te. Non ho ti
mentito”.
“Emma,
ti prego, non andartene di
nuovo. Ti sto supplicando...”
-
E non ci bagneremo. – aggiunse Lily. Scese dalla bici
perché ormai era
diventato troppo faticoso pedalare. La salita era sempre più
ripida.
Ancora
la voce del tuono: un rombo potente. Emma scrutò il cielo
color pece. L’aria
era ancora calda contro le guance. Non appena si fosse raffreddata,
avrebbe
cominciato a piovere.
-
Andiamo. – la incitò Lily, riprendendo il cammino.
***
“And if it sees the light of day
On distant shores where shadows loom...
Emma
sobbalzò.
Lily
si fermò di colpo. Quando aprì
la bocca per parlare la sua voce voleva essere rassicurante, ma i suoi
occhi
erano leggermente sgranati. – Non preoccuparti. È
sicuro.
-
Che cosa diavolo c’è qui di tanto
interessante?
-
C’è... un palo. Un’antenna, sai.
Attira i fulmini. Guarda, è là. – Alla
svolta successiva indicò con l’indice un
punto davanti a loro. Anche se non ce ne sarebbe stato bisogno.
Skytop,
come lo chiamavano da
quelle parti, era uno sperone di granito molto alto in cima al quale
faceva
bella mostra di sé un’asta di ferro che sembrava
sul punto di toccare le nuvole
per squarciarle. Sulla sinistra il bosco, sulla destra c’era
un rudere
pericolante e coperto di graffiti, che un tempo qualcuno doveva aver
chiamato
baita.
-
Beh, ma... come hai fatto a
scoprire questo posto? Ci sei venuta da sola prima di portare anche me,
vero? –
disse Emma, sbalordita.
L’aria
era diventata più densa.
Spessa. Carica di aspettative e di mistero. Era la stessa aria che
tirava in
quei film d’azione, giusto un attimo prima che il conto alla
rovescia termini
per lasciare il posto all’esplosione della bomba.
-
No, certo che no. Ne ho sentito
parlare. Ho dato un’occhiata al sentiero prima di venirci,
tutto qui... –
Sorrise, ma gli occhi scurissimi erano seri e vigili.
Sai
che è una cazzata. Certo che ci sono venuta.
Con
il tempo Emma aveva sviluppato
un certo superpotere. Un superpotere che le permetteva di capire quando
qualcuno stava mentendo. Lily mentiva, era brava quando si trattava di
dire bugie.
Non più tanto brava per lei, ma lo era in generale. Ormai la
conosceva fin
troppo bene.
Ed
Emma stava giusto per replicare,
quando la folgore squarciò le nubi e piombò
giù dal cielo come scagliata dalla
mano di un gigante invisibile. Le sue parole divennero un grido e Lily
allungò
una mano per afferrare saldamente la sua. Le venne la pelle
d’oca. Le sue dita
si intrecciarono a quelle dell’amica.
-
Lily, io credo... – cominciò
Emma.
Poi
un secondo fulmine colpì il
palo di ferro e fu costretta a sollevare l’altro braccio e a
chiudere gli
occhi.
-
Emma... – disse Lily qualche
secondo dopo.
Riaprì
gli occhi e si accorse che
l’asta in cima a Skytop brillava. Era rosso fuoco. Uno
spettacolo strano,
inquietante, che forse aveva anche un che di maligno e di terribilmente
affascinante.
Subito
dopo arrivò il rombo
possente del tuono. Chicchi di grandine cominciarono a cadere alla
spicciolata.
Lily
la prese per il polso e la
trascinò fino alla baita malandata. Così
malandata che Emma si chiese se non
sarebbe stata spazzata via dal vento. O se loro non sarebbero state
trasportate
via.
Lily
ruppe il vetro di una
finestra, infilò dentro la mano e riuscì in
qualche modo ad aprire la porta.
Doveva essere stato semplice, visto che il legno appariva mangiato dai
tarli.
Forse sarebbe bastata una spallata per buttarla giù.
Una
folata strappò quasi la porta
dalle mani di Emma. Spinsero insieme per richiuderla. Lo scheletro di
legno
della casa cigolava.
