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Autore: SagaFrirry    05/07/2015    1 recensioni
Seguito dell'Olympus Chapter, caricato qualche mese fa e che in principio non doveva avere un seguito. Visti però i numerosi fan (vi voglio bene, davvero) e le richieste..l'Olympus è tornato! Spero sia gradito a chi ha seguito il primo racconto. Inizia il viaggio alla ricerca del senno perduto di Arles!E ovviamente possiamo farci mancare una buona dose di nemici? Certo che no!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga, Gold Saints, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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DOVE ERAVAMO RIMASTI? (piccolo riassunto del capitolo precedente)

 

Divinità Greche e Romane si affrontano per la supremazia sull’Olimpo. A fatica, e con non pochi problemi, le Greche riescono ad avere la meglio. Gli anni sono trascorsi. Tolomeo ed Ipazia, giovani e promettenti rampolli della famiglia delle divinità guerriere, sono ormai adolescenti. Saga, rimasto imprigionato nella sua stessa illusione, giace privo di sensi in una sorta di bara di cristallo da cui si dice che non si risveglierà mai. Tolomeo, il suo primogenito, però non ci crede e lotta per ottenere un’armatura. Una volta ottenute le vestigia, parte alla ricerca di una soluzione nonostante le raccomandazioni degli adulti del tempio. E questa e la sua avventura.

 

I

L’EREDE

 

“Ancora non lo avete trovato?” domandò Ares.

Ormai stava scendendo il buio sul Grande Tempio ed il Dio non riusciva a nascondere la sua preoccupazione, anche se negava ogni coinvolgimento emotivo. Tolomeo risultava scomparso da ore e molti sapevano quali idee frullassero nella testa di quel giovane.

“No, nessuna traccia” scosse la testa Phobos.

“Non che tu con quell’occhio possa aiutare..” quasi sfotté Zeus, il piccolo della famiglia, figlio di Ares e Athena.

Si riferiva all’occhio che Phobos aveva danneggiato nella grande battaglia contro i romani e che da quel giorno non si apriva più.

“Grazie per rigirare il coltello nella piaga, marmocchio viziato!” sbottò il Dio.

“Non siamo qui per litigare!” li zittì Atena “Siamo qui per trovare un ragazzo che si è allontanato verso chissà quale missione impossibile. Che vi ricordo è vostro nipote”.

“E mica dico niente io..” borbottò Zeus e Phobos lo fulminò con l’unico occhio.

“Nemmeno tu hai trovato qualcosa, Marte?” ignorò tutti Kanon.

Il Dio romano scosse la testa.

“Ci hai provato almeno?” sibilò Ares “Visto quanto poco frega a tua sorella della sua progenie..”.

“Aoh! Ma che stai a dì? Fijo di una marmotta..è anco nipote mio! E gli vojo un bene dell’anima!” rimbeccò Marte, offeso.

“Hai appena dato della marmotta a mia madre?!” ringhiò Ares, che si infiammava subito quando qualcuno osava toccargli la mamma.

“Ma piantatela! Rimandate ad un altro momento le risse, coglioni!” li zittì Kanon.

“Tu non mi dai ordini! Dove cazzo stavi? Non era forse compito tuo sorvegliarlo?” gli rispose il genitore.

“Sono il suo tutore, ma non posso pedinarlo tutto il giorno! Era andato a trovare Saga e pensavo avesse bisogno di qualche momento da solo. Non pensavo scappasse! Era l’ultima cosa che volevo!”.

“E allora è colpa di quel bastardo di Gran Sacerdote, che gli ha dato l’armatura, offrendogli la possibilità di andarsene”.

“Kiki non c’entra. Avrebbe ottenuto l’armatura lo stesso e tu lo sai”.

“Spero non gli succeda qualcosa. Non capisco perché la mia progenie abbia così tanta voglia di morire”.

Ares sospirò. Era il primo che sperava nel risveglio di colui che avrebbe sempre chiamato Arles, ma mai a costo della vita del nipote. Si stupiva di se stesso, per provare quei sentimenti. Ma del resto, si disse, i legami di sangue sono cose importanti!

“Ho cercato di spiegargli che quel che aveva in mente era una follia” riprese Kanon “Che non ne valeva la pena struggersi tanto per Saga. Alla fine..io non credo soffra. Ma Tolomeo non ha fatto altro che pensare ad un modo per aiutarlo fin da bambino. Ed ho fallito come tutore, lo ammetto. Ma ora non serve a nulla darci le colpe l’un con l’altro! Dobbiamo ritrovarlo, prima che gli succeda qualcosa di grave!”.

