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Autore: giascali    07/07/2015    1 recensioni
[ The Scorpio Races!AU|RinHaru|Gou's pov]
Da un mese a quella parte, Gou Matsuoka, diciassette anni e abitante di una piccola isola giapponese nota come Iwatobi, poteva definire, senza alcuna difficoltà, la sua vita ironica.
L’inizio di tutto era stata una serata come tante, in cui Sousuke Yamazaki, migliore amico storico di suo fratello maggiore Rin, aveva annunciato le sue intenzioni di lasciare Iwatobi.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gou Matsuoka, Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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The Scorpio Race
 
 
Da un mese a quella parte, Gou Matsuoka, diciassette anni e abitante di una piccola isola giapponese nota come Iwatobi, poteva definire, senza alcuna difficoltà, la sua vita ironica.
L’inizio di tutto era stata una serata come tante, in cui Sousuke Yamazaki, migliore amico storico di suo fratello maggiore Rin, aveva annunciato le sue intenzioni di lasciare Iwatobi.
Dire che quella era stata l’ennesima pugnalata al cuore dopo la morte dei loro genitori, era un eufemismo.
Ma il lato ironico non si basava su questo, bensì sulle conseguenza che ne erano nate.
Suosuke aveva detto che sarebbe partito una settimana dopo per andare a Tokyo, con alcuni amici, e cercare lavoro. Gou non aveva avuto certo bisogno di avere poteri telepatici per capire che in meno di un secondo la necessità più urgente di suo fratello non era più un modo per conservare ancor più a lungo le loro provviste, già esigue, o trovare un lavoro part-time per entrambi che li potesse aiutare a procurarsene delle altre, ma far rimanere il più a lungo possibile Sousuke ad Iwatobi.
La scelta era ricaduta su quanto più pericoloso esisteva in quella landa sperduta nell’Oceano Pacifico: la Corsa dello Scorpione.
Ecco, in cosa consisteva l’ironia.
La Corsa avveniva ogni primo di Novembre e ogni anno ci scappava sempre se non un morto un ferito gravemente. La causa? I cavalli. Infatti, i fantini non cavalcavano semplici stalloni, come quello che Gou e Rin possedevano nella loro piccola fattoria, no, piuttosto capaill uisce.
Era colpa di uno di loro che i due fratelli Matsuoka erano costretti a tirare avanti senza lo stipendio da pescatore di loro padre o di quello da commessa di loro madre.
Il pensiero che anche suo fratello potesse perdere la vita a causa di uno di loro, aveva straziato Gou.
Per giorni aveva cercato di dissuaderlo da quella folle idea ma il ragazzo era stato irremovibile: avrebbe corso.
Non fu necessario andare a caccia di una di quelle creature infernali per procurarsi la sua cavalcatura: dopo aver letto attentamente il regolamento, Rin aveva scoperto che per partecipare alla gara non era obbligatorio correre su un capall uisce, con sommo sollievo, sia suo che di Gou.
Il ragazzo non avrebbe mai disonorato la memoria dei suoi genitori cavalcando su un esemplare simile a quello che li aveva dilaniati senza pietà, anzi, avrebbe dimostrato con il suo Aiichiro di poter essere migliore di tutti quei mostri e i loro cavalieri di Iwatobi.
 
 
L’inizio non era stato affatto facile.
Gou, combattendo la sua paura radicata e forte dell’oceano, il posto da cui quei cosi emergevano, aveva accompagnato il fratello al primo giorno degli allenamenti.
Non appena erano stati notati, l’aria si era subito fatta pesante. Nessuno di loro li voleva lì, era più che chiaro. Decidendo di gareggiare con un cavallo di terra, Rin Matsuoka aveva sfidato le tradizioni dell’isola, calamitandosi il rancore degli altri fantini.
Avevano però continuato a camminare a testa alta, ignorando le loro occhiatacce. Nessuno dei due, aveva meno diritto di tutti gli altri di stare in quella spiaggia, in quella fredda mattina di Ottobre. Erano solo loro contro tutto il mondo e sotto sotto a Gou quella sensazione era sempre piaciuta.
Le avversità non si erano fermate qui, però. Mentre Rin correva con Aiichiro, immersi nel mare, l’acqua che arrivava al ginocchio del cavallo, Gou si era accorta fin troppo tardi che suo fratello aveva attirato l’attenzione non solo dei cavalieri ma anche dei capaill uisce.