Con
le spalle ancora contro il
legno della porta, Emma girò la testa per guardarla. Lily
era pallida, con gli
occhi spalancati e brillanti. Aveva ancora i capelli legati in una coda
alta,
ma altre ciocche erano sfuggite e le spiovevano sul viso. Emma, invece,
li
portava sciolti ed era sicura che fossero un disastro. Lily le
scostò alcuni
ciuffi, sistemandoglieli alla meno peggio.
-
Avresti dovuto raccoglierli –
osservò.
-
Se mi avessi anticipato dov’eravamo
dirette l’avrei anche fatto. – rispose. Poi Emma
afferrò il suo laccio e glielo
tolse. I capelli le ricaddero sulle spalle.
Un
fulmine illuminò di nuovo il
cielo e l’interno della baita. Lily si spostò
vicino alla finestra per guardare
fuori.
-
Oh, cazzo, Emma. Vieni a vedere.
-
Cosa?
Non
avevano assistito al secondo
attacco del temporale contro l’asta di Skytop, ma i risultati
erano portentosi.
Globi infuocati rimbalzarono e rotolarono lungo il pendio sassoso.
Scomparvero
lentamente, uno per uno.
-
Fuochi di Sant’Elmo – disse Lily.
-
È incredibile.
La
grandine si trasformò presto in
un acquazzone, che inondò le finestre e cancellò
la vista di Skytop. Tuttavia
il palo, ripetutamente toccato dai fulmini, lanciava barbagli blu,
azzurrini e
purpurei. Infine si scoloriva per essere centrato di nuovo.
Emma
si girò per dire qualcosa a
Lily, forse per ringraziarla di averla condotta in quel posto, di aver
pensato
che quello spettacolo terrificante potesse piacerle... e si
bloccò.
Anche
Lily la stava fissando e i
suoi occhi, illuminati dai fulmini come l’antenna in cima
allo sperone di
granito, non le parvero più semplicemente scuri.
Erano
neri. Neri come onice.
Poi
cambiarono ancora e non furono
più neri, ma pieni di fuoco. Quasi stessero per emettere
lingue di fiamma.
Fuochi di Sant’Elmo simili a quelli che rotolavano
giù dalla vetta di Skytop.
Quasi
fossero gli occhi di un drago
pronto a sputare una fiammata che avrebbe raso al suolo quel rifugio
scricchiolante.
Poi
l’impressione passò. Lo sguardo
di Lily tornò normale.
-
Cosa c’è?
Profondamente
scossa, Emma strinse
le labbra. – Niente. Non c’è niente.
-
Ti fa paura il temporale?
-
Certo che no!
Doveva
essere stata colpa della
luce. Del bagliore dei lampi. Gli occhi di Lily non avevano
assolutamente nulla
di strano.
***
“Then let no magic give it
form...”
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto. –
disse Lily, poco dopo.
-
Ah, lo sapevi?
-
Sì. Ed è vero. Insomma... ci sono
già venuta qui e non solo a dare un’occhiata al
sentiero. Volevo capire se ne
valesse davvero la pena. Volevo che la mia sorpresa ti piacesse e fosse
diversa... dalle solite sorprese.
-
E a che cosa devo questa sorpresa?
Non credo che oggi sia il mio compleanno.
-
No.
La
pioggia era ancora molto intensa
e scrosciava contro i vetri del rifugio. Ogni tanto i lampi screziavano
il
cielo, ma il temporale stava perdendo forza.
-
Non lo è. Ma non è nemmeno un
giorno qualunque. – continuò Lily.
Emma
sollevò un sopracciglio.
-
Un anno fa mi hai detto che
saresti venuta con me. Alla fermata dell’autobus, ricordi?
-
Hai tenuto il conto?
-
Sì. Ovvio. Tengo sempre il conto
delle cose speciali che mi accadono. Anche perché non sono
molte. – Nella
penombra del rifugio gli occhi di Lily erano neri. Non pieni di fiamme,
ma
semplicemente neri. Calmi. La scrutavano.
