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Autore: Mayth    03/07/2015    1 recensioni
In cui Erik lavora come commesso in un negozio di elettronica e Charles è il suo peggiore (o forse migliore) cliente.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Cacophony
 
 
Atto primo.
 
È al telefono.
Cammina per il negozio con un sorriso tirato stampato sul volto, bisbiglia, talvolta copre il microfono del suo telefonino (dev’essere un ultimo modello, super all’avanguardia, con tutte quelle applicazioni inutili che servono solo a decorare lo schermo. La gente può benissimo scegliersi un bel wallpaper e basta). Arriva di fronte agli scaffali dei microonde e sospira come se avesse concluso la maratona della sua vita. È arrivato sulla punta dell’Everest, o quasi. L’interlocutore al telefono gli grida qualcosa, o lo insulta, o fa entrambe le cose, e l’uomo gira gli occhi verso il soffitto e si morde il labbro inferiore. Sembra si stia mettendo in posa per un calendario, ma in realtà è solo pieno di esasperazione – ed Erik ne ha visti così tanti come lui che, davvero, non ci tiene ad offrirgli il suo aiuto.
«Uomo appena sposato, uomo fidanzato o tizio che vive ancora con la madre – o è tornato a vivere con la madre» gli bisbiglia in un orecchio Logan. Logan è uno stronzo; sì, avrebbe potuto fare una descrizione più accurata, forse dei suoi capelli strani che si ramificano in due punte sulla sua testa, del suo problema con il fumo e il corpo palestrato, ma Erik non ne vede il senso. Perciò ecco, è uno stronzo e come sempre entrambi cercano di affibbiare il cliente bisognoso all’altro.
«Vai tu, Lehnsherr, io sono in pausa»
«Tu sei sempre in pausa» qualcuno deve farglielo notare, non che a Logan interessi, comunque. Infatti alza le spalle e controlla l’orologio.
«Jean è in pausa, devo andare»
«Jean è fidanzata, dovresti lasciarla perdere». È un consiglio sincero, e in più il fidanzato di Jean, Scott, fa qualcosa d’importante nella vita. Erik non lo sa nei dettagli e neanche gli interessa, ma questo tizio viene a prendere la sua fidanzata guidando una Jaguar e una settimana dopo un’altra bella macchina, mentre Logan lavora in un negozio di elettronica, in un supermercato, non ci sono chance, insomma. «E in più lo sai che le persone come quel tizio mi fanno perennemente arrabbiare. Indossa un orologio che varrà tre volte tanto la mia paga, ma non sa scegliere un buon microonde o non sa riconoscere una marca dall’altra»
«Ognuno ha le proprie capacità. Dovresti essere fiero di quel che sai fare. Vai lì e dimostralo» e detto questo si gira ed esce dal negozio. Ingiustizia. Non avevano ancora concluso la discussione ed Erik è ancora convinto che se andrà a parlare con quel damerino inglese – solo lo stereotipo di un inglese può vestirsi così: camicia, cardigan legato intorno alle spalle, pantaloni a vita alta, occhiali da sole e, come detto in precedenza, un dannatissimo orologio dalla somma assurda –, avrà un’emicrania per tutto il weekend. Ad ogni modo, non ha scelta, non davvero. O ci va lui o ci manda il ragazzino dai capelli rossi adorato dalle vecchiette – che puntualmente non sa fare nulla di concreto.
Sospira, si sistema il cartellino appuntato sul petto – Erik Lehnsherr -, sospira di nuovo perché non crede di farcela, e infine si avvicina a grandi passi verso il cliente.
 
_
 
«Posso aiutarla?». Sabato è sempre un gran giorno per i centri commerciali. I negozi si riempiono di gente, sebbene in realtà la metà della folla non comprerà nulla, o deciderà di acquistare qualcosa di stupido per il solo ed entusiasmante gusto di farlo, trasportati dall’uragano del consumismo più sfrenato che prima o poi colpisce tutti in una grande città. Comunque, c’è tanta gente, il che significa che c’è tanta fila e tanto nervosismo. Perciò la risposta più frequente è no grazie, sto solo guardando, perché in realtà si vuole fare il più in fretta possibile per poter uscire a mangiare un gelato e non restare intrappolati nelle tecniche di vendita dei commessi.
Ovviamente questo tizio deve essere un’eccezione.
«Sì, grazie» mormora sorpreso e stranamente deliziato. Fa un segno con la mano che Erik pensa voglia significare attenda un attimo che concludo la chiamata (con la mamma, la nonna, la fidanzata, questo Erik ancora non lo sa) e riversa diversi saluti alla persona all’altro capo del telefono. «Okay» dice infine – un altro sospiro di vittoria - «sono un po’ in difficoltà».
Non si direbbe, davvero. Erik sorride e lo invita a spiegare il problema. Finisce che sì, sta cercando una marca specifica di microonde e può comprare solo quella (di nuovo: o la mamma, la nonna o la fidanzata), perché se torna a casa con un microonde diverso da quello che fanno vedere nella pubblicità con i due cagnolini morbidi («Perché la pubblicità di un microonde dovrebbe mostrare due cani, non capisco. Ma dev’essere una tecnica di marketing geniale, perché Raven vuole solo quella marca» gli dice), sarà il momento buono nel quale deve decidere l’iscrizione sulla propria lapide («Preferivo il forno» gli consiglia Erik, strappandogli una risata).
«Ho guardato su tutti gli scaffali, ma non lo trovo. Non ho molto tempo, spero voi ce l’abbiate» lo prega, quasi, frettoloso di pagare e scappare lontano. Erik lo capisce molto bene; è lui il primo a volere un gelato. Annuisce e gli indica un punto un po’ più avanti. Lo raggiungono ed eccolo lì, in tutto il suo splendore da microonde pubblicizzato da due cani, di dimensioni medie, funzionale, dagli qualche anno e dovrà essere sostituito.
«La ringrazio». Erik è sicuro che quell’uomo lo abbraccerebbe se potesse e non ci fosse una certa convenzione sociale a fermarlo. Menomale. Erik odia le convenzioni sociali, ma in alcuni casi lo proteggono dalle persone.
Si dirigono alla cassa per il pagamento, lo scontrino e la garanzia. Charles Xavier è il suo nome, gli calza a pennello. Quegli occhi blu, quelle labbra rosse, quel viso arrogante, hanno il sapore di Charles Xavier. Complimenti ai genitori.
«Grazie di nuovo Erik» gli sorride e se ne va trionfante con il suo acquisto. Erik abbassa gli occhi sul suo cartellino – ennesimo sospiro della giornata -, sta per tornare dietro al bancone quando la mano forte di una vecchietta lo immobilizza: «Ehi, giovanotto, ha per caso in mente qual è la lavastoviglie dove c’è un pappagallo nella pubblicità?».
 
 
 
_____Note:
Okay, questa storia non trova un senso concreto, se non il mio bisogno incessante di evidenti cliché per questa coppia. I capitoli sono davvero corti, ma meglio così! Ciò significa che dovrei postare puntualmente (la maggior parte sono già stati tutti scritti). Ad ogni modo, spero che l'idea di questi due dorks in amore in un centro commerciale (o quasi) vi piaccia XD (Per dare uno slancio alla storia, posto immediatamente anche il capitolo due). 
  
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