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Autore: Twins99    04/07/2015    3 recensioni
Non appena si girò nuovamente però, ebbe l’impressione di scorgere un’ombra sul tetto di una delle case circostanti.
Lì per lì rimase raggelata da quella visione, ma poi , constatando con una seconda occhiata, che qualunque cosa avesse visto ormai era sparita, ricondusse tutto alla sua immaginazione.
- Che sciocca…-
Una risatina nervosa le uscì spontanea, ma ad essa se ne aggiunse un’altra ben più acuta e distorta.
IHIHIHIHIHIHIHI!
(...)
Accadde casualmente che il suo sguardo si posasse su di lui, o meglio, su quella cosa.
Fu come se il tempo si fosse fermato in quell’istante : quella che la notte prima era stata solo un’ombra, era dinanzi a lei, nelle sue vere sembianze, e la scrutava con quei due imperturbabili e spaventosi occhi scarlatti.
(...)
Eccolo, di nuovo.
Era davanti a lei.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cloe sospirò pesantemente.
Erano ormai passati 20 minuti da quando aveva lasciato l’abitazione della sua amica Betty e iniziava quasi a pentirsi di aver rifiutato il passaggio che la compagna le aveva offerto.
La verità era che in quel momento l’unica cosa che la giovane desiderava era restarsene un po’ da sola.
Non era mai stata un tipo che gradiva la compagnia, perciò le fu inevitabile, dopo un’intera serata trascorsa ad una festa di compleanno tra musica ad alto volume e persone che neanche conosceva, desiderare di restare nella solitudine dei suoi pensieri, a godere della piacevole brezza serale.
Il fatto di essere da sola a percorrere il lungo viale, alla fine del quale si trovava casa sua, la metteva però a disagio.
Le abitazioni schierate ai margini della strada sembravano volti inespressivi di antichi guardiani, testimoni dell’ascesa al patibolo di una  vittima sacrificale.
Il cielo scuro della notte era ricoperto da fitte nubi che non lasciavano intravedere alcuna stella e l’unica fonte luminosa del quartiere era costituita dai rari lampioni che costeggiavano il viale.
Cloe accelerò il passo, guardandosi intorno con un’aria circospetta.
Nella sua mente le più assurde fantasie di mostri e maniaci che spuntavano dal nulla pronti ad aggredirla non contribuirono di certo a tranquillizzarla.
Solo la vista in lontananza della sua meta le trasmise un certo senso di sollievo.

FRSSSSS.

 
La ragazza sobbalzò, sentendo il cuore in gola.
Cos’è stato quel fruscio? –
si chiese mentalmente, allarmandosi.
Si girò di scattò in direzione di un cespuglio, fonte d’origine di quel rumore insolito.
Un grido le morì in gola quando si trovò davanti niente meno che un semplice ed innocuo gattino.
- S-stupido gatto…-
Borbottò, pronta a riprendere a camminare.
Non appena si girò nuovamente però, ebbe l’impressione di scorgere un’ombra sul tetto di una delle case circostanti.
Lì per lì rimase raggelata da quella visione, ma poi , constatando con una seconda occhiata, che qualunque cosa avesse visto ormai era sparita, ricondusse tutto alla sua immaginazione.
- Che sciocca…-
Una risatina nervosa le uscì spontanea, ma ad essa se ne aggiunse un’altra ben più acuta e distorta.

IHIHIHIHIHIHIHI!

 
A Cloe   ghiacciò il sangue nelle vene.
Come se fosse stata appena percorsa da una scarica elettrica, iniziò a correre il più rapidamente che poté.
Non le ci vollero che poche decine di secondi per raggiungere la sua dimora; presa dal panico rovistò nelle sue tasche in cerca delle chiavi e, non appena le ebbe trovate, aprì la porta per poi richiudersela rapidamente alle spalle.