Emma
si sentì affluire il sangue
alle guance. Non disse niente. Pensò solo che le piaceva il
modo in cui Lily la
guardava. Come se lei fosse l’unica in grado di comprenderla
davvero. Come se
fosse l’unica in grado di starle vicino.
“È
come se fossi immersa
nell’oscurità... ma quando ci sei tu, tutto
è più luminoso”.
Emma
si rendeva conto che nessuno l’aveva mai guardata
così. Non aveva incontrato
nessuno capace di riporre in lei la propria fiducia, nessuno che
tenesse a lei
al punto tale da ricordarsi del giorno in cui aveva deciso di mollare
tutto per
seguirla. Se ci pensava bene, nessuno le aveva mai fatto una simile
sorpresa.
Le sorprese... erano sempre state brutte.
-
Beh... grazie – si decise a rispondere, alla fine.
-
Sempre meglio stare con me che con quella famigliola che nemmeno ti
considerava
– aggiunse Lily.
-
Veramente mi consideravano. Sono stati gentili.
-
Se lo dici tu, Ruotina.
-
Non chiamarmi Ruotina! – Emma alzò la voce e le
riservò un’occhiataccia.
-
Beh, non è colpa mia se eri una Ruotina.
-
E tu sei un mostro!
***
And work no curse
Nor magic worse...”
“E
tu sei un mostro!”.
E
pensò che non sarebbe stata la prima volta, se lei e Lily si
fossero prese per
i capelli. Pensò che forse aveva proprio esagerato, ma
mantenne l’aria
risentita, aspettandosi che Lily reagisse in qualche modo.
Non
sorrideva più. Quello era certo. Era mortalmente seria.
– Potrebbe essere vero.
Anche se nel mio caso sarebbe meglio dire
“maledetta”.
-
Oh, dai, non ricominciare con questa storia!
“È
come se fossi maledetta... o
qualcosa del genere”.
“Qualunque
cosa faccia nella mia
vita... è sbagliata”.
Il
tuono rumoreggiò ancora. Un sordo brontolio, come se il
cielo fosse ormai
stanco e annoiato. La discesa di granito, lungo la quale erano rotolati
i globi
infuocati, si era trasformata in un fiume in piena.
Lily
ignorò il commento e si alzò. – Vedi?
Stiamo proprio bene, insieme. Devi
ammettere che da quando abbiamo deciso di scappare la mia vita non
sembra più
andare a rotoli e la tua... è un po’
più allegra. E non sei più la Ruotina di
nessuno.
Ed
era anche diventata più brava quando si trattava di rubare.
Non aveva più
l’aria poco disinvolta che aveva il giorno in cui aveva
incrociato Lily nel
corridoio di quel supermercato.
-
Siamo proprio come Thelma e Louise. – continuò
Lily, lasciandosi cadere sul
materasso, vicino a lei.
-
Latitanti?
-
No, Emma. – Si tirò su. Era molto divertita. Aveva
di nuovo quell’aria
incredibilmente astuta. – O meglio, anche. Credo che mi
stiano ancora cercando
per quella faccenda della rapina. E per altre cose sbagliate che ho
fatto.
Emma
osservò il ciondolo che Lily portava al collo, la mezzaluna.
Si abbinava alla
voglia a forma di stella impressa sul suo polso.
-
Intendo dire... avventurose. E amiche per sempre, come hai promesso.
Ah, ed io
sarei Louise, ovviamente.
-
Perché tu dovresti
essere Louise?
-
Perché sono più vecchia di te.
-
Abbiamo la stessa età.
-
No, sono più grande di qualche mese.
Emma
roteò gli occhi. – D’accordo. E?
-
E... se qualcuno cercasse di farti del male, di certo gli sparerei.
–
Continuava a sembrarle divertita, ma non era più
così convinta che stesse
scherzando.
No,
non scherza.
Emma
sapeva benissimo che Lily aveva una pistola. Non aveva idea di come
avesse
fatto a procurarsela, ma ce l’aveva. Emma l’aveva
presa in mano, una volta e
l’aveva puntata dinanzi a sé. Era scarica, ma era
certa che Lily avesse anche i
proiettili, da qualche parte.
“Se
qualcuno cercasse di farti del
male, di certo gli sparerei”.
