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Autore: FinnAndTera    05/07/2015    3 recensioni
Baby!Fic, alto contenuto di fluff.
«A te piacciono le farfalle?»
«Sì, mi piacciono le farfalle. Sai che sono gli unici animaletti di cui le mie sorelle non hanno paura? Di solito urlano tantissimo quando vedono altri animaletti in casa, invece a me piacciono tutti, anche i ragnetti».
Rei gli sorrise, come per dirgli che era d'accordo.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella è una Ornitorinco Astronauta?
 
Quando si usciva per giocare in cortile Nagisa si sentiva sempre un bimbo libero e grande. Le maestre permettevano solo ai bimbi grandi di uscire fuori a giocare nel piccolo cortile sul retro, mentre i marmocchietti che piangevano e che non sapevano soffiarsi il nasino da soli restavano nelle aule a urlare che volevano tornare a casa dalla mamma. Nagisa quell'anno era finalmente passato in prima elementare e aveva imparato anche a scrivere il suo nome senza più sbavature e a fare i conti, pur avendo sempre bisogno dell'aiuto delle sue mani che purtroppo avevano solo dieci dita. Per lui non era un problema, però, perché lui era un bimbo intelligente e usava anche le dita dei piedi per aiutarsi nei conti, cosa a cui nessun compagno di classe aveva mai pensato. C'era solo un bambino che sapeva già fare i conti senza le mani, li faceva con la testa, diceva, e Nagisa gli credeva perché si era accorto che quando la maestra faceva le domande più difficili – per esempio quanto facesse 8 + 9 – quel bimbo aggrottava le sopracciglia e assumeva un'espressione molto buffa. Dava però sempre la risposta esatta prima degli altri bambini, tanto che la maestra un giorno gli chiese di dare un po' più di tempo agli altri per pensare. Quel giorno Rei – era così che si chiamava il bambino – si stette zitto zitto nel suo banchetto in prima fila e aspettò che anche gli altri diventassero bravi quanto lui.
Quando uscivano in cortile, però, Rei non si sentiva libero e felice come Nagisa. Nagisa non riusciva a capirne il motivo, perché quando andavano nel campetto ogni mercoledì e ogni venerdì per fare educazione fisica Rei dimostrava di essere bravo anche in quello. Sapeva infatti saltare molto in alto, una volta Nagisa aveva addirittura applaudito. Invece Nagisa era il più veloce di tutti, forse perché era piccolino per la sua età, e vinceva tutte le volte quando si giocava ad acchiapparello oppure a guardie e ladri.
In cortile, gli studenti andavano per la pausa pranzo. La mamma lo veniva a prendere verso le quattro e sapeva che Nagisa, per resistere fino a quell'ora, doveva mangiare bene e tanto. Di solito era il bambino con il pasto più abbondante e i suoi compagni ridevano perché, nonostante le enormi porzioni di riso e di dolci, Nagisa era il più basso e magro di tutti. Questo però a lui non interessava, almeno finché risultava essere un ladro inafferrabile come Arsenio Lupin.
Rei la pausa pranzo la faceva seduto sullo scalino e mentre mangiava non parlava con gli altri bambini, ma leggeva sempre un libro – alcune volte persino senza figure! Nagisa gli aveva chiesto tante volte cosa stesse leggendo e ogni volta Rei alzava lo sguardo dal suo libro un po' spaesato, come se ritornasse continuamente da un lungo viaggio, si aggiustava i grandi occhiali rossi e rispondeva con un gran sorriso sempre con un titolo diverso.
«Quando lo hai finito poi me lo racconti?» gli aveva chiesto una volta, a giugno, poco dopo l'inizio della nuova scuola.
«Perché non lo leggi anche tu?»
«Perché ancora non so leggere bene come fai tu...»
Rei gli aveva raccontato che il fratello maggiore gli aveva insegnato a leggere da un paio di anni e Nagisa si domandava perché le sue sorelle non avessero fatto lo stesso, invece di vestirlo come un grande bambolotto biondo. Poi però disse che sì, glielo avrebbe raccontato, se fosse stato ancora interessato.
Tuttavia Nagisa, nonostante trovasse quei libri tanto belli da vedere, non capiva comunque il perché Rei preferisse leggere al posto di giocare con lui e gli altri. Col passare del tempo aveva notato che in realtà neanche in classe parlava spesso e, quelle rare volte che prendeva l'iniziativa e rivolgeva la parola a un bambino, tendeva sempre a parlare di scuola o dei suoi libri del cortile, cose che agli altri non interessavano particolarmente. Non lo aveva mai visto proprio triste, però Nagisa sapeva che un poco lo era. Aveva sentito la maestra sussurrare una cosa a un'altra maestra, quella che aveva Rei all'asilo – asilo ed elementari si trovavano nello stesso edificio – e l'altra maestra aveva detto che sperava che sarebbe cambiato qualcosa con la nuova scuola. Ci pensò per un momento, ma fu sfidato a “chi arriva primo” da un bambino di terza elementare e si dimenticò presto delle speranze della maestra.
