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Autore: Daisy Ross    07/07/2015    3 recensioni
"«Oh, andiamo, Tunia!» Lily le si piazzò davanti, stavolta, per non permetterle di voltarle di nuovo le spalle. «Non puoi biasimarmi per sempre per quello che sono.»
Petunia incrociò le braccia sul petto, abbassando gli occhi.
«Invece posso.»"

L'amore, a volte, può essere distruttivo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lily Evans, Petunia Dursley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“Avevamo da dirci tutto, ma non il modo per dirlo.”
(Jonathan Safran Foer)
 
 

 
Luglio 1977
Sotto il sole cocente di un pomeriggio di metà estate, Cokeworth1 sembrava più desolata che mai. Nessun bambino percorreva in bici l’asfalto bollente della strada, e l’erba dei giardini, qualche mese prima perfetti, ora si presentava secca, gialla, quasi fosse pronta a prendere fuoco al primo alito di vento rovente. Gli unici rumori a confermare che quel luogo non era, in effetti, del tutto deserto, erano il canto assordante delle cicale e le voci sommesse di due ragazze dall’aspetto sorprendentemente somigliante.
«Quindi avete preso una casa.»
Era piatta, la constatazione di Lily, ma il suo viso lasciava trasparire chiaramente un’espressione ferita.
«Sì, come ti ho detto, a Little Whinging.»
«Non ti sembra un po’ affrettato?»
«Ci stiamo per sposare, Lily.» Sua sorella, seccata, continuava a darle le spalle, curva sopra il set di tovaglioli ricamati che aveva accuratamente scelto tra le tante opzioni perché finissero sulla tavola del suo pranzo nuziale. «Ma non mi aspetto che tu capisca.»
«E questo cosa vorrebbe dire?»
Petunia scosse la testa, esaminando i contorni sfilacciati di uno dei tovaglioli. «Vi ho visti, tu e quel ragazzo– »
«James.»
«– e quel ragazzo, sempre a bighellonare, in cerca di Dio solo sa quali altri guai in cui cacciarvi! Io voglio una vita stabile, sicura, e normale. Non mi interessa altro.»
Lily abbassò la testa. Certe cose, si disse, non cambiavano mai. Di certo, non cambiava il modo in cui Petunia diceva «una vita normale», con un tono risoluto fino quasi al ridicolo, intendendo sostanzialmente «una vita diversa dalla tua».
Ma c’era anche altro in quell’affermazione, parole subdole, mai pronunciate ad alta voce, che però Lily riusciva comunque a sentire, forte e chiaro, e dicevano: «una vita di cui tu non farai parte».
«È 
solo…sono preoccupata per te. Vernon è…»
«Ne abbiamo già discusso.»
«D’accordo, ma Marge, Tunia! Marge è orribile, e non puoi negarlo.»
«Devo sposare lui, non sua sorella.»
«E lo ami?»
Petunia, che nel frattempo era passata all’esaminazione dei piattini da frutta, decise finalmente di voltarsi; sostenne lo sguardo di Lily con occhi assottigliati e furiosi.
«È
 l’uomo perfetto per me.»
«Non hai risposto alla domanda» le fece notare Lily.
«Tu non c’eri!» sbraitò a quel punto la sorella. Era un urlo acuto, ma pur sempre controllato; persino nei suoi rarissimi scatti d’ira, Petunia Evans manteneva sempre un certo decoro, trasudando contengo dalla posizione composta del corpo al modo in cui il suo collo, estremamente lungo per gli standard, si tendeva fino all’inverosimile, lasciando in bella mostra una vena pulsante di rabbia, unico sintomo che proprio non riusciva ad evitare.
«Non ci sei stata quando abbiamo iniziato a frequentarci, né quando mi ha chiesto di sposarlo, né quando abbiamo deciso la data. Non c’eri, quindi non sai un bel niente di come stanno le cose!»
«Non potevo esserci, lo sai! Avrei voluto, ma non potevo, non dipendeva da me.»
«Certo che no, tu te ne stavi a divertirti in quella scuola per mostri, con tutti i tuoi amici identici a te!»
«Oh, andiamo, Tunia!» Lily le si piazzò davanti, stavolta, per non permetterle di voltarle di nuovo le spalle. «Non puoi biasimarmi per sempre per quello che sono.»
Petunia incrociò le braccia sul petto, abbassando gli occhi.
«Invece posso.»
Mordendosi il labbro, Lily fece del suo meglio per non scoppiare a piangere. Non era più una bambina, e aveva imparato, negli anni, a dare sempre minor peso alle parole taglienti della sorella; eppure, restavano pur sempre dolorose quanto le lame di un rasoio. Tutte le ferite che le aveva provocato si rimarginavano in fretta, ormai, solo che poi, ogni volta, quelle parole le venivano scagliate contro ancora, e nuovi tagli andavano a squarciarle la pelle, a volte anche sopra le cicatrici di quelli più vecchi.  
«Lo vedi? Non sono io che non voglio starti accanto, sei tu che non me lo permetti» sussurrò. Aveva paura che, se l’avesse detto a voce troppo alta, sarebbe diventato reale. A quel punto, non avrebbe più potuto ignorare la faccenda come aveva sempre fatto.
Ci fu qualche secondo di silenzio. Dopodiché, Petunia riuscì comunque a voltarsi, aggirando la sorella, e riprese le proprie attività come se nulla fosse stato. Solo dopo qualche minuto, si concesse la risposta che, lo sapeva, le avrebbe spezzato il cuore.
«È
 così. Non ti voglio qui.»
E qualcosa si ruppe, tra di loro, qualcosa che era legata ad un filo pericolante da fin troppo tempo.
Qualcuno disse che non esiste amore più sincero di quello che intercorre tra fratelli; Lily era d’accordo. Ma l’amore non sempre è positivo: a volte, anzi, è distruttivo, perché è troppo forte per sopportare le esigenze della vita. L’amore le aveva unite alla nascita e, infine, l’aveva separate, quando non era più riuscito a soccombere sotto il peso delle loro insormontabili differenze.
E come era stato l’amore a spingerla verso la sorella dapprima, fu l’amore a sottrarla via adesso.
E se ne andò, Lily, senza mai tornare indietro.
 
