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Autore: Melardhoniel    17/01/2009    3 recensioni
Semplicemente una raccolta di storie sui Beatles. Tutto ciò che mi passa per la mente :)
"Se c’è stata una svolta nella loro carriera, una data precisa in cui sarebbe cambiato il loro futuro, fu il giorno in cui atterrarono al Kennedy International a New York, con un benvenuto che non ha quasi precedenti nella storia". Brian Epstein.
CAPITOLO QUATTORDICI:
-Johnny?-
-Eh?-
-Perché il cielo è blu??-
-PERCHE’ NON E’ ROSSO, MACCA, DORMI!!-
-Uffaaaaa-
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Let it Born, Let it BEatles;'
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Un dolce, piccolo, curioso rompiscatole

 

Durante le vacanze natalizie ho letto un libro “La guida ai Beatles” che racconta la loro storia come non l’avete mai sentita prima.

Alcuni episodi sono divertentissimi e io cercherò di inserirli in questa fiction.

Siate clementi, per favore!!

In questo capitolo parla John.

***

Sto andando al cinema con Cynthia, la mia ragazza, e mi perdo nei miei pensieri: il mio gruppo, i Beatles, non è ancora famoso e neanche del tutto completo, secondo me: manca un batterista.

Certo, Pete è bravo, ma ci vuole di più per noi! Siamo destinati a tanto.

Siamo rimasti in quattro: io, Paul, George e Pete.

Prima avevamo anche Stuart, ma lui ha deciso di restare ad Amburgo assieme alla sua ragazza, Astrid, conosciuta durante un concerto.

Paul è molto bravo: sa suonare la chitarra e adesso anche il basso.. Da quando Stu non suona più con noi ha dovuto coprire il posto mancante.

È nato il 18 giugno del 1942 e quindi ha quasi un anno in meno di me.

Ha un temperamento da leader, due occhioni verde bosco, e un’aria leggermente spaurita, da bambino; con due occhi teneri teneri e la bocca semiaperta.

Questa era l’espressione che Paul aveva ad Amburgo.

Ma quando si arrabbia fa paura, anche se si sa controllare, e da quando lui e Stu si sono menati sul palco del locale di Amburgo nessuno osa più farlo incavolare seriamente.

Di recente mi ha confessato di essere infastidito dalle ragazze che considerano Pete il “Beatle bello”… e anche se lui dice di no, so benissimo che è geloso e si sente escluso.

Ma io lo adoro così come è.

Poi c’è George, il più piccolo della band, è nato il 25 febbraio del 1943 ma detesta quando la gente dice che ha un anno meno di Paul:

“Io ho nove mesi meno di Paul. Ho sempre avuto nove mesi meno di Paul” è solito ripetere. E guai a chi lo scorda.

Suona molto bene la chitarra e, anche se prima non lo volevo a suonare con noi perché era troppo piccolo, ora sono contento di avere chiuso un occhio sull’età.

Ha gli occhi neri e non ama mettersi tanto in mostra quando suona, ma quando capita c’è da spanciarsi!!

Con noi c’è anche Pete, il figlio della proprietaria di un locale qui a Liverpool, Mona Best. Non suona molto bene la batteria; ed è rinomato più per la sua bellezza che per la sua bravura.

Come ho già detto, tutto questo istiga la rabbia di Paul.. Non è abituato a sentirsi escluso da qualcosa!!

Infine, naturalmente ci sono io: mi chiamo John Lennon, sono nato il 9 ottobre del 1940 e ho i capelli castano chiaro e gli occhi color nocciola.

Suono la chitarra acustica e l’armonica a bocca e sono colui che ha “creato” i Beatles; anche se, senza l’aiuto di Paul e George, non saremmo mai andati ad Amburgo.

-John? Sei pensieroso oggi.. Siamo davanti al cinema.- Cynthia  mi richiama dai miei pensieri.

-Oh.. Cosa? Ah.. Sì.. Scusa..-

-John.. Lo sai che George ci sta seguendo da un po’?-    

Mi giro e guardo: una figura piccola, dai capelli castani tirati su a ciuffo e diciotto anni di età ci sta seguendo con noncuranza, quasi si trovasse lì per caso.

-Lo so, Cyn, lo so..- Rispondo ridendo -È ancora lì?- .

-È da un bel pezzo che lo vedo dietro di noi.. Ma pensavo che facesse la nostra stessa strada..-

-Già.. Come tutte le volte no?-

-Senti, cosa facciamo? Non possiamo mica farci pedinare e nemmeno lasciarlo lì a giocare all’FBI, John!-

-Chiamalo Cyn.. Come tutte le altre volte.-

Cynthia si volta e urla, in direzione del nostro amico:

-George!! Vieni, dai!-   

George allora trotterella verso di noi, come se ci avesse incontrato per strada, con un bel sorriso curioso stampato in viso:

-Cosa fate di bello? Dove andate? Posso venire con voi?- Eccolo lì il mio piccolo George. Come tutte le altre volte: e come si fa a rispondere di no a degli occhioni così teneri e a un sorrisone curioso? Per lui io e Paul siamo come fratelli e lui ci tiene ad essere accettato.

Gli rispondo di sì, ovviamente. Così io e Cyn passiamo un altro pomeriggio al cinema in compagnia di George.

Ma, sapete una cosa? Non è la prima volta che accade e non sarà l’ultima, ma non mi dispiace neanche un po’ avere tra i piedi un dolce, piccolo, curioso rompiscatole.

  
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