Una mattina però Nagisa litigò con Juichi, un bambino che voleva fare il prepotente e diventare il capitano della loro nave pirata senza l'approvazione di tutti i corsari, e così, tutto arrabbiato e imbronciato, si sedette accanto a Rei e decise di passare il resto della pausa pranzo in silenzio a strappare i fili d'erba e a buttarli in direzione di Juichi.
Passò qualche minuto prima che Nagisa si rendesse conto di non essere più arrabbiato e a quel punto si accorse che Rei aveva posato il suo libro e aveva iniziato a guardarlo con le guance tutte rosse e le braccia incrociate.
«Non si strappa l'erba così!» lo rimproverò, quasi con le lacrime agli occhi. Nagisa si sentì tremendamente in colpa e cercò di scusarsi con Rei e con l'erba.
«Va bene, però non lo fare più. Sull'erba crescono i fiori e suoi fiori si posano le farfalle» spiegò Rei con voce lenta scandendo bene le parole, in una divertente imitazione della maestra. «A te piacciono le farfalle?»
«Sì, mi piacciono le farfalle. Sai che sono gli unici animaletti di cui le mie sorelle non hanno paura? Di solito urlano tantissimo quando vedono altri animaletti in casa, invece a me piacciono tutti, anche i ragnetti».
Rei gli sorrise, come per dirgli che era d'accordo.
«Le farfalle però sono le più belle. Da bruchetti piccoli piccoli diventano belle e con le ali tutte colorate. Si chiama metamorfosi la cosa che avviene, lo sai? L'ho letto in un libro, io».
Nagisa non lo sapeva, ma ora aveva imparato un'altra parola difficile. L'avrebbe sicuramente detta alla mamma, quella sera. La campanella suonò puntuale e Rei prese il suo libro e buttò con cura negli appositi contenitori i residui del pranzo. Tornò in aula e a Nagisa sembrò piuttosto contento.
Il pomeriggio, prima di andare via con la mamma, Nagisa fermò la maestra e le disse di doverle chiedere una cosa da solo, perché era importante e segreta. La mamma lo aspettò paziente, guardando il suo bambino sussurrare qualcosa all'orecchio della maestra come se stesse organizzando il più grande colpo di stato della storia.
«Allora me lo promette?»
La maestra annuì e gli scompigliò i capelli. Due ciuffetti biondi si spostarono davanti i suoi grandi occhioni e prontamente Nagisa se li tirò indietro con la manina aperta.
«Buona serata signora maestra!»
Un paio di settimane dopo la classe venne a sapere che l'istituto aveva organizzato per tutte le prime e le seconde una visita alla grande riserva delle farfalle che si trovava in cima alla collina. La maestra raccomandò di non dimenticare il cappellino giallo della divisa e Nagisa vide Rei alzare repentinamente la mano, super eccitato.
«Signora maestra, vedremo anche l'Ornithoptera Australiana?»
«Probabilmente Rei, non so bene quali e quante farfalle abbia la riserva».
Nagisa sorrise alla maestra e vide Rei strofinarsi le manine sotto il banco, come se non stesse più nella pelle. Rivolse lo sguardo felice verso Nagisa e disse sottovoce, in modo che solo Nagisa potesse capire – quasi fosse un segreto fra loro due e non una cosa che coinvolgeva tutti – “Andiamo a vedere le farfalle!”.
Il giorno della gita scolastica tutti i bimbi erano felicissimi e, nei loro calzoncini corti e con il berrettino giallo in testa, camminavano a due a due seguendo la maestra. Nagisa aveva scelto di stare vicino a Rei quel giorno, proprio per non perdersi le facce buffe che sicuramente avrebbe fatto e le sue dettagliate spiegazioni lette dal libro sulle farfalle che aveva sfogliato nel cortile in quel periodo. Mano nella mano, arrivarono alla riserva con cinque minuti di anticipo.
La visita guidata durò un'ora e lo scienziato alto alto con gli occhiali rossi a Nagisa sembrò tanto essere un Rei cresciuto. Quando glielo disse Rei rise e rispose che, oltre al paleontologo e al chimico, gli sarebbe piaciuto essere uno scienziato di farfalle. Nagisa invece voleva fare l'astronauta, anche se il mese scorso voleva fare il pasticcere e quello prima ancora quello che fa i conti – la sua tecnica dell'usare le dita dei piedi avrebbe rivoluzionato l'economia nazionale –, ma ieri aveva visto un documentario sulla luna insieme al suo papà e così aveva deciso che da grande voleva camminare sulla luna proprio come Aramanstorong. Rei disse che una volta aveva letto la storia di una ragazza che veniva dalla luna, Kaguya-hime, e disse che forse Nagisa avrebbe potuto incontrarla da grande.