Infatti uno di loro non ci aveva pensato due volte di rivoltarsi al suo padrone/carceriere per fiondarsi sui due che, guarda caso, proprio per evitare i suoi simili, si erano addentrati nel suo territorio.
Prima ancora che se ne rendesse conto, Gou era entrata in acqua. Sapeva che non avrebbe potuto far molto, contro una di quelle creature assetate di sangue ma piuttosto che rimanere inerme e al sicuro all’asciutto a guardare suo fratello fare la stessa fine dei suoi genitori, la ragazza era disposta ad affrontare la sua paura e rischiare la propria vita per quanto meno tentare di salvare quella di Rin.
Il suo tentativo si era rivelato inutile, dato che a salvare suo fratello non era stata lei bensì Haruka Nanase.
Muovendosi in acqua ancor più velocemente di lei, il ragazzo aveva allontanato il capall uisce da suo fratello, togliendolo dalla morsa gelida del mare, e avvicinando il suo pugno alle narici della creatura l’aveva fatta impazzire. Letteralmente. All’improvviso lo stallone si era sbizzarrito, come se il ragazzo gli avesse appena iniettato del veleno lungo le narici e forse era proprio così.
Dopo qualche secondo passato a fissare affascinata Nanase, Gou si era ricordata di quale fosse la sua priorità in quel momento e si era avvicinata a suo fratello. Era illeso, ad eccezione di qualche graffio e un taglio sul braccio da cui usciva del sangue che colorava l’acqua di rosso. La ragazza aveva tentato con tutte le sue forze di non farci caso, né a quel colore che gridava morte e ai nitriti straziati del capall uisce che sembravano concordare. Poi tutto era diventato silenzioso. I due fratelli Matsuoka si erano girati e i loro occhi si erano riempiti di altro rosso.
Haruka Nanase si era avvicinato loro, i pugni stretti lungo i fianchi, i vestiti sporchi di sangue e i capelli neri scompigliati. La sua espressione era impassibile, come se aver appena ucciso un capall uisce non fosse una gran cosa per lui.
Quando gli si era fermato davanti, Gou ricorda ancora oggi di aver deglutito, più sonoramente di quanto avesse desiderato, Rin, invece, nonostante avesse appena rischiato la vita, non aveva distolto lo sguardo dagli occhi color cobalto dell’altro ragazzo.
-Tenete il vostro cavallo lontano dalla spiaggia. – aveva detto Nanase, prima di ritornare in spiaggia.
 
 
Erano ritornati subito a casa loro ma Rin non si era arreso.
La necessità di partecipare alla Corsa non era più soltanto far rimanere il più a lungo Sousuke a Iwatobi ma dimostrare qualcosa. Dimostrare qualcosa e i soldi.
Gou e Rin avevano sempre saputo di non essere nelle condizioni economiche migliori dell’isola, per non dire tra le peggiori, ma erano cresciuti credendo che il tetto sopra la loro testa fosse loro. Sbagliato.
Il mutuo non veniva pagato da un anno, ovvero da quando i loro genitori erano morti.
Quello era stato l’ennesimo colpo per i due fratelli ma avevano continuato a combattere.
Dopo un attimo di shock, avevano convinto il banchiere a posticipare il pagamento del mutuo che ironia volle si trattasse dell’ultimo, poi la casa sarebbe stata veramente loro, fino a dopo la Corsa dello Scorpione.
Vincere ormai era diventato imperativo. Si erano visti dunque costretti ad elaborare un’altra strategia per allenare Aiichiro, non potevano evitare la spiaggia, dato che era nel regolamento, ma potevano evitare i cavalli. Quindi Rin aveva cominciato ad alzarsi presto per andare a correre con il suo destriero, ritornando, dopo qualche giorno che il piano si era rivelato funzionante, con una strana espressione in volto, a metà tra il confuso, il seccato e il sognante.
Era più o meno in quel periodo che Gou crede che suo fratello avesse cominciato a frequentare Haruka Nanase.
Ecco qual era l’elemento che aveva reso le loro vite ancor più piene di ironia.
Haruka Nanase, diciottenne, come Rin, e ovviamente anche lui abitante di Iwatobi, era l’ostacolo più grande che suo fratello avrebbe dovuto affrontare per vincere la Corsa dello Scorpione.
Nanase la vinceva da cinque anni consecutivi e da sette lavorava nella fattoria dei Mikoshiba, la famiglia che possedeva, cresceva e addestrava cavalli sia di terra che di mare.