TUM TUM TUM

 
Poteva sentire il suo cuore martellarle nel petto, tanta la paura che aveva avuto.
Si lasciò scivolare a terra con la schiena poggiata contro il freddo legno della porta d’ingresso per riprendere fiato.
- E’ stata solo la mia immaginazione…non può essere diversamente…-
Si concesse un paio di profondi respiri, poi si alzò in piedi decidendo di andare subito a dormire, vista l’ora tarda in cui era tornata.
L’unico lato positivo era che almeno non avrebbe dovuto dar conto a nessuno di ciò : i suoi genitori erano separati e Cloe viveva con sua madre, che era spesso fuori per lavoro, mentre suo padre risiedeva in tutt’altra città e la giovane non lo vedeva quasi mai.
Non dovendo preoccuparsi di svegliare nessuno, la ragazza pensò di concedersi una doccia veloce.
Si abbandonò placidamente  al getto d’acqua calda e vi rimase per alcuni minuti, godendosi il rilassante scroscio provocato dallo scorrere di quel fluido purificatore.
Una volta infilatasi nell’accappatoio, fece per avviarsi verso la sua stanza, quando il suo sguardo ricadde sul suo riflesso nello specchio.
Cloe si fissò per qualche istante e notando una ciocca ribelle ricaderle sul volto, si accinse a rimetterla in riga.
Rimase impietrita quando notò che la sua immagine era rimasta perfettamente immobile, o meglio, non aveva copiato i suoi movimenti.
Sul volto del riflesso si era infatti formato un agghiacciante e innaturale sorriso.
Cloe scosse la testa incredula, indietreggiando di un paio di passi.
Il suo respiro si fece in un attimo pesante e un profondo senso di vuoto la invase quando, dopo aver sbattuto appena le palpebre, riscontrò che il suo riflesso era tornato nuovamente normale.
La ragazza si precipitò fuori dal bagno con i nervi tesi e a fior di pelle.
Indossò il pigiama e immediatamente si ficcò sotto le coperte.
- Non toccherò mai più la vodka, giuro…-
Mormorò attribuendo il tutto a quella stupida festicciola alla quale aveva partecipato e dove evidentemente  si era lasciata prendere un po’ troppo la mano dagli alcolici  senza  neanche rendersene conto.
 

TAP TAP

 
 
La ragazza non aveva fatto in tempo a chiudere gli occhi che un rumore improvviso aveva interrotto il suo agognato abbandono tra le braccia di Morfeo.
In un primo momento Cloe pensò, sperò, di esserselo solo immaginato, ma poi quella specie di ticchettio si ripeté nuovamente.

TAP TAP

 
Sembrava quasi che qualcuno stesse bussando alla
sua finestra, ma la paura impedì alla giovane di voltarsi a controllare.
La ragazza si propose allora di ignorare quel fastidioso rumore, cercando di costringersi a dormire, quasi potesse in quel modo fuggire da qualsiasi cosa non andasse bene in quella serata.

TAP TAP
 

Basta – piagnucolò esasperata, mentre lentamente si metteva a sedere sul letto.
Lanciò un timoroso sguardo verso la finestra :
Nulla.
Ok. Devono avermi messo qualcosa nel bicchiere – rifletté, mentre ispezionava la stanza con una rapida occhiata.
I suoi occhi si immobilizzarono su una figura ombrosa, immobile davanti al suo letto, accanto all’armadio, che la fissava con due luci rosse.
Cloe aprì la bocca nel tentativo di urlare, ma nessun suono solcò le sue labbra.

TAP TAP

 
La figura prese a bussare sul legno dell’armadio, senza distogliere quei bagliori luminosi dalla ragazza.
- Who is? I am. The game starts, doesn't it? -
Una risatina macabra si diffuse tra quelle 4 mura, identica a quella udita dalla ragazza mentre stava tornando a casa.

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH

 
Per Cloe fu come un campanello di allarme : lanciò un grido stridulo, lanciandosi fuori dal letto e uscendo di corsa dalla sua stanza.
Si rifugiò in cucina, accendendo la luce e chiudendo la porta dietro di sé.
Afferrò un coltello e, senza indugiare, raggiunse il telefono fisso, componendo il numero della polizia.
- Pronto? Mi dovete aiutare, c’è qualcuno in casa mia e…e..-
- Oh, no, it is played in two…-
 Un ridacchiare di scherno si udì dall’altro capo del telefono.
La ragazza lanciò un altro urlo, terrorizzata da quella voce demoniaca, e indietreggiò inorridita , lasciando cadere la cornetta.
Ormai la testa aveva preso a pulsarle pesantemente e calde lacrime inumidirono i suoi occhi.