Come
una sera di qualche settimana prima, in un locale fumoso di una
cittadina del
Maine simile a quella in cui si trovavano in quei giorni. Non aveva
sparato a
nessuno, ma quando un ragazzo si era avvicinato ad Emma e aveva
cominciato a
darle fastidio, Lily aveva ben pensato di regalargli un pugno in
faccia,
scaraventandolo giù dallo sgabello. Il proprietario si era
lanciato contro di
loro, gridando improperi, cosa che aveva spinto le due ragazze a
filarsela.
-
Credo che sparerei anch’io – osservò
Emma.
-
Io sparerei... senza il credo. Al
massimo lo avviserei una volta. – Lily sollevò le
spalle, come se ciò che aveva
appena detto non fosse niente di importante.
Il
ragazzo del pub non l’hai
avvisato, però.
Emma
cercò qualcosa da dire. – Non... non ce ne
sarà bisogno. So difendermi anche da
sola.
-
Parlo di un’eventualità. Senza contare che avremmo
bisogno di una macchina. Magari
una Ford Thunderbird.
-
Troveremo una macchina. Gialla.
-
Gialla? Perché non nera? O rossa?
-
Mi piace il giallo.
Lily
parve rifletterci qualche istante. – D’accordo.
Vada per il giallo. Appena
troveremo una macchina gialla, sarà nostra.
-
Bene. Evitiamo di ritrovarci sull’orlo di un precipizio a
ridosso del Grand
Canyon.
-
Oh, non ti piacerebbe vedere il Grand Canyon?
-
Sì, se non abbiamo la polizia alle costole. – Emma
si figurò lei e Lily in una
vecchia Ford Thunderbird inseguite da un folte gruppetto di auto con le
sirene
blu accese. Non uno scenario impossibile considerando che erano due
ragazze minorenni,
a corto di soldi e senza un posto fisso in cui vivere. –
Quindi... da qualche
parte ci sarà Brad Pitt ad aspettarmi?
-
Non ti serve un Brad Pitt. E poi qualcosa mi dice che li preferisci
mori.
Emma
non commentò.
Lily
sorrise. Poi abbassò gli occhi e allungò una
mano, afferrandole il polso. Le scostò
la manica della maglia.
-
Cosa fai? – chiese Emma.
-
Dobbiamo ripassarla – Lily si sporse per afferrare lo zaino e
lo aprì. Frugò
per qualche istante e poi estrasse un pennarello nero dalla punta fine.
Tolse
il tappo con i denti e si chinò in avanti, concentrandosi su
ciò che rimaneva
della stella disegnata sulla pelle di Emma. Ripassò i
contorni con attenzione,
così come faceva tutte le volte che si accorgeva che il
simbolo stava svanendo.
Era estremamente importante, per Lily, che la stella fosse sempre in
evidenza
sul polso dell’amica.
-
Ecco – concluse Lily, quando ebbe finito. Inclinò
la testa di lato, osservando la
sua opera. Il suo pollice sfiorò le linee nere che si
univano per formare
l’immagine speculare della sua voglia.
***
“On innocents of mortals
born”
Il temporale si esaurì nel giro di
qualche ora.
Emma
e Lily attesero che smettesse
di piovere, poi uscirono dalla baita e recuperarono le biciclette
malconce,
abbandonate vicino ad un pino. Emma sollevò lo sguardo,
lanciando un’ultima
occhiata a Skytop e ripensando ai globi infuocati che rotolavano lungo
il
pendio di granito.
Ripensando
ai fulmini che squarciavano
le nubi e colpivano l’asta, rendendola di un rosso maligno e
splendente.
Ripensando
alle fiamme negli occhi
di Lily. A quanto fosse stato inquietante e ipnotizzante tutto lo
spettacolo.
Lily
si legò di nuovo i capelli.
“Siamo
proprio come Thelma e Louise”.
-
La macchina la ruberò io – disse
Emma, all’improvviso, accomodandosi in sella.
-
Eh?
-
La macchina di cui abbiamo
bisogno, Lily. La ruberò io.
-
Sei sicura di non volere una
mano?
