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Autore: Isidar Mithrim    08/07/2015    4 recensioni
Come fece Silente a capire del sacrificio di Lily? Come mai Harry fu portato dai Dursley solo la notte dopo l’assassinio dei suoi genitori? Perché Silente ha affidato a Hagrid il compito di recuperarlo, invece di farlo di persona?
Io ho provato a rispondere a queste e a molte altre domande, grazie a un viaggio attraverso i pensieri di Silente e le sue intuizioni sugli Horcrux, sulla Profezia e sul legame tra Harry e Voldemort.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Albus Percival Wulfric Brian Silente'
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Diviso nell’essenza

Un potere a lui sconosciuto

Fu un accecante lampo di luce verde a distogliere Albus dai propri pensieri.
I suoi profondi occhi azzurri vennero subito calamitati dalla sorgente del flash.
La luce si era diffusa dallo specchio con la cornice antica appeso a un chiodo dell’affollata parete. Aveva una forma ovale e le dimensioni di una fotografia, ma la caratteristica più degna di nota era che – pur essendo innegabilmente uno specchio – nulla vi si rifletteva dentro.
Un istante dopo la sua superficie piana cominciò a incresparsi e un’immagine tridimensionale fu proiettata nell’aria a due piedi di distanza.
Un cervo argenteo correva spensierato, l’immenso palco di corna che fendeva l’aria. All’improvviso dallo specchio scoccò una freccia che, sibilando nell’aria, andò a trafiggire il cuore dell’animale. Il cervo si accasciò e svanì.
Albus – le viscere strette in una morsa di terrore – si alzò di scatto, afferrò il prezioso oggetto e si precipitò fuori dal suo ufficio.
Percorse rapidamente la scala a chiocciola che si avvitava su se stessa e oltrepassò il gargoyle di pietra, correndo verso l’uscita del castello con la bacchetta accesa.
Era a metà corridoio quando un secondo lampo di luce verde esplose nell’aria.
Il Preside rallentò per osservare il giglio che cresceva dallo specchio, reale agli occhi ma incorporeo al tatto.
Quando il fiore si schiuse, i suoi candidi petali si tinsero di rosso prima di cadere appassiti e sparire dentro lo specchio. Un attimo dopo, lo stelo divenne polvere.
Cercando di tenere a bada la paura che lo attanagliava, Albus riprese a correre e non si fermò fino a quando un terzo lampo di luce verde cominciò a diffondersi dallo specchio. Invece di esplodere nell’aria come i flash precedenti, però, quella sinistra luce fu richiamata indietro prima che potesse disperdersi.
Apparve allora l’immagine estremamente vivida di una creatura per certi versi simile a un neonato, ma deformata da mostruosi lineamenti.
La scena era illuminata da una saetta che – incapace di esaurirsi – rimase immobile sopra la testa della creatura, mentre un orripilante clone si generava dal suo addome. Solo quando la duplicazione fu completa il fulmine guizzò, andando a scagliarsi sull’essere appena nato, che inglobò la saetta e si illuminò di luce propria. Dopo un istante, entrambi gli esseri sparirono e la notte tornò nera.
Per una manciata di secondi Albus fissò sconvolto il punto in cui la scena aveva preso forma, poi ricominciò a correre.
Spalancò con un cenno della mano i due battenti in quercia del castello e uscì. La fredda aria autunnale gli arse in gola, ma il Preside non osò rallentare.
La sua mente cominciò a lavorare febbrilmente. Mai come allora si era sentito oppresso a tal punto dal peso della responsabilità, perché era impossibile ignorare che dalla scelta che si apprestava a prendere potesse dipendere il destino del Mondo Magico e non.
Intuì quale fosse l’unica priorità delegabile quando vide che dalla capanna di Hagrid ancora trapelava luce, illuminando l’orto delle zucche tristemente scarno.
Si precipitò alla sua porta e bussò vigorosamente.
“Hagrid!” gridò, cercando di controllare l’affanno.
Si udì il rumore di una sedia spostata e un attimo dopo la porta si spalancò.
“Professor Silente!” escalmò sorpreso il Mezzogigante.
“Hagrid, voglio che tu mi ascolti con estrema attenzione” esordì Albus, rifiutando con un cenno della mano l’invito a entrare.
“Certo che ce l’ascolto, Signore!”
“Ho bisogno che tu vada immediatamente a casa dei Potter” riprese Albus concitato. “Non dovrai curarti di niente e di nessuno, tranne che del piccolo Harry. È di vitale importanza che lo porti via di là il prima possibile. Non importa chi incontrerai, non importa cosa vedrai: il tuo compito è prendere Harry e portarlo qui. Intesi?”
“Certo, professore. Ci prenderò Harry e ce lo porterò qui” ripetè Hagrid.
“Molto bene” annuì Albus. “Dovrai tenerlo nascosto nella tua capanna per tutto il giorno, ma a mezzanotte lo porterai dai suoi zii, a quest’indirizzo. Io mi farò trovare là.”
Mentre parlava, Albus aveva evocato una pergamena. La sfiorò con la bacchetta e quando porse il biglietto al guarduacaccia alcune parole cominciarono a prendere forma, come scritte da una mano invisibile.
Privet Drive n. 4, Little Whinging, Surrey
Hagrid fissò il Preside con gli occhi colmi di preoccupazione.
“Non… non ci è successo niente a Lily e James, vero, professore?” domandò con voce incrinata.
Albus esitò prima di rispondere.
“Terribili magie si sono scatenate a Godric’s Hollow, questa notte… Temo che dovremo attenderci il peggio.”
“Ma… Lily e James… no…”
“Lo so, Hagrid” disse gravemente Albus, una lacrima a solcargli una guancia. “Ma devi promettermi che chiunque incontrerai e in qualsiasi cosa ti imbatterai, tu ti preoccuperai solo di Harry.”
“Ce lo prometto, Signore” mormorò Hagrid con la voce rotta dal pianto, mentre grosse lacrime affondavano nella sua barba incolta.
“Fa’ attenzione” si raccomandò infine Albus, prima di voltarsi per correre verso l’uscita.
Aveva meno di ventiquattro ore per cercare di scovare quel che restava di Voldemort.

