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Autore: Choi Yume    08/07/2015    1 recensioni
“Qui va a finire male...”.
“Sta zitto, andrà bene ti dico”.
“Moriremo stasera, ne sono certo”.
“Vuoi startene zitto e buono per una volta nella tua vita?” disse per poi tornare a concentrarsi pregando mentalmente che il loro piano andasse a buon fine.
(il titolo è puramente nonsense lol)
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Qui va a finire male...”.
“Sta zitto, andrà bene ti dico”.
“Moriremo stasera, ne sono certo”.
“Vuoi startene zitto e buono per una volta nella tua vita?” disse per poi tornare a concentrarsi pregando mentalmente che il loro piano andasse a buon fine.
 
Forse, però, prima di raccontare questa storia bisogna fare un passo indietro...
Lee Jinki e Kim Jonghyun erano sempre stati amici; da che loro due ne avessero memoria, dall’asilo quando si divertivano insieme facendo scherzi agli altri bambini; poi alle elementari quando durante l’intervallo schizzavano nel cortile sul retro della scuola lì dove c’erano qualche scivolo e alcune giostrina per bambini, loro due si impossessavano sempre dello scivolo più altro non facendoci giocare nessun altro, almeno finché Jinki non cedeva al suo buon cuore e faceva giocare qualcun altro assieme a loro. Poi c’erano state le medie con le prime esperienze, i primi baci innocenti, Jinki ricordava bene quando Jonghyun gli aveva confessato il suo primo bacio.
 
“Hyung…”.
“Uhm...?” fu un verso la risposta del maggiore, aveva in bocca un lecca-lecca che gli deformava una guancia e gli impastava la voce.
“Hyung ho dato il mio primo bacio” aveva detto il più piccolo dopo l’ennesima partita persa a fifa.
“Uhm…?” ripeté di nuovo l’altro.
“Hai capito, un bacio, uno sulla bocca”.
“E com’è stato?” Jinki poteva anche essere il maggiore ma di certo di baci ne sapeva meno di lui, non aveva mai avuto una ragazza.
“Strano” rispose l’altro dopo qualche attimo di riflessione.
“E chi è lei? La conosco?” chiese voltandosi finalmente verso di lui.
“In realtà…beh ecco…era un lui…Hyung credo che mi piacciano i ragazzi” disse il minore diventando paonazzo in volto.
 
Kim Jonghyun era gay? Sì. Questo aveva in qualche modo intaccato l’amicizia tra lui e Jinki? Assolutamente no, anzi questo fatto aveva solo tirato fuori il lato più protettivo di Onew, così lo chiamava l’amico, che ogni volta che il più piccolo veniva deriso da qualcuno per il suo orientamento sessuale lui lo difendeva a spada tratta, qualche volta aveva persino fatto a botte, proprio lui che aveva la natura più buona e dolce di questo mondo per difendere il suo migliore amico le aveva prese, perché di certo non aveva avuto la meglio, ma Jonghyun apprezzava lo stesso.
Erano sempre stati la spalla l’uno dell’altro, in ogni occasione, difendendo l’altro qualunque cosa gli accadesse, Jinki cadeva come un sacco di patate per la strada perché era irrimediabilmente maldestro? Jonghyun lo aiutava ad alzarsi, dopo essersi sbellicato dalle risate, e poi intimava agli altri di non ridere o se la sarebbero vista con lui. Jonghyun si teneva per mano con un ragazzo e gli altri gli davano del frocio? Jinki gli rispondeva per le rime dicendo che forse il suo migliore amico era anche frocio come dicevano, ma era sempre una persona cento volte migliore di loro.
Certo momenti di crisi ne avevano attraversati anche loro, come quando l’adorato cuginetto di Jinki aveva iniziato ad uscire con la loro compagnia di amici, composta solo da quattro persone Onew incluso ma questi erano solo dettagli irrilevanti.
 
