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Autore: unsynchronized    05/07/2015    0 recensioni
Patrick era tutto, e Pete doveva ricordarglielo quando se ne dimenticava.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Patrick Stump, Peter Wentz
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Erano le tre del mattino. Nessuno stava a casa.
Joe e Andy erano buttati uno da una parte dello studio, uno dall'altra; Joe era poggiato con un gomito al bracciolo del divano su cui sedeva, e si teneva la testa. Andy indossava gli occhiali da sole, sbracato su una poltrona, e non si capiva se dormiva o no.
In piedi stavano invece gli altri due. Patrick indossava le cuffie e lavorava alla tastiera. Ascoltava il pezzo, lo bloccava a metà, modificava qualcosa. Intensificava i bassi, velocizzava la melodia. Sospirava, e di nuovo ci metteva le mani.
Pete lo guardava, poggiato alla parete, senza dire niente.
"Non va," disse Patrick, mettendosi gli occhiali a posto sul naso ma senza mai distogliere gli occhi dai tasti.
"Cosa non va?" Pete si avvicinò a Patrick, mentre l'altro, stringendo le labbra, abbassava le cuffie sul collo.
"È la musica, Pete. Ma non capisco. Non mi soddisfa, non so perché."
"È tardi, Partrick. Hai il cervello fuso. Ci lavoriamo domani, che ne dici?"
"Penso che sia la mia voce che non si adatta alla base. La mia voce non va bene. Devo registrarla di nuovo."
Pete sospirò a sua volta. Aveva capito qual era il problema; aveva capito in che tipo di situazione si trovava Patrick.
"Non è vero, va benissimo."
"Non l'hai neanche sentita."
"Ne sono sicuro."
Patrick fece una smorfia. Si tolse le cuffie di dosso e le diede a Pete per fargli sentire il brano. Avrebbe potuto usare l'amplificatore, ma era quasi sicuro che Andy e Joe si fossero addormentati e non voleva svegliarli.
Premette play.
Pete ascoltò. Senza pregiudizi, senza cercare di riconoscere note, strumenti, il testo. Come quando si ascolta una canzone per la prima volta e si decide se piace o no. Chiuse gli occhi; sentì la voce di Patrick, la sentiva bassa, poi raggiungeva una nota più alta. Si faceva melodica, poi più rock 'n' roll. Rimase incantato di fronte alla sua versatilità.
Sentì la sua voce. Ma non solo con le orecchie, no, la sentiva dentro. Con il cuore, ma poi si propagava per tutte le membra. Si morse il labbro quando avvertì un brivido percorgliergli la schiena. Era perfetta.
"Patrick… È meravigliosa."
Patrick scosse la testa. "Non capisci. Non lo è. Non è perfetta."
"Potrebbe essere il nostro prossimo singolo."
"Ascolta qui. Senti? Questo passaggio è pessimo! E qui, ancora…"
Pete lo interruppe quando vide che si stava agitando.
"Hey, Patrick. Basta. L'ho sentita. È forse uno dei nostri pezzi più belli."
"Ma non è perfetta!"
"La perfezione non esiste. Ma questa canzone ci si avvicina."
"Stronzate." Patrick scosse la testa e si riprese le cuffie; fece per tornare a lavorare sul brano, ma sentì due mani stringergli i fianchi. Si fermò e si rilassò al contatto.
"Patrick." Pete si avvicinò all'orecchio dell'amico, da dietro. "Patrick. Sei un perfezionista del cazzo, lo sai?"
Il cantante abbozzò un mezzo sorriso. "E tu scontri il tuo corpo col mio così per dirmi questo?"
Pete morse delicatamente il lobo dell'orecchio di Patrick. "Se smetti di crogiolarti su questa canzone potrei anche fare dell'altro."
"Del tipo?" Patrick si leccò le labbra, e portò una mano sul volto del bassista, così vicino a lui. Poi si voltò, offrendogli il viso. Pete sfoggiò per lui un sorriso, eccitato ed eccitante. Non disse nulla, incollò solo le sue labbra a quelle di Patrick. Era un bacio dolce, senza troppe pretese, ma c'era tanto dentro. Patrick si dimenticò del lavoro; Pete iniziò a toccare Patrick ovunque, con un' insaziabilità tale che faceva sentire Patrick desiderato, apprezzato, a posto con il mondo e con sé stesso. Il bassista spezzò il bacio, restando a pochi millimetri di distanza dall'altro. Parlò con un filo di voce, in modo tale che solo Patrick potesse sentire, che solo Patrick potesse riflettere su ciò e gli stava per dire e solo lui avrebbe potuto fare sue quelle parole, quello sguardo, quell'ammirazione e quell'amore. Patrick era tutto, e Pete doveva ricordarglielo quando se ne dimenticava.
"Tu sei sempre perfetto, Patrick. Sempre e in tutto. Dalla tua voce al tuo carattere, dal tuo look al tuo virtuosismo. Hai personalità. Hai talento. Hai il cuore più bello del mondo. Perché non ti basti mai?"
Il cantante abbassò gli occhi, incapace di mantrenere lo sguardo fisso nelle pupille di Pete. Non sapeva che rispondere. Sapeva che Pete lo adorava, ma, spesso e volentieri, lui non adorava sé stesso. Sospirò.
Pete gli diede un bacio fugace; le loro lingue si accarezzarono appena. Fece un passo indietro, gli tolse le cuffie e le posò sulla tastiera. Prese poi il suo fedora, che Patrick aveva poggiato su un tavolino lì vicino quando avevano iniziato a lavorare, e glielo mise in testa.
"Guardati. Patrick Stump, in tutto il suo splendore. Con il suo stile distintivo ed impeccabile e il suo volto bellissimo, che emana una dolcezza unica. E una voce capace di spaccare le pareti.
Non hai idea di cosa tu sia, PattyCake."
Patrick arrossì, ma Pete continuava a sorridere.
"Pete…"
Pete gli si avvicinò di nuovo, riconoscendo il tono del suo amico: era intriso di voglie, bisogni, fantasie. Voleva che Pete lo soddisfacesse.
Patrick sbottonò i jeans di Pete e vi mise la mano dentro.
"Hai ragione. Forse quella canzone non è poi così male.."
  
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