**

Le prime venti furono assolutamente infruttuose. Determinato a scovarlo in quello che doveva essere il suo momento di massima vulnerabilità, Albus utilizzò tutti gli incantesimi di Rivelazione di propria conoscenza per individuare le sue tracce.
Fallirono uno dopo l’altro.
Quando la notte era ormai nuovamente calata e le speranze di riuscire a stanarlo erano sfumate, Albus – frustrato e deluso da se stesso – si costrinse a fermarsi per riflettere.
Come mai i suoi incantesimi non avevano funzionato?
Estrasse lo specchio da una tasca interna del mantello e lo toccò con la punta della bacchetta, evocando l’ultima, orrida scena che gli aveva mostrato.
Il messaggio celato dietro allo strano comportamento del terzo lampo di luce verde gli sembrava piuttosto chiaro: in qualche modo, per qualche inspiegabile ragione, l’anatema scagliato contro Harry doveva essersi ritorto su Voldemort stesso.
Ma perché la maledizione era rimbalzata? E come avevano fatto Harry e Voldemort a sopravvivere?
Anche quest’ultimo dato gli sembrava piuttosto chiaro: nulla faceva pensare che ci fossero state più di due morti a Godric’s Hollow, quella notte.
Pur avendo già visto la scena, Albus non poté trattenere un moto di disgusto osservando la creatura deforme – sinistramente illuminata dal fulmine – dare vita  a un secondo, terrificante essere. Un attimo dopo la saetta lo colpì e questo brillò di luce propria, prima di sparire nel buio.
Se sulle due immagini del cervo e del giglio c’erano ben poche possibilità di interpretazione, ad Albus continuava a sfuggire il senso di quell’orripilante proiezione.
Mai come allora sentì il bisogno di avere a portata di mano un Pensatoio, ma avrebbe perso troppo tempo per fare ritorno a Hogwarts.
Decise di affrontare una domanda alla volta, partendo da quelle a cui  probabilmente sarebbe riuscito a rispondere con più facilità.
Era certamente più sorprendente che un lattante fosse sopravvissuto all’Anatema che uccide, piuttosto che ci fosse riuscito un uomo con una conoscenza della magia forse più vasta di qualunque mago vivente.
Fu quindi sull’interrogativo più semplice che focalizzò la sua attenzione.
Come aveva fatto Voldemort a sopravvivere?
Albus si chiese se fosse davvero così impensabile che un uomo tanto assetato di potere e tanto terrorizzato dalla morte avesse trovato un modo per ingannarla. D’altronde, lui stesso era stato incredibilmente affascinato dall’idea di controllarla… Prima che potesse impedirlo, nella sua mente si materializzò il simbolo dei Doni e una morsa di terrore lo pervase. Gli ci volle qualche istante per ricordarsi che la Bacchetta di Sambuco era saldamente stretta nella sua mano destra e che lui stesso aveva portato via da casa Potter il Mantello, che era al sicuro nel suo ufficio. No, non era grazie ai Doni che Voldemort era riuscito a sfuggire alla Morte.
Escluse con convinzione che l’Elisir di Nicholas e Peronella potesse averlo protetto da un Avada Kedavra. Il siero aveva la capacità di procastinare l’invecchiamento, perfino di curare le malattie, ma certo non poteva impedire che un tale incantesimo facesse effetto.
Infine un altro nome gli tornò in mente, un nome legato a una magia talmente oscura e terribile che il solo parlarne era vietato, dentro ai confini di Hogwarts.
All’improvviso comprese cosa fosse la creatura sorta dallo specchio e perché i suoi incantesimi – capaci di cogliere la presenza o il passaggio di un uomo – avessero fallito.
Voldemort aveva mutilato la sua anima per creare un Horcurx.