“Ricordiamoci che è solo un ragazzo..” annuì Athena “Ipazia! Tu sei la sua gemella, non hai idea di dove possa essere andato? Non ti ha mai parlato di quel che aveva in mente?”.

“No” rispose la giovane, visibilmente in collera con il fratello “Quel cretino chissà cosa si è messo in testa! Anche io vorrei aiutare papà, ma se tutti ti dicono che non c’è niente da fare perché sei così testardo da andare chissà dove a fare chissà cosa?!”.

“Calmati, Ipazia..stai cambiando colore” le sorrise Kanon.

“Scusate..”.

“Non la reprimere!” scosse la testa Ares “Non vedi che il suo sguardo è quello da fiera lupa tipica della mia discendenza? Certo, spero che pure a lei non frullino in testa strane cose..”.

“Tipo fuggire?” ghignò Ipazia “Tranquillo, nonno. Se mai un giorno fuggirò da qui, sarà perché mi avete rotto tutti quanti le palle, non certo perché voglio compiere missioni impossibili!”.

“Sei proprio la figlia di Arles” rise Deimos.

“Però..rivoglio Tolomeo a casa. È pur sempre mio fratello!”.

“Lo troveremo. Abbi fiducia” le accarezzò la testa Kanon.

 

Tolomeo camminava convinto. Ignorando il fatto che ormai era sceso il buio, si addentro nella fitta foresta. Il rosso vivo dei suoi capelli pareva splendere fra il verde cupo della vegetazione. Conosceva la strada ormai perché più volte aveva tentato di intraprendere quel cammino, senza però mai andare oltre il limiti che un qualsiasi essere umano desiderava varcare. Un vento gelido lo avviso di aver oltrepassato quel limite e l’aria si fece pesante. Il cielo e la foresta, d’un tratto oscuri, incutevano timore ma non abbastanza da far indietreggiare il giovane. Finalmente riusciva a scorgere l’ingresso della caverna che stava cercando. Continuò, nonostante le grida che vi udiva dalle profondità e i brividi gelidi che ogni tanto gli attraversavano la schiena.  Passò oltre la folla, ammassata in fila, con facilità. Si ritrovò di nuovo di solo al buio ed una voce rimbombò più volte.

“Hai sconfinato, anima. Come sei arrivata fin qui?”.

“Non sono un’anima” rispose subito Tolomeo.

“Sei in vita? Ed hai attraversato uno degli ingressi dell’oltretomba?! Perché mai?”.

“Sto cercando una persona”.

“Chi sei? Non in molti possono compiere una simile impresa”.

“Sono un cavaliere di Athena”.

“Ah..”. Dal buio, apparve un giovane, dissolvendo la nebbia nera che lo celava. “..siete peggio del prezzemolo voialtri cavalieri d’Athena. Che cosa vuoi tu, questa volta?”.

“Sei il figlio di Hades, giusto?”.

“L’unico ed il solo. Te lo ripeto: che cosa vuoi?”.

“Voglio verificare se l’anima di una persona a me legata si trova qui”.

“Questa persona è morta?”.

“No”.

“E allora non è qui”.

“La faccenda è complicata..”.

“Non è affar mio. Di certo, però, non ti è concesso giungere fino a qui impunito”.

“Sono pronto a subire ogni punizione, ma prima voglio verificare se..”.

“Tu qui non puoi far niente. È il regno di mio padre, non quello della tua Dea!”.

“Oh, andiamo! Sono il nipote di Ares e Marte! In un certo modo..siamo parenti!”.

“E la cosa dovrebbe importarmi?”.

“Non lo so..”.

I due rimasero qualche istante in silenzio. Poi il figlio di Hades scosse la testa, annoiato da certi discorsi di parentela. Ma forse a suo padre importava..quindi decise di accompagnarlo.

“Ma se a Padre Hades tu non vai a genio..finirai nei guai!”.

“Sono sempre nei guai..”.

 

Camus continuava imperturbabilmente a leggere, nonostante Kanon cercasse in ogni modo di dargli fastidio.

“Tu sei l’ultimo che lo hai visto!” parlava il figlio di Ares.

“Non credo sia corretto..” rispose, con calma, l’Acquario “..l’ho visto, questo è vero, prima che sparisse. Ma non credo che Tolomeo non sia stato visto da altri, dopo di me”.