Era una sera di fine Maggio quando Jinki si presentò all’appuntamento con gli altri amici accompagnato dal suo cuginetto diciassettenne Lee Taemin che era così felice da poter toccare il cielo con un dito, sua madre non gli lasciava molte libertà, diceva che era ancora piccolo, ma lui voleva davvero uscire una volta ogni tanto così aveva fatto gli occhi da cucciolo al suo adorato cugino Jinki, quelli a cui il più grande non sapeva proprio dire no e si era lasciato convincere a prendersi ogni responsabilità di lui per una sera.
“E lui chi è?” domandò uno dei ragazzi vedendo il ragazzino sorridere accanto al maggiore del gruppo.
“Mio cugino Taemin, non chiedetemi come, ma mi ha convinto a farlo venire con noi. Non vi da fastidio vero?”.
“Ma certo che no” aveva esclamato festate il suo migliore amico stringendo la mano al più piccolo quasi per rincuorarlo. “Io sono Jonghyun”.
“Sì, mio cugino parla molto di te, io sono Taemin” disse il ragazzino sorridendogli dolcemente.
“Io sono Kibum, tuo cugino parla anche di me?” chiese ridacchiando un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi da gattino.
Il più piccolo sghignazzò facendo si con la testa facendo muovere appena la coda di cavallo che teneva legati i suoi capelli.
“Minho” il più alto del gruppo gli sorrise appena.
Taemin lo fissò un attimo per poi sciogliersi in uno dei suoi sorrisi dolci.
Nel corso della serata Taemin sembrò integrarsi completamente nel gruppo cosa che fece solo piacere a Jinki che era fin troppo affezionato al suo cuginetto, l’unico cugino maschio che aveva, lo aveva sempre trattato come un fratellino minore, accontentava ogni sua richiesta e tendava a proteggerlo forse anche di più di quanto non facesse con Jonghyun, perché a Taemin lo legava qualcosa di quasi morboso, ne era addirittura geloso, geloso marcio; aveva finito anche per lanciare occhiate omicide a Minho che scherzava tranquillamente con lui, ma piano piano stava cercando di adattarsi all’idea che lui e il suo piccolo Minnie avessero degli amici in comune e che quello era normale e soprattutto stava cercando di trattenersi dal commettere un pluriomicidio.
 
Arrivati a questo punto, ci si potrebbe chiedere cosa c’entrava il cugino di Jinki con la sua amicizia con Jonghyun, ma Taemin in realtà è parte integrante della loro crisi e degli avvenimenti successivi a quest’ultima.
 