Adesso la verità gli appariva così lampante che Albus non riuscì a capacitarsi di non averlo intuito prima. Ecco cosa aveva fatto negli anni in cui era sparito dalla circolazione e il suo vero nome era stato dimenticato, ecco il perché del suo aspetto disumano, ecco spiegato cosa fosse quella creatura rivoltante.
Ecco come era rimasto ancorato alla vita.
Fu terribile realizzare che ogni speranza di sconfiggerlo sarebbe stata vana, finché non avessero distrutto l’Horcrux.
Albus aveva appena scacciato l’inquietante pensiero quando un’altra constatazione si fece prepotentemente largo nella sua mente: presto o tardi, Voldemort avrebbe trovato il modo di tornare e non si sarebbe dato pace finché non avesse ucciso Harry Potter, colpevole di essergli sopravvissuto.
Questo lo riportò immediatamente all’ultima domanda a cui doveva dare risposta.
Perché il bambino non era morto?
Albus si chiese se la profezia avesse giocato un ruolo nella vicenda, ma ben presto capì quanto fosse sciocca l’idea: la divinazione non aveva la capacità di pilotare gli eventi, ma solo quella di anticiparli. Non era andata in quel modo perché lo diceva la profezia, bensì il contrario: la profezia diceva così perché sarebbe andata in quel modo. La differenza era sottile, ma abissale.
Cominciò a ripercorrere con la mente le parole di Sibilla Cooman, sperando che potessero in qualche modo spiegargli l’accaduto.
La prima parte – che identificava l’unico in grado di sconfiggere l’Oscuro Signore – non gli era mai sembrata molto enigmatica, nonostante candidasse potenzialmente due soggetti.
Era stato proprio vedendo in Harry Potter una minaccia che Voldemort l’aveva designato come suo eguale, sciogliendo così l’unico nodo rimasto a proposito dell’identità del Prescelto. Anzi, era stata la scelta stessa a renderlo il Prescelto, e di questo Albus era fermamente convinto fin da quando Severus Piton gli aveva rivelato che Voldemort era sulle tracce dei Potter.
Ma egli avrà un potere a lui sconosciuto… Doveva essere questo potere la ragione per cui l’Anatema aveva fallito. Purtroppo Voldemort non era l’unico a cui sfuggisse quale potere misterioso potesse avere il figlio dei Potter, perché Albus stesso non ne aveva la più pallida idea.
Solo allora gli riaffiorò alla mente un altro dettaglio della conversazione con Piton e una folgorante intuizione lo animò.
E se Voldemort – contrariamente a quanto Albus si aspettava – avesse davvero provato ad accontentare il suo servo? Se per caso avesse ingenuamente offerto a Lily Potter la possibilità di salvarsi e lei avesse rifiutato?
All’improvviso tutto acquisì un senso, mentre i pezzi dell’intricato puzzle riuscivano finalmente a incastrarsi.
Sacrificandosi per suo figlio, Lily lo aveva protetto con un’antica magia che Voldemort era incapace di comprendere, una magia non solo a lui sconosciuta, ma anche tanto potente da spiegare come il bambino si fosse salvato.
Quando Albus aveva scelto di affidare Harry ai Dursley l’aveva fatto consapevole dell’importanza dei legami di sangue, ma mai si sarebbe aspettato che questa decisione sarebbe potuta risultare così cruciale.
Capì che, sfruttando quel legame, avrebbe potuto imporre a Harry una protezione migliore di quanto avesse mai osato sperare, una che nemmeno Voldemort in persona avrebbe potuto abbattere.
Vedeva un’unica pecca, nel suo piano.
Affinché l’incantesimo funzionasse, era indispensabile che Petunia Dursley accogliesse Harry sotto al proprio tetto.
Con un colpo di bacchetta Albus si armò di pergamena, piuma e calamaio, quindi richiamò una sfera di luce dal suo Demluminatore e cominciò a scrivere.