Dire dunque che la connessione di Haruka con quelle creature fosse forte era un eufemismo bello e buono. Quel ragazzo taciturno e riservato era il solo in quell’isola dimenticata da dio che riusciva a comunicare e a farsi rispettare da quegli esseri. Gou sospettava che il motivo consistesse nella somiglianza tra loro. I capaill uisce erano in trappola sulla terra e così valeva anche per Haruka Nanase, che quando era in acqua sembrava trovarsi nel suo elemento naturale.
Su quel ragazzo giravano parecchie storie su come fosse diventato così bravo con quelle bestie, una più ridicola dell’altra. La più assurda Gou l’aveva sentita dire dallo zio della sua amica Chigusa, un giorno che la stava accompagnando durante le sue commissioni. La storia insinuava che Haruka Nanase fosse in realtà una creatura partorita dal mare, come i suoi amati capaill uisce, e che un giorno avrebbe fatto uscire dall’acqua i suoi simili, per fare una strage di tutti gli abitanti di Iwatobi.
Dopo aver avuto la certezza che Rin ogni mattina incontrava Nanase sulla spiaggia, una notte Gou gli aveva confidato quel pettegolezzo, ridacchiando un poco per la sua assurdità.
Nel buio della loro stanza, la ragazza aveva ascoltato prima il silenzio in risposta di suo fratello e poi la sua voce roca e seria dirle che lui lo sapeva come Haru avesse tutte quelle conoscenza. Gou ricorda di essere rimasta sorpresa da come lo aveva chiamato: Haru.
Nessun onorifico, nessun cognome o nome completo ma un’abbreviazione, un soprannome che la sua voce aveva accarezzato dolcemente. Fino a quel momento non aveva immaginato che fossero già così intimi.
Nel buio della loro stanza, Rin le aveva confidato che anche il padre di Haru lavorava per i Mikoshiba e che, standogli accanto, aveva imparato molto sui capaill uisce. E poi, dopo la sua morte durante una corsa avvenuta sette anni fa, aveva ottenuto un lavoro presso loro, grazie alle sue conoscenze.
A questa scoperta, Gou si era chiesta come mai nessuno lo facesse presente, quando in città l’argomento della conversazione verteva su Haruka Nanase. Lo aveva domandato a suo fratello e lo aveva sentito scuotere la testa. Le aveva risposto che non ne sapeva il motivo e che al diretto interessato non faceva neanche né caldo né freddo. A lui bastava stare con Makoto per stare bene.
Quella notte i due fratelli avevano continuato a parlare. Gou gli aveva descritto le sue giornate al suo nuovo lavoro part-time in pasticceria. Continuava a combinare disastri ma per fortuna la proprietaria era stata un’amica di loro madre ed era una dei pochi sostenitori di Rin. Sapeva che i soldi andavano in parte nel fondo per migliorare l’alimentazione di Aiichiro e, alla vista dei casini che combinava Gou, continuava a sorridere un poco forzatamente e a mormorare qualcosa su quanto fosse diversa da sua madre.
Rin invece le aveva raccontato delle sue mattine passate ad allenarsi. Correva assieme ad Haruka e presto, probabilmente senza neanche accorgersene, iniziò a descrivere la sua espressione di quando cavalcava. Di come i suoi occhi brillassero e sul volto si disegnasse un sorriso appena accennato ma comunque bellissimo. Per Gou non c’era bisogno di accendere la luce per sapere che anche a suo fratello, in quel momento, brillavano gli occhi. Le aveva anche raccontato che, se avesse vinto anche quell’anno, avrebbe avuto abbastanza soldi per poter comprare Makoto, che per lui era il solo ed unico migliore amico.
Poi aveva aggiunto qualcosa che l’aveva preoccupata non poco.
-Gou, sai, ci sono salito sopra. – la sua voce era bassa, appena un sussurro che si confondeva con l’oscurità della stanza. La ragazza si era immaginata il fratello con la testa appoggiata sopra le braccia incrociate, mentre le diceva quella frase.
-Sopra cosa? – aveva risposto, insicura. Non sapeva a cosa si riferisse ed era certa che l’ambiguità delle sue parole fosse voluta, ricercata, e la cosa la preoccupava.