Un altro giorno normale che Jonghyun stava passando a casa di Jinki a giocare ai videogiochi esattamente come quando erano ragazzini, anche se adesso il maggiore aveva vent’un anni e il più piccolo li avrebbe compiuti a breve.
“Hyung…” il ragazzo più piccolo dai capelli biondo platino aveva vinto quella partita, seppur in modo sofferto ce l’aveva fatta.
“Cosa devi dirmi?” chiese l’altro con il più conciliante dei sorrisi stampato sulle labbra piene.
“Come sai che devo dirti qualcosa?” rispose con un’altra domanda inclinando appena la testa in un lato.
“Non mi chiami mai hyung, di solito mi chiami Onew, idiota, cretino o uno di quegli stupidi soprannomi che ti inventi ogni giorno, se invece mi vuoi far incazzare mi chiami Jinki, ma mai hyung quindi spara; cos’è successo?”.
Jonghyun deglutì a vuoto pensando a quanto il suo migliore amico lo conoscesse bene, magari anche meglio di quanto lui conoscesse se stesso e forse aveva già capito, no non poteva averlo fatto, perché lui stava ancora respirando. “Te lo dico se giuri che non ti arrabbi?”.
Onew inarcò il sopracciglio confuso “Non avrai mica barato?” chiese riferendosi al videogioco, più che altro per smorzare la tensione che si era creata.
“No, cioè magari fosse quello” aveva mormorato l’altro.
“E allora cosa? Jong parlami, mi fai preoccupare così”.
“Mi sono scopato tuo cugino” aveva detto serrando gli occhi pronto a morire in quel preciso istante.
“Oh” per una lunga manciata di secondi Jinki non proferì altra parola che quell’oh, furono secondi così lunghi che il biondo si convinse che forse non voleva ucciderlo e riaprì lentamente gli occhi “TI SEI SCOPATO MIO CUGINO?” ecco magari Jonghyun si sbagliava, sarebbe morto davvero quel giorno e sulla sua lapide avrebbero scritto morto per aver fatto sesso con il cugino del suo migliore amico, già immaginava il suo funerale “P-Posso spiegare…” aveva balbettato incerto.
“SPIEGARE UN CAZZO JONGHYUN MIO CUGINO HA SOLO DICIASSETTE ANNI”.
Jonghyun accusò il colpo strizzando appena un occhio infastidito dalle urla dell’amico. “Lo so, ma…”.
“SEI SALTATO ADDOSSO A MIO CUGINO JONGHYUN COME HAI POTUTO”.
Il più piccolo storse il naso “Non gli sono saltato addosso, è stato tutto consensuale, Jinki hyung a me lui piace, tantissimo”.
il maggiore avrebbe voluto continuare a sbraitargli contro nel tentativo di sentirsi meglio, ma non lo fece, si fermò a fissare il volto dell’amico, sembrava che stesse soffrendo per quello che lui aveva detto, quasi si sentisse colpevole per ciò che aveva fatto, ma c’era anche qualcos’altro, quando aveva nominato Taemin e aveva ammesso che per lui provava qualcosa un sorriso quasi amaro gli aveva increspato le labbra e nelle viscere Jinki sentiva crescere una certezza quasi spaventosa per lui.
Si sedette con la testa tra le mani grattandosi i corti capelli castano scuro in un gesto di puro nervosismo “Jonghyun ti sei innamorato di Taemin?” strinse gli occhi quasi terrorizzato da una sua eventuale risposta.
“Io…credo di sì” rispose ingoiando un groppo alla gola.
Una vena pulsava ancora visibilmente sulla fronte del più grande, aveva paura proprio di quella risposta, paura per suo cugino, per il suo migliore amico, per se stesso, cosa avrebbe fatto se quei due si fossero lasciati? Non poteva prendere le parti di uno o dell’altro, che poi si chiese se effettivamente quei due stessero insieme; gli scoppiava davvero la testa.
“Jonghuyn per favore vattene”.
“Hyung ti prego…”
“Vattene, ho bisogno di stare da solo”. Non l’aveva nemmeno visto mentre raccoglieva la sua giacca e correva fuori da casa sua, ma ne era certo stava piangendo.
 
Forse la reazione di Jinki era stata esagerata, se ne rendeva conto da solo che aveva trattato male il suo migliore amico, pur sapendo quanto l’altro fosse una persona sensibile. Non aveva fatto che pensarci da quando aveva sentito la porta di casa sbattere, non l’aveva chiamato, non aveva chiamato neanche Taemin che non si era fatto né più vedere né più sentire; forse quei due erano legati da un sentimento più forte di quello che Jinki aveva pensato, forse si amavano davvero, certo un po’ l’idea che stessero insieme lo infastidiva, era geloso, di entrambi, come se avesse paura che quei due stando insieme avrebbero iniziato ad ignorarlo e lui non sarebbe più stato utile a nessuno.
Per lui non fu facile accettare quella situazione, ma si costrinse a farlo per entrambi, per se stesso, non voleva perdere le persone a cui teneva di più al mondo e alla fine dovette ammettere che i risultati non furono per nulla negativi come quelli che si era prospettato quando aveva chiamato Jonghyun chiedendogli scusa per il suo comportamento immaturo; certo ogni tanto come ogni coppia si prendevano i loro momenti di intimità, ma non facevano mai sentire Jinki escluso, anzi certe volte gli sembrava di essere anche troppo coinvolto ascoltando gli sfoghi di entrambi quando gli capitava di litigare anche se quei due la maggior parte delle volte sembravano andare fin troppo d’accordo.
 