Verso la fine della visita guidata, il grande Rei – ormai Nagisa lo chiamava così – aveva dato il permesso ai bambini che lo volevano di poter entrare nella stanza delle farfalle e di poterle toccare. Fino a quel momento le avevano viste dal vetro e, anche se Rei si era praticamente spalmato con le manine e con il viso sul quella barriera protettiva, ora sembrava avere un'espressione spaventata.
«Andiamo Rei!» esclamò Nagisa, trascinandolo per il braccio. «Che c'è? Non ti piacciono più le farfalle?»
Rei si fermò all'improvviso e si asciugò le mani un po' sudate sui calzoncini grigi. Era visibilmente preoccupato e Nagisa si sentì un po' triste. Era lui ad aver chiesto alla maestra se potevano portarli lì e ora Rei non era più felice come prima.
Preso coraggio, Rei si aggiustò gli occhiali e trotterellò verso lo scienziato delle farfalle. Tirò un po' il camice per farsi notare e prese subito a sfregarsi le mani.
«Signore?» lo chiamò, con voce quasi disperata. «E se poi faccio male alle farfalle?»
L'uomo si abbassò sulle ginocchia per arrivare all'altezza del piccolo e gli rivolse un gran sorriso.
«Sono sicuro che un bimbo bravo come te non farebbe mai del male alle farfalle. Vieni con me, così ti insegno come fare».
Rei si convinse e, aspettando Nagisa che corse subito da lui, seguì il signore in punta di piedi per non fare rumore – qualche farfallina doveva pur star dormendo, no?
«Ecco, fermatevi qui» disse lo scienziato e a quel punto Rei si guardò attorno, vedendo tantissime farfalle dai mille colori e di specie diverse. Gli si illuminarono gli occhi e tirò l'uniforme di Nagisa per fargli vedere quanta meraviglia si trovasse attorno a loro.
«Ora metti le manine così e aspetta. Una farfalla, vedendo un bambino che le vuole così bene, si poserà sicuramente sul tuo palmo».
Rei si affrettò a unire le manine e a fare una “casetta”, così emozionato che le gambe gli tremavano. Nagisa fece lo stesso e ringraziò il grande Rei per la sua gentilezza.
«Secondo me anche lui ha letto un sacco di libri come te!» disse, cercando di non ridere alla vista di un Rei teso e concentratissimo – aveva la stessa espressione di quando faceva i conti a mente.
Dopo qualche minuto una farfalla si posò sulle mani di Rei e lui si mise quasi a piangere per la felicità.
«Che farfalla è? È una Ornitorinco Astronauta?» domandò elettrizzato.
«Non lo so, Nagisa, in questo momento non riesco a pensare!»
Osservò la farfalla come se stesse guardando la cosa più bella del mondo.
«Quella è una Cethosia biblis» li informò il grande Rei. «Sono sicuro però che anche l'Ornitorinco Astronauta sia proprio una bella farfalla. Chissà, forse qui ce ne sono alcune».
La farfalla volò via, ma subito dopo ne arrivarono altre dieci, cento, mille. Rei si sentì felicissimo e abbracciò Nagisa perché lo aveva aiutato a vederle. Una farfalla minuscola gli si posò poi sul nasino facendogli il solletico e Nagisa rise a crepapelle, non accorgendosi di avere tre farfalle posate su quel cespuglio dorato che erano i suoi capelli. Aveva tolto il berretto di nascosto e pensava di aver fatto proprio bene.
«Forse ti hanno preso per un fiore gigantesco!»
«Forse sì, la mia mamma dice sempre che sono bello come un fiore!»
Quando tornarono a scuola Rei non faceva altro che parlare delle farfalle appena viste e Nagisa avrebbe voluto dirgli che sì, lo sapeva, visto che alla riserva c'era anche lui e che gli era stato vicino tutto il tempo, ma decise di lasciarlo stare. Era bello vederlo così e sperò che da quel momento in poi Rei passasse un po' più di tempo insieme a lui.
«Rei, quando torniamo a casa mi vuoi raccontare la storia della ragazza della luna?»
Rei annuì, strofinandosi le manine, e Nagisa capì che era felice e un po' spaventato perché finalmente aveva trovato un amichetto vero.



Note d'autrice: era da secoli che non scrivevo su questi due piccini. Appena finito l'esame il fluff represso si è subito sciolto in 2109 parole: i babies!Nagisa&Rei sono troppo belli e precious per questo mondo.
Un mega bacio a Aika che col suo prompt, più o meno rispettato, mi ha sbloccata e mi ha ricordato quanto sono è Reioso bello scrivere di loro due.
♥♥

 
   
 
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