Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: MadHatter96    07/07/2015    2 recensioni
Le domande sono un'esigenza umana, sono inevitabili, come è inevitabile respirare.
C'è chi crede che tutto abbia una logica, altri invece negano completamente l'esistenza di qualcosa di simile.
Ma per qualcuno che pur avendo perso ogni cosa, è riuscito a rinascere grazie ad un aiuto che può sembrare quasi divino, tutti i dubbi passano in secondo piano.
Non importa se dovrà rompere gli schemi e le convenzioni poste dalla gente, a lei basta vivere. Non una vita di sopravvivenza, ma di speranza. La forza di qualcuno che mette a rischio ogni cosa, pur di non perderla.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hey, look at me

 
“Judar-chan, sei cattivo.” Era per lo meno la decima volta che la principessa Kougyoku ripeteva quella frase.
Hakuryuu se ne stava in silenzio, guardando le montagne, mentre Judar era più concentrato a sgranocchiare una pesca più tosto che prestare attenzione alla sua interlocutrice.
I suoi occhi erano concentrati sulla figura del giovane principe, così bello ai raggi del sole.
Quando gli occhi trasparenti del ragazzo si voltarono verso il Magi, questi si alzò, notando una determinazione in quelle pupille che lo fece sperare.
“Perché non mi hai avvisato?”
La sua voce era ferma e risoluta, e fece sorridere le labbra del corvino.
Non lo aveva portato ad Al ‘ayn perché non compromettesse nulla, ma questa sua curiosità orgogliosa lo compiaceva.
Evidentemente in lui c’era un qualche desiderio di potere.
“Non ne ho avuto il tempo.” Rispose l’oracolo con una scrollata di spalle.
“E Rayenne dov’è?” Chiese infine la principessa, intromettendosi tra i due giovani.
“Sta ancora dormendo.”
“Oh, ma…”
“Smettila di lamentarti!” La liquidò Judar sventolando nervosamente una mano e dando le spalle ai due reali.
Fondamentalmente  non c’era nulla di chiaro nella sua testa, eppure si sentiva stranamente soddisfatto; come quando dopo una fastidiosa fame si sentiva lo stomaco nuovamente pieno.
Il suo passo era deciso e orgoglioso, e il tonfo che provocava a terra lo dimostrava.
“Ohi…” Spalancò la porta senza chiedere alcun permesso, non era assolutamente in vena di inchinarsi o dilungarsi in regalità degradanti.
Kouen alzò semplicemente lo sguardo.
Il Primo principe era in piedi, e questa volta non sembrava essere intento in alcun studio.
Lo sguardo doveva essere pensoso, poco prima che il Magi facesse la sua irruzione. Ma quest’ultimo  dal canto suo di certo non si preoccupò di informarsi su quali pensieri offuscavano la mente dell’uomo.
“Ci siamo quasi! Me lo sento!” Esultò il Magi Nero con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
“Te lo senti? Questa è davvero una grande certezza.” Lo stroncò il più grande con voce assolutamente tranquilla.
Per qualche secondo il sacerdote non seppe che dire. In quella storia più e più volte Judar era riuscito a farsi deridere da Kouen Ren, e non sapeva se la cosa lo facesse infuriare o semplicemente lo demoralizzasse.
“Taci…” Ringhiò di ricambio, mentre aggirava il grande tavolo con passo svelto, per portarsi davanti al nobile.
“Ricorda qualcosa…anzi, ricorda tutto! Lo so, l’ho visto!”
Il principe quasi si stupì che quel ragazzino (perché in fondo altro non era) fosse riuscito a capire sinceramente, almeno dalle apparenti situazioni, qualcuno che non fosse sé stesso.
“Ti ha detto qualcosa?” lo interrogò chinando leggermente il capo, per poi rivolgerlo verso una finestra poco distante.
“…no…ma lo farà presto!”
Nemmeno il contegno del Primo principe riuscì a trattenere un sospiro: “Non lo farà presto. È normale che abbia paura.”
Le iridi forti si posarono severe sul Magi: “Ci vorrà molto tempo, e se ci fermiamo ad aspettare lei sarà troppo tardi.”