Se ne stavano a casa di Jinki come al solito, come se casa sua fosse diventata improvvisamente un albergo e ogni volta che provava a cacciarli Taemin sfoggiava la sua faccia da cucciolo e gli rifilava le solite scuse. “Ma Onew lo sai che mia madre non piace Jjong, si convince a farmi uscire solo se ci sei anche tu” ed era vero alla madre di suo cugino Jonghyun non piaceva per nulla, insomma lo stile di Jonghyun non trasmetteva esattamente l’idea del ragazzo perfetto che cercava la signora Lee per il suo adorato figlioletto, la sua apparenza trasandata da cantante rock era totalmente l’opposto, ma in realtà anche Taemin aveva uno stile simile solo che lo nascondeva alla sua famiglia, a Onew venne da ridere pensando a quanto certe volte i genitori conoscano poco i propri figli.
“Eh va bene, ma almeno non divoratevi sul mio letto, ovunque, ma non sul mio adorato letto, vi prego”.
“Tu devi seriamente trovarti una ragazza, te lo dico da amico” aveva detto ridendo il suo amico dei capelli biondo platino.
“Tu devi seriamente andare a fanculo, te lo dico da amico”.
I due si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere tre secondi dopo e Jinki si lanciò malamente sulla sedia mentre guardava il suo cuginetto che li guardava come se fossero pazzi “Sai Minnie, all’inizio credevo che ti piacesse Minho”.
Stavolta il turno del più piccolo di scoppiare in una fragorosa risata “Minho?” continuò a ridere “No, assolutamente, mi è sempre piaciuto Jjong” aveva detto asciugandosi le lacrime per le troppe risate “Minho è il mio migliore amico, ma nulla di più” continuò calmando le lacrime “E poi a Minho piace Kibum-ssi” quelle parole, furono le più disastrose che il ragazzino avesse mai potuto pronunciare.
“Scherzi?” chiese quasi con un urlo Jinki che era scattato dalla sua sedia drizzandosi in piedi.
“No, me l’ha detto lui” disse alzando le mani in segno di difesa “Ma non una parola eh, Minho hyung ci tiene al fatto che sia un segreto dato che Kibum non lo ricambia, credo che così si senta meno ridicolo” disse con un alzata di spalle.
“Crede davvero che Kibum non ricambi?” disse il ragazzo coprendosi gli occhi con una mano fingendosi disperato, ma la risatina che aleggiava nell’aria faceva chiaramente intendere il contrario.
“Sì, crede che lui abbia un grosso debole per te cugino”.
“Finge, perchè gli piace Minho e tenta di far leva sulla gelosia” disse l’altro scoppiando in una fragorosa risata, Jonghuyn non aveva aperto bocca fino a quel momento nella conversazione tra i due cugini, cattivo segno, significava che stava pensando e quando Kim Jonghyun pensa senza dar aria alla bocca c’era solo da preoccuparsi.
“E tu che ne sai?”.
“Conosco Kibum dalle medie direi che ormai ho imparato a capirlo”. Ed era vero Lee Jinki aveva questa strana dote naturale di capire le persone e certe volte riusciva anche a spingerle a fare quello che lui voleva, creava un forte ascendente sugli altri, una sorta di carisma che attirava gli altri come calamite, ma lui era solito scegliere per bene le persone di cui circondarsi per questo aveva pochi amici stretti che sapevano davvero tutto di lui.
“Balle” sputò Taemin masticando malamente una gomma.
“Non ti fidi di me? Insomma mi conosci”.
“Proprio perché ti conosco”.
“Hai la testaccia dura tu, peggio di quella di Minho” disse l’altro gonfiando le guance come un bambino. “Vuoi per caso che te lo dimostri?”.
“Perchè no” aveva risposto il più piccolo con la sua solita sfacciataggine.
“Benissimo” aveva detto reggendo lo sguardo di superiorità dell’altro; poi però il suo sguardò andò a posarsi sul suo migliore amico che lo guardava già da un po’ con gli occhi che risplendevano di uno strano luccichio.
“Onew dimmi che stai pensando a quello che sto pensando io” aveva detto con voce quasi inquietante mentre sulle sue labbra si apriva un sorriso per nulla rassicurante.
“Credo di sì Jongie” disse ricambiando il sorriso dell’amico, a Taemin si accapponò la pelle.
“Ma tu da che parte stai?” aveva chiesto al fidanzato guardandolo male.
“Dalla parte di chi vuole fare casini amore mio” gli rispose con un ghigno dipinto sul volto.
“Rendiamo anche le cose più interessanti” aveva detto il maggiore sicuro di sè “Se dimostro che ho ragione tu torni a casa e ti fai vedere da tua madre vestito così” aveva detto guardandolo.
Taemin si guardò, pantaloni di pelle neri, una canotta nera e una sottospecie di maglione tutto a buchi rosso e nero che gli andava circa due misure più grande sulle maniche, un collare borchiato al collo e i capelli lunghi lasciati sciolti liberi di ricadere sulle spalle, gli anfibi li aveva lasciati nell’ingresso assieme ad un cappello rosso e nero, gli occhi erano leggermente truccati di nero, soprattutto con dell’eyeliner; la sola idea di presentarsi a sua madre vestito in quel modo lo inquietava, ma ingoiò il terrore con un sogghigno “Ok, ma se ho ragione io tu baci Kibum alla sua festa”.
“Io sono etero cugino”.
“Paura per caso?”.
“Per niente” aveva detto guardandolo minaccioso.
 