Mia cara Petunia,

è con enorme sofferenza che sono costretto a farmi foriero di una terribile notizia.
La scorsa notte il Mago Oscuro noto con il nome di Lord Voldemort – che tua sorella e suo marito James hanno più volte coraggiosamente sfidato – ha scoperto dove si nascondevano insieme al piccolo Harry.
Mi duole immensamente doverti comunicare che il loro inestimabile talento non è bastato a salvarli. Sarai certamente rincuorata, però, nell’apprendere che quando Lord Voldemort ha tentato di uccidere Harry non è riuscito nel suo intento. Il sacrificio di Lily ha fatto sì che la maledizione si ritorcesse proprio contro chi l’aveva scagliata.
Poterti dire che Voldemort sia stato sconfitto per sempre sarebbe per me fonte di grande gioia, ma ho il fondato timore che presto o tardi tale affermazione potrebbe rivelarsi un’illusoria menzogna.
È per questo motivo che ti chiedo di accogliere tuo nipote e di trattarlo come fosse un figlio: tu sei la sua unica parente rimasta e in te – come in Harry – vive ancora il sangue di Lily.
Questo sangue è la migliore protezione che riuscirò mai a offrirgli: finché Harry potrà chiamare ‘casa’ il posto dove vive un consanguineo di sua madre, finché lo terrete con voi, Voldemort non sarà nemmeno in grado di toccarlo.
Sono cosciente di affidarti un pesante fardello, Petunia, ma sono certo che farai il possibile affinché il sacrificio di Lily non vada sprecato.

In fede,
Albus Silente

Fiducioso del fatto che quelle parole potessero bastare a convincere la donna a crescere il nipote, Albus imbustò la lettera, diede un’occhiata al suo insolito orologio e richiamò il globo luminoso nel Deluminatore.

Aveva finalmente risposto a tutte le domande e, per la prima volta da quando lo specchio si era animato, Albus distese le labbra in un sorriso. Mancavano ancora due ore a mezzanotte: finalmente poteva concedersi di festeggiare la caduta di Voldemort – seppur effimera – e di brindare al Bambino-Che-È-Sopravvissuto.
Si era ormai quasi fatta mezzanotte, quando Silente si diresse a Privet Drive.

**

Silente e la Mcgranitt si chinarono sull'involto di coperte. Dentro, appena visibile, c'era un bambino profondamente addormentato. Sotto il ciuffo di capelli corvini che gli spuntava sulla fronte, scorsero un taglio dalla forma bizzarra, simile a una saetta.*
Appena la vide, con una stretta allo stomaco Albus capì il terribile significato della scena evocata dallo specchio.
Quando l’Anatema Che Uccide si era ritorto contro Voldemort, l’Horcrux l’aveva protetto dalla morte, ma non aveva impedito che l’incantesimo strappasse via un pezzo della sua anima. C’era solo una persona a cui quel frammento d’anima poteva essersi ancorato… e quella persona era davanti a lui, minuscola tra le braccia enormi di Hagrid e segnata da una cicatrice che – Albus ne era certo – non sarebbe mai svanita. Il suo cuore mancò un battito quando realizzò che, per sconfiggere Voldemort una volta per tutte, il Bambino-Che-Era-Sopravvissuto sarebbe dovuto morire.
“È  qui che...” chiese in un bisbiglio la professoressa Mcgranitt.
“Sì” rispose Silente. “Questa cicatrice se la terrà per sempre.”*