TOCK TOCK

 
Qualcuno aveva iniziato a bussare alla porta.
Cloe tremava, stringendo tra le mani il manico del coltello, a tal punto da farsi divenire le nocche bianche.
- Cloe? –
Una voce profonda la chiamò.
- Cloe? –
Il bussare divenne sempre più impetuoso ed insistente.
- CLOE? –

TOCK
TOCK
TOCK
 

All’improvviso ogni rumore cessò.
Una quiete irreale sembrò discendere nell’abitazione, avvolgendo ogni cosa.
La ragazza trattenne il fiato, cercando di non emettere neanche il più flebile suono.
Con passo felpato si avvicinò alla porta e attese.
Passarono alcuni minuti, prima che la fanciulla decidesse finalmente di spalancare l’uscio.
Cloe si era infatti convinta di dover abbandonare quell’edificio al più presto, e per fare ciò, aveva pianificato di correre fuori dalla cucina e raggiungere il soggiorno, tramite il quale avrebbe poi potuto accedere all’ingresso.
Posò la mano tremante sulla maniglia e lentamente fece forza per abbassarla.
- CLOE! –
Lo spavento fu tale da farle cadere di mano il coltello.
- Mamma…-
Sussurrò con voce flebile e smorzata.
- Perché non rispondevi? Sono tornata prima sperando di farti una sorpresa domani mattina, ma quando ho visto che in camera tua non c’eri, mi è venuto un colpo.–
La donna squadrò la figlia con aria preoccupata.
- M-mamma, dobbiamo scappare! C’è un mostro! In camera mia c’è un m–
Cloe le afferrò il braccio, pronta a trascinarla via, ma la madre si ritrasse con un’espressione scettica.
- Andiamo, Cloe! Sei grande per cedere ancora a queste cose! Dimmi la verità, hai bevuto, vero? Ti ho ripetuto un sacco di volte di non farlo! –
La ragazza parve sconcertata e lentamente abbandonò la stretta intorno al braccio della donna.
- Forza, va a dormire. Domani faremo i conti. –
L'adolescente, ancora scioccata, si diresse lentamente in camera sua, incapace di controbattere ulteriormente.
Giunta nuovamente nella sua stanza, si rese conto che tutto era effettivamente normale, così si infilò sotto le coperte, nel tentativo di riposare.

La mattina seguente, Cloe si svegliò piuttosto presto.
Non aveva dormito affatto bene e si sentiva più stanca della sera precedente, tuttavia, ripensando agli avvenimenti di quella notte, le fu più che mai chiaro che fosse tutto effetto di una qualche pasticca che dovevano averle messo nel bicchiere.
 D’altronde chissà che gente aveva invitato Betty al suo compleanno – pensò.
Non avendo voglia di rimanere a letto, la giovane decise di alzarsi e andare a fare colazione, optando per una salutare spremuta d’arancia.
Sbucciò i frutti, versò le fette nel frullatore e lo accese.

FRRRRRRRRRRRRR

 
Accadde casualmente che il suo sguardo si posasse su di lui, o  meglio, su quella cosa.
Fu come se il tempo si fosse fermato in quell’istante : quella che la notte prima era stata solo un’ombra, era dinanzi a lei, nelle sue vere sembianze, e la scrutava con quei due imperturbabili e spaventosi occhi scarlatti.
- Are you a bit distracted? –
Rise. Rise di gusto.
-CLOE! –
La ragazza inquadrò la madre che la guardava terrorizzata.
Cloe pensava fosse per il mostro, ma poi si accorse che lui era svanito e una fitta lancinante al braccio la costrinse a distogliere lo sguardo dal vuoto.
Un urlo straziante si levò dalle sue labbra, facendole fremere le corde vocali.
La sua mano stava venendo maciullata dalle lame del frullatore.
Cloe cercò disperatamente di sottrarre il braccio a quella macchina assassina, ma non ci riusciva.
L’ultima cosa che vide fu la madre correre verso di lei, poi tutto si fece rosso.
 