-Sopra Makoto. – il sangue le si era gelato nelle vene. Cercare di immaginare suo fratello che cavalcava un capall uisce era per lei inconcepibile. Come poteva averlo fatto? Una di quelle bestie aveva ucciso i loro genitori. Aveva scelto di gareggiare con Aiichiro proprio per non disonorare la loro memoria. Più in fretta di quanto avesse creduto possibile, Gou aveva sentito crescere in lei un sentimento spiacevole: rancore. Rancore verso i capaill uisce che le avevano strappato i suoi genitori quando era ancora troppo giovane per vivere senza di loro; rancore per Haruka Nanase che aveva avvicinato suo fratello a quelle bestie assetate di sangue tanto da convincerlo a salire sopra una di loro; rancore verso Rin che si era lasciato convincere.
Non aveva ribattuto a quelle parole e si era girata, dandogli le spalle. Arrabbiata con tutto e tutti per quello che lei vedeva come un vero e proprio tradimento.
 
 
Avevano poi fatto pace qualche giorno prima della gara. Si erano seduti sul porticato della loro casa e, con Aiichiro che gironzolava attorno, i due fratelli avevano chiarito. L’occasione era stata data proprio dal motivo del loro diverbio: Haruka Nanase. Infatti, mentre preparava la cena, Gou lo aveva scorto accanto a suo fratello. Camminavano affianco e per un attimo la ragazza si era dimenticata di chi fosse e aveva solo pensato a quanto fossero belli assieme. Rin, con Aiichiro che gli stava alla destra, il muso che ogni tanto strofinava contro la sua spalla, non aveva occhi che per Nanase ed egli, quando incrociava gli occhi magenta dell’altro ragazzo, accennava un lieve sorriso che, come le aveva detto il fratello, lo rendeva ancor più bello.
Aveva poi abbassato lo sguardo involontariamente e aveva così notato che le loro mani era vicine, molto vicine, all’avvicinarsi.
Alla vista di quei due ragazzi, così sicuri di sé, testardi e amanti della velocità, ora così impacciati, aveva sorriso. Poi si era ricordata chi fosse quello moro e, quando se n’era andato, la tensione tra lei e Rin era scoppiata e i due fratelli avevano finito per gridarsi contro tutto quello che avevano celato per un mese.
Gou aveva urlato di quanto si sentisse tradita da lui e Rin aveva gridato che Haru era l’unico che riusciva ad alleviare tutta la pressione che sentiva da quando quella storia era cominciata.
Erano state versate anche un po’ di lacrime, nessuno dei due avrebbe ammesso di averlo fatto ma, quando si furono calmati, fronte contro fronte, sul porticato di casa, a sussurrarsi di quanto si fossero sentiti spaventati, avevano entrambi gli occhi lucidi.
Dalla notte della rivelazione di Rin, Gou si era sentita non soltanto tradita ma anche messa da parte: suo fratello era salito su un capall uisce, facendo un passo in avanti verso l’accettazione della morte dei loro genitori e in un nuovo mondo a lei inaccessibile.
Da ancor più tempo, Rin aveva convissuto con la preoccupazione che ciò che stava facendo non era abbastanza per far rimanere Sousuke allontanatisi da lui sempre più, che stava davvero disonorando i suoi genitori, sia partecipando alla gara che innamorandosi di Haruka Nanase.
Quella notte i due fratelli Matsuoka avevano risolto le incomprensioni e l’avevano passata a sussurrare tra loro nel buio della loro stanza.  
 
 
Il giorno della corsa era poi finalmente arrivato.
Gou vi aveva assistito sopra una collina che incombeva sulla spiaggia, al sicuro e abbastanza in alto per guardare la corse per intero e non troppo lontano per riuscire a distinguere i colori dei manti dei cavalli. In particolare, il grigio perla di Aiichiro e il verde smeraldo di Makoto.
La Corsa era iniziata come al solito, alcuni fantini erano stati subito sorpassati perché le loro cavalcature sembravano più interessate ad attaccare gli altri fantini e, dopo averli rimessi in riga, i cavalieri avevano accelerato.
Accanto a lei, la proprietaria della pasticceria in cui lavorava urlava a gran voce, incitando suo fratello. Era tra i primi, assieme ad Haruka e una cavalla che fin dall’inizio aveva attirato l’attenzione per la sua aggressività. Gou ricorda ancora come il cuore le si fosse riempito di speranza, Rin poteva vincere, ce l’avrebbe fatta…
Poi la giumenta aveva deviato improvvisamente, andando a sbattere contro Aiichiro. Parecchie urla preoccupate si erano alzate vedendo i tentativi della cavalla di azzannare suo fratello. Gou stava già per correre in mezzo alla pista, ancora una volta dimenticatasi della sua sicurezza per preservare quella del fratello, quando ancora una volta Haruka Nanase si dimostrò perfettamente in grado di pensarci al suo posto. Riuscì a dividere i due cavalli, attirando su di sé l’attenzione, forse proprio seguendo il piano iniziale del fantino della giumenta, Momotarou Mikoshiba, un ragazzo che non ci teneva a celare la sua avversione per lui.