Ecco come si erano ritrovati alla festa del ventesimo compleanno di Kibum con un piano ben delineato nella mente, o per lo meno Jonghyun aveva un piano ben preciso nella mente, gli altri due solo la terribile paura di perdere la scommessa.
“Allora ci siete?”.
“Sì” ri rispose Jinki “Dobbiamo portare Kibum e Minho nella stessa stanza e lasciarli lì per un po’ e vedere come si evolve la faccenda”.
“Non lo so” aveva mugugnato Taemin increspando le labbra dubbioso. “E se non succede nulla, nel senso se ne stanno lì zitti e non arriviamo ad una conclusione”.
Jonghyun fece segno di no col dito con il viso di chi la sapeva lunga “Vedi che non mi ascolti quando ti parlo amore mio”. Taemin ingoiò a vuoto chiedendosi se fosse l’unico a trovare quel tono stranamente eccitante. “Mentre li portate alla meta prestabilita dovete lanciargli delle frecciatine, tipo... che ne so... questa è una fantasitca serata per dichiararsi o qualcosa di simile, siete voi Lee che avete questa strana capacità di far fare alle persone tutto quello che volete, fate voi”aveva liquidato con un gesto della mano.
“Va bene, va bene” aveva detto prendendo un respiro profondo prima di entrare in casa.
 