“Che gli hai detto?”.

“Io?”.

“E chi?! Gli hai fatto i soliti discorsi sulla ricerca della verità?”.

“Veramente gli ho consigliato di lasciar perdere. Sta combattendo una guerra persa in partenza, cercando di ridare sanità mentale a chi non l’ha avuta mai”.

“Attento a quel che dici..parli comunque di mio fratello”.

“Saga ha sempre sofferto di quel che definirei mal di vivere. Ho caldamente suggerito a quel ragazzino di lasciar suo padre a galleggiare nel mondo immaginario che si è creato. Senza calcolare che l’anima potrebbe averlo anche già lasciato e sia l’ikor a farne battere ancora il cuore”.

“E questo Tomeo lo sa? Tomy sa che l’anima potrebbe essere già nel regno dei morti?”.

“Non è un ragazzo idiota, Kanon. Saga deficitava di sanità mentale ma riconosco pure io la sua intelligenza e Tolomeo ha ereditato tale qualità”.

“Ho paura..paura che quel piccolo stupido sia andato a cercare l’anima del padre da Hades”.

“In questo caso, puoi iniziare ad incidere la sua lapide..”.

 

Nella sala del trono, Hades non era presente. Sedeva, in silenzio, una donna al suo posto.

“Madre” la salutò l’erede di Hades, con un inchino rispettoso.

“Chi è il giovane che porti con te, figlio mio?” domandò lei.

“Un cavaliere di Athena. Sta cercando una persona ed ho pensato che Padre Hades potesse..”.

“Tuo padre non è presente al momento, lascia che me ne occupi io. Torna pure alle tue faccende”.

Con un altro inchino, Tolomeo fu lasciato solo con quella donna, che non parlò per qualche istante.

“Sai chi sono io, cavaliere d’Athena?” domandò poi, rompendo il silenzio.

“Immagino una delle consorti di Hades” ipotizzò Tolomeo.

“Sono Eleonore, seconda moglie del signore di questo luogo. E tu? Chi sei?”.

“Drakos mi faccio chiamare ora. Cavaliere d’oro dei Gemelli”.

“Drakos? Ed il tuo vero nome?”.

“Perché lo volete sapere? Un cavaliere non lo usa, solitamente..”.

“Dimmi chi sei e cosa sei venuto a fare qui”.

“Mi chiamo Tolomeo. Tolomeo Arkeiros, discendente di Ares, al servizio di Athena. Sono qui per l’anima di mio padre Aristotles, Arles, Saga dei Gemelli”.

“Lo sospettavo che fossi tu” ammise la donna, dopo qualche istante di silenzio “Quegli occhi..vieni con me!”.

Il ragazzo era indeciso. Doveva seguire oppure no la regina degli inferi? Beh..alla fine era giunto fin lì, perciò non aveva niente da perdere!

“Tuo padre non è qui” parlò lei, camminando.

“Ah..io..”.

“So quel che gli è successo. E voglio aiutarti, Tomeo”.

“Davvero?”.

La donna camminava davanti al giovanissimo cavaliere, lungo i corridoi dell’immenso palazzo di Hades. Giunti davanti ad una porta scura, Eleonore usò una piccola chiave che portava al collo e l’aprì.

“Queste..” mormorò Tolomeo “..sono le Vostre stanze private?”.

“C’è una cosa che devo mostrarti”.

Dentro quella sala buia, si sentiva odore di polvere e antichità. La regina aprì un armadio, in cerca di qualcosa.

“Quell’abito appeso..” domandò il cavaliere “..è quello che avete indossato al Vostro matrimonio con Hades?”.

Eleonore ne sfiorò le maniche. Erano ricamate d’argento. Con quel tocco, la stoffa mostrò i suoi riflessi azzurri.

“No” rispose poi, girandosi con fra le mani uno scrigno, che aprì.

Al suo interno vi erano delle foto ed una scatolina.

“Hades crede che mi sia dimenticata e sbarazzata di tutto questo. Ma non è così..”.

In una foto che mostrò, lei indossava quell’abito e lo sposo al suo fianco non era certo Hades. Pur avendo i capelli blu, e non neri come era abituato a vedere, in quell’uomo Tolomeo facilmente riconobbe suo padre. E sorrideva.

“Non capisco..” ammise il ragazzo.

