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Autore: Love_My_Spotless_Mind    07/07/2015    1 recensioni
Hakyeon si risveglia in un mondo sconosciuto, regolato da nuove regole e nuovi ideali. In un luogo dove non tramonta mai il sole e le ombre non esistono, anche gli animi degli esseri umani saranno puri e luminosi come il sole?
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hongbin, Hyuk, Leo, N
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"CAPITOLO QUARTO"







Le mie mani si mossero sulla superficie vitrea, era liscia e fredda, al suo interno sembravano unirsi numerose ombre scure, si muovevano, si agitavano come se si stesse avvicinando una tempesta. I miei occhi non erano più abituati all’oscurità, ormai era da molto che vivevo in quella città dove non tramontava mai il sole. La notte era un lontano ricordo, esattamente come le stelle irraggiungibili ed il fascinoso pallore della luna, tutti questi aspetti erano ormai fin troppo lontani dalla mia esistenza.
Ma in quel momento mi parve di avere la notte tra le mie mani, viva, capace di agitarsi e cambiare forma. La sfera emanava calore al contatto con le mie dita, io la osservavo senza distogliere l’attenzione. Al suo interno, improvvisamente, apparve un’ immagine: un bambino stringeva la mano a qualcuno, era una mano elegante dalle dita sottili, si intravedeva la manica di una maglia a fiori. Doveva trattarsi della mano di sua madre. Un brivido mi percorse, trasmettendomi una sensazione di cupa malinconia.
Non riuscivo a parlare, tutte le mie forze erano concentrate su quella scena, volevo comprenderla, vedere come sarebbe andata a proseguire. Il bambino rincorreva la sua palla a righe bianche e celesti poiché gli era sfuggita dalle mani. Era una scena che mi sembrava famigliare, un messaggio banale, una situazione di pericolo comune, almeno in una dimensione che in passato mi apparteneva.

Il bambino corre, vuole disperatamente riprendere il suo gioco, non vuole accettare l’idea di perderlo. La madre prova a fermarlo ma ormai si è fatto troppo lontano. Il bambino si ferma nel bel mezzo della strada, il proprio giocattolo è fuggito troppo in là, ormai non può più raggiungerlo, solamente in quel momento si accorge del pericolo poiché una macchina sta passando e non sembra avere l’intenzione o la capacità di fermarsi.

Proprio su quella sequenza la scena si interruppe, io ero con il fiato sospeso, non riuscivo a capire che cosa potesse significare quello che avevo appena visto. Riuscii a chiamare Hongbin in un rantolo colmo di agitazione e sorpresa.

-Ho visto qualcosa… - sussurrai ancora incredulo.
Lui mi venne vicino, prese la sfera tra le mani rendendosi conto del fatto che si fosse riscaldata. Si mise a sedere sulla scrivania, continuando a scrutare la sfera che era tornata esattamente come prima, silenziosa e scura.
-Dici davvero? Che cos’era? – mi domandò curioso ma io non riuscivo a parlare.
-Credo si trattasse di un ricordo… comunque non apparteneva a questo luogo. –
-Apparteneva al… mondo da cui proveniamo? –
-Credo proprio di si. –

Hongbin ripose tutte le sfere nelle scatole mentre io bevevo del thè caldo per calmarmi. Gli scaffali erano tornati vuoti, il silenzio riempiva la stanza in modo pesante e greve. Continuavo a riflettere sulla scena che avevo visto, alla mente mi tornavano stralci di ricordi appartenenti alla mia vita passata. Ricordavo il volto dei miei genitori, il profumo della mia casa. Provavo un forte senso di nostalgia, avrei voluto svegliarmi dal brutto sogno che stavo vivendo e tornare da loro.

Ricordai mia sorella ed i suoi grandi occhi marroni. Era una bambina vivace ed allegra, le volevo così bene che avrei fatto di tutto per lei. Quando ero bambino anch’io ero convinto che sarei riuscito a fare qualunque cosa pur di proteggerla, credevo davvero che ci sarei riuscito. Ed adesso ero intrappolato lontano da lei, in una dimensione che mi impediva di raggiungerla.
Mi sentivo così triste pensando alla mia vita passata, a quei pochi ricordi che sembravano allontanarsi con il tempo, prima o poi mi avrebbero probabilmente abbandonato.

-Hakyeon, devo confessarti una cosa. – esordì Hongbin, tornando a sedere sulla scrivania. – C’è una persona che mi piace. –
Sollevai lo sguardo e lo guardai perplesso, ero così concentrato sui miei pensieri che credetti di aver udito male.
-Ti piace come? – domandai sorpreso.
-Nel senso che… lo incontro ogni mattina, qualche volta abbiamo persino parlato. È un ragazzo davvero gentile, sai? È diverso dal genere di persone che si incontra generalmente da queste parti. Lui ha qualcosa di diverso, qualcosa che non saprei spiegarti a parole. Peccato che sia così convinto del percorso che sta intraprendendo, sembra che condivida a pieno le idee del Capitano e che sia felice di questa opportunità. Perciò non posso permettermi di provare nulla per lui, sarebbe troppo doloroso rinunciare a qualcun altro.–
Quella che mi stava descrivendo era una situazione davvero molto delicata, non sapevo che cosa consigliargli, non ero un vero esperto in materia.
-E tu credi di piacergli? –
-Come potrei saperlo? No, non gliel’ho mai domandato. –
-Però prima o poi dovresti confessargli i tuoi sentimenti. –
-Non credo che lo farò. –
-Perché non hai intenzione di soffrire ancora… -
-Esattamente. –
Comprendevo alla perfezione il suo punto di vista, in un luogo come quello tutto diveniva molto più complicato, persino i sentimenti sembravano completamente estranei a quel tipo di vita. Secondo il Capitano nessuno avrebbe più dovuto viverli, forse aveva ragione lui, in questo modo si sarebbe semplificata ogni cosa.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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