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Autore: _Takkun_    05/07/2015    1 recensioni
Una raccolta di flashfics e One shots di diversi momenti tra Ace e Marco:
•Il giorno dei contrari: Marco proprio non capiva, ma non perché fosse lui lo stupido, no di certo...
•Te lo prometto: “Torna con me alla Moby Dick.” Non sembrava essere un ordine, suonava più come… una supplica?
•Voglia di gelato, comandante?: “Ti vedo contento. Buono il gelato, piccolo?”
•Salutami con un sorriso: “Posso farti una domanda?” [...] "Non andare avanti, è sicuramente una domanda stupida."
•La scoperta di Satch: “Forza, dimmi che tipo di ragazze ti piacciono, vedrò di adeguarmi.”
•Happy B-day, Marco!: Non poteva desiderare di meglio se non il suo Piromane preferito per il giorno del suo compleanno.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Marco&Ace's Moments


 
Striker
 


Appoggiato con il mento sopra al parapetto, le braccia lasciate molli lungo i fianchi e un’espressione terribilmente annoiata in volto, Ace osservava senza un poi così grande interesse il mare piatto, troppo calmo per i suoi gusti, attendendo con impazienza di poter scorgere un’isola all’orizzonte.
Gonfiò le guance e sbuffò, premurandosi di lanciare un’occhiataccia a Marco trasformato in Fenice, di ritorno da uno dei suoi tanti viaggetti.
Marco gli volò vicino, riprendendo la sua forma umana e sedendosi al suo fianco con una gamba accavallata.
«Ehi.»
«Mh. Divertito?» assottigliò lo sguardo, guardandolo con la coda dell’occhio.
Questo in risposta scosse la testa.
«Sono andato a discutere di cose importanti con Whitey Bay e Squardo, Ace, nostri alleati. Puoi star certo che non sono volato fin da loro per giocarci a carte e bere un po’ di Rhum.»
Il corvino si raddrizzò con un grugnito, appoggiandosi con i gomiti. «Sporco bugiardo. Lo so che in realtà voli libero per i fatti tuoi e poi ritorni alla nave per sbattercelo in faccia.» sogghignò, appoggiando una guancia sul palmo della mano, in modo da reggergli il capo.
«Oh, ovviamente.» Sorrise appena Marco, scompigliandogli i capelli e spostandoglieli sul davanti. «Cosa c’è che non va?»
Ace reclinò la testa all’indietro, sbuffando per l’ennesima volta. «Mi annoio! Sono due mesi che navighiamo! Amo il mare, ma ho bisogno di sgranchirmi le gambe sulla terraferma, visitare posti nuovi!» riportò il capo ad una posizione normale, afferrandosi il viso con entrambe le mani.
«Invidio il tuo potere. Puoi trasformarti in un uccello e volare in piena libertà dovunque tu voglia. Il Mera-Mera mi è completamente inutile in queste situazioni! Stupido frutto…» borbottò, divertendo Marco anche se questo non lo diede totalmente a vedere. Avrebbe voluto correggergli il fatto che lui non si trasformava in un semplice uccello, ma in una Fenice, un animale mitologico, ma qualcosa gli diceva che se ci avesse provato, Ace lo avrebbe mandato senza troppe cerimonie a quel paese. Salto giù dal parapetto, tirando un pugno amichevole contro la schiena del corvino.
«Sei giovane e sveglio, troverai qualcosa per ammazzare il tempo. Vado a riferire a papà ciò di cui ho discusso con gli altri. A più tardi.» si incamminò con una mano in tasca, lasciandosi alle spalle i borbottii indispettiti del minore.