“Prima di morire e divenire la sposa di Hades, io ero la moglie di tuo padre. Per questo ti voglio aiutare”.

“Ma ora..siete viva!”.

“Sono viva per volere di Hades, che per un periodo ha cancellato i ricordi del mio passato. Ma poi questi sono riaffiorati. Ed a nulla valgono le frecce di nere di tuo zio Eros! Io amo Saga, Arles, o qualsiasi nome voglia usare per identificarsi. E lui..non so. Alla fine ha avuto te e tua sorella..”.

“Non lo so. Però questa foto mi ha dato un motivo in più. Tutti non hanno fatto altro che ripetermi che mio padre non sorrideva mai e che quindi risvegliarlo è un errore, perché lo farei soffrire. Ma qui sorride! Ed anche in queste altre foto che avete! Con Voi sorrideva! Voi..tornereste? Se io riuscissi a risvegliarlo, tornereste al suo fianco?”.

“La faccenda è complicata..” ammise Eleonore “..Hades non credo lo permetta. Ma..sarei felice se si risvegliasse e fosse felice”.

Aprì la piccola scatolina ed all’interno vi era un anello d’oro. Tolomeo lo riconobbe subito. Suo padre, mai risposato, indossava ancora l’anello identico, assieme a quello nero da vedovo. Fin ora il figlio non si era mai chiesto cosa rappresentassero. Pensava fossero simboli legato al lavoro del genitore e non ad un passato da uomo normale.

“Se riuscirai a risvegliarlo..” riprese lei “..mostragli pure questo anello. E digli che..colei che lo indossava fieramente un tempo, ha il cuore che ancora sussulta quando lo vede”.

“Perché non lo dite Voi stessa? Lo sveglierò, ci riuscirò, e potrete dirlo di persona!”.

“Lo ripeto: è una faccenda complicata. Non so se potrà mai accadere una cosa simile..senza contare il rischio che corro nel conservare questi oggetti!”.

“Ma..non vi mancherà? Questo anello, intendo”.

“Mi manca tuo padre. Non mi importa dell’anello. Se vorrà riportarmelo, quale figlio di un Dio quale è, troverà il modo. Ma ora l’importante è che si risvegli e che sorrida. Non so se il mio amore potrà ancora farlo sorridere ma..lo spero. Ora seguimi. Ti porto da chi può aiutarti”.

“Chi?”.

“Hypnos”.

“Da quel che ne so, ha già provato ad aiutarci in passato..”.

“Ma non aveva la giusta motivazione..”.

 

“E che ci posso fare io, scusa?” borbottò Deathmask, piuttosto assonnato vista l’ora tarda.

“Tu apri le porte del regno dei morti, no?” rispose Phobos “Non mi sembra un gran ragionamento difficile! Se Tolomeo è andato nel regno dei morti, tu vai a prenderlo!”.

“Fermo, genio mancato! Io ti posso portare nello Yomotzu ma non è tutto lì il regno dei morti. Hades non vive in quel postaccio dove ti posso condurre io..e nemmeno molti altri personaggi che quello strano ragazzino può aver avuto l’idea di andare a cercare”.

“Quello stupido..appena lo trovo, lo riempio di botte!”.

“Se lo trovi. Sai..per uscire dall’oltretomba, solitamente viene sempre richiesto qualcosa in cambio. E quel qualcosa a volte è la vita!”.

“Stupido marmocchio. Uno fa tanta fatica per crescerlo e renderlo degno discendente di Ares e questo mi vien su sentimentale e suicida!”.

“Come, in parte, era suo padre..”.

“Non parlare al passato di Arychan!”.

“Arychan?! No, scusa, così non potrò mai chiamarlo..”

“Chiamalo come ti pare!”.

“Tanto ognuno lo chiama come cazzo vuole! A me Arles piace..”.

“Stava iniziando a piacermi. Ha sbarellato troppo presto. Mi ci volevo divertire ancora un po’..”.

“Chi? Tolomeo o Arles?”.

“Tutti e due mi sa..”.

 

“Mia signora..” si inchinò leggermente Hypnos “..ho già spiegato agli abitanti del tempio di Athena che non posso risvegliare Arles. O Saga..quel che è! Essendo lui il Dio delle illusioni, nessun Dio greco potrà mai sopraffarlo nella sua stessa mansione”.

“Ed allora vedi di escogitare un’alternativa! So che ce l’hai!” sbottò Eleonore.