 
Quando si svegliò, Cloe si ritrovò nella camera bianca dell’ospedale insieme a sua madre e ad un medico.
- Cosa m-mi  successo? Il mostro? Il mostro era lì! IO…il braccio! -
La ragazza lanciò una flebile occhiata al suo braccio : era totalmente fasciato, ma ciò che fu più duro per lei, fu il fatto di non riuscire a sentire la propria mano.
- Mi dispiace Cloe…-
La donna le si avvicinò con le lacrime agli occhi
- I medici hanno tentato di salvarla, ma è stato impossibile…-
La ragazza fissò la madre ad occhi spalancati, incapace di metabolizzare la notizia appena appresa.
- Io non capisco come sia potuto accadere. A che diavolo pensavi?! –
La voce della signora era provata.
- Io…il mostro, lui..-
-DEVI SMETTERLA DI PARLARE DI QUESTO MOSTRO! NON ESISTE, CLOE! –
La donna uscì dalla stanza in preda ad una crisi di rabbia e frustrazione, ed il medico la seguì.
Rimasta da sola, a Cloe non rimase che  piangere.
 
Poco dopo, in camera entrò un’infermiera con un vassoio ricolmo di cibo, che adagiò sul tavolo accanto al letto della ragazza.
- Tutto bene, piccola ? –
Cloe tirò su con il naso, non riuscendo a contenersi.
- No! Sto impazzendo! Tutto va a rotoli! Tutto per una stupida festa! –
Esplose la fanciulla, piangendo maggiormente.
- Oh, poor little girl…you are going to be crazy…-
Ancora un’ennesima risata risuonò, derisoria, nella stanza.
Cloe si voltò verso quella che prima era un’infermiera, ma che in quel momento si rivelò per la creatura maligna che era.
- TU! MUORI SCHIFOSO!-
In preda all’ira, Cloe afferrò il coltello poggiato sul vassoio e lo lanciò contro la creatura.
L’impatto del corpo con il pavimento produsse un tonfo sordo.
Cloe sentì il cuore imploderle nel petto, venendo inondato da un dolore così sconvolgente ed intenso da essere quasi impossibile da sopportare.
Quello che aveva scagliato come coltello, si era tramutato in un bisturi; e la persona alla quale lo aveva indirizzato, e che  giaceva sanguinante con il metallo conficcato nel suo petto, era….
 - Have you killed your mother? Bad child! –
 Risate. Risate. Risate a non finire.
 
 
Ultime notizie. Cloe ******, la giovane ragazza imputata dell’omicidio della madre, è stata ufficialmente reputata psicologicamente insana.
Le autorità hanno deciso dunque di spedirla nella clinica *****, casa di cura e riformatorio insieme.
Ancora non è ben chiara la causa che avrebbe portato ad un crollo psicologico della giovane, la quale fino al giorno precedente non aveva mai dato segno di instabilità o problemi psichici.
Alcune indiscrezioni parlano di un fantomatico mostro avvistato dalla ragazza , la quale ha frequentemente attestato di essere stata perseguitata da questi.
Per ora è tutto.
Si attendono aggiornamenti.

 
 
 
 
 
- Forza, Cloe, te lo chiedo ancora. Chi hai colpito in quella stanza? –
- Il mostro…il mostro…lui! –
La ragazza tramava, fissando l’uomo in camice bianco che le stava dinanzi.
- Lui tornerà. TORNERA’! NON LASCIATEMI SOLA! –
Urlò, lanciandosi contro l’uomo, che prontamente la respinse.
- A domani, Cloe…-
Il medicò uscì dalla stanza di contenimento, chiudendo la porta dietro di sé.
La ragazza rimase sola, accovacciata in un angolo di quel catino immacolato.
 