Il Mera-Mera mi è completamente inutile in queste situazioni…

«Forse non è del tutto vero…» mormorò tra sé e sé Marco, riflettendo su una cosa.
Creare qualcosa del genere potrebbe sembrare impossibile, ma se solo trovassimo la persona giusta…
«Jaws!»
Fu un colpo di fortuna incontrare così facilmente il fratello che stava camminando verso di lui, in direzione opposta alla sua.
«Marco! Sei tornato. Com’è andata la riunione?» gli sorrise amichevole, fermandosi ben volentieri a fare quattro chiacchiere con lui.
Il biondo ricambiò con un sorriso appena accennato. «Direi bene, le solite formalità. Stavo giusto andando da papà per parlargliene.»
Jaws annuì, sorpassandolo di poco. «Allora è meglio che ti lasci. Puoi trovare papà in camera sua, credo che ormai si sia svegliato dal suo riposino pomeridiano. Ci vediamo più tardi.» Fece per andarsene, ma la voce di Marco lo fermò nuovamente sul posto.
«Un attimo, devo rubarti solo due minuti, Jaws.» Disse, e il comandante in terza si fece presto tutto orecchi.
«È successo qualcosa di grave?»
Il biondo allargò un po’ di più gli angoli della bocca, sporgendo il capo oltre il braccio del compagno e individuando poco più lontano di loro Ace, ora intento a salutare i gabbiani. «Diciamo che per qualcuno potrebbe rappresentare una questione di vita o di morte.»
Jaws seguì con lo sguardo dove stesse guardando Marco, scuotendo poi la testa.
Notarono entrambi che più che salutarli forse era maggiormente impegnato a insultarli.
«Parli di Ace.»
«Già» incrociò le braccia al petto, facendosi subito serio. «Ho bisogno di chiederti una cosa.»
«Se posso esserti utile.»
«Dovrebbero mancare tre settimane prima di attraccare, e, se non erro, su quest’isola vive anche un tuo amico inventore.» chiese conferma.
Jaws annuì. «Il professor Howak, sì. Hai bisogno di qualcosa in particolare?»
«Avrei una cosa in mente.» Confessò. «Se volassi fin da lui e gli chiedessi a nome tuo di costruire una cosa, credi che tre settimane possano bastargli?»
Il comandante prese grattarsi la nuca, pensandoci su. «Dipende da cosa si tratta, ma sono sicuro che farebbe il possibile.» Assicurò con un sorriso.
«Perfetto. Grazie infinite, Jaws.» Gli voltò le spalle. «Credo che per stasera sarò di nuovo in viaggio. Ti raccomando di non dire a nessuno la mia destinazione, avviserò solo papà.»
Alla notizia Jaws strabuzzò di poco gli occhi, sorpreso. «Ma sei appena tornato, Marco!»
«Non è un problema.» E così dicendo, dopo aver dedicato al fratello un ultimo saluto di schiena con un cenno della mano, voltò l’angolo, sparendo dalla visuale del comandante.