Nessuno dei due cugini saprebbe dire ancora oggi con precisione come era riuscito ad attirare quei due nello sgabuzzino adiacente alla cucina ma alla fine erano riusciti a chiuderli dentro.
“Ragazzi” i pugni chiusi di Kibum battevano contro la porta di legno mentre tutti si chiedevano dove accidenti Jonghyun avesse preso le chiavi per chiuderli dentro. “Ragazzi, non è divertente, fateci uscire” il tono di Kibum sembrava agitato e Jinki si morse la lingua, lui sapeva benissimo che farlo arrabbiare non era per nulla una buona idea, quel ragazzo sapeva essere bastardo e vendicativo quando voleva e il problema era che forse lo voleva un po’ troppo spesso. “INSOMMA APRITE QUESTA DANNATA PORTA. NON HO PIÙ QUINDICI ANNI, NON GIOCO PIÙ A SETTE MINUTI IN PARADISO” urlò adirato e Taemin si morse forte le labbra per non ridere immaginando il viso rosso per l’imbarazzo del suo migliore amico.
Poi all’improvviso dopo l’ennesimo insulto poco carino da parte del festeggiato calò il silenzio.
“Qui va a finire male...” sussurrò Jinki per non farsi sentire.
“Sta zitto, andrà bene ti dico” ridacchiava sommessamente Jonghyun fin troppo divertito da quella situazione.
“Moriremo stasera, ne sono certo” ribattè l’altro pensando che a quest’ora Kibum stava già pensando a come ucciderli.
“Vuoi startene zitto e buono per una volta nella tua vita?” disse per poi tornare a concentrarsi pregando mentalmente che il loro piano andasse a buon fine. “Sto cercando di sentire” disse po incollando un orecchio alla porta cercando di capire cosa stessero dicendo quei due, ma nulla sentiva solo una voce profonda parlare senza però distinguerne le parole.
“Teamin prendi dei bicchieri di vetro devo sentire quello che sta succedendo”.
“MA QUALE CALMO E CALMO APPENA ESCO LI AMMAZZO” quello lo avevano sentito chiaramente tutti, forse anche i vicini.
I due cugini impallidirono mentre Jinki pensava a cosa scrivere sulla propria lapide. “Tae, i  bicchieri” incalzò il biondo stranamente troppo calmo per i gusti degli altri due.
Il ragazzino si mosse in fretta afferrando i bicchieri per darli al suo fidanzato anche se il suo colorito più pallido del solito tradiva la paura di essere preso a calci da Kibum e soprattutto di essere ucciso con lo sguardo da Minho che di sicuro non gli avrebbe più rivolto la parola dopo quella, era stato stupido, se lo disse da solo mentre cercava di afferrare frammenti di conversazione con l’aiuto del bicchiere, avrebbe dovuto pensare prima alla sua amicizia con Minho e lasciare per una volta la sua saccente voglia di avere sempre ragione in un angolo.
“Se ne saranno andati” aveva sussurrato Minho, Jonghyun ora riusciva a distinguere bene le voci e questo fece solo allargare il sorriso sadico che aveva sul volto dall’inizio della serata, il biondo si divertiva fin troppo a fare scherzi e si sarebbe divertito qualunque fosse stato l’esito della scommessa.
“Questo non è il compleanno perfetto che mi ero immaginato” sbuffò l’altro, sembrava quasi che stesse piangendo e a Jinki si strinse un po’ il cuore mentre era tentato di aprire la porta e perdere quella dannata scommessa, non sopportava vedere le persone tristi.
“Beh, c’è sempre l’anno prossimo” Taemin immaginava Minho alzare le spalle incurante e avrebbe davvero voluto urlare di svegliarsi scrollandogli le spalle, così non l’avrebbe mai conquistato e sarebbe rimasto a fissarlo a vita da lontano.
“Tu non capisci, voglio godermi la mia festa, ora gli altri fuori si stanno divertendo e io sono chiuso in questo spazio claustrofobico”.
“Non ti fa pensare il fatto che non si siano accorti dell’assenza del festeggiato?” il più alto dei due aveva usato un tono duro, forse irritato.
“Cosa vorresti dire?” chiese l’altro piccato. Jonghyun inarcò le sopracciglia, la situazione si stava facendo interessante.
“Che forse agli invitati in realtà frega solo dell’alcol che c’è qui e non del tuo compleanno”.
“Stai dicendo che non ho amici per caso?”. Il biondo si ritrovò a pensare che forse l’unico che sarebbe morto quella sera sarebbe stato Minho.
“No, assolutamente, sto dicendo che forse avresti dovuto trascorrere questo compleanno con chi ti vuole bene sul serio”.
Ci fu un attimo di silenzio in cui quei tre che ascoltavano la conversazione attraverso la porta come ragazzine prese da un drama smisero di respirare trepidanti per la prossima scena.
“Magari Jinki, Jonghyun e Taemin” aveva ripreso il più alto, riconoscevano tutti la sua voce.
“Quei tre saranno fortunati se vivranno dopo questa” aveva protestato il ragazzo dagli occhi felini.