-
Beh... al massimo puoi... tenere
d’occhio la situazione mentre lo faccio. Coprirmi le spalle.
Lily
ammiccò, soddisfatta. – Lo sai
che puoi contare su di me. Sempre.
Emma
lo sapeva.
-
Ci pensi mai? – chiese, dopo
qualche minuto di silenzio.
Lily
batté le palpebre. - A cosa?
-
A casa tua. Sai, alla tua
famiglia adottiva e a tutto il resto...
-
Mi stai chiedendo se mi mancano? –
La fissava come se Emma le avesse appena raccontato una barzelletta.
-
Non se ti mancano... solo se ci
pensi.
-
Sei proprio strana, a volte, lo
sai? – le fece notare Lily. – E comunque no, non ci
penso più di tanto. Non era
la mia famiglia. Mi sentivo invisibile là dentro. Al massimo
potevano
interessarmi le carte di credito quando avevo voglia di andare a farmi
un
giro...
Emma
si morse un labbro. – Certo.
-
Mi basta avere te. Così riesco a
comportarmi bene. Beh, più o meno.
Percorsero
nuovamente la stradina
stretta e piena di buche che avevano percorso per raggiungere Skytop.
Alla
fine del sentiero scesero
dalla biciclette. Un uomo stava osservando una cartina proprio a pochi
metri
dal punto in cui iniziava la salita. Quando vide le due ragazze,
sorrise.
-
Quindi esiste questo sentiero!
Pensavo di essermi sbagliato – disse.
-
Esiste, sì. È solo un po’
nascosto. – rispose Emma.
L’uomo
aveva i capelli lunghi e
grigi. Il viso rugoso era incorniciato da una folta barba bianca. Aveva
un’aria
cordiale e sembrava il tipico viaggiatore solitario.
-
Non ci saranno altri temporali per
il momento – osservò Lily.
Ha
un’aria da stregone, ecco, si
disse Emma. Da Mago Merlino o qualcosa di
simile.
-
Non è un problema. Sono venuto
solo a dare un’occhiata. Immagino che quello di oggi sia
stato uno bello
spettacolo.
-
Lo è stato. – rispose Emma.
Lui
annuì e non si trattenne oltre.
Lei e Lily lo osservarono aggiustarsi lo zaino in spalla e imboccare il
sentiero.
-
Non hai avuto l’impressione di
averlo già visto? – domandò Lily, con
la fronte aggrottata.
-
Non mi sembra. Ma forse l’abbiamo
davvero già visto. Questa città è un
buco.
-
Già. E forse prima ce ne andiamo,
meglio è. Sai, per non dare troppo nell’occhio.
Siamo come Thelma e Louise, no?
Emma
si voltò a guardarla,
ripensando a tutti quei fulmini che colpivano l’asta in cima
allo sperone di
granito. Ripensando alla strana sorpresa di Lily e anche al fatto che
si fosse
ricordata del giorno in cui lei aveva deciso di seguirla nonostante
tutto ciò
che era successo.
Istintivamente
Emma si protese
verso di lei e le mise un braccio intorno alle spalle, stringendola
contro di sé.
Stupendosi di ciò che stava facendo, perché non
l’aveva mai fatto da quando si
conoscevano.
Dopo
un istante Lily ricambiò lo
stretta.
___________________________
Angolo
autrice:
Ecco
un’altra one shot su una delle ship che mi piacciono di
più, ovvero la SwanStar
(nome ideato da una accanita fan di Once proprio come me).
Ovviamente
ci sono diversi riferimenti al film “Thelma e
Louise”, mentre Skytop e lo
spettacolo temporalesco sono elementi presenti in alcune scene di un
romanzo di
Stephen King, Revival. Proprio
leggendolo ho avuto l’idea per questa piccola storia, che
vuole essere un
omaggio al rapporto Emma/Lily, anche se nella serie non è
andata così. ^_^
I
versi citati all’inizio di ogni paragrafo compongono
l’incantesimo che l’Apprendista
ha eseguito per trasferire l’oscurità da Emma a
Lily. Essendo una cosa che
accompagna entrambe per tutta la vita, ho voluto citarlo dentro al
racconto.