Il Magi sbuffò alterato, pestando il piede a terra: “Troppo tardi per cosa? E poi qui l’unico che si sta occupando della questione sono io! Sono io che devo seguire quell’idiota ovunque, sono io che sto’ a farle da balia perché non si faccia male, o non si cacci nei guai, o non faccia le moine a quel servitore che sta sempre alle cucine…o…o…o non incontri cavallette per strada.” Concluse con un’espressione che pareva più il broncio di un bambino che quella di un demone adirato, quale doveva essere all’inizio.
“Cavallette…?” Chiese perplesso il principe alzando il fulvo sopracciglio.
Ci fu un momento di silenzio. Kouen ammise dentro di sé che sempre più i suoi ultimi incontri con il sacerdote tendevano a prendere una sfumatura comica e assurda, tanto più se per puro caso erano presenti anche Kouha o Kougyoku.
“Nessuno ti ha chiesto di tenerla lontana dai servitori, non ne vedo il motivo, per cui non serve che ti prendi anche questo disturbo.” Provò ad incalzarlo nuovamente il futuro sovrano, con naturalezza, nascondendo la curiosità che invece si celava dietro a quel viso serio e distaccato.
“Ma…!” Provò a protestare Judar, ma si bloccò subito.
Il nobile non riuscì a trattenere un lieve sorriso di divertimento, nel vedere la bocca aperta del mago rimasto senza parole.
Lo vide ritirarsi su sé stesso in nervosismo e imbarazzo, mentre cercava una scusa adeguata.
“Quel servitore…ha una brutta faccia! Davvero! Ma lo hai visto!? Ha un aspetto così… da servitore! Anzi! Secondo me dovresti tenerlo d’occhio eh…non si sa mai…”
Il naso del moro si alzò ostentando superiorità, mentre le braccia si incrociavano sul petto.
Le nobili pupille rimasero posate sulla figura, silenziose.
Quella situazione ora aveva ben oltrepassato il comico, e forse anche l’assurdo.
“Non mi sembra una cosa strana…” Concluse in risposta Kouen, ben nascondendo la sua perplessità davanti a quelle argomentazioni fantocce… anzi, a quelle non esistenti argomentazioni.
“E invece lo è!”
Tu sei strano.
“Judar…sei stanco…faresti bene ad andare a riposare.”
“Co…?” Gli occhi cremisi si sgranarono lievemente “Non sono stanco!”
“Sei stanco. Vai a riposarti.”
“No! Non è vero!”
Gli occhi severi di Kouen lo fissarono seri, quasi a sfidarlo: “E quel tuo problema? Ti sei più fatto visitare?”
Istintivamente il Magi si portò una mano sullo stomaco, rabbrividendo solo al pensiero di quel dolore. In effetti, ora che ci pensava, aveva sentito quel forte bruciore in quel sogno con Gyokuen Ren.
Sbatté le palpebre perplesso, fissando il muro davanti a sé.
“Judar?”
La voce del principe lo riscosse.
“No…” Scrollò le spalle l’oracolo, volgendosi con uno scatto verso la porta.
“Sei proprio inutile...” Mormorò prima di uscire, ma il giovane regnante non sentì…o fece finta di non sentire.
Judar si spinse fino ad un porticato; non aveva voglia di rimanere all’interno del palazzo, ma allo stesso tempo il sole lo infastidiva.
Si appoggiò al parapetto con le braccia chinando la testa in avanti. Le ciocche scure gli solleticavano la pelle rimasta scoperta dai bracciali.
Non c’era nessun rumore tutt’attorno, tranne quello del vento e il canto degli uccelli.
Sembrava tutto tranquillo, ma non era così.
“Judar…”
Il Magi sospirò a quella voce alla quale ancora non poteva ribellarsi, e si alzò dritto sulla schiena, per guardare il sorriso dell’imperatrice.
Si chiese perché doveva apparire sempre così nei suoi momenti più tranquilli.
Gettò un rapido sguardo ai servitori di Al Thamen dietro la donna, che si inchinavano a lui, e non poté non notare quello che riconobbe come il medico che lo aveva visitato poco tempo addietro.
Alzò il sopracciglio perplesso, e in tutti quegli incastri per un attimo si chiese se tutte quelle questioni non fossero in realtà più grandi di lui.
Scosse la testa con ribrezzo al dubbio per poi tornare a guardare la sovrana.