Un altro silenzio, Jonghyun avrebbe voluto urlargli di parlare e di darsi una mossa, ma si trattenne, doveva avere pazienza e vedere chi dei due avrebbe perso la scommessa.
“...magari con me, anche io... io ci tengo tanto a te, anche se a te non importa a quanto vedo”.
Jonghyun si morse il labbro inferiore, avrebbe voluto ridere, urlare, aprire quella porta e andare da Minho e fargli baciare Kibum con la forza, perchè lo avvertiva da ogni sillaba che aveva pronunciato, lui amava l’altro e in fondo il biondo era sempre stato un tipo romantico o forse solo la peggiore delle fangirl.
“A me importa di te Minho” aveva ribattuto l’alto, la sua voce si era addolcita mentre Taemin sbiancava vedendo davanti agli occhi il volto della madre mentre si presentava a casa vestito da punk quale un po’ era.
“Non credo che tu abbia capito cosa intendo io Kibum”.
“Ah no?”.
“No, ma non è colpa tua, lo sai io non sono bravo con le parole”.
Calò un silenzio tombale per più di cinque minuti. “Perchè diavolo non parlano più?” protestò il più piccolo anche se dentro di sé conosceva benissimo il motivo.
“Uhm...credo...si  credo prorpio che tua madre sverrà Minnie” aveva sussurrato Jinki con un sorriso compiaciuto  sul volto.
“No, non può essere” lo sguardo perso nel vuoto di Taemin dimostrava solo il più puro terrore.
“Mi sa che stavolta Onew ha ragione” ridacchiò Jonghyun mentre l’amico gli saltava sulle spalle esultando in un urlo muto.
“Vaffanculo, ma tu da che parte stai?”.
“È la seconda volta che mi fai questa domanda e la mia parte è sempre la stessa amore mio. La parte di chi vuole fare casini”. Disse ridendo portando il suo migliore amico a cavalluccio per la stanza come se quei due avessero appena vinto i mondiali.
“Andate a fanculo io a casa vestito come vesto di norma non ci vado”.
“Hai perso è lo fai” aveva protestato il più grande, ormai parlavano normalmente, ma i ragazzi chiusi nello sgabuzzino sembravano non udirli.
“Col cazzo”.
“Taeminnie, non fare il bambino cattivo” il ragazzino si morse il labbro, Jonghyun sapeva benissimo quanto lui trovasse quel tono sexy, lo stava facendo di proposito, lo odiava. “Poi così finalmente dovrai smertterla di nasconderti. Ti sentirai più libero no?”.
Taemin sospirò, forse aveva ragione, ma il fatto che continuasse a festeggiare con suo cugino lo irritava comunque così si mosse di scatto aprendo la porta con un movimento veloce del polso e di certo quello che quei tre videro non fu la visione che si aspettavano.
Minho schiacciato contro la parete con le labbra unite malamente a quelle di Kibum, insomma Jonghyun avrebbe potuto giurare di aver visto le loro lingue intrecciarsi mentre una mano del più basso spariva nei jeans dell’altro.
“Oh ma andiamo vi abbiamo lasciato lì dieci minuti fa in silenzio e siete già a questo punto? Calmate gli ormoni e che cazzo” aveva riso il biondo guardandoli.
“Chiudete quella maledetta porta” aveva ringhiato Minho con la voce più roca del solito “E non tornate prima della prossima ora e mezza”.
Taemin non se lo fece ripetere due volte chiudendo la porta con due mandate “Sono ufficialmente traumatizzato” esclamò Onew scendendo dalla spalle del suo migliore amico.
“Mi sa che dovrai farci l’abitudine” L’altro continuava a ridere ormai fino alle lacrime.
“Hanno infranto la mia innocenza” disse poggiandosi una mano sul cuore fingendosi, o forse no, completamente sconvolto.
“Almeno hai vinto la scommessa” aveva risposto l’altro.
“Giusto” rispose per poi scoppiare a ridere con l’amico.
“Oh e prima che mi dimentichi Minnie” il ragazzo biondo si avvicinò a lui prendendogli il viso tra le mani baciandolo dolcemente. “Filma il viso di tua madre quando entri in casa perchè davvero non me lo posso perdere” concluse ridendo mentre Taemin gli rifilava un insulto dopo l’altro.
 
 
“Onew hyung, mamma ha detto che vuole dirti due parole” disse trasciando un valigia dentro il suo appartamento.
“Cosa? E cosa c’entra la valigia?”.
“Oh sì, mi ha anche cacciato di casa finchè non rinsavisco” aveva detto l’altro tranquillo “Quindi sto un po’ da te dato che Jjong vive ancora con i suoi”.
Jinki sbattè letteralmente la testa al muro, aveva fatto un immensa cazzata.



[angolino dell'autrice]
Buon compleanno amour...con un giorno di ritardo, ma vabbè dettagli ieri per farmi perdonare ti ho donato tutte quelle gif OuO.
la storia è un po' nonsense ma avevo così tante di quelle idee che alla fine ne è uscito questo...spero che ti piaccia amour
  
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