Gou lo aveva visto perdere, non avrebbe saputo dire bene come, l’equilibrio e finire disgraziatamente sotto gli zoccoli del suo capall, prima che qualcuno riuscisse a trovare il coraggio di intervenire. Haru aveva proseguito la sua corsa ma nemmeno con Makoto era riuscito a colmare lo scarto che Rin si era guadagnato in quei secondi fatali per il fratello minore dei Mikoshiba.
Con un boato di urla e applausi, Rin Matsuoka in groppa al suo cavallo Aiichiro aveva vinto la Corsa dello Scorpione.
 
 
Da quel giorno erano passate due settimane circa durante cui erano successe molte cose: Gou aveva mantenuto il suo lavoro alla pasticceria e dopo ogni turno, restava per qualche ora per imparare meglio il mestiere, i risultati stavano già cominciando a vedersi, per suo sommo orgoglio; anche Rin aveva ottenuto un lavoro, presso le stalle dei Mikoshiba, e con i soldi della vincita aveva pagato l’ultima retta del mutuo, la casa dove erano cresciuti ed erano legati i ricordi dei loro genitori era finalmente loro; Haru era finalmente riuscito a comprare Makoto. Nonostante non avesse vinto la Corsa, aveva scommesso una piccola somma sia su di sé che su Rin. Non aveva spiegato il motivo del suo azzardo ma Gou non aveva potuto che sorridere vedendo il sorriso di Rin e il rossore di Haru sulle sue guance. Assieme a quella somma, ai risparmi e al resto del premio, aveva comprato il suo amato capall uisce e il sorriso che aveva fatto quando aveva firmato il contratto non era minimamente paragonabile a quelli che faceva quando cavalcava, forse solo a quelli che regalava a Rin e che Gou spiava ogni tanto.
Sousuke, invece, non aveva cambiato idea ed era partito per Tokyo. I fratelli Matsuoka lo avevano accompagnato al molo e anche quel giorno erano state versate delle lacrime che nessuno dei due aveva intenzione di rivendicare.
 
 
Quel giorno, Gou si stava cimentando in una delle ricette imparate da poco, per sicurezza si trattava di una di quelle che implicava meno probabilità di far scoppiare la cucina.
La ragazza ci teneva a far bella figura ed era per questo che quella mattina si era dedicata con più attenzione alla scelta degli abiti, che era caduta su una semplice gonna ed una camicetta con dei petali di ciliegio ricamati sopra, nonostante sapesse bene che l’invitato non ci avrebbe fatto caso. La sua attenzione sarebbe stata tutta per qualcun altro.
Il sopracitato si affacciò dalla porta della cucina per osservare il suo lavoro, in volto aveva un’espressione circospetta. Gou fu quasi tentata di lanciargli dietro il cucchiaio di legno: era da una settimana che non combinava pasticci al lavoro, possibile che suo fratello si aspettasse ancora qualche esplosione?!
Invece di mormorare qualcosa sul suo operato, che stava quasi per prendere forma, Rin cominciò a girare per la stanza, adibita anche a sala pranzo, dove i due avevano intenzione di accogliere l’ospite.
-Riiin – prolungò la “i”, infastidita dal mal nascosto nervosismo di suo fratello. – se non riesci a stare fermo, apparecchia che Haruka-san arriverà tra poco. –
Al sentire il nome del fidanzato, il ragazzo fece un lieve sobbalzo, come se si aspettasse che fosse già lì, per poi muoversi a fare quanto gli aveva detto la sorella.
Si poteva vedere quanto ci tenesse al primo incontro ufficiale tra lei e Haruka Nanase non solo per la sua più che evidente ansia, ma anche dalla cura con cui si era vestito per fare buona impressione, nonostante entrambi sapessero che l’altro ragazzo non era tipo da notare cose di questo genere.
Si accorse di essere riuscita a celare il suo nervosismo meglio di Rin, senza che neanche lei stessa si accorgesse della sua esistenza, quando il campanello suonò e tutti e due trasalirono. Suo fratello maggiore andò ad aprire al loro ospite per poi ritornare in cucina accompagnato da Haruka, che per quell’occasione sembrava essersi sforzato anche lui dato che indossava, invece dei soliti abiti sportivi e comodi, una camicia blu e dei jeans. Alla finestra della piccola cucina, Gou scorse il manto verde di Makoto e sorrise. Era ovvio che sarebbe venuto con il suo migliore amico.