Eccolo, di nuovo.
Era davanti a lei.
 
La sua pelle era grigia, quasi fosse fatta di pietra, come quella di un cadavere, di un corpo dal quale la vita ormai è svanita, lasciando solo la macabra impronta della morte.
I suoi lineamenti erano stranamente delicati, totalmente in antitesi rispetto all’aura di fine malizia e malignità che scaturiva dal suo corpo.
Dalle labbra sottili colavano placidi rivoli di scarlatto, ma era ben visibile che quel sangue non fosse suo, anzi, sembrava che fossero solo i rimasugli di un pasto.
Quelle goccioline magenta venivano poi subito ripulite da uno scatto fulmineo di una piccola linguetta rosa che, come un serpente che faceva capolino dalla sua tana, lambiva fugacemente la zona inumidita dal sanguigno.
Le sue iridi erano di un intenso rosso cremisi, penetranti e irraggiungibili, scrutatrici profonde che sembravano in grado di lacerare l’anima di chi avevano dinanzi.
Sotto gli occhi, le guance erano solcate da due linee rossastre dalla punta rivolta verso il basso.
Ciuffi violacei incorniciavano il volto di quella creatura e fra quelle ciocche ribelli emergevano sul capo quelle che dovevano essere delle corna e che presentavano tre differenti cromature : partendo dal basso, erano tinte da una riga gialla, una arancione e infine una bianca.
Il suo corpo era abbastanza minuto e ricordava quello di un adolescente.
Esso risultava rivestito da un paio di pantaloni neri e da una felpa  corallo dalle maniche striate grottescamente lunghe, più delle sue braccia, tanto da rimanere penzolanti e rendere impossibile la visuale delle mani.
Alle sue spalle si potevano poi osservare due piccole ali nere, simili a quelle di un pipistrello, che ad una prima impressione, sembravano essere più una decorazione, che realmente adibite al volo, poiché apparivano estremamente inadeguate per dimensioni a trasportare un corpo così grande rispetto a loro.
La creatura rimase immobile, facendo ciondolare la testa ad un ritmo lento, quasi ipnotico, esibendo un sorriso mellifluo, ambiguo, che non lasciava intendere nulla delle sue intenzioni.
I suoi occhi socchiusi erano assorti in un’espressione indecifrabile.
Sembrava quasi essere in attesa di qualcosa.
Cloe rimase impietrita ad osservare con gli occhi sgranati di terrore quel demone.
Il respiro, fino a pochi attimi irregolare, le si smorzò in gola, e per un attimo il battito incessante del suo cuore parve interrompersi di colpo.
-Hi! I’m going to kill you…right here, right now! -
Quella voce alterata e contorta risuonò tra le pareti della stanza, seguita da uno sghignazzare rumoroso e  da un’ ampliarsi del sorriso dell’essere che, lentamente, iniziò ad avvicinarsi alla fanciulla , la quale, invano, si stringeva contro le mura poste alle sue spalle , piangendo e blaterando incomprensibili preghiere e suppliche di pietà.
In un attimo i bulbi di quella creatura divennero totalmente neri e le sue iridi rosse si ridussero a due fessure.
Un ghigno si allargò deturpando il suo volto e dando libero sfoggio ad una fila di denti appuntiti che ricordavano quelli di un piragna.
Le maniche della sua felpa si arrotolarono lungo le sue braccia come fossero anguille, lasciando emergere quelle che dovevano essere delle mani, ma che ricordavano più due zampe, per via degli artigli dai contorni seghettati e irregolari che sporgevano dalle dita.
- Bye, bye…-
Rauco e corrotto, quel ringhio fu l’ultimo suonò che sentì la ragazza.
 
 
 
IHIHIHIHIHHIIHHIHIHI!





// Un paio di disegni che ho realizzato per darvi l'idea di Creepy Mad (già, è questo il suo nome u.u) Spero la storia sia di vostro gradimento ^^ sopratutto perchè pubblicarla è stata un'ardua impresa visto che ogni volta il sito si inceppava e me la cancellava X( Bene, alla prossima :D
   
 
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