§§§§
 
Erano attraccati sull’isola da meno di un’ora, e trattenere Ace per impedirgli di saltare giù dalla Moby Dick per dirigersi il più presto possibile nella miglior bettola del paese sarebbe stato impossibile senza l’aiuto di Jaws, che se lo caricò in spalla, ignorando, insieme a Marco, le proteste del corvino.
Quando arrivarono finalmente dall’inventore, il famoso professor Howak, un uomo dalla corporatura mingherlina e dall’età ormai avanzata, questo li accolse con un sorriso alquanto sinistro a detta di Ace, conducendoli senza attendere un secondo di più all’interno della propria abitazione, più precisamente nella stanza in cui si trovava il progetto a cui aveva lavorato senza sosta in quelle tre settimane.
«Questo, signori miei, è lo Striker.» Si avvicinò orgoglioso alla sua creatura, divertito dalle occhiate curiose dei suoi ospiti. «Non mi erano state date molte indicazioni, come ad esempio il colore, quindi ho voluto optare per il mio preferito. Spero che anche voi piaccia il giallo.»
Ace sbuffò, incrociando le braccia al petto. «Posso sapere cosa ci facciamo qui? Ho fame, se non lo aveste notato!»
Marco sospirò. «Cerca di stare tranquillo. Il professore si è impegnato per costruirtelo, non essere ingrato. Falli almeno spiegare come funzioni, non vorrai finire per danneggiarlo?» Sogghignò nel vedere il suo volto farsi presto più luminoso ed eccitato.
«Un attimo… Questo è mio?!» domandò, guardando l’inventore.
«A quanto pare.» Gli sorrise, voltandosi nuovamente verso lo Striker per riprendere la spiegazione. «Dicevo-» ma fu inutile, perché Ace vi si fiondò sopra in un lampo, tentando in qualche modo di abbracciare quella sorta di scialuppa.
«Davvero questo gioiellino è mio?!»
Howak sospirò, capendo che avrebbe fatto meglio a sintetizzare il più possibile. «Tu devi essere il possessore del frutto Mera-Mera, è corretto?»
Ace annuì, non perdendo tempo e saltando dentro allo Striker.
«Bene. Grazie al tuo potere potrai navigare come più ti pare e piace per i mari! Semplicissimo, no? E pensa che può andare persino sott’acqua!» Esclamò sempre più fiero, voltandosi verso i due comandanti sulla soglia della porta.
«Quando mi è stato chiesto di creare una cosa del genere in così poco tempo, non credevo di potercela fare, e invece eccolo qui! Mi auguro ne siate soddisfatti.»
«Howak, sei stato davvero formidabile! Hai davvero superato te stesso!»
«Ed Ace sembra essere d’accordo.» Sorrise Marco, felice che il minore fosse carico di così tanto entusiasmo.
«È fantastico, non ci credo, posso usarlo solo io! Scienziato pazzo, non so come ringraziarti! Potrò finalmente andarmene dove mi pare anche quando saremo in mare aperto!»
«Ace!» lo ripresero all’unisono i maggiori, scambiandosi poi un’occhiata sollevata nel sentir ridere il professore. Per fortuna non sembrava essersi offeso.
«Tranquilli, è solo preso dall’euforia! Sapere che vi piaccia mi rende felice! Per te e i tuoi amici così simpatici sono sempre a disposizione, Jaws!»
All’udire il vecchio Ace smise di accarezzare la vela del suo Striker, guardando con occhi adoranti il comandante in terza. «Quindi è merito tuo!? Jaws, devo assolutamente offrirti qualcosa! Anche se non so cosa possa ripagare questa meraviglia!»
Howak rise più forte. «Suvvia, ragazzo! Così mi fai arrossire!»
Jaws scosse la testa, indicando Marco. «Io in realtà non-» ma il biondo non gli permise di continuare, alzando una mano in segno di fermarlo prima di poter completare la frase. «Ma Marco…?»
Quest’ultimo riabbassò il braccio, non distogliendo lo sguardo dal sorriso raggiante che Ace aveva dipinto sulle labbra.
«Non è importante che sappia da chi sia partita l’idea, ciò che conta è che sia contento.» Disse. «E direi che è arrivato il momento di provarlo, no, Ace? Professore, se ce lo permette, noi saremmo pronti a portarlo fuori.»
Howak si fece da parte, indicando con un braccio teso e un lieve inchino lo Striker. «È vostro, potete fare ciò che volete.»
«Me ne occupo io.» Si fece avanti Jaws, invitando gentilmente Ace ad uscire dalla scialuppa.
Quest’ultimo corse da Marco, non intenzionato a far scemare di un solo millimetro il suo sorriso.
«Quando sarà in mare, pretendo una sfida! Tu nella tua forma di Fenice e io con il mio Striker!»
Il biondo scosse la testa, scompigliandogli i capelli. «Preparati a perdere, ragazzino.»
Ace ghignò. «Questo dovrei dirlo io, Pennuto.»
 
 
 
 
 
Angolo autrice:

Dal compleanno di Marco non aggiorno.

Se ancora mi segue, ha il diritto di farsi costruire una statua dalla sottoscritta.
Mi vergogno anche a chiedere scusa, perché tutta questa assenza con questa raccolta (e non una raccolta qualsiasi, ma la raccolta della OTP) è imperdonabile.
Mi auguro che questa nuova OS sia come minimo piaciuta, qualcosa di dolcioso prima di una nuova storia leggermente (okay, forse abbastanza) angst che ho in mente *faccino innocente*.
Non credo di dover aggiungere altro se non ancora un grandissimo “PERDONO” urlato a squarciagola çWç
Mando a chiunque ha avuto la buona fede di aspettare l’aggiornamento un grosso bacione! :33
  
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