Film > Jurassic Park
Segui la storia  |       
Autore: thebrightstarofthewest    06/07/2015    2 recensioni
Dopo la catastrofe avvenuta al Jurassic Park, Alan Grant ed Ellie Sattler hanno deciso di sposarsi e metter su famiglia; hanno difatti due figli ormai ventenni, Bernard e Nicholas, entrambi appassionati a modo loro alla paleontologia. La vita della famiglia Grant procede più che tranquillamente, finché due chiamate non cambieranno tutto: qualcosa sta per accadere nuovamente ad Isla Nublar ed i Grant stanno per finirci dentro fino al collo per la seconda volta.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1. La telefonata

“Ellie!”, chiamò Alan Grant con voce cavernosa, “Ellie, il computer lo sta facendo di nuovo!”.
C’erano due cose al mondo che Alan Grant  non era mai riuscito a sopportare: la tecnologia ed i bambini.
Per quanto riguardava la tecnologia, il sentimento pareva essere reciproco. La sua professione da paleontologo –lavoro in cui tra l’altro eccelleva- lo aveva spesso portato a confrontarsi con attrezzi elettronici di varia natura ed i risultati che aveva ottenuto nell’utilizzarli non erano mai stati troppo incoraggianti; per quanto i suoi studenti e collaboratori tentassero di spiegargliene il funzionamento, Alan pareva proprio non riuscire a comprenderlo. I macchinari, d’altro canto, non facevano niente per venirgli incontro: al contrario, spesso si guastavano non appena lui iniziava a capirne i meccanismi. Era una guerra continua in cui il professor Grant era ormai dentro fino al collo e le cui battaglie erano pressoché sempre vinte dalla fazione avversaria.
In quell’istante, Alan era di fronte al proprio portatile, proteso in avanti con fare comico, tentando di decifrare le frasi che apparivano sullo schermo. Sbuffò. Continuava a preferire il buon vecchio telefono a quelle stupide video chat, o quel che erano.
“Ellie!”, chiamò ancora, scuotendo appena il PC, come se quel gesto potesse in qualche modo risolvere il problema in cui era incorso.
“Arrivo, Alan, calmati”, rispose una voce ridente dal piano superiore. Pochi secondi dopo Ellie Sattler, paleobotanica di primordine, scese le scale rapidamente e gli si avvicinò, posandogli una mano sulla schiena. “Allora, qual è il problema?”.
Ellie Sattler, paleobotanica di primordine… E, ormai da diverso tempo, anche sua moglie. Era di alcuni anni più giovane di lui, con gli occhi azzurri ed i capelli biondi legati dietro la testa.
“Ha chiuso il coso”, bofonchiò il professor Grant, “Sì, insomma, il computer ha chiuso il programma”.
“Skype, intendi?”, domandò lei, prendendo controllo del mouse. Lui si strinse nelle spalle e assentì distrattamente. Soltanto pochi click ed ecco che la schermata celeste di Skype era di nuovo al centro del desktop del personal computer; Alan si passò una mano sul volto con fare affranto: un’altra battaglia persa.
Ellie rise appena e, dopo avergli schioccato un bacio sulla fronte, gli porse un paio di occhiali da vista. “La prossima volta usa questi, così magari riesci a leggere qualcosa!”. Detto questo, lanciò un’ultima occhiata al marito e fece per andare, ma lui le prese la mano.
“Stavo per chiamare i ragazzi, non vuoi rimanere?”, le domandò.
Era due, infatti, le cose Alan Grant non sopportava affatto: la tecnologia ed i bambini. Con la tecnologia ormai si era arreso da tempo. Per quanto riguardava i bambini, invece, si era dovuto ricredere: c’era stato un tempo in cui pensava fossero solo piccole creature appiccicose e petulanti, sempre pronte a far qualche danno o qualche domanda fuori posto. Poi, l’esperienza al Jurassic Park gli aveva ben fatto cambiare idea. Già, il Jurassic Park: ricordava in modo vivido gli eventi che erano avvenuti, come se fossero passati pochi giorni, e non più di venti anni. Quando l’eccentrico magnate John Hammond lo aveva invitato sulla sua isola al largo della Costarica, Isla Nublar, mai si sarebbe aspettato di trovarvi un parco… Un parco con dei dinosauri. Dinosauri vivi.
Mai si sarebbe poi immaginato che quei dinosauri avrebbero preso il sopravvento sulle misure di sicurezza e che quella che a prima vista era apparsa come una visita innocua si sarebbe trasformata in una corsa per la sopravvivenza. Proprio durante quella corsa trafelata, Alan aveva conosciuto i due nipotini di Hammond, Lex e Timmy, due bambini svegli ed intelligenti. Due bambini che aveva dovuto salvare da continui contrattempi e pericoli, due bambini a cui aveva finito per affezionarsi infinitamente.