***********

Ciao!
Eccomi qua con una nuova raccolta^^
L’idea originale era di scrivere una long, ma i vari capitoli sono talmente slegati cronologicamente che ho pensato di organizzarla in modo diverso.
Anticipo che ho molti appunti, ma non hanno ancora preso forma, pertanto non ho idea di quanti capitoli saranno, di quanto saranno lunghi e di quando li pubblicherò (prevedo di farlo con discreta calma, vi avverto!^^).
Questa storia è nata con l’esigenza di rispondere a tante domande: ad alcune ho risposto in modo fantasioso, ad altre cercando di garantire la massima verosimiglianza.

•    Mi sono chiesta come Silente abbia saputo dei Potter, quella notte. In un’intervista, JKR dice che gli sarebbe bastato un qualche incantesimo per tenerli d’occhio, così ho inventato questo stratagemma dello specchio. D’altronde Silente è pieno di strani strumenti, e gli specchi incantati vanno molto di moda (lo Specchio delle Brame, l’Avversaspecchio, gli specchietti di Sirius…)
•    Ho cercato di immaginare cosa avesse di meglio da fare invece che andare lui a prendere Harry, soprattutto sapendo che c’era un traditore in giro. Ho pensato che l’unica cosa forse più importante di salvaguardare Harry personalmente potesse essere cercare Voldemort (o meglio: tra le due cose, salvare Harry era quella delegabile). Oppure era molto, molto lontano…
•    Silente deve aver parlato a Hagrid il 31 notte/alba, altrimenti non si spiegherebbe perché la McGranitt sia a Privet Drive dalla mattina, visto che ci arriva grazie a una dritta di Hagrid (che deve essersi inavvertitamente fatto sfuggire qualcosa sia con lei che con Sirius). A questo punto ho preferito immaginare che Hagrid abbia preso Harry quella notte e che poi l’abbia tenuto con sé fino all’appuntamento (non posso credere che perfino Sirius lo abbia lasciato quasi ventiquattro ore solo in una casa distrutta)
•    Ho deciso di non raccontare nel dettaglio come Silente possa aver cercato Voldemort perché non avevo la più pallida idea di cosa scrivere per rispettare quel senso di mistero regalatoci da JKR! Scherzi a parte, questa non vuole essere una FF d’azione, quindi non mi è sembrato necessario scervellarmi su come lo possa aver cercato (sempre che l’abbia fatto). Tanto mi pare ovvio che la cosa non abbia avuto successo :P
•    Il titolo cita la profezia
•    Sono sempre stata molto curiosa di capire come avesse fatto Silente a sapere che Lily si era sacrificata ☺
•    Per scrivere la lettera e la parte che la precede mi sono ispirata a Pottermore e a questa citazione: «Malvolentieri, furibonda, controvoglia, disprezzando quello che sei, ma ti ha accolto, e così facendo ha suggellato l'incantesimo che avevo posto su di te. Grazie al sacrificio di tua madre, il legame del sangue è lo scudo più forte che potessi fornirti. […]  Quel sangue è diventato la tua protezione. Devi tornarci una volta all'anno, ma finché puoi chiamare casa quel posto, finché sei lì, Voldemort non può farti del male. Tua zia lo sa. Gliel'ho spiegato nella lettera che lasciai insieme a te davanti alla sua porta. Sa che accogliendoti ti ha con ogni probabilità donato quindici anni di vita» [Harry Potter e l’Ordine della Fenice]
•    * citazioni di ‘Harry Potter e la Pietra Filosofale’
•    Per il finale mi sono ispirata a questa citazione: «Quindici anni fa» proseguì, «non appena vidi la cicatrice sulla tua fronte, intuii che cosa poteva significare. Intuii che poteva essere il segno di un legame fra te e Voldemort».

E credo sia tutto!
Concludo con un grazie a tutti voi, che l’avete letta, e con un grazie a daydreaming99, che mi ha datto qualche consiglio in anteprima^^

   
 
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