Rin attirò la sua attenzione. – Gou, voglio presentarti Haruka Nanase. – tutti e tre sapevano che era sciocco fare quella piccola ed intima cerimonia. Anche se non si erano mai veramente parlati, la ragazza sapeva bene chi fosse il moro davanti a lei e lo stesso valeva per lui. Ma nessuno di loro era riuscito a trovare dei motivi per cui quell’incontro non dovesse avvenire, dato che era il modo dei fratelli Matsuoka di accogliere Haru nel loro piccolo mondo. – Il mio fidanzato. – aggiunse poi, con orgoglio che trapelava dalla voce. Rin si era poi girato verso il moro e sua sorella non aveva potuto trattenere un sorriso, scorgendo la dolcezza che gli dedicava. – Haru, lei è mia sorella Gou. –
I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, prima che la ragazza sorridesse e si inchinasse per prima, presto seguita dall’altro.
- Piacere di conoscerti! –
Il pomeriggio trascorse in maniera assai piacevole. Haruka era una persona assai silenziosa e riservata ma le erano bastati pochi sguardi per capire che non avrebbe potuto desiderare persona migliore per suo fratello. Mangiarono il dolce preparato da lei e con somma sorpresa di Rin, e anche un po’ della stessa Gou, era commestibile, perfino buono.
I due fratelli raccontarono aneddoti sulla loro infanzia in quella casa, non risparmiandosi i momenti più imbarazzanti, mentre il loro ospite preferì parlare più del suo lavoro all’allevamento di Mikoshiba e di quella volta che aveva assistito alla nascita di un cavallo che ora aveva tre anni.
Quando il sole iniziò a calare e Haru mormorò qualcosa su dei lavori che doveva fare prima di cena alle stalle, Gou lasciò un po’ di tempo a suo fratello per salutarlo da solo. Il fatto che poi li avesse spiati dalla finestra della cucina mentre si baciavano era un’altra storia.
Uscì da casa sua per salutare il moro con un sorriso. – Spero di rivederti presto, Haruka-san. – disse.
Haru le rivolse un sorriso gentile. – Anch’io, Gou. –
- In realtà sarebbe… ahia! – Rin interruppe la sua solita campagna per farsi chiamare con un nome che fosse veramente femminile. A volte la ragazza sospettava che si trattasse di un tentativo di farsi giustizia da solo: i suoi genitori gli avevano dato un nome da femmina? bene, sua sorella sarebbe stata chiamata con uno da maschio. Gli lanciò un’occhiataccia, mentre si massaggiava la spalla lesa. Il suo sguardo scivolò poi sul capall uisce. Non sembrava minaccioso come i suoi simili, anzi, pareva più mansueto. Se gli altri erano paragonabili ad un mare in tempesta, Makoto era come l’acqua quieta e senza increspature. Non c’era bisogno di averne paura. – Spero che ci sarai anche tu la prossima volta, Makoto. – le sfuggì dalle labbra prima che potesse rendersene conto.
E altrettanto velocemente, Haru spezzò il silenzio un poco imbarazzante appena creatosi: - Puoi accarezzarlo, se vuoi. –
Ancora una volta furono versate delle lacrime, in questa circostanza di commozione, e anche allora nessuno dei due fratelli Matsuoka ci tenne ad affermarne la proprietà.

note dell'autrice:
Questa storia, appena finita di partorire, tra l'altro, è nata dopo una rilettura de La Corsa delle Onde, uno dei miei libri preferiti. Come al solito, la mia testolina bacata ha fatto dei parallelismi e prima che me ne accorgessi mi stavo chiedendo cosa potessi scrivere. Fatto sta' che all'inizio era stata pensata come una vera e propria RinHaru, non una sorta di racconto di tutta la faccenda da parte di Gou, con tanto di momenti tra lei e il fratello ma posso dirmi soddisfatta di come è venuta.
Il titolo potrebbe cambiare o forse no,  dato che sono pessima a darli.
Se alcune cose non fossero chiare, non esitate a chiedere delucidazioni!
Intanto spero che la storia sia piaciuta e chiudo qui, che per scriverla ho tirato fino all'una di notte ç_ç
E pensare che devo pure svegliarmi presto ç_ç

 
   
 
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