Dunque, quando Alan e Ellie erano usciti vivi dal parco, metter su una famiglia era stata la cosa più spontanea che potessero fare: l’essere stati così vicini alla morte, aveva instillato in loro una voglia di vivere che non avevano mai prima di allora conosciuto. Dapprima si erano sposati… E poi avevano avuto due bambini, per la precisione due gemelli: Bernard e Nicholas. Adesso entrambi i ragazzi avevano vent’anni e non vivevano più in casa con loro, dunque, per rimanere in contatto coi genitori, spesso li chiamavano su Skype.
“Va bene, rimango”, rispose Ellie, aiutando Alan a far partire la telefonata. Dopo pochi secondi di attesa, due volti pressoché identici apparvero sullo schermo.
“Sono stato preso!”, gridarono entrambi i gemelli, contemporaneamente. Seguì un attimo di silenzio e poi delle risate.
Alan ed Ellie assunsero un’aria perplessa, continuando a guardare i lineamenti sgranati dei figli sul computer: Bernard indossava gli occhiali, aveva il viso sottile, i capelli biondi a zazzera ed una corta barba gli incorniciava il mento; Nicholas, d’altro canto, aveva la testa un po’ più schiacciata ed i capelli più tendenti al castano chiaro, ma per il resto appariva tale a quale al fratello. Entrambi avevano i grandi occhi azzurri del padre ed il caldo sorriso della madre.
“Vuoi iniziare tu a dare le notizie a mamma e papà, Bernie?”, domandò Nicholas al gemello.
Notizie’, rimuginò tra sé e sé Alan Grant, ‘Speriamo non siano cattive’.
Bernard sospirò e poi iniziò a parlare, sfoggiando una mimica facciale che ricordava tanto quella di Ellie. “Beh, vi avevo detto che l’università aveva indetto un concorso per i migliori studenti della facoltà, giusto?”.
I due coniugi Grant si scambiarono uno sguardo interdetto. “Beh, per la verità no”.
“Oh”, borbottò il ragazzo, passandosi la lingua sulle labbra, “Comunque… era stato indetto questo concorso, no? E nel bando c’era scritto che i primi classificati avrebbero avuto un’occasione straordinaria di studio sul campo… Dunque mi sono iscritto, così, per provare e… Sono arrivato primo!”.
“Complimenti, tesoro”, esclamò la madre, sorridendo, “E quindi, cosa hai vinto?”.
Il figlio esitò per un secondo, come se fosse preoccupato. Alan, per la verità, non capiva cosa ci potesse essere di così allarmante nel vincere un concorso universitario: Bernard, come i genitori, aveva scelto la via della paleontologia ed il suo talento negli studi era evidente. Per un ragazzo volenteroso come lui era una manna dal cielo avere la possibilità di cominciare studi sul campo così presto.
“Bernard?”, domandò allora, un poco preoccupato.
“Beh, ecco…”, il giovane alzò un secondo gli occhi al cielo, poi biascicò una frase incomprensibile.
“Cosa hai detto?”, domandò Nicholas, “Non ho sentito!”.
“Io…”, decise infine di concludere la frase, “Passerò un periodo tra i tre ed i sei mesi ad Isla Nublar, al Jurassic World, dove studierò il comportamento dei dinosauri”.
Mentre la mascella di Ellie si spalancò, lasciandola a bocca aperta, quella di Alan si contrasse, in un grugnito rabbioso, quasi stizzito. Il Jurassic World. Per lui, quel luogo era il male: anni dopo il disastro del Jurassic Park, difatti, il parco era stato riaperto, con un nuovo nome, una nuova gestione, nuove misure di sicurezza… Ma per lui rimaneva il luogo dove delle persone innocenti erano morte, soltanto a causa della presunzione umana di voler controllare qualcosa che non può essere controllato.
“Papà, non mi guardare così”, mormorò Bernie, passandosi una mano sul volto, “Lo sai bene che è un’occasione irripetibile… L’hai vissuta anche tu, perché io dovrei…”.
“Vogliamo ricordare cosa è successo quando io e tua madre l’abbiamo vissuta, quell’esperienza? Vogliamo parlare di coloro che sono stati dilaniati dai Raptor, o di quelli che sono stati divorati dal Tirannosauro?!”, gridò Grant, sbattendo il pugno sulla scrivania.
“Alan, non urlare”, lo pregò Ellie, prendendogli la mano tra le sue, “Non ce n’è ragione”.