 
 
“Non si può amare niente più di quello che ci manca.”
 (Jonathan Safran Foer)
 


Novembre 1981
Si accovacciò sulle proprie ginocchia, mentre un macigno le spezzava la schiena, le gambe, il petto, e le si piazzava nella gola, impedendole di respirare, era difficile, troppo difficile senza di lei, e non voleva provarci, non voleva tentare.
Se n’era andata, ma questa volta davvero, questa volta per sempre.
Lacrime calde e amare le rigarono le guance mentre sobbalzava, costretta a muoversi al ritmo irrefrenabile dei suoi singhiozzi.
Ottobre rideva di lei, rinfacciandole quello che si era portato via nel suo ultimo giorno, nel suo ultimo alito di vita, che aveva strappato anche a lei.
«Non piangere
Ma lei pianse, pianse, e non avrà più nessuna occasione di perdonarla e di farsi perdonare, l’ha persa quando ha perso lei.
«Non piangere, Tunia. Io sono qui
Quasi la sentì, la mano gentile di Lily che le stringeva la spalla. Faceva ancora più male, così.
«Mi hai lasciato» le urlò Petunia. Era infuriata con lei, come sempre. Come aveva potuto farlo? Come aveva potuto farle questo?
«Non ti lascerei mai
Bugiarda, pensò, ma non riuscì a dirlo, non riuscì a dire nient’altro. La voce le si era bloccata in gola.
La odiava, la odiava con tutte le sue forze, perché l’amava con tutte le sue forze. E doveva farci i conti adesso, che era troppo tardi.
(L’amore era distruttivo.)
Non seppe quanto restò così, immobile, senza voler trovare la forza di mettersi in piedi.
(Era difficile senza Lily.)
Ma poi, quando finalmente si alzò, si sentì pesante, e non ne comprese il motivo, visto che sapeva di aver perso una parte di lei.
(Era andata via con Lily.)
Si trascinò sopra la lapide, e si diede un gran da fare per asciugarsi tutte le lacrime, poco importava se ricominciavano subito a sgorgare. Era ancora la sorella maggiore, nonostante tutto, non avrebbe mai smesso di esserlo, e doveva dare il buon esempio. Doveva essere forte.
(Come si faceva, senza Lily?)
Posizionò con estrema cura il giglio che aveva raccolto, proprio lì, nel vaso sotto la sua fotografia. Era una in cui sorrideva, ed era bella, lo era sempre stata.
Poi tirò fuori il secondo fiore, che mise con delicatezza accanto al primo: una petunia, del colore della notte.
La odiava, Dio quanto la odiava, per essersene andata quand’era viva, e per averla abbandonata nella morte.  
Ma guardò i due fiori e seppe che, in un certo senso, non erano più separate.












1- Si tratta del luogo in cui, secondo Pottermore, vivevano Lily e Petunia da bambine con i loro genitori. 

 
  
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