“Regina Eleonore..io..”.

“Non voglio scuse! Usa il tuo cervellino millenario!”.

Hypnos trattenne una bestemmia. Era una divinità normalmente tranquilla ma le femmine che Hades si portava appresso trovavano sempre il modo di innervosirlo. Tolomeo lo percepì ed un pochino si spaventò. Però lo sguardo furioso di Eleonore metteva più paura.

“Che palle..” si rassegnò Hypnos “Saga, Gemini, Arles o come cazzo ti chiami..cosa avrai mai di così speciale che tutti si agitano per te?! Comunque, marmocchio dai capelli rossi..un modo forse c’è”.

“Davvero?!” sorrise Tolomeo.

“Sì ma non è affatto semplice”.

“Fa niente. Che devo fare?”.

Eleonore sorrise, compiaciuta.

“Ho parlato di divinità greche..” riprese il Dio dei Sogni “..ma non esistono solo quelle. Esiste una divinità indiana che ha come mansione le illusioni. Essendo divinità da millenni, è di certo più esperta di tuo padre, che si è illusionato da solo! Quindi immagino sia in grado di sgarbugliare la faccenda”.

“Perfetto! E dove la trovo questa divinità?”.

“Non ne ho idea. Non sono né indiano né induista!”.

“E chi lo sa?”.

“Shaka?”.

“Non sta più al tempio da anni ormai. Io lo ricordo solo vagamente”.

“Perfetto. Sarà tornato in India! Meglio di così?”.

“Sì ma..l’India è grande!”.

Hypnos sbuffò. Che toccava fare per compiacere la sposa del datore di lavoro!

 

“Io non ci torno là!” esclamò Aphrodite “Che si fottano tutti! Voglio bene a Tolomeo, ma non rischio di nuovo la vita per recuperarlo! Che ci vadano i suoi parenti divini!”.

“Ti do perfettamente ragione” annuì Deathmask “Ma i suddetti parenti divini stanno rompendo la minchia a me, capisci? Ed io da solo non vado da Hades!”.

“E perché proprio io?!”.

“Perché sei l’amante di Persefone!”.

“Lo so, non serve gridarlo a tutti!”.

“Tanto lo sanno tutti!”.

“Uffa..”.

Aphrodite sospirò. Non aveva scuse..

 

Aiaco fissò con profondo fastidio quel ragazzetto dai capelli rossi, preferendo evitare di incrociare con lo stesso sguardo il Dio del Sonno.

“E che dovrei farci io?” sibilò il giudice.

“La regina Eleonore è stata chiara” spiegò Hypnos “Adesso è tornata al suo posto, dato che Hades non gradisce molto che se ne vada in giro, ma mi ha lasciato ordini precisi”.

“Ma perché proprio io? E questo qui chi è? Il toy boy della regina?”.

“No, è il figlio dell’ex toy boy della regina. Deve andare in India e tu sei indiano”.

“Ma non mi dire..”.

“Portalo da Shaka. Che se la sbrighi lui!”.

“Io non ci vado dove sta Shaka! Al massimo ce lo sbatto vicino e gli dico come arrivarci”.

“Va benissimo” interruppe Tolomeo.

“Come vuoi, piccolo mortaluccio” ghignò Aiaco “Preparati, perché non sarà un viaggio piacevole”.

“Sono pronto”.

“Che armatura hai in quello scrigno?”.

“Gemini”.

“Ah, niente ali. Che armatura inutile!”.

“Chiedo perdono..” storse il naso Tolomeo “..la devo indossare?”.

“Se vuoi dare MOLTO nell’occhio, ok. Ma te lo sconsiglio. Poi non voglio rovinarmi la reputazione facendomi vedere con un coso d’Athena. Ma non farmi perdere tempo, aptero! Andiamo!”.

“Sì..”.

“Solo una domanda: come pensi di uscire dagli inferi?”.

“In che senso?”.

“Devi lasciare qualcosa, o avere qualcosa che protegge la tua anima”.

“Io..”.

“Ha l’anello della regina” rispose Hypnos “Cavaliere, non devi temere. Con quell’oggetto potrai lasciare questo luogo senza alcuna conseguenza. Ora via, sparite dalla mia vista che ho voglia di poltrire in pace!”.

“Ah..sei figlio di QUEL toy boy!” sorrise Aiaco “Ora mi sono chiare molte cose! Andiamo, va. Prima che cambi idea..”.

   
 
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