“Nostro figlio vuole andare sulla stessa isola dove abbiamo visto morire delle persone e tu dici che non c’è ragione di urlare?”, sbottò lui, adirato più che mai. Adirato perché desiderava tenere la sua famiglia lontana dal pericolo.
“Quel che volevo dire è che…”.
“Mamma, papà…”. Questa volta era la voce decisa e profonda di Nicholas a chiamarli. Lui che aveva intrapreso una carriera ben diversa dal fratello, prediligendo sempre tutto ciò che vi era di pratico o fisico, rispetto allo studio. Non che non apprezzasse i dinosauri, al contrario: quella per i giganti antichi che avevano dominato il mondo era una passione che i Grant avevano tramandato ad entrambi i figli; l’unico problema era che le materie scientifiche proprio non facevano per lui
“Che c’è, tesoro?”, domandò Ellie, pacatamente, sempre stringendo la mano del marito.
“Sapete che avevo fatto diverse richieste di lavoro, diversi test, cose del genere… Sono stato ammesso od accettato a diversi, ecco. Ma la migliore offerta arriva anche per me dal Jurassic World”. Andò subito a cercare lo sguardo del padre.
“E questo”, balbettò Alan, piuttosto confuso, “Che vorrebbe dire?”.
“Che vado a lavorare al Jurassic World, papà. Non so bene a fare cosa, ma nel test che mi hanno fatto fare risulta che sia la mia prestanza fisica sia la mia conoscenza nel settore paleontologico e zoologico sono superiori alla media… E, beh, la paga è buona”. Scrollò le spalle, non aveva nulla da aggiungere.
Alan deglutì. Un sapore amaro gli invase la bocca.
“Anche tu sarai al Jurassic World? Quando, Nick?”, domandò Bernard, boccheggiante e sorridente.
“Parto dopodomani, stavo facendo adesso le valige”, rispose Nicholas.
“Anche io! Ma è assurdo! Queste sono coincidenze che…”, smise di parlare non appena si rese conto che il padre li stava osservando, scuro in volto, “Papà, va tutto bene?”.
Lo sguardo del professor Grant si abbassò, poi chiuse gli occhi. Nell’oscurità delle sue palpebre serrate una moltitudine di ricordi lo raggiunse, aggrappandosi a lui con rabbia, dilaniandolo come artigli e zanne. No, non andava tutto bene. Ovvio che no. Dal momento in cui aveva realizzato di essere padre, dal momento in cui Ellie aveva tenuto tra le braccia quelle due creature minuscole che si assomigliavano così tanto e che gli assomigliavano così tanto, aveva avuto mille dubbi e paure, ma una sola sicurezza: lui non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia. Non l’avrebbe mai messa in secondo piano. Mai avrebbe lasciato che il pericolo la minacciasse. Aveva paura, paura che i suoi due bambini si mettessero nei guai: non voleva che vedessero tutto il terrore che anche lui aveva vissuto.
E quindi no, non andava tutto bene, andava tutto una merda.
Sospirò, riaprì gli occhi e guardò prima il computer e poi Ellie. Lei ricambiò il suoi sguardo, apprensiva.
“Beh, ragazzi, sarà meglio che vi lasci alle vostre valige, allora”, disse, alzandosi in piedi, con sguardo vacuo e con un sorriso mesto sul volto, “Ci sentiamo presto”.
Prima che potessero in qualsiasi modo protestare, chiuse la videochiamata.
“Alan…”, mormorò Ellie, alzandosi a sua volta. Si avvicinò al marito e lo baciò delicatamente sulle labbra. “Conosco le tue preoccupazioni, perché sono anche le mie. Ma Nick e Bernie hanno la fortuna di vivere in tempi diversi, tempi più sicuri. Non vivranno la nostra stessa esperienza, lo sai”.
Il professor Grant le carezzò i capelli biondi. Gli anni passavano, ma lei rimaneva sempre stupenda. Fece per rispondere, ma un suono lo fece bloccare. Era il suo cellulare.
Ellie si avvicinò alla scrivania dove era riposto lo smartphone e diede un’occhiata al nome impresso sullo schermo. Una risata argentea uscì dalle sue labbra.
“Chi è, tesoro?”, domandò allora Alan, perplesso.
“Non ci crederai mai”, esclamò la donna, sempre ridendo. Girò il telefono verso il marito, a cui ci volle qualche istante per mettere a fuoco il nome.
Ian Malcolm”, mormorò, inarcando le sopracciglia, “E che cazzo vuole, adesso, Ian Malcolm?”.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Jurassic Park / Vai alla pagina dell'autore: thebrightstarofthewest