Sul volto chiaro non era ancora scomparso quel maligno, tenero sorriso.
“Cosa desidera l’imperatrice?” Chiese il sacerdote, senza trattenere uno sguardo sbieco.
“Dobbiamo parlare, Judar caro.” La mano delicata di lei si allungò per andare a sfiorare la guancia del ragazzo.
“A che proposito?” Chiese l’altro abbassando la voce, quasi ad un sibilo.
E nel mentre pronunciava quelle parole il medico dall’insolito abbigliamento si fece avanti, raggiungendo il fianco di Gyokuen.
“Della tua salute.” Concluse infine lei, lasciando Judar senza parole.
 
Nel mentre, Rayenne era addormentata nella sua stanza, ma non c’era segno di tranquillità.
Era in preda ad un sogno…o ad un incubo.
Si dimenava, correndo lungo una strada sassosa di montagna.
L’atmosfera era rossa e odorava di cenere, ferro e sangue. Un villaggio in lontananza bruciava impietoso tra le grida dei suoi abitanti, e per quanto angosciosa fosse la scena ciò che più turbava Rayenne era il fatto di non conoscere quel posto.
E come se non bastasse doveva correre, non sapeva per cosa, ma le sue gambe si muovevano frenetiche in cerca di fuggire, o di raggiungere.
Le fiamme la spaventavano a morte, eppure si accorse che era proprio tra di esse che si stava dirigendo.
Provò ad ordinare a sé stessa di fermarsi, ma fu inutile.
Corse tra le case di legno che ardevano come enormi falò funebri, e lì, davanti a lei qualcosa di nero prese forma, ma non fece in tempo a vederlo.
“Principessa Rayenne!!”
Il dolce grido la fece piombare troppo velocemente fuori da quel mondo parallelo.
Si sentì letteralmente cadere, e quando riatterrò nel suo corpo il respiro era veloce e straziato.
Gli occhi brucianti intravidero nella penombra della stanza una giovane figura che pareva turbata da qualcosa.
Quando finalmente riuscì ad avere abbastanza lucidità per guardare come si deve si accorse che altri non era che l’Ottava principessa.
“Principessa…?”
“Ti sei svegliata…” Sospirò sollevata la ragazza vestita di rosa.
Rayenne si guardò per un attimo attorno disorientata.
Si rese conto solo dopo parecchi secondi di dove si trovasse.
Le tende impedivano alla luce di penetrare nella stanza del Magi, perché il sonno della ragazza fosse più facile.
Rayenne sprofondò tra i soffici cuscini, nella vana speranza di nascondersi da una realtà troppo esasperata.
Quei tessuti pregiati erano impregnati del profumo di Judar, lo riconosceva bene, e dentro di sé sentì qualcosa di strano ed inspiegabile. Un disagio che però sentiva di riuscire a sopportare nonostante tutto.
E mentre ci pensava, si chiese quali fossero le effettive abitudini di quel ragazzo così ferino;  com’era abituato il sommo sacerdote, il Magi, a vivere senza di lei?
Era sicura che fosse costantemente circondato da servitori, e che mangiasse a capo di grandi tavole imbandite solamente per lui. Era così che si comportavano i nobili e i principi.
Eppure a causa sua lui si era costretto a cambiare.
Forse era cambiato più in apparenza, forse davvero lei non aveva mai visto nulla né di lui, né di quell’impero in cui ora si sentiva in fin dei conti a suo agio. E forse mai aveva conosciuto Sindria, e il re Sinbad, e tutta la sua storia e il suo passato.
Se avesse potuto avrebbe voluto dissolversi nel nulla, morire cancellando con sé tutta la sua intera esistenza.
“Hai fatto un incubo?” Di nuovo la voce di Kougyoku la riscosse. La ragazza le stava accarezzando innocentemente e timidamente i capelli, e Rayenne provò un’ondata di tenerezza per quella persona.
Possibile che anche qualcuno come lei fosse soltanto una finzione?
Si sentì sollevata nel fatto che in quella stanza ci fosse lei. Non Sinbad, non Judar, ma quella ragazza che pur essendo una principessa guerriera assomigliava di più a quei ragazzini vivaci che scorrazzavano per le strade di Sindria con spade di legno e corone di fiori.
“Sì, principessa Kougyoku…ho avuto un incubo.”
La giovane regale di Kou le sorrise: “Bene! Ho il modo perfetto per non pensarci! Devi prepararti!”
La principessa di Sindria la guardò perplessa, ricordandosi solo in quel momento della tanto nominata festa.
Evidentemente stava per far esperienza dei riti di bellezza di Kou.
 
Intanto, per i lussuosi corridoi del palazzo si aggirava un Judar non poco adirato.
Sentiva i nervi pronti ad esplodere mentre le nocche erano bianchi per i pugni stretti.
Avrebbe voluto gridare, distruggere, uccidere, ma questa volta era costretto al silenzio.
Perché non era solo arrabbiato, era sconcertato.
Gyokuen, e tutta l’organizzazione stessa si stava prendendo gioco di lui.
Non era un giocattolo, né un burattino. Eppure si era lasciato manipolare nella certezza di una vendetta futura. Ma se quelli volevano divertirsi usandolo come pretesto, semplicemente si sbagliavano di grosso.
“Ehi, Judar!”
La voce del Terzo principe lo fece voltare ancora con l’irritazione negli occhi.
“Che c’è?”
“Non ti sei ancora cambiato per sta sera?”
Il Magi inarcò un sopracciglio basito: “Non ne ho alcuna intenzione!”
“Cosa? Hai idea di presentarti così?”
“Perché no?!” Ribatté nuovamente il mago “Questa è solo una stupidaggine della Vecchia! Non ho alcuna intenzione di assecondarla!”
“Sarà…” Borbottò il giovane principe “Ma ci saranno un sacco di ragazze.”
“Non mi interessa affatto! E poi non mi sembra che Hakuryuu o Koumei siano cerimoniosi quanto te.”
Kouha rimase in silenzio per alcuni secondi, mentre un sorriso forse involontario nasceva sulle sue labbra: “Quantomeno loro non vestono come una prostituta…”
“Che cosa?!” Gridò spiazzato il ragazzo dai lunghi capelli color notte, con le gote improvvisamente arrossate dalla rabbia e dalla sorpresa di quell’affermazione sfrontata: “Ma senti chi parla!!”
“Su, su, scherzavo.” Si difese con disinvoltura l’altro, dando le spalle al sacerdote :“Sbrigati.” Concluse infine, incamminandosi sulle piastrelle lisce.
Di certo dell’ironia del principe Judar avrebbe fatto volentieri a meno… anzi, era proprio l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
Sarebbe andato a quella festa da idioti proprio com’era vestito in quel momento, tanto l’unica cosa che gli interessava era il cibo, e poi cosa non andava nel suo abbigliamento? Era certo che a Rayenne e Kougyoku piacesse, e con Rayenne e Kougyoku intendeva praticamente tutto il genere femminile. Evidentemente le ragazze erano accomunate tutte dalla stessa tendenza mentale, pensava, eccetto le donne di Al Thamen, che però risultavano forse anche più odiose delle altre.
Anche se a quanto pareva Rayenne e Kougyoku, e quindi tutte le altre donne, fanciulle, bimbe, o vecchie decrepite, cadevano in uno strano stato di adorazione di fronte al Primo principe imperiale Kouen Ren. Una volta la principessa di Sindria aveva borbottato in sovrappensiero qualcosa sui suoi pettorali. Davvero, cos’aveva quell’uomo in più di lui, eccetto una decina di anni in più?
Per non parlare poi di Sinbad! Quello stupido Re! Anche lui, aveva il mondo del gentil sesso steso ai suoi piedi, nonostante ciascuna sapesse bene quale fosse la natura del sovrano.
Oh, certo, bisogna precisare che lui non era affatto geloso. Semplicemente tutto ciò era un affronto alla sua comprensione.
Ma il peggio, la totale degenerazione, ciò che davvero toccava il fondo era un’altra persona ancora: il principe Kouha Ren.
Anche qui, avere attorno quella mosca di una principessa mocciosa gli aveva fatto notare cose che prima, nonostante gli stessero proprio sotto il naso, gli erano passate del tutto inosservate.
Infatti il giovane principe che (a parer del Magi) era stato bloccato allo stato corporeo di 13 anni, era abile a catturare i favori delle giovani tanto quanto il re sopracitato, se non di più! E non si parla solo di quelle sue irritanti servitrici!
E allora, si chiedeva, cosa ci fosse di sbagliato nel mondo, se persino Kouha batteva sul piano attrattivo il grande Judar.
Certo, di nuovo, semplicemente una questione di logica.
Una questione di logica che gli tenne la mente occupata anche per le ore seguenti, tanto da distoglierlo dalla sua iniziale arrabbiatura, e che però iniziò a logorarlo quando, nel grande giardino profumato del palazzo il sacerdote, steso sul tappeto morbido che era stato adagiato tra i fiori variopinti mutati dalla luce della notte, scovò una certa figura troppo vicina al principe Kouen.
Rayenne era avvolta in una morbida seta viola, con i lunghi capelli adornati da delicati fiori bianchi e indaco, e sedeva sorridente accanto al principe su un lungo tavolo imbandito, insieme a Kougyoku e la principessa Hakuei, e sembrava che in quel contesto anche il principe più anziano provasse un dignitoso piacere nel discorrere con quelle donne.
Ed erano davvero vicini. Molto vicini.
E non era per debolezza che non riusciva a non guardarli, era semplicemente che non riusciva a capacitarsi di come una donna che in fondo era appena stata baciata da un uomo potesse essere così adulante con un altro, tanto da avere le tenere gote arrossate.
La bocca di Judar sputò un suono infastidito.
Non gli interessava davvero la cosa… però lo aveva ribadito più volte che lei era una sua proprietà, il suo cagnolino, ma tutta quella situazione stava dicendo l’esatto contrario.
Addentò una fetta gialla di melone, e si concentrò sul gusto zuccherino del frutto, decidendo di ignorare completamente le tre persone. Anzi, decise di ignorare tutti i presenti, considerando quella la più grande stupidaggine esistita a Kou.
Avrebbe volentieri raggiunto Hakuryuu, ma il ragazzo si era ben presto affiancato alla sorella, e quindi il Magi si era ritrovato da solo, come se questa fosse stata una novità.
Certo, l’aria era piena di sapori e musiche, ma di certo quell’evento era molto distante dai tipici festeggiamenti di Sindria che Kougyoku voleva tanto imitare. Tutto era molto più rigido e privato, rispetto all’esuberanza che il Re idiota permetteva nel suo paese.
Anche quelle danzatrici che ora lo avevano circondato, sebbene volteggiassero tra ventagli e veli possedevano movenze fredde e nobili, che contrastavano molto con l’agitarsi delle giovani del regno di Sinbad.
E più le guardava, più se ne convinceva: quella festa era una perdita di tempo.
Ma mentre pensava così, qualcosa lo distrasse dalle sei ragazze che gli danzavano tutt’attorno.
Ora, Rayenne era ritta in piedi davanti a lui, e lo guardava con uno sguardo vuoto, che quasi stentò a riconoscere come suo.
“Cosa c’è?” Le chiese spontaneamente il Magi, guardandola con aria interrogativa.
Improvvisamente si dimenticò dei suoi ragionamenti attuali, tornando indietro nel tempo, alla presa in giro di Al Thamen e prima ancora alla sua crudele mattinata con lei.
Ma cosa le prendeva così, all’improvviso, nel bel mezzo di una festa? Kouen le aveva detto qualcosa?
“Magi…” Lo chiamò, e Judar sgranò leggermente gli occhi nel sentirsi chiamare così da lei.
Il volto della ragazza si levò lievemente verso l’alto mentre lanciava un occhiata sprezzante a qualcosa accanto a sé.
E poi, inaspettatamente richinò la testa verso l’avanti, simulando un leggero ma rispettoso inchino: “Io so danzare molto meglio, Magi.”


Eccomi qui!! Lo so sono in un dannato ritardo, ma prometto che per un po' mi impegnerò al massimo per rispettare i tempi perchè...ho finito gli esami!! Quindi è per questo che ho fatto così tardi, mi dispiace.
Comunque... alla fine questo capitolo è diventato tutto sommato leggero nell'ultima parte, e almeno all'inizio del prossimo questa cosa si manterrà... spero non sia una delusione.
Sono davvero felice di essere tornata, mi impegnerò al massimo!

A presto